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310 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO che ciarlatano che intende perdere un artista, o di qualche falso sacerdote dell’arte che vuole poter salire in cima al Parnaso, propalando fole che fanno ridere i polli, e rivoltano gli onesti. Ed io che non intendo tacere quando trattasi di difendere il giusto e l’onesto, mi permetterò gridare un po’ contro il direttore della Patria che ha un cronista che non sa quel che si dice. In caso opposto, avrebbe pur dovuto sapere, che il nostro collegio offerse mai sempre una splendida coorte di pianisti, i quali riscossero l’ammirazione di tutte le sale, di tutti gli artisti. Di questa scuola è oggi la più splendida manifestazione il Costantino Palombo, cui molte celebrità volute, e imposte in tempi tenebrosi, sarebbero a mala pena buone a voltare le carte. Questa scuola è la più corretta, la più esatta di quante qui ne esistono e ne fu sempre a capo Michelangelo Russo, artista serio, che, sortiti di natura i più bei doni d’ingegno, studiò lungamente m Germania e in Francia e quando ancora il mondo artistico era allietato dalla presenza di que’ grandi che furono lo Chopin, il Mendelssohn, il Moscheles ed il Ries, dei cui consigli altamente giovossi. E questa scuola che diede artisti segnalati e la cui mercè udiamo eseguire la musica più severa nel modo che migliore non si potrebbe, perfino dai giovinetti, si ha da chi ignora perfettamente musica, il titolo di oscena... Auguro pertanto, e pel bene del mio paese, che questa nuova e casta scuola trapiantatasi nel Collegio, ei dia tosto chi possa contendere il primato al Palumbo, al Clemente ed agli altri egregi che non appartengono alla novella gerarchia de’ casti pianisti. Avemmo qui per alquanti giorni l’illustre direttore d’orchestra a Londra, ed egregio compositore, Sir Michael Costa, nostro concittadino. Gli onori cui è fatto segno nella capitale dell’Inghilterra mai non gli fecero dimenticare il suo nido natio, ed ogni anno egli viene a visitarlo, e poi passa un mese ai bagni d’Ischia. L’affetto che lo vince per la sua patria egli ha voluto dimostrare in particolar modo, facendo all’Archivio del nostro Collegio preziosissimi doni, fra gli altri un facsimile dell’autografo del Messia dell’Haendel, che egli ottenne dalla Società sacro-armonica di Londra; più una gran collezione di musica di celebri autori, distribuita in molte decine di volumi legati con grande lusso. Il Costa donò pure molta sua musica stampata ed i suoi due famosi oratori, che ottennero tanto grande successo nel Regno Unito e nella colta Germania, cioè: Naaman ed Eli. Nè qui soffermansi le sue larghe offerte, 1 illustre maestro ha commesso all’amico Fiorimo che gli dia copia dell’elenco delle opere del Mozart, dell’Handell, dell’Haydn, del Beethoven, del Mendelssohn esistenti nella nostra Biblioteca musicale, ed egli a sue spese le completerà tutte. Atti generosi di tal maniera lodansi da per sè.... Avemmo pure a Napoli la signora Parepa ed il di lei marito, il maestro Rosa, diretti pur essi ai bagni d’Ischia. ’ Il teatro Rossini fra qualche giorno si riaprirà con un’opera antica del Donizetti, da molto tempo non rappresentata: Il Furioso all’isola di san Domingo. ^CUTO. GENOVA. 12 settembre. Il Rigoletto al Loria — Spettacoli futuri. Sabbato sera una folla di Genovesi, avida di passatempo serale, accorse al Doria per assistere alla rappresentazione della popolare e nota opera del celebre nostro Verdi, il Rigolello. Se dovessi parlarvi dello spettacolo e scrivervi le mie impressioni, sarebbe necessario che vi dicessi quello che del Macbeth a Firenze vi scrisse il mio amico e collega di Venezia. Però siccome meglio è talvolta nascondere il frasario del Baretti e prendere le cose come sono, cosi vi ripeterò le impressioni del pubblico, il quale fu contentissimo ed applaudi, persino a Sparafucile, il quale mi pareva il Falsacapà dei Briganti di Hoffenbach dal modo comico d’interpretazione. Applausi ebbe la De Montelio (Gilda), che ripetè la cavatina, battimani il Pifferi (Rigoletto), e chiamate, con qualche fischio, il Bonacich (Duca), che ha pure bella voce, ma ancora rozza. Di Maddalena, che si vede, e non si ode, dei cori e dell’orchestra per questa volta non ne discorriamo, quasi quasi non credevo a me stesso che il bravo Monleone dirigesse lo spettacolo. Dopo il primo atto v’ha un ballabile di nessun genere, per quanto lo si voglia chiamare spagnuolo, ma però si ha campo d’ammirare la prima ballerina signora Barbisan per la leggiadria de’suoi passi e per la precisione della danza. Domenica sera all’uscire dal teatro l’impresa ei fece meravi-gliare con un avviso nel quale ei promette quattro rappresentazioni sole della Norma colla distinta prima donna Fanny Scheggi; ma se vi è Norma, dove sarà Adalgisa? Al Doria dopo la Norma si daranno due nuove opere Roberto di Normandia e Manfredi. A compensare il lungo intervallo di silenzio di spettacolo di musica, verrà al l.° ottobre il Paganini, nel quale teatro si rappresenteranno il Faust, la Jone, l’Anna Rosa del M. Bignami di Genova, ed una quarta da scegliersi fra la Romeo e Giulietta del Marchetti e il Marco Visconti del Petrella. Sono pure promessi due grandi balli, il primo dei quali sarà il Shakspeare. Al 12 ottobre poi andrà in iscena al Nazionale un altro spettacolo di opera e ballo, e le opere da rappresentarsi nell’autunno saranno: Isabella d’Aragona, del Pedrotti, Zampa, d’Hèrold. Folco d’Arles, del De Giosa, ed altre da scegliersi; i balli: Il Menestrello, ed altri. Larga messe, come vedete, pel vostro corrispondente, il quale per trovare una variazione nella metodica vita, non avrà più bisogno d’andare al Belvedere, dove numerosi pellegrini accorrono al Santuario, o a S. Martino d’Albero, dove una microscopica fiera di beneficenza attira l’elegante socieià della Valle del Bisagno. p.- y f. 1

BERLINO, 5 settembre 1872. La Società Mallinger-Treu a tavola — Il terzo centenario della notte di San Bartolomeo e gli Ugonotti — Allegria in orchestra — Processo di proprietà artistica — Partenza della Lucca — Paghe americane — Cenni necrologici, La poscritta dell’ultima mia corrispondenza vi prometteva una storiella allegra riguardo ad una società amena che porta il nome di Mallinger-Treu. Eccovi tutto quel che ne so io. Poco dopo che la celebre cantatrice ebbe lasciato le nostre scene, si riunirono tutti gli entusiasti suoi ammiratori per festeggiarne l’addio e la ricordanza con una cena solennissima. La magnifica trattoria dello Killer, sotto i tigli, fu il luogo della riunione; la società era composta di più di quaranta partigiani frenetici della Mallinger, naturalmente appartenenti in massima parte a quella felice classe della borsa. Sulle ali dell’entusiasmo uno dei signori levò il bicchiere di champagne e fece un brindisi alla Mallinger, la prima cantatrice tedesca, l’unica cantante tedesca che sappia cantare veramente. A questo toast ne seguirono altri al re Luigi di Baviera, tutore dell’arte tedesca, ed a Wagner riformatore del dramma musicale. Finito il banchetto luculliano si levò una tela e furono rappresentate scene viventi, tolte dalle opere di Wagner, e per quadro finale appari la Mallinger, imitata maravigliosamente, circondata dai fiori e dalle corone, e innanzi a lei Riccardo Wagner in ginocchio, porgendole corone d’alloro. Questo fu il trionfo della sera, nessuno seppe dar più freno alla gioia. Siffatte riunioni denno aver luogo ogni sabato! Il 24 agosto fu il terzo centenario delle Nozze di sangue ossia della notte di San Bartolommeo in Parigi, argomento, come sapete, del libretto degli Ugonotti di Meyerbeer. Festeggiandosi questo giorno, l’opera suddetta fu eseguita all’Operahaus imperiale al solito, salvo che la parte di Urbano venne cantata dalla Kupfer-Berger invece della Grossi, trovandosi l’ultima, dopo i successi splendidi al Covent-Garden in Londra, ora in Ischi per motivi di salute. La Kupfer-Berger, entrata testò nello stato santo del matrimonio, completando quasi la lunga serie delle artiste maritate della scena nostra, si è in breve tempo