Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1872.djvu/335

FRANCESCO FÉTIS (Continuazione e fine. Vedasi il N. 39). Al presente numero è unito il N. 19 della Hivista minima. Il signor Fétis persuaso che fosse giunto il momento di procacciarsi una posizione a Parigi (1), lasciò Douai nel 1818, nel qual anno pubblicò poi a Parigi fantasie, preludii, suonate per piano e riprese i suoi lavori sulla letteratura, sulla teorica e sull’istoria della musica. Negli anni successivi scrisse per il teatro delle opere serie e comiche, che più tardi disapprovò Morto Eler nel 1821, fu nominato professore di composizione al Conservatorio di Parigi. Non erano trascorsi otto mesi dalla sua nomina, che Cherubini, presidente del Comitato d’insegnamento, gli diceva in presenza de’ suoi allievi: «Signore, voi avete trovato mezzo di far cantare, nella composizione, tutte le parti in maniera elegante e naturale. Questo é far rivivere l’arte difficile, sì ben conosciuta dagli antichi maestri, arte che oggidì è in decadenza. «Alcuni anni di poi, continua il signor Fétis, lo stesso maestro proclamava alla accademia che il mio Trattato di contrappunto e di fuga era la sola opera nella quale le regole di questi scientifici componimenti fossero esposti con metodo e con chiarezza.» La Rivista musicale comparve definitivamente in febbraio del 1827 e fu continuata senza interruzione fino al 1835. Le cinque prime annate, ad eccezione di una dozzina di articoli, furono redatte interamente dall’autore e comprendono 8000 pagine in 8.° ordinario. Questa rivista costrinse l’autore per molti anni ad assistere a tutte le prime rappresentazioni, a tutti i concerti importanti, ai debutti di tutti gli artisti e contribuì potentemente a sviluppare la sua erudizione, a rettificare il suo giudizio ed a dargli l’arte di riassumere rapidamente per iscritto le sue opinioni. Del (1) Riproduciamo qui testualmente le parole di Fétis. Biog. Univ. voi. 3, 2.a edizione, pag. 231. OGNI resto tutti sanno che, anche dal lato puramente letterario, il signor Fétis è uno dei migliori scrittori del nostro tempo. Nel 1829 pubblicò, a richiesta d’un editore di Parigi, la Musica alla portata di tutti. Quest’opera, che ebbe parecchie edizioni, non mi è mai parsa giustificare il suo titolo; poiché è un libro pei musicisti ed è anzi necessario di essere versato nella nostr’arte per tirarne vero profitto. È verso il 1828, salvo errore, ch’egli ottenne il 2.° premio al concorso aperto dall’istituto reale dei Paesi Bassi sulla quistione della musica fiamminga nei XIV, XV e XVI secoli. Il signor Kiesewetter, sapiente musicologo alemanno, vinse il nostro compatriota in questa lotta. Fin dal 1832 Fétis cominciò a Parigi i suoi celebri Concerti storici, nei quali, dopo una discussione sapiente e ad un tempo piena di grazia, faceva sentire le bellezze musicali dei maestri, dei quali aveva preventivamente definito i meriti. Rinnovò a Brusselle, non son trascorsi vent’anni, queste belle sedute nella sala del gran concerto, via Ducale. Assistemmo a tutte e riproducemmo ad uno ad uno fino all’ultimo particolare di queste discussioni; e, quantunque abbiamo udito nel corso della nostra vita molte dotte lezioni universitarie, nel Belgio, in Francia ed in Alemagna, dobbiamo confessare di non averne mai sentite di più interessanti. Tentò altresì nel mese di luglio del 1832, a Parigi, un corso gratuito di Filosofia dell’arte musicale. La parola estetica musicale non era ancora conosciuta. È in questo corso che sviluppò il suo sistema generale di generazione armonica, incominciato nel 1816 e condotto a termine nella sua introduzione filosofica alla prima edizione della Biografia. Munitonia, X^pluritonia e V omnitonia divennero le basi d’una divisione classica definitivamente adottata, in Francia sovratutto, da centinaia d’autori. Si possono non condividere le opinioni a questo riguardo, si può credere, e mi pare che il sig. Gevaert l’abbia vittoriosamente dimostrato, che la pluritonia non è invenzione di Monteverde: ma è impossibile negare che questo sistema non abbia dell’ingegnoso, e non sia affascinante. È d’uopo riconoscere che le teoriche