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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 325 Nella successiva sera fu riprodotta la Norma col tenore Bonacih, il quale raddrizzò la barca, e le divine melodie del cigno Catanese poterono essere gustate guadagnando qua e là segni di approvazione agli artisti, i quali, sebbene per intonazione e concerto lasciassero a desiderare molto, pure fecero abbastanza del loro meglio per avere da un pubblico indulgente replicati e fragorosi applausi. L’Adalgisa fu la signorina genovese Amalia Oneto di cui altre volte vi parlai, e che possiede poca ma ben educata voce. Ad ogni modo la Norma attirò molti biglietti alla cassetta dell’impresa la quale può ben dire con quel maestro di musica parente del Bellini: «La Norma de frate mio è come u puorco no se jeita niente! Il paragone è poco gentile ma è vero. Venerdì sera (20) nello stesso teatro vi fu una beneficiata per l’istituto Filarmonico Ligure. Vi presero parte gli artisti di canto e di ballo ordinari del Boria; la De Montelio e la Barbisan furono regalate di due bellissimi mazzi di fiori, loro offerti dalla Presidenza della Società. In quella sera feci conoscenza col signor Bacigaluppo, il quale esegui con maestria degna di un vero seguace di Paganini, una fantasia per violino di bella fattura, di difficile esecuzione. Un quartetto di Bauer per oboe, clarino, clarone e piano sui temi dei Vespri Siciliani mi piacque assai. Del maestro Monleone e sotto la sua direzione, si eseguì a piena orchestra una sinfonia, che fu ripetuta; in questa sinfonia, composta su canti popolari italiani, riconobbi il talento del compositore e del concertatore, ma io pretendo dal signor Monleone qualche cosa di propria invenzione che riveli il suo talento di maestro. Del maetro Buzzino, capomusica del 54.°, si suonò una fantasia militare, di cui si volle il bis, colle due musiche della Guardia Nazionale e del 54.°. Questa fantasia è modellata sulla famosa Battaglia di S. Martino del Brizzi, ha però il pregio del grande effetto e di qualche novità nell’assieme, quatunque il finale sia alquanto meschino e non risponda al resto. La serata fu brillante. La successiva sera, 21, mentre i pacifici cittadini di Genova accorrevano nella via di S. Vincenzo ad ammirare la luminaria preadamitica che si faceva in onore di N. S. della Salute, e al Doria ove si ripeteva tranquillamente il. Rigoletto, scene d’altra natura succedevano al Politeama, dove a beneficio della signora Cesira Monti, si rappresentava Rabagas di Sardou. All’annuncio di tale produzione, un partito che non so come chiamare, sobbalzò come scattato da una molla e cercò dì far pressione sul capocomico perchè non desse un tal dramma, ma non essendo riuscito il disegno, divisò di far cadere la produzione. L’aspetto del teatro sabato sera era imponente; il pubblico di ogni genere era convenuto per curiosità ad udire il nuovo lavoro dell’autore della Fernanda. Il primo atto venne recitato frammezzo agli urli ed ai fischi dei pochi che eransi colà recati con premeditata intenzione di non lasciar finire la recita. Queste dimostrazioni della parte minore degli spettatori fece reagire la maggioranza che non volle essere soggiogata da pochi. Al pubblico vero non garbò di ricevere una patente di inciviltà, e perciò volle che la produzione continuasse, e l’autorità, che saggiamente era intervenuta sul palcoscenico, invitando il pubblico a dichiararsi, fece rispettare il voto dei più. Non è la prima volta che io biasimo questi scandali in teatro, e devo ancor ripeterlo; allorché una produzione non piace e non accomoda, o non si va, o si esce dal teatro e non si disturbano gli altri. Forse il Monti ad imitazione del Morelli e del Belletti Bon, replicherà il Rabagas, non lo credo e farà bene. A chi domandasse se il Rabagas meritasse tante dimostrazioni, risponderei francamente No. Vi han quei che vogliono trovare nel Rabagas allusioni offensive a Garibaldi. Cotesti, si, offendono Garibaldi, ma non già la produzione di Sardou. Di grazia nella storia delle Nazioni non vediamo migliaia di capitani di ventura che si vendono? E mi si dica se uno fra i nemici accaniti di Garibaldi gli ha mai fatta colpa d’essere interessato? Sardou non avrebbe forse invece voluto mettere in iscena Lamoricière, ultimo esemplare dei Capitai! Fracassa? Me lo credano gli opponenti, l’oro non teme macchia, e l’alito impuro non appanna il terso cristallo. Del resto si voleva il Delenda Rabagas prima di udirlo; si commisero inciviltà e, inalberando la bandiera della libertà, si voleva far pressione senza aver in mente che la prima cosa che devesi praticare da gente libera ed educata, è la tolleranza. Ascoltate il Rabagas a sangue freddo e poi giudicatelo, e se lo merita fate anche l’auto-da-fe, che ne avrete il diritto. p-r rLONDRA, 24 settembre. Il festival di Norwich — Tre cantate — Il Messia — Mario a Nuova Jork — Il teatro deli’ Opera Comique — Julius Benedici. Anc’e il Fes’vM di Norwich è un fatto compiuto; ma ad imitazione del suo p edecessore in Worcester non ha lasciato di sè trae ie imperiture. Molti, e in certi casi erculei, sono stati gli sfo vi fai,ti per a ict "are nome eterno al Festival di Norwich del 1872; ma sembra che il buon senso del pubblico sia tutt’altro che in c ecade nza, e i frequentatori del Festival di Norvich non hanno Y.utt- servir di puntello a costruzioni giornalisLc* e di ce’ebrbà, ’he non e^stono. Quel giovine maestro, signor Cowen, speranza e onore del’a famiglia numerosissima dei compositori inglesi, ha anch’esso tatto fiasco con la sua cantata. C ò è notevol ssimo, in quanto che al giovine compositore non sono ignot’i segreti della fortuna, che si bene conosce il suo amino e protettore signor Mapleson. Il Cowen ha fatto fiasc_- in mezzo a w; subisso di lodi! Que’.la gran stella nazionale, ch’è il signor Arturo Sullivan, rou sembra aver guadagnato splendore con la sua partecipazione al Festival."Era necessario che di lodi fosse sparsa la sua composizione; ma con tutta la potenza di quelle il suo nome non è più popolare di prima. Se le mie osservazioni sono esatte, sembra invece che la stella del Sullivan sia in decadenza. Una cantata del Macfarren ha riportato il maggior numero di voti favorevoli dell’uditorio; e come sarà data quanto prima in Londra rimetto a quel tempo la mia critica. La compagnia ambulante di Mapleson è tutta riunita in Londra e pronta alla campagna provinciale, che verrà nella settimana entrante inaugurata in Irlanda. Alla rappresentazione del Messia, e ai concerti della settimana nel Royal Albert Hall prendono parte la Titiens, la Sinico, la Marimon, Urna di Murska, e la Trebelli-Bettini coi signori Mendioroz, Borella, Campobello, Campanini, Agnesi, Foli e Zoboli. Notizie di Nuova York recano che Mario trovasi colà in eccellente salute, ed ha trionfato assieme con Carlotta Patti nella sala Steinway. Quel graziosissimo teatro ch’è Y Opera Comique, nello Strand, sarà quanto prima riaperto per la rappresentazione d’onere buffe inglesi. Alla testa della compagnia di canto sarà miss Julia Matthews, alla quale auguro successo e successo grande. Non è però incoraggiante il pensiero che Y Opera Comique, sebbene sia il teatro più elegante della metropoli, ha portato mala fortuna alle borse di quanti hanno sinora speculato su d’esso. Prima che me ne dimentichi devo dire una parola sulla direzione di sir Julius Benedict al festival di Norwich. Sir Julius è un veterano in Norwich, avendovi diretto il festival annuale da oltre venti anni. Nulla vi dirò dei meriti che distinguono il vecchio maestro come musicista e direttore d’orchestra — meriti che agli occhi degl’inglesi e dei signori di Norwich in particolare sono semplicemente illimitati. Ma tale è l’ammirazione per la persona, ch’è tutt’altro che bella, e per i meriti, che sono tutt’altro che illimitati, del nostro sir Julius Benedict in Norwich, che quei signori della città hanno nientemeno risoluto di farlo loro concittadino! Il brevetto di cittadinanza sarà fra breve presentato a sir Julius Benedict con la debita solennità in Norwik stessa! C.