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-ZVIUKTO 2C3CVII- ISF. 3 7 15 SETTEMBRE 1872 KBDATTOKH SALVATORE FARINA SI PUBBLICA. OGNI DOMENICA CARLO LUIGI HANSSENS Nato a Gand nel 1802, non deve che a sè stesso, alla buona costituzione fìsica di cui era dotato, a’suoi coscienziosi studi l’alta posizione che si è fatta nel mondo musicale. Passò molti anni in Olanda, vi divenne direttore d’orchestra del Teatro Nazionale di Amsterdam, nel 1822, ed un balletto messo in iscena nell’istesso anno e che ottenne splendido successo, segnò il suo primo passo come compositore. Questo spartito fu causa di difficoltà pecuniarie, per cui Hanssens fece ritorno nel Belgio. Fin dal 1824, dopo una brillante cantata scritta per un concerto dato a benefìzio dei Greci, fu nominato secondo direttore d’orchestra al Teatro della Monnaie a Brusselle, e tre anni dopo guadagnò al concorso il posto di professore di armonia e di composizione nell’in allora Scuola reale di Musica. Dopo il 1830, Hanssens fe’ritorno in Olanda e vi scrisse gran numero di opere, sinfonie, ouvertures. Recatosi a Parigi (1834) venne in breve tempo nominato secondo direttore d’orchestra e compositore del teatro Ventadour. Diresse in seguito, per poco, il teatro francese di La Haye, compose per l’Istituto d’Olanda un Te Deum, che questa intelligente compagnia fece stampare e pagò regalmente. Fece poscia ritorno a Parigi, ove pubblicò parecchi concerti per violino e clarinetto e alcune sinfonie in istile leggiero. Nel 1837, il governo belga si ricordò di lui e gli die’ l’incarico di comporre una messa di Requiem, opera molto ammirabile, che ebbe l’onore di parecchie interpretazioni. E qui incomincia veramente la carriera belga di Carlo Luigi Hanssens. Non vi ha cultore di musica che non conosca ciò ch’egli ha fatto successivamente e come direttore d’orchestra a Gand, e come direttore della Società reale della grande Armonia di Brusselle, e come direttore d’orchestra del Teatro reale della, Monnaie e come direttore superiore della sezione corale della Grande armonia e come direttore d’orchestra della Società degli artisti di musica di Brusselle. Egli era membro del giuri di tutti i grandi concorsi di composizione e di esecuzione e diede alla luce produzioni sinfoniche ed opere di canto d’insieme d’inestimabile valore. E fuor di dubbio che Hanssens ebbe larghissima parte nel progresso belga dal 1837 fino al giorno della sua morte. Ad uno sguardo sicuro, ad un eletto ingegno accoppiava buona erudizione ed in questo lungo tratto di tempo acquistò, si può dire, una inarrivabile esperienza. Pochi direttori d’orchestra riunivano come Hanssens, ad un grado si elevato tutte le qualità richieste per questa carica. Non si lasciò mai pigliar la mano dai suoi dipendenti esecutori, non fece mai al gusto alcuna momentanea concessione indegna d’un maestro che si rispetti, nè mai fu al disotto degli effetti a prodursi per quanto grandi ed imponenti essi fossero. Così Meyerbeer ed altri illustri compositori gli resero soventi volte giustizia, con lettere passate nel dominio del pubblico, e delle quali ogni suo compatriota ha dovuto andar fiero. Di braccio sicuro, egli aveva una straordinaria abilità nel conoscere il debole degli esecutori e e quella degli autori. Conosceva altresì ciò che qualunque direttore d’orchestra deve conoscere, il carattere delle scuole, la varietà degli stili; ed allorché, avuto riguardo alle nuove proporzioni uditive, con un personale più numeroso, in una sala più grande, era necessario rinforzare le masse, equilibrare gli effetti, sapeva supplire in modo maraviglioso gli autori. Come Costa di Londra, come Ferdinando Killer, come Gevaert, era capace di tradurre il Messia di Handel, l’Israel in Egitto od i capilavori di F. S. Bach, in orchestrazioni moderne: gli artisti di musica che conoscono le proporzioni sinfoniche e corali dell’Inghilterra e delT Alemagna e che hanno avvicinato Hanssens, non possono non convenirne. Simile ad un comandante di esercito degno di questo nome, Hanssens era severo senza essere impetuoso. Sempre padrone di sè stesso, il suo giudizio era rapido, esatto e di solito prevaleva nei giurì, dei quali era chiamato a far parte. La sua parola aveva tale impronta di franchezza e di verità, che ’tagliava netto la discussione. Ma è sopratutto quando si trovava al