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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 293 dopo tante fatiche, tante spese, tante sollecitudini, è rimasto con un pugno di mosche. Niente di nuovo per il Regio: le ciarle continuano, si avvicendano, si mutano dall’oggi al domani, ma le sono sempre ciarle: io, che non sono pettegolo, non amo ripeterle: attendo i fatti e i fatti non si possono far aspettare, essendoché dopo domani è l’ultimo del mese, è il giorno in cui l’impresa deve aver presentata la torma degli artisti di canto e di ballo e la scelta degli spettacoli principali. Lo spettacolo autunnale del Vittorio, impresa Marchelli, verrà inaugurato il primo del prossimo ottobre. Sabato va in scena la Linda all’Alfieri. NAPOLI, 28 agosto. II.doppio spettacolo del Politeama — Il Barbiere di Siviglia al Mercadante — Nomine. Grossi manifesti alle cantonate lo scorso venerdì annunciavano un grande spettacolo al Politeama, opera e ballo, una rappresentazione di giorno e un’altra di sera, la Norma, la Jone e il ballo Imelda di giorno e sera. Molti credettero fosse una |speculazione del Musella, chè i biglietti erano vendibili nel botteghino a S. Carlo, ma io che non aggiusto fede alle dicerie non vo’ affermarvi che in quelle due recite pose lo zampino il famoso don Antonio, che a quest’ora forse sarà tra voi. Una parola dunque su queste esecuzioni. A Napoli nei teatri secondarii spesse volte offronsi d’assai sciagurati spettacoli; uno speculatore qualsivoglia, purché abbia buone gambe, proponesi di fare una, due recite, affitta il S. Ferdinando, o qualche altro teatro abbandonato, recluta due o tre soggetti’ che trova passeggiando innanzi al caffè dei fiori, promette loro poche lire, raccoglie una piccola orchestra, quindi va in giro per ismaltire i biglietti e guai al mal capitato che si lascia prendere nella rete. Gliene toccherà sentire d’ogni sorta. Non vplli andare di giorno al Politeama, dagli esecutori della Norma che lessi sul cartellone non aspettandomi gran che, e preferii di essere nel novero degli spettatori serotini; ascesi l’erta falda del colle Echia, e fui al Politeama cinque minuti innanzi che principiasse lo spettacolo annunziato per le nove. Non potei come moltissimi altri entrare nella sala perchè durava ancora la rappresentazione diurna. Aspetta, aspetta, finalmente alle nove e venti minuti manifestasi uno spettacolo di genere nuovo; il pubblico diurno che era nell’interno godevasi ancora la rappresentazione del |ballo, applaudiva freneticamente e gridava bis, mentre il pubblico che aspettava fuori, nel vestibolo, fischiava e con grida imponeva si sospendesse la rappresentazione, le voci di basta frequenti e lunghe elevaronsi al cielo. Alla fine compiuto che fu il ballo cominciò il secondo atto dello spettacolo, poiché senza porre tempo in mezzo, la gente affollata gettossi d’assalto nel Politeama, prima di dare agio che dal teatro fossero usciti quelli della rappresentazione diurna. Come Dio volle ciascuno sedette a posto suo e la Jone principiò, ma gli animi non erano calmi, e il pubblico si divise in guelfi e in ghibellini, chi era in vena applaudiva ad ogni costo; gli altri, turbati forse ancora avrebbero fischiato anche la Malibran, Rubini e Lablache se si fossero parati loro dinanzi. Quella però che valse a scongiurare sempre la tempesta e a rimettere •la calma ogni qual volta cantasse, fu la signora Attanasio Teresa (Jone), dotata d’una bella voce, cantante di grazia, buona esecutrice, valorosa come artista drammatica, godè nella serata la piena simpatia dell’uditorio, simpatia ben dovuta al suo ingegno. Acuto che non è facile ad accontentarsi, nè largo lodatore, è lieto affermare che su migliori scene e con migliori compagni l’Attanasio sarà sempre trovata un’artista eccellente. Con l’Attanasio cantarono il tenore Castelli, il baritono Cetroni e la Baccigaluppi. Non ha voce cattiva il baritono, nè poca, ma non sa usarla, e grida quasi sempre; mezzi ribelli ha il tenore e Nidia forse pel baccano che tratto tratto faceva il pubblico, usci spesso di careggiata: fu anzi il disturbo onde la fu presa vedendosi fatta segno alle riprovazioni, che diede luogo ad un altro incidente. Alla fine dell’ultimo atto la Baccigaluppi, nell’andare nella dietroscena correndo cadde, ed il pubblico chiamolla fuori", naturalmente non usci; allora un uragano di fischi accompagnò invece del lapillo Vesuviano la rovina della Jone e di Pompei, che il Petrella compiacquesi di far seppellire con accompagnamento di barocca musica. Jeri sera avemmo al Mercadante il Barbiere di Siviglia", applausi ce ne furono; ciò vuol dire che il pubblico fu contento, e una volta contento lui, contenti tutti gli esecutori. Ma di questi, salvo la Repetto-Suardi, e il Montanaro, nessuno contentò davvero, e se applausi vi furono vuol dire che’ gli uditori stavano di buon umore. Innanzi tutto mi permetterete una buona digressione; la sala era stivata di spettatori e dovettero rimandarsi moltissime persone a casa insoddisfatte; e credo che il Barbiere, comunque non eseguito a perfezione, chiamerà assai gente. Aveva seduto a me d’accanto un uomo sui cinquanta, il quale sapeva a memoria tutte le parole del libro, e sembrava ebbro dalla gioia ad ogni concetto che palesa il genio superiore del Pesarese, che in ogni tratto di questo sublime capolavoro sembra dirvi: Deus, ecce Deus. Volli premettere questo per mostrarvi che i musicisti dovrebbero far tratto tratto qualche statistica, tanto più che qualche effimero trionfo può farli fuorviare. Un’opera vecchia si, ma fatta coll’effusione della fantasia e del cuore, il pubblico corre a risentire, ma talvolta sembra disdegnoso dei suoi applausi nella riproduzione d’un’-opera che lo solleticò al plauso per un momento, e che non ne valeva alcuno. E avvalora il mio dire la cattiva prova fatta dalla riproduzione delle Educande di Sorrento, che se il pubblico trasse in buon numero dopo, fu perchè il valore segnalato dalla Repetto-Suardi chiama gente a teatro. Mentre per lo contrario le opere in cui è sparsa tanta vena di bello, come il Don Pasquale, Y Elisir, la Cenerentola e innanzi tutto il Barbiere di Siviglia, anche malamente eseguite, chiameranno pubblico. Il vivere vita lieta un giorno solo, ecco il più gran successo di quelle opere, comiche segnatamente, che ti lasciano il cuore vuoto e l’emicrania nel capo. Ed ora poche parole sull’esecuzione del Barbiere al Fondo. Il Marchisio, nella parte di D. Bartolo, mostra brio, buon umore, ma spesso trasmoda; credo che faccia meglio a cantare l’aria del Rossini: A un dottor della mia sorte, invece di intercalarne un’altra d’un oscuro compositore fiorentino. Il Correggioli fece della parte di Don Basilio un tipo grottesco, una vera caricatura. Se un po’ di brio bastasse a Figaro loderei il Brignole, ma ei vanno tante altre cose che mancano a questo artista cui non è già il buon volere che faccia difetto. Il Montanaro cantò benissimo, come sempre, ma non parvemi volesse dar tutto quel risalto comico, quelle gradazioni tanto necessarie alla parte di Almaviva, e andò innanzi con la spensieratezza scenica d’un cantante d’altri tempi. Metto per ultima la Repetto perchè questa valorosa cantante è stata il vero sostegno dell’impresa Trisolini. Non mi starò pertanto dal dirle che non è sotto le vesti di Rosina che desidero udirla ed ammirarla. La parte assolutamente non le sta, e l’aver fatto trasportare tutti i pezzi che potè, chiaramente l’addimostra. Del resto colori bene assai i suoi canti, come quella che ne conosce le più recondite squisitezze, e in ispecial modo egregia addimostrossi nel duetto col tenore, in quello col baritono e ancora più nella sua aria. Qualche giornale di qui muove appunti a questa brava artista perchè permettes! tratto tratto variare. Questo vezzo del fiorire il canto che ha la Repetto notai ancora io altra volta, e ve ne ricorderete, ma non gliene feci, nè farò il viso delle armi. Io non sono di coloro che negano al cantante il diritto di aggiungere la propria ispirazione a quella del compositore le cui idee interpretano; checché faccia l’uomo abbisogna di libertà, nè credo che all’arte possa contribuire alcuna cosa di grande la cooperazione di strumenti passivi che non hanno la coscienza