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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 341 presentano l’impresa col rischio e pericolo di fare il viaggio inutilmente, perchè nemmeno esse si trovavano in grado di poter dire alcun che d’invariabilmente certo e deciso. Oggi, alla fine, le cose han cambiato d’aspetto: la commissione ha parlato e nella generalità ecco il programma degli spettacoli e l’elenco degli artisti principali da essa approvati dopo averci pensato su un mese e otto giorni. Opere: Guarany di Gomes, con cui si inaugurerà la stagione, Manfredo di Petrella, che verrà data in quaresima; esse sarano messe in scena dai rispettivi autori; Forza del destino di Verdi, che avremo per terza. Balli: Nana Saihib e la Circassa composti ed allestiti dal coreografo Desplaces. Artisti di canto: prime donne Spaake, Grün e Bonheur: tenori Capponi e Ortisi: baritoni Pantaleoni e Brogi: bassi Barberat e un altro di cui mi sfugge il nome. Primi ballerini di rango francese: Pia ed Enrico Checchetti. Per quest’anno adunque il pericolo d’una invasione wagneristica è scongiurato: l’anno venturo, cioè la stagione 1873-74, trovandoci ancora in credito Aida, spero non si penserà nè al Lohengrin nè al Tannaüsher e chi sa che prima di quel tempo la crisi delTavvenirismo non sia già passata; confido molto nel giudizio dei Milanesi. Intanto si è aperto il Vittorio, impresa Marchelli, che ei ha dato L’Assedio di Leida, opera vecchia per tutta Italia e nuova per Torino: anche senza sapere che è di Petrella basta sentirla per conoscere ch’egli ne è l’autore. La cabaletta ne è il primo elemento e dopo aver fatto parte integrante di ogni pezzo serve anche di finale e nel punto dove la situazione drammatica è terribilmente triste e tremenda. Vi sono però dei buoni pezzi, a capo dei quali bisogna mettere il famoso rataplan, una delle migliori cose dell’opera di Petrella non solo, ma nel suo genere d’una imponenza straordinaria, poi viene per ordine di merito il coro dhntroduzione, le due arie drammatiche dei soprano e quella del baritono unita al finale dell’atto secondo. Quanto all’esecuzione, la prima donna signora Caruzzi-Bedogni canta bene e di buona scuola; ed ha sentimento drammatico, e sebbene non abbia voce prepotente, ha piaciuto molto la prima sera e più ancora alla seconda; il baritono Lalloni, che qualche volta vuol far troppo, ha mezzi eccellenti, sa farli valere ed è stato festeggiatissimo: il tenore Benfratelli lascia molto a desiderare: infatti tranne nell’adagio della sua cavatina nel primo atto non ha potuto rendersi interessante. Egregiamente i cori, la banda sul palco e l’orchestra; messa di scena zero. Domani a sera, venerdì va in scena il ballo di Pulini, Salam il Meraviglioso, e se piacerà, come ardentemente lo desidero, le sorti del teatro sono assicurate, se no sarà assai difficile il rimedio, perchè l’impresa non ha niente in pronto. Si parla di una novità veramente nuova, cioè d’uno spartito or ora ultimato del maestro Franceschini, il capo-musica della nostra Guardia nazionale, e che pare si darà per terz’opera, ma ei vuole un contralto e qualche professore di più in orchestra essendo opera dettata secondo le moderne esigenze istrumentali. Al Rossini è tornata la compagnia piemontese Milone e F errerò, la quale, come al solito, ei darà qualche nuova operetta. Al Gerbino continua con varia fortuna la compagnia BellottiBon, la quale ei ha dato tre volte il famigerato Rabagas senza che sia nato il più piccolo disordine: la satira agli uomini della comune ed ai mestatori politici, che piaceva alla maggioranza, ha provocato qualche parziale dimostrazione; la commedia che non piace e non può piacere ad alcuno è alla fine alla unanimità disapprovata. Sardou ha indovinata la prima, e lo prova lo scalpore che ne fanno certuni, ma ha sbagliata la seconda e siccome questa è il fondamento l’edilìzio crolla. A TREVISO, 6 ottobre. Il Guarany del maestro Gomez al teatro di Società. Ieri mattina abbiamo avuto l’inaugurazione della nostra Esposizione regionale, e la sera si aperse il nostro Teatro di Società con lo spettacolo deH’opera-ballo - Il Guarany - posto in scena dallo stesso autore Gomez. Vorrei dirvene bene, ma pur troppo non posso, e ciò per colpa delle prime parti che mi permetterete di non nominare, facendomi semplicemente relatore dell’esito. Il Teatro era affollato ed il pubblico favorevolmente disposto. La sinfonia fu applaudita ed il maestro ebbe una chiamata. L’Ave Maria nel 1. atto, eseguita con sufficiente precisione, fu pure applaudita, ed il Gomez dovette presentarsi altre due volte. Anche il duetto tra soprano e tenore ottenne applausi e due chiamate al maestro. Al secondo atto, freddamente interpretato, il pubblico mantenne un silenzio precursore dell’uragano. Il terzo atto si sostenne mercè l’esecuzione del coro, che, non ostante lo sbilancio d’intonazione nei tenori, riscosse applausi; qui si segnalò il Cacico, giovine dotato di bella voce e che potrà fare carriera se vorrà studiare, per formarsi un buon metodo di canto. Al quarto atto le cose volsero alla peggio ed il pubblico dimostrò il suo malcontento con atti di disapprovazione. L’orchestra, diretta dal valente maestro Gio. Rossi di Parma, fu lodevole per anima e per colorito. Buone le seconde parti. I cori nel complesso si portano bene. Lo scenografo cav. Gio. Magnani diede prova anche in questo anno del suo talento, offrendoci scene d’effetto stupendo. Splendida veramente la messa in scena. Un bravo al macchinista per l’ultima scena dell’opera. G. B. 0. VENEZIA, 8 ottobre. Indigenza di spettacoli — Un’occhiata al futuro teatrale. Tutti i nostri teatri tacciono: da quando cessarono or fa un mese le poche recite della compagnia Pezzana Gualtieri al teatro Malibran, il pubblico attende impazientemente l’apertura di qualche teatro dove passare alla meglio le serate che cominciano a sembrare molto lunghe a tutti coloro, e non son pochi, cui la fortuna o gli affari non permettono di goderle fra la quiete dei campi. Questa privazione coattiva di qual si sia spettacolo teatrale non ha giustificazione, quando si pensi che Venezia ha un numero di abitanti bastevole per soddisfare qualunque impresario anche durante l’autunno, purché, intendiamoci, lo spettacolo offerto sia veramente meritevole d’essere sostenuto. Ma pur troppo questi periodi di transizione fra una stagione teatrale e l’altra soglionsi ripetere da noi almeno un paio di volte all’anno, ed io non ne conosco invero la causa dappoiché ne nasce l’altro inconveniente che dall’assoluta mancanza di divertimenti teatrali si passa alla superfluità. E ciò è tanto vero, che mentre oggi non vi ha. teatro aperto, fra una settimana o poco più ve ne saranno quattro. Eccovi intanto la nota delle Compagnie che stanno per comparire sulle nostre scene, ed attendetevi a suo tempo la relazione del loro merito e del successo ottenuto. Il teatro Camploy principierà un corso di opere serie con T Emani; darà quindi il Poliuto ed altre. Gli artisti sono Mosconi soprano, Belardi tenore, Brogi baritono, Manfredi basso. Il cav. Montenegro dirigerà l’orchestra, il sig. Carcano è l’impresario. Al Rossini invece T impresa Piacentini darà spettacolo d’opera buffa coi seguenti artisti: Derivis soprano, Montanaro tenore, Polonini baritono, Marchisio buffo. Le opere non sono ancora