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276 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO esistono che due esemplari nel mondo (senza contare la copia manoscritta dell’abbate Normand), un opuscoletto pubblicato in soli 50 esemplari, oramai fatto esso pure rarissimo! ¥ Nel vedere incensate sui giornali tante mediocrità e peggio vi fu chi domandò: — Perchè si raffigura la verità tutta nuda? E siccome nissuno rispose, quel cotale aggiunse: — Perchè ciascuno possa vestirla come più gli piace. Una circolare del ministro della guerra ha rimesso in vigore in Francia un’ordinanza del 1853, relativa alla formazione in ogni reggimento d’una scuola obbligatoria di canto. Ond’è che da alcuni giorni al campo di Villeneuve-l’Etang, si odono i soldati cantar la solfa sotto la direzione dei capimusica e dei sotto capi. Per il 19 agosto è annunziato ad Anversa un gran concerto vocale ed istrumentale, dato dalla sezione musicale del Circolo artistico. L’orchestra sarà composta di dilettanti e il programma non deve comprendere che opere dei gran maestri classici.

  • Nella stessa città avrà luogo il 22 corrente una vendita di strumenti

ad arco e di musica classica. Comprenderà la collezione lasciata dal signor Wiyts. Si notano fra i violini: uno Steiner, dono che l’imperatrice Maria Teresa fece nel 1743 a Kennis, che fu maestro di cappella della chiesa di S. Pietro a Lovanio nel 1750. La collezione comprende inoltre molta musica per violino, di antichissime edizioni, rilegate riccamente. ★ Fu detto altra volta che una gran parte della fortuna del celebre Mario fu assorbita da un disastro finanziario. Le grandi famiglie inglesi hanno iniziato una sottoscrizione in suo favore: chi conosce la puntigliosa generosità dell’aristocrazia britannica immagina già il risultato. Basti dire che la famiglia reale ha sottoscritto per 2000 sterline (50,000 lire).

  • Il teatro di Palazzolo era così ben costrutto, che giorni sono rovinò la

vòlta. Per buona sorta non si lamentano disgrazie; se quella vòlta non era solida, aveva almeno giudizio; pensate se fosse caduta durante una delle rappresentazioni, che dovevano aver luogo nel prossimo mese di ottobre, e per cui era stata già scritturata la compagnia di canto!

  • Il maestro De Giosa ha finito la musica di un’opera: I Galanti e dà

l’ultima mano ad un altro spartito: Tiberio e Properzia a Posilipo.

  • La celebre Teresina Stolz, nel partire da Padova fece consegnare al

Sindaco la somma di lire 300 perchè fossero distribuite ai poveri. I giornali annunziano il prossimo arrivo dal Marocco in Europa di una compagnia di Mori, che formarono un’orchestra di nuova sorta. Invece di strumenti si giovano di stoviglie (chiamate fra loro gulabes), sulle quali battono con un legno (aragug) e ne cavano effetti sorprendenti. Si fecero non ha guari udire a Tripoli di Barberia, e suonarono fra gli altri pezzi la sinfonia della Semiramide e il rataplan dell’Assedfo di Leida del Petrella. ¥ Si leggé in un giornale inglese: «Il sig. John H. Withe ha inventato un flauto senza chiavi col quale si eseguiscono in breve i passi più difficili, con maggior precisione e facilità che non coi flauti del sistema Boehm.» La notizia ei pare molto inverisimile. Contrariamente alle voci corse che indicavano già le opere scelte per la prossima stagione al Comunale di Bologna, quel teatro è ancora da appaltare. Le proposte devono essere dirette al Municipio entro il 25 corrente; la dote è di L. 40,000. E stato ritrovato (i giornali non dicono dove) un Codice di Lutero dell’anno 1530, concernente un inno sacro, cantato ancora al presente nei tempii de’protestanti. Risulta da quell’antico manoscritto, che Lutero era appassionatissimo apprezzatore e cultore della musica sacra.

  • È morto Filippo Cuccoli, il rinomato marionettista di Piazza Maggiore

in Bologna. IP Eptacordo di Roma, giornale che aveva raggiunto i 12 anni di vita, ha dovuto cessare le sue pubblicazioni. Quest’anno, al Teatro del Casino di Homburg, verrà rappresentata La lotteria di Vienna, del maestro Luigi Orsini. CORRISPONDENZE NAPOLI, 14 agosto. Il Don Procopio al Fondo — La Repetto-Suardi — Concorso e nomina al posto di Direttore della Musica al R. Albergo dei Poveri — Altri concorsi e onorificenze. Niente d’importante e di nuovo ebbe luogo in quest’ultimo periodo, salvo qualche rappresentazione del Don Procopio, musica comica del Fioravanti e d’altri maestri, e nè pur nuova, chè molti rammentano d’avere udito quest’opera allo stesso teatro molti anni fa, ma sotto altro titolo, Il Notaio d’Ubeda. Se non che dopo qualche rappresentazione più non si potè eseguire, perchè il buffo Fiorini chiese lo scioglimento del contratto per guarirsi da un’infermità che lo travaglia. In sua vece è stato scritturato il Correggiola, per questa ragione udremo un po’ più tardi la Fiera del Delfico. In questo mentre alternansi le rappresentazioni delle Educande e della Sonnambula, nelle quali opere desta sempre ammirazione la giovane prima donna Repetto-Suardi, la quale presenterassi tosto nella Linda di Chamounix. bel ragazzo dal colore bruno e occhi neri, nel passare con una tavolozza carica di colori. — In verità che si, rispose un altro di tinta bianca e occhi chiari come un inglese; dacché è scomparso lo amo di più. Oh! se si fosse trovato qui lui, sarebbe già tutto regolato da molto tempo. — Povero Giovanni! Quante volte mi pentii del molto che lo feci arrabbiare! disse un terzo con aria mesta; di certo se n’è andato perchè gli abbiamo fatto perdere la pazienza. — Io, aggiunse un quarto, sono stato ieri al nostro studio di Madrid, e pigliai dal suo ripostiglio alcune cose che egli conservava con cura. — Perchè? — Perchè amo avere qualche ricordo del povero mulatto, che era tanto buono, malgrado l’atroce martirio che gli procuravamo colle nostre burle; guardate questa tela rotolata che c’era in quell’angolo vicino al cavalletto del maestro; è uno degli oggetti che conservava con maggior cura. — Vediamola. — Cosa dobbiamo vedere? Questo piego sarà di carta bianca; forse il povero Giovanni amava servirsene per farvi su delle parole.... desiderava tanto di apprendere da sè solo a scrivere! — Lo credo io! Aveva nessuno che gli insegnasse! — Zitto! disse all’improvviso uno scolaro: zitto!... mi pare di udire dei passi! — La paura che vengano non ti lascia tranquillo.... ma infine devono venire. — Lo so. — Ma se lo sai perchè tremi? — Io tremo? — Tu. — Inverità non me n’ero accorto! Ti confesserò che mi spaventa il pensiero di vedere Rubens, assai più di quello di vedere il Re. — Certamente! Altrettanto succede a me. — Anche a me! — Anche a me! — Ma zitto, zitto.... ora si che vengono proprio! Infatti, un sordo rumore di passi e di voci confuse annunciò ai giovani l’arrivo dei due Re: quello di Spagna e quello della pittura. Pochi momenti dopo apparvero entrambi sul vestibolo, seguiti da un grande codazzo di cortigiani. Quei poveri giovanotti rimasero pigiati alla parete, gli uni a ridosso degli altri, senza alzare gli occhi, nè quasi respirare. Filippo IV si appoggiò famigliarmente al braccio di Rubens, ed entrambi, seguiti dal brillante corteo, incominciarono a fare il giro dello studio. — Come va il lavoro, figli miei? chiese Rubens con nobile e leale bonomia, dirigendosi al gruppo degli attoniti scolari. — Abbastanza.... abbastanza bene.... signore.... risposero tremando due o tre. — Io desidererei di vedere le opere vostre, continuò Rubens; si, avrei sommo piacere a vederle, quando Velâzquez me lo permetta. — Ah Dio mio! disse a bassa voce il più giovane dei discepoli; che disgrazia che non ei sia qui il maestro! — Mi permette V. M., disse Rubens dirigendosi a Filippo IV, che lo mandi a chiamare? — Con molto piacere, caro Rubens, rispose il Re scuotendosi dalla preoccupazione dolorosa in cui lo aveva immerso il caso di Anna. Olà, disse volgendosi ad un paggio, andate a cercare don Diego Velâzquez. — Sono qui, signore, disse l’artista comparendo sulla porta d’ingresso, in pari tempo che il conte-duca penetrava nello studio per la porticina che comunicava coll’appartamento del Re. — Venite qui, Velâzquez, disse l’ambasciatore, frattanto che il Re, obbedendo a un segno del conte-duca, avvicinavasi a questo. — Desidero, soggiunse Rubens, desidero di vedere i lavori di questi giovani. — Oh, signore! esclamò il pittore di camera con effusione; credete che mi commuove assai il generoso interesse che vi inspirano i miei scolari. — Don Giovanni, aggiunse dirigendosi a un tarchiato giovanotto che avrà avuto sedici anni, e che dall’elegante e ricco vestito si dava a conoscere come appartenente alla più alta nobiltà; don Giovanni, tirate il vostro cavalletto innanzi a Sua Signoria. {Continua)