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^dSTJsro usT- 34 4 AGOSTO 1872’ DIRETTORE GIULIO RICORDI REDATTORE SALVATORE FARINA SI PUBBLICA. OGNI DOMENICA I Al presente numero è unito il N. 15 della Hivista Minima. MICHELE CARATA I giornali francesi annunziano la morte eli questo illustre compositore, avvenuta il giorno 26 luglio a Parigi, dove egli dimorava fin dall’anno 1827. La sua carriera artistica conta molti trionfi, oggimai dimenticati. Fra opere e balli scrisse non meno di 32 spartiti, oltre parecchie cantate. Il più fortunato dei suoi lavori scenici fu il Solitario, rappresentato a Parigi nel 1822. Era nel 1837 succeduto a Lesueur come membro della Accademia di Belle Arti di Parigi; fu anche direttore del Ginnasio di musica militare, soppresso da gran tempo, e da molti anni occupava al Conservatorio la cattedra di composizione. Le sue composizioni sono melodiche, e il suo ingegno pecca forse di soverchia facilità vicina alla negligenza, ma l’ispirazione non gli manca mai. Carata ebbe la fortuna (altri dirà la sventura) di avere una vita che è fra i più rari esempi di longevità dei musicisti. Fétis nel suo dizionario lo fa nascere nel 1785, ma non nacque che nel 1787 a Napoli; aveva adunque 85 anni. Carafa non lascia un vuoto, perchè prima d’essere morto al mondo egli era come morto all’arte, e tutto il suo splendore era un passato, ma con lui si perde una preziosa reliquia d’un’età in cui la musica in Italia e fuori era tutta italiana. IL CANNONE COME ISTRUMENTO DA CONCERTO Dopo che negli scorsi anni guerreschi l’ultima ratio région fece sentire con tanta frequenza la sua voce di bronzo, dovrebbe essere cosa interessante il ricordare come questo terribile istrumento guerresco — vogliam dire il cannone — abbia già più volte reso servigi alla musica e trovato posto nei concerti. Come istrumento musicale il cannone si presentò per la prima volta al concerto monstre ordinato dall’elettore Giovanni Giorgio di Sassonia il 13 giugno 1615 a Dresda, ove fu eseguito una specie di oratorio, intitolato Oloferne. Le parole di questa gran composizione erano del poeta Pflaumenkern, la musica di Grundmauer. A questa festa convennero non meno di 1495 musicisti tedeschi, italiani, polacchi e svizzeri. Da Cracovia giunse il contrabassista Ragotzky con un contrabasso alto più di sette piedi. La parte principale fu cantata da uno studente di Wittenberg, di nome Runder (1). In luogo dei timpani si impiegò un gran mortaio, che a suo tempo fu sparato dagli artiglieri. L onore equivoco di aver in musica usato di frequente il cannone devesi all’italiano Giuseppe Sarti, nato a Faenza nel 1729. Egli fu maestro di cappella a Milano e Venezia, poi maestro di cappella della Corte a Copenaghen, e nel 1784 fu chiamato in tale qualità a Pietroburgo, ove si studiò di coprire il deficiente sentimento musicale con poderosi effetti esteriori, ciò che presso i Russi di quel tempo gli riuscì con splendido successo. A tale scopo formò un’orchestra gigantesca colla quale produsse le cose più mostruose, che solo da una fantasia ammalata possono scaturire quando si vuol riuscire originali ad ogni costo. Mail non’plus ultra delle sue fatiche in questo genere fu un Te-Deum composto nell’anno 1788 per la celebrazione della presa della fortezza Oczakow per opera di Potemkin, Te-Deum che per effetti di sonorità superò tutto ciò che siasi giammai offerto alle ottuse orecchie dei Russi. Con masse enormi vocali ed istrumentali (tra queste ultime un’orchestra speciale di cornisti russi, ognuno dei quali non era capace di produrre se non un solo suono) egli portò il suo Te-Deum al palazzo imperiale di Pietroburgo per esservi eseguito. Nel cortile del palazzo aveva collocato una quantità di cannoni di vario calibro, che in certi intermezzi rimbombanti servivano a fortificare i bassi; effetto formidabile, per il quale l’imperatrice Caterina II lo innalzò al grado di nobiltà. Anche finanziariamente parlando egli doveva essere contento di veder lautamente rimunerati i suoi meriti, chè come direttore del Conservatorio di Katharinowslaw percepiva, oltre la gratuita abitazione, uno stipendio di rubli 35,000. Sarti si trasferì più tardi a Berlino e vi mori il 28 luglio 1802, senza aver avuto la consolazione di far valere il suo metodo rumoroso anche nella capitale prussiana. Alcune delle sue composizioni di stile severo, tra cui un Miserere, sono tenute in pregio anche oggidì, ma le sue opere teatrali caddero totalmente nell’obblio. Un successore nella qualità di ricercatore di attraenti mezzi musicali straordinari trovò in Carlo Stamitz, a suoi tempi celebre concertista di viola e viola d’amore, il quale produsse a Norimberga una sua gran composizione vocale ed istrumentale il cui effetto principale riposava suH’accompagnamento con colpi di cannoni obbligati. (1) Tra gli altri cantanti si distinse la signora Bigozzi di Milano, ma ella aveva fatto tanto abuso di trilli, volate, fioriture e d’ogni sorta di abbellimenti superiori alle sue forze, che tre giorni dopo dovette morire. La Redazione.