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REDATTORE SALVATORE FARINA SI FTJBBLICA OGNI DOMENICA Al presente numero è unito il N. 20 della Rivista Minima. BIBLIOGRAFIE Le mie memorie artistiche di Giovanni Pacini continuate dall’avvocato Filippo Cicconetti. Il Pianoforte, i suoi cultori e la sua Missione - memoria di Alessandro Kraus. Nuovo Sistema di notazione musicale proposto da Antonio Aloysio. Un libro di memorie è sempre il benvenuto sul mio tavolino; a me non uscirà mai di bocca quell’ironia con cui molti credono dover porre un argine, senza troppo sapersi dire perchè, alla inesausta fecondità di memorie. La qual fecondità si spiega col fatto che mentre pochi hanno l’abilità di scrivere un cattivo libro, tutti possono scrivere le loro memorie, le quali, aggiungo del mio, non saranno mai un cattivo libro. Chi dice ciò che ha provato, ciò che ha pensato, ciò che ha sofferto e visto coi propri occhi, anche se tira calci alla grammatica, trova sempre la forma migliore per commuovere, per trattenere chi legge. E siccome dopo tutto i sentimenti di chi mi piglia la misura per farmi le scarpe non differiscono tanto dai miei che io non vi riconosca parte di me stesso, e l’insegnamento che deriva dallo spettacolo di un cuore che ha la compiacenza di porsi allo scoperto non si trova in tutti i libri dottissimi, classici o romantici, cosi se al mio ciabattino venisse in mente di pubblicare le sue impressioni, a partire dal primo taccone, passando per la prima risuolatura, fino all’ultimo paio di stivali alla scudiera, mi sto garante che sarei io il suo primo lettore. Quando poi chi scrive le proprie memorie è un letterato che ne ha passato di crude e di cotte, o un uomo politico che si è fatto largo a spintoni, cadendo e rialzandosi, ricevendo e dando il gambetto, come è costume, o un artista che’ ha sognato la gloria e ei è arrivato, ed ha visto che non metteva il conto di far tanto cammino, la cosa si fa doppiamente interessante ed istruttiva. Piace sopra tutto vedere per quale via l’arte abbia svelato all’artista i suoi segreti, le baldanze succedute agli accasciamenti, gli entusiasmi fecondi dell’emulazione e del trionfo e gli scoramenti d’una caduta; e in qual modo le opere che ei hanno fatto battere il cuore abbiano fatto battere il cuore di chi le concepiva, e le lagrime che costò il trionfo di cavarci dal labbro un sorriso, e la gioia immensa d’averci posto in dosso la melanconia con una pagina, con una tela, con una frase musicale. Ma perchè tutto ciò avvenga, è condizione indispensabile che le memorie siano scritte in prima persona; le memorie di Pacini scritte dall’avvocato Cicconetti sono per me un controsenso, come il dire la respirazione dell’avvocato Cicconetti fatta dal suo primo giovine di studio; e suppongo l’ipotesi migliore, cioè che il primo giovine di studio dell’avvocato Cicconetti abbia buoni polmoni, chè per me è tutt’uno. Non dico ciò per fare un carico al continuatore di queste memorie^ ma per lamentare che Pacini non abbia potuto vivere abbastanza per continuarle egli stesso. - In questa seconda parte dell’avvocato Cicconetti, ei è molta cura, molto scrupolo di verità, una forma assai più elegante e letteraria che non nella prima, ma manca l’io, sparisce l’individualità dello scrittore di memorie e vi sottentra quella del narratore; è scritto memorie, ma bisogna leggere biografia. — Ora, regola generale, altrettanto sono belle ed utili le memorie, anche quando sono brutte, altrettanto sono noiose ed inutili le biografìe, anche quando sono belle. Nel caso dell’avvocato Cicconetti la cosa cambia aspetto; egli ha voluto compiere coi materiali raccolti l’edifizio incominciato dal povero Pacini, perchè bene o male avesse un tetto ed una gronda; e vi è riuscito benissimo. Non sono memorie, ma è una biografìa che conchiude un libro di memorie, ed è scritta con quel garbo che all’avvocato Cicconetti ha già fatto buona riputazione in cotai genere di lavori. Lo scrittore si attiene modestamente all’ufficio di raccoglitore di avvenimenti e di date, e se indaga l’animo dell’illustre defunto, lo fa con parsimonia, senza quella pompa d’intimità che della maggioranza dei biografi fa una generazione viva che regala del suo ad una generazione morta. ’