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contradanze, farandole, saltarello, ecc. Un quintetto assai pregevole quello che cantasi a Pompei, ed un bel terzettino, il solo pezzo che sia stato ridomandato, sono degni dell’autore d’Orfeo, della Granduchessa e della Bella Elena. Il resto è vera musica di fantasia: gran fracasso di tromboni, di tamburi, di contrabassi, e di tutto ciò che fa più rumore all’orchestra. E questo durante sei buone ore di spettacolo! Alla prova generale essa poteva chiamarsi una prima rappresentazione, perchè il teatro della Gaité era zeppo, le Roi Carole cominciò prima delle otto della sera e terminò ad un’ora e mezzo dopo la mezzanotte. Ed ecco con quali elementi si cerca divertire il popolo che s’intitola il più spiritoso del mondo. Non è egli piuttosto uno spettacolo pei fanciulli, se vi fossero meno allusioni politiche e donne meno nude? Ebbene, malgrado l’insipido intreccio della cosi detta féerie; malgrado lo strepito della musica (che, ripeto, quando non è fragorosa, è in gran parte piacevole) malgrado la lunghezza dello spettacolo, o piuttosto a causa della lunghezza, tutti vorranno assistere ad una rappresentazione del Re Carota. Tanto meglio pel direttore della Gaité, chè così soltanto potrà rifarsi delle ingenti spese. Per poter guadagnare, bisogna che il Re Carota abbia più di cento rappresentazioni consecutive. Se ne ha meno, il direttore ei rimetterà del suo. Ma che lusso di vestiario! finora non s’era mai veduto tanto sfoggio di stoffe sulla scena e tanta ricchezza. Ventidue quadri, volea dire ventidue cambiamenti di scena. Ve ne sono due che farebbero accorrere, non solo tutta Parigi, ma la Francia intera. Il primo è la scena di Pompei. S’incomincia per mezzo d’una tela (o scena corta) per vedere la città distrutta; la via delle tombe. Ad un colpo di bacchetta la scena cangia, ed il teatro rappresenta Pompei come doveva essere nel tempo più splendido della civiltà romana. Questo quadro è veramente bello, e la messa in scena è accuratissima. Il plauso è giusto, unanime, meritato. L’altro quadro anche meraviglioso, è quello detto della festa di primavera. Tutti gl’insetti (personificati da un numeroso stuolo di belle danzatrici; riempiono la scena. Udreste uno stormir d’ale di farfalle, tanto la metamorfosi è ben fatta. Il teatro è illuminato della luce elettrica, direste il sole. E per l’aere gruppi o piuttosto grappoli di donne idealmente belle, che sembrano nuotar nell’atmosfera. Credereste essere sotto l’impero di un sogno. I fumatori di oppio, o quelli che cercano l’oblio dei mali nell’haschich, debbono aver consimili visioni quando s’addormentano sotto il lucido cielo orientale. Assai men bello, ma più divertente, è il quadro delle scimmie. È però troppo lungo. Se alle rappresentazioni seguenti se ne taglierà via una buona metà, ne resterà abbastanza per far ridere senza sazietà. Il canto è affidato alle signore Seveste e Sudir; ai signori Masset e Soto; non parlo delle parti secondarie. La signorina Seveste che è una vera cantante, e che un giorno o l’altro farà parte d’una delle più scelte compagnie d’opera italiana, rappresenta il poetico personaggio di Rugiada della Sera. Il maestro ha scritto per lei le più delicate melodie, ed ella le dice con arte, con grazia, con gran successo. Il Masset è un buon artista; peccato che abbia consentito a cantare in un’opera cosi strana, come una Féerie. Gli altri sono conosciuti, inutile estendermi sul loro valore. Per riassumere in poche parole il rendiconto promessovi sul Re Carota, vi dirò che il solo spettacolo ha avuto davvero quel che chiamasi successo; che la musica, salvo la parte troppo fragorosa, non è indegna d’Offenbach; al contrario! che il lavoro di Sardou, invece, non è affatto degno dell’autore drammatico a cui il teatro moderno deve tante e tante belle commedie, ma, come pretendono i suoi amici, egli l’ha fatto per giuoco; ha voluto mostrare che il tempo delle féeries è finito. Se non è vero, è ben trovato. A A Londra, 9 gennaio. (■Ritardato.) Il teatro di sua Maestà (Her Majesty’s) sarà finalmente riaperto per la stagione prossima. Dicesi che Mapleson stia preparando un grande e nuovo trattenimento musicale, e vuoisi che stia meditando seriamente d’illustrare la riapertura del suo antico teatro coll’opera, Aida, la quale fa furore al Cairo. Il ritorno di Mapleson all’Ber Majestys è’ un avvenimento degno di nota, poiché la fama attribuiva al Gye, che avevaio tolto in affìtto da Lord Dudley, il disegno di tenerlo chiuso per servir meglio ai propri interessi al teatro di Covent Garden. La condotta del Gye non riusciva però soddisfacente a Lord Dudley, il quale sembra che a termini del contratto perdesse considerevolmente rimanendo chiuso il teatro. Ora la notizia della riapertura fa credere che ogni ragione di dissenso sia cessata fra il nobile proprietario del teatro e il sig. Gye, e quindi i tribunali non avranno più ad occuparsi delle loro differenze. Un’enorme somma, che si fa ascendere a circa 20,000 lire sterline, vuoisi esser necessaria per mobigliare il teatro. La giovane canadense che canta in Firenze sotto il nome di. Albani, e che ha trionfato nella Sonnambula, è stata scritturata nuovamente dal Gye per la stagione prossima. Sebbene anche T anno scorso fosse scritturata, la brava cantatrice non fu invitata e non potè dar saggio del suo talento in pubblico. Lettere dal Cairo ai giornali inglesi parlano con molto favore della nuova opera di Verdi e della munificenza del viceré di Egitto il quale non risparmia spesa per rendere attraente agli stranieri la sua capitale. Non starò a ripetere a voi la storia, che ha dato vita alla nuova musica del sommo maestro. Vi dirò solo che la mise en scène dell’opera è detta incantevole. Artisti e maestro sono lodati egualmente. Il viceré, al quale Cairo deve il lusso d’esser stata la prima città a gustare la nuova opera di Verdi, vuoisi che abbia speso non meno 30,000 lire sterline. Il re dei Belgi, che fu presente alla prima rappresentazione dell’Amleto a Brusselle, ha elevato alla dignità di ufficiale delT ordine di Leopoldo l’autore sig. A. Thomas. I premi che saranno offerti nelle gare musicali, che avranno luogo al palazzo di Cristallo nell’estate prossima, ammonteranno a mille e cinquecento lire sterline. Un premio di mille lire sarà dato al coro migliore. I solisti, siano pure tenori anche del merito del sig. Fancelli, non avranno che un premio di venti cinque lire sterline. Perciò v’ha a temere che il sig. Fancelli si deciderà a far tacere del suo canto le sale del palazzo di Cristallo! Però la risoluzione di dare il massimo premio del valore di venticinque mila lire in moneta italiana a un coro piuttosto die a un solista è degno di nota; poiché prova che si vuole incoraggiare la musica fra il popolo, ed estenderne generalmente la coltura. Il principe Napoleone, accompagnato dalla principessa Clotilde e famiglia, visitò nella scorsa settimana Egyptian Hall, dove sembra che prendesse non poco diletto assieme coi suoi nella rappresentazione del prestigiatore. Il tempo continua straordinariamente mite, sebbene di tanto in tanto ei salutino vere tempeste di pioggia. C. — —

COMO. I Lombardi di Verdi ebbero esito felicissimo. L’esecuzione, per ciò che è canto e messa in scena fu ottima. LIVORNO. La Lucia colla signora Calisto-Piccioli, col baritono Valle e il tenore Bignardi, ebbe esito felicissimo. Applauditissimi tutti.