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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 315 De Bériot scrisse altresì una considerevole quantità di duo per violino e piano, con Wolf, Bénédict, Thalberg, Osborne, Fauconnier e più tardi con suo figlio Carlo. Si può dire ch’egli possedesse i segreti del piano non meno che quelli del violino. Il suo matrimonio con la sorella di Thalberg non fece che sviluppare il suo gusto a questo proposito. Cosi oserei sostenere che suo figlio Carlo, noverato oggidì a Parigi fra i primi virtuosi di piano, debba sovratutto, se non esclusivamente a suo padre, le splendide doti che possiede di compositore e di esecutore. Riassumendo; piacere, affascinare, intenerire in un tempo, soventi volte vigorosamente impressionare, senza cadere nel ruvido nè nel triviale, comporre per comporre, non curarsi del diffìcile quando non vi sarebbe che il futile piacere di vincerlo, ma non evitarlo allorché si presenta naturalmente, costruire i suoi spartiti osservando le leggi del contrasto e della gradazione ed ingrandire così in ogni opera di mano in mano che si svolgono i concetti; finalmente essere sempre elegante, distinto, attico; ecco l’impronta di questo maestro, ecco i principii della sua scuola. Carlo de Bériot, Vieuxtèmps e Leonard, che fortunatamente vivono ancora, formano una triade, i raggi della quale brilleranno sempre nei. fasti artistici del Belgio. JK. CAV. JJlewyck. Il Signor Croisy racconta nel seguente modo, nel giornale La Franco, le origini del Conservatorio di Parigi. «Il 10 novembre 1793, gli artisti della musica della guardia nazionale si recarono alla Convenzione a invocare la creazione di un istituto nazionale di musica. La terribile Assemblea era nei suoi giorni di buon umore, ricevette molto bene la deputazione, e le domandò il motivo della sua venuta. I musicanti risposero che i despoti andavano a cercare gli artisti in Germania e che era necessario che sotto il regno della libertà, se ne trovassero in in Francia. Chénier rispose: «È notorio quanto finora la musica nazionale siasi segnalata nelle rivoluzioni, e tutti sanno quale influenza essa abbia esercitato sui patrioti a Parigi, nelle provincie ed alle frontiere. Domando perciò che si decreti la formazione a Parigi d’un Istituto nazionale di musica, e che la convenzione incarichi il Comitato della pubblica istruzione dei mezzi di esecuzione.» Il decreto fu immediatamente votato per acclamazione, dopo la qual cosa uno dei membri della deputazione annunziò all’assemblea che egli avea di già formato buon numero di allievi, e che avrebbero l’onore, nel giorno di riposo della terza decade seguente, di eseguire alla presenza dei cittadini, membri della convenzione nazionale, ventiquattro soli di istrumenti da fiato. Non so se i deputati ebbero l’onore di sentire ventiquattro clarinetti patriottici; ma certo è che fu dato corso davvero alla proposta dei musicanti della guardia nazionale, giacché il 16 termidoro, anno III, comparve la legge seguente: I. — Il Conservatorio, fondato sotto il nome di Istituto nazionale, con decreto del 18 gennaio, anno II, è stabilito nella città di Parigi, per eseguire ed insegnare la musica. Esso si compone di centoquindici artisti. II. — L’insegnamento ha per iscopo di formare allievi in ogni ramo dell’arte musicale. III. — Seicento allievi dei due sessi vi saranno gratuitamente istruiti e saranno scelti proporzionatamente in tutte le provincie. Inoltre venne fondata una biblioteca nazionale di musica. Il primo direttore del Conservatorio fu il celebre Barrette, che gli diede solido e vigoroso indirizzo. Gli succedettero Perne, Cherubini, Auber e finalmente Ambrogio Thomas.

Non tutti in Allemagna son disposti a piegare le ginocchia dinanzi a Riccardo Wagner. Ecco una lettera pubblicata dalla Gazzella di Colonia, e che è indirizzata al redattore in capo di questo giornale da un maestro che gode molta autorità nel suo paese. «Il vostro cronista locale parla del coraggio che ha avuto il signor R. Wagner nel venir qui nel campo de’ suoi avversari. Nulla vi è di meno eroico. Da molti anni, Tannhàuser e Lohengrin son qui rappresentati con buon successo, ed il compositore può essere certo d’un compiuto trionfo. Ma siccome il partito mi fa l’onore di considerarmi come suo avversario e come tale mi proscrive, non nego punto che la più gran parte di ciò che scrive, compone ed intraprende il signor Wagner, m’importuna infinitamente. Debbo ciònondimeno far osservare che ho fatto conoscere al pubblico, con buone interpretazioni, le sue composizioni di concerto (ouverture di Pausi, Marcia imperiale, Prologo dei Maestri cantori). Il vedere il signor Wagner dirigere una delle sue opere debbe interessare tanto avvessari che partigiani, e più perchè egli si serve perciò d’un bastone da capo orchestra e non di prosa tedesca. — Aggradite ecc. — Dottor Ferdinando Killer, Maestro di cappella. Rivista Milanese Sàbato, 21 settembre Fortunatamente non è il tempo degli auguri, ed i cronisti che qualche volta se ne danno l’aria non sono obbligati in coscienza a tirar oroscopi, chè altrimenti il nuovo teatro dal Verme inaugurato l’altro dì se ne avrebbe sentito di belle. Davvero, per un’inaugurazione solenne la cerimonia non poteva essere più meschina ed il numero dei curiosi più scarso. La colpa è prima di tutto del caro del biglietto; il supporre che 2500 galantuomini abbiano uno scudo da spendere per andare a vedere un teatro che non scappa e ad udire un’opera udita cento volte, è un’illusione che non dura molto. In fatti alla seconda rappresentazione il biglietto fu ribassato, e, non bastando, alla terza fu ribassato ancora e il pubblico crebbe in proporzione inversa. Ora le tariffe mi paiono nel vero, ma rimarrà sempre un guaio al nuovo teatro, ed è quello dell’unica galleria. Evidentemente siccome quell’anfiteatro è immenso e T impresa desidera di vederlo pieno, conviene che i prezzi sieno molto miti, tanto più che altrimenti il popolino non potrebbe intervenire agli spettacoli. Ma facendo intervenire il popolino, ecco, i vantaggi della galleria • sono tutti per esso, chè un posto riservato in