Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1872.djvu/271

-AJNTSTO XXVII. K- 32 DIRETTORE Il AGOSTO 18 72 GIULIO RICORDI REDATTORE SALVATORE. FARINA SI PUBBLICA OGNI DOMENICA BIBLIOGRAFIA La Legislazione e la Giurisprudenza dei teatri. Trattato dell’Aw. Carlo Rosmini, preceduto da un’introduzione Storica di Paolo Ferrari. Piccolo Romanziere di E. Panzacohi. La Musica come mezzo d’educazione. Discorso di Davide Parmigiani. Atti dell’Accademia dell’istituto musicale di Firenze. Anno Decimo. Cronologia degli spettacoli dei RR. teatri di Milano di P. Cambiasi. Le frequenti controversie che insorgono fra gli impresarii e gli artisti facevano desiderare da gran tempo un libro, che facendo tesoro della giurisprudenza invalsa in simile materia, servisse a dilucidare il significato e a facilitare l’applicazione di quella parte del diritto comune che tocca il teatro. L’avvocato Enrico Rosmini ha pubblicato testé il primo volume d’un’opera di lunga lena, intesa appunto ad esporre ordinatamente le leggi, i regolamenti, le note ministeriali, i pareri del Consiglio di stato, le decisioni dei tribunali e delle corti in materia teatrale e sopra i diritti d’autore, ecc. È in una parola un vero manuale ad uso degli avvocati non solo (chè infine non sarebbe forse immenso vantaggio ) ma di coloro che possono da un momento all’altro diventare parti d’un’interminabile serie di giudizii, ai quali può la parola scritta di questo economico consulente risparmiare gli affanni e le incertezze e le brighe d’un litigio. Se opere della natura di questa fossero intraprese da studiosi di buona volontà intorno a tutti i rami della legge positiva, con riguardo alle classi speciali dei cittadini, il codice cesserebbe di essere ciò che è troppe volte, una paurosa sibilla che vuole essere lunghissimamente importunata prima di dare il suo responso. L’avvocato Rosmini ha analizzato in parte, e si propone d’analizzare interamente, tutti i possibili rapporti degli impresari cogli artisti, cogli autori, col pubblico, colle direzioni teatrali, cogli agenti, ecc.; dà le norme del diritto vigente, le rischiara, le commenta, ne svela lo spirito, ricorrendo alla storia, agli esempli, ed avvalora il tutto coi tesori raccolti nella giurisprudenza. A noi non tocca entrar qui nei particolari della trattazione; diciamo solo che nell’insieme ei pare un libro assai ben fatto, scritto con lucidità d’idee e con chiarezza di forma e destinato ad agevolare di molto quei sentieri spinosi che conducono così di frequente artisti ed imprese in tribunale. L’opera è preceduta da uno studio storico di Paolo Ferrari intorno alla drammatica. L’autore protesta in principio che egli non intende fare una storia del Teatro, ma solo percorrerne rapidamente coll’occhio le fasi, risalire come alle sorgenti di un fiume, raccoglierne i fili d’acqua fino a che si congiungono e si fanno rigagnolo, e quando il rigagnolo diventa fiume discenderne il corso a vele spiegate guardando alle amenità della spiaggia che fugge. Non ostante questa lamentevole frettolosità, il lavoro del Ferrari riesce interesantissimo; le pietre che egli pone sono come le fondamenta su cui altri, e meglio lo stesso Ferrari, potrebbe erigere un superbo edifìzio; senza le inutili e dotte, troppo dotte, divagazioni di parecchi che fuori d’Italia tentarono una Storia del Teatro, ma riuscendo il più possibile compiuto. Ferrari trova la Drammatica come potenza nei giuochi bambineschi, fruga nella matrice dell’umanità e la ritrova embrione nei misteri sacri dei popoli primitivi; il mistero sacro si secolarizza, diventa una cerimonia civile con soggetto sacro, poi vien Tespi che si svincola primo dalla catena del soggetto, e finalmente Eschilo che umanizza la tragedia e la fa interprete del pensiero umano, e ne affida lo sviluppo a più personaggi. Cosi il Prometeo, rappresentato in apposito edifìzio, rapi un’altra volta agli Dei la scintilla — il fuoco sacro dell’arte drammatica. Il Ferrari esamina poi le fasi della Drammatica cristiana; Lope De Vega, Shakespeare, Goethe, Schiller, Corneille, Racine, Molière, Beaumarchais, Victor Hugo, Goldoni e Alfieri sono le pietre miliari del suo viaggio. Pochi tratti gli bastano a disegnare il tempo, la scuola, la fisionomia di ciascuno, una pennellata a colorirli, e passa oltre, ma quello schizzo è fatto da maestro, quella goccia di colore ha trasfuso la favilla d’un artista; e quel tempo e quei grandi vivono. E il viaggio procede sempre, e il gran libro continua a scompaginarsi sotto gli occhi del lettore con una rapidità febbrile; con uno stile conciso, tutto nervi, e a costo di apparire talvolta inelegante, efficacissimo; tanto che quando siete giunti alla meta vi rammaricate che il viaggio sia finito così presto. Molti fra i lettori della Gazzetta conoscono II piccolo Romanziere di Panzaccbi, e ad essi pafrà vana ogni parola intorno a questo simpatico libriccino di versi; noi non ei crediamo perciò dispensati dal farne cenno; i bei versi sono fatti così rari e al contrario i grossi libri così frequenti, che il mazzolino poetico del Panzaccbi ei si presenta con un profumo a cui non sapremmo resistere. Sono, come dice il titolo, canzonette per musica e tenteranno più di un compositore. Picciolette e snelle di forme, concettose quanto basti a suscitarvi in petto un sentimento o nella fantasia un ricordo, o un desiderio,