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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO T estero e che assisteva da semplice curioso ad un’interpretazione musicale, che si faceva palese T abilità con cui sapeva immediatamente sceverare il lollio dal buon grano e pesare ad un tempo il direttore, gli esecutori e lo stesso autore. Ducici al vivo che Hanssens non ne abbia tramandato i suoi studi sulla direzione dell’orchestra nelle modificazioni della moderna fattura istrumentale, sulle qualità e sui difetti delle numerose scuole, di cui ebbe ad interpretare gli spartiti. Questo maestro, e come compositore e come intraprenditore, ebbe pure gran parte nel progresso della sinfonia propriamente detta e del canto d’insieme nel Belgio. Vi hanno’ pagine dei suoi oratorii, che i più celebri maestri non sdegnerebbero d’aver scritto. Le sue opere religiose hanno tutte uno stile severo e grandioso. Molti dei suoi cori servirono di modello in Francia ed in Germania, e più volte egli ebbe gli onori della composizione del premio detto d’eccellenza per i concorsi delle società corali. Ora per scrivere siffatta maniera di cori non basta essere scienziati, ma bisogna anche conoscere le forze relative che possono produrre i circoli concorrenti; e siccome le vere società corali non datano che da una trentina d’anni, la materia era nuova e tutto era da creare. Hanssens al pari di Soubre, di Limnander, di Lintermans, e soprattutto di Gevaert, riuscì a formar scuola. Ed ecco, crediamo noi, numerosi titoli alla riconoscenza degli amatori dell’arte e se non volessimo essere concisi, ne troveremmo assai più. Riassumendo, Brusiscile e tutto il Belgio musicale poterono apprezzare per lunghi anni il valore di questo grande artista. I suoi spartiti rimarranno per la generazione che verrà, ma solo i suoi contemporanei potranno apprezzare i servigi che egli rese praticamente. Negli ultimi tempi della sua vita, osiamo dirlo, non si fu riconoscenti verso di lui. Non voglio qui far carico a chicchessia. Quel passato è ancora troppo a noi vicino, nè giova arrestarvici. Ma io mi lusingo d’essere di coloro che l’hanno sempre applaudito caldamente, benché fuori del terreno neutro delle arti non vedessi alla sua maniera. Inoltre ero di quelli che non gli dovevano nulla ed avevo da questa parte una libertà... che altri non saprebbe vantare. Hanssens morì cristianamente. Il mio amico, il cavaliere de Burbure de NVeezembéeck, gli consacrò una bella notizia nei fascicoli dell’Accademia Reale del Belgio. CAV. y AN ÏJlLWYCK. Sabato, 14 settembre. Anche a nascere pazienti e rassegnati come una seconda edizione di Giobbe, e colle migliori disposizioni possibili a lasciarsi menare per il naso, a volte per non perdere la pazienza e la rassegnazione si è costretti a ribadire le due virtù con quattro buoni sacramenti, appunto come faceva Giobbe buon’anima sua. Dica chi legge se il teatro al Foro Bonaparte, colle sue varietà di nomi, col suo annunziare e differire di giorno in giorno l’apertura infallibile, e fallita sempre, non gli ha posto sulla coscienza un paio di accidenti inviati all’indirizzo di gente che non sa che farsene e che non se li merita. Perchè, dopo tutto, APPENDICE LA SORELLA DI VELAZQUEZ LEGGENDA STORICA DI MARIA DEL PILAR SINUÉS DE MARCO VERSIONE DALLO SPAGNUOLO DI DAN IELE RUBBI (Cont. e fine. Vedansi i N. 25, 2p, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35 e 36). Enrico era inflessibile; io m’inchinai soffocando nel cuore il pianto che quella durezza gli strappava, e lo sposo mio scomparve senza stringermi la mano. Ma Duyweque dormiva già il sonno degli angeli, e io tornai ad Anversa per vegliare su Anna. Tuttavia, il palazzo di mio marito mi soffocava; mi sentiva sollevare vicina alla tomba della figlia, frutto del mio santo amore; d’altra parte io amava molto Enrico, e l’idea di soddisfare un suo desiderio a vivere in Gand, e vedere ogni giorno il sepolcro della figliuola, era una consolazione per lo straziato mio cuore. Stabilitami quindi in Gand, fu colà, Don Diego, che venne la vostra lettera a rendermi quella gioia che aveva provata sedici anni or sono. Anna era in salvo e sarebbe stata felice perchè la fama della vostra nobiltà era giunta fino a noi. Ma ahi! che non fu cosi; l’infelice fanciulla, priva di ogni affetto in sulla terra, concepì per il benefattore, una passione cosi violenta, che troncò la sua vita quantunque vi credesse fratello. Povero giglio schiantato dalla bufera di una passione che neppur essa potè comprendere! Tacque di nuovo la contessa e bagnò d’amaro pianto i gelidi piedi della figlia. — La coscienza, proseguì dopo lunga pausa, la coscienza alzò alfine, nell’anima di Rubens, il suo grido... Cercò la figlia e la trovò agonizzante già... Maledette!... maledette siano le passioni degli uomini!... Ora, aggiunse alzandosi, ritorno alla mìa casa di Gand, costruita al piede del monumento dove riposa Duyweque... Quando ricevetti la lettera colla quale Rubens mi avvertiva di venire a raccogliere l’ultimo anelito di Anna, ordinai di preparare la tomba che sta per ospitare la sua salma, e che quanto prima racchiuderà la mia; ma sino a quell’ora voglio aver meco il ritratto della figliuola mia moribonda. Nel dire queste parole, la contessa avvicinossi ad una finestra e fece un segnale. Due servi, vestiti di nero, portarono un sarcofago di velluto bianco; vi collocarono il corpo di Anna e scesero a lento passo. La contessa staccò la tela dal cavalletto senza che nessuno si opponesse, la piegò sotto il braccio, e dopo, stretta la fredda mano di Velâzquez, scomparve. Scorso un istante udissi il pesante passo dei due servi che portavano in una lettiga abbrunata il cadavere di Anna.