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254 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO Sere sono assistei ad uno degli esperimenti vulcanici dati dal prof. Gorini nella Palestra della Società ligure ginnastica. Dodici furono i crogiuoli di materia fusa, che si versarono nella conca. Poco dopo travasato il liquido la superfìcie si consolidò e dal centro si sollevarono quattro rialzi conici e nel centro si formò una vera voragine dalla quale a torrente scaturiva la lava che si riversava sull’adiacente pianura. Tre dei rialzi, elevati all’altezza di pochi centimetri si estinsero, non senza aver prima spinto fuori dei frantumi di materia infuocata a forma di piccoli lapilli. A maggiore altezza crebbe il quarto il quale assunse il carattere di vero vulcano ingrossata la mole e ristretto il cratere, potè giungere all’altezza di 35 centimetri. Per quasi un’ora in questo monte perdurò l’attitudine vulcanica. Durante le ultime eruzioni, e nel loro intervallo, dal ristretto cratere accuminato a forme di guglia, violenti solfi di aria spingevano fuori globetti incandescenti di diverse grossezze che o ricadevano nel cratere o ruzzolavano per la montagna sino al piano. Questo esperimento fu ricco di fenomeni vulcanici, molteplici, svariati e durevoli che vollero i ripetuti e fragorosi applausi degli spettatori. x Questa è la sommaria descrizione dei fenomeni vulcanici che ha presentato, e ne ho fatto parola perchè il Gorini merita di essere rammentato ovunque. P-" F- P’VENEZIA, 25 luglio. ■’Arenata al gran canale — Innovazioni — Esecuzione — Accidente ameno — Spettacoli del Malibran e concerti al Lido. La serenata sul gran canale, stabilita pella sera del 17 e differita a motivo del tempo burrascoso, ebbe luogo nella sera del 19 corrente. Pare impossibile che anche questo spettacolo cotanto bello, fantastico, originale di per sè, abbia ad essere un po’ alla volta del tutto guastato per modificazioni inopportune o peggio che vi si vogliono introdurre. L’innovazione di un rimorchio a vapore e quella della luce elettrica, sono tali stonature in uno spettacolo tanto poetico, tranquillo, misterioso, quale si è quello delle nostre serenate, da non poter spiegare come possano essere accettate da coloro a cui è affidata la cura di simili faccende. Immaginatevi una galleggiante ricca di lumi a colori svariati che costituiscono però un tutto a luce opaca, e mettetevi il contrasto d’una luce elettrica al disopra. I lumi della galleggiante, per l’immensa differenza di luce, appariscono cosi scialbi e scolorati da sembrar morenti, e ritraendo gli occhi dalla galleggiante per portarli in direzione della luce elettrica si prova un senso eguale, ed altrettanto divertente, come quando in mezzo ad una ressa di gente, vi si pesta un piede. Aggiungete a ciò il rumore prodotto dal continuo movimento dell’elice, il matto gusto dei fischi assordanti del vapore-rimprchio, tutte cose che tornano a scapito della parte musicale dello spettacolo, ed avrete una qualche idea del come conducano le cose coloro che stanno alla direzione dei pubblici spettacoli. Perchè le serenate veneziane conservino il loro prestigio non bisogna assolutamente distaccarsi da quello che facevano i nostri nonni: bisogna affidar l’ufficio del rimorchio alle solite barche., le quali, confuse tra mille altre e inosservate, ne adempiono il faticoso compito rimanendo tranquille e silenti; bisogna escludere la luce elettrica ed imitare anche in questo i nostri vecchi che avevano il buon senso di evitare la fase di luna piena nelle serenate; bisogna prescrivere o, per lo meno, vivamente raccomandare, che le barche del seguito siano tutte, o in gran parte, illuminate fantasticamente. Se volete fare qualche serenata con luce elettrica, fatela pure; ma in allora escludete l’illuminazione della galleggiante e di tutte le barche del corteo, e per dare a questo genere di serenate, che chiamerò poetiche, un’impronta veramente misteriosa e romantica, limitate di molto la parte orchestrale, per esempio, ad un piano e ad un quartetto. Cosi facendo mostrerete un poco di buon gusto, ma, nel modo che ei date le serenate, mostrate, egregi signori, che l’anima vostra è chiusa ad ogni senso del bello. Soffermandomi per un momento sulla esecuzione mi limito a notare che il pezzo che più piacque si fu la scena e ballata nella Contessa di Amalfi del Petrella, eseguita dalla Sig.a Lena Bordato, veneziana, nota favorevolmente in arte per applausi ottenuti sopra scene di qui e di fuori. Anche il Colonna si distinse assai in un notturno colla predetta ed in una romanza. I cori condotti dal maestro Acerbi e l’orchestra guidata dallo Scaramelli furono inappuntabili. Non posso non iscoppiare in riso pensando ad un curioso accidente che l’innovazione del rimorchio a vapore fece succedere. Allorché, nelle fermate; il vapore rallentava il fuoco per disturbare il meno possibile, la galleggiante, travolta dalla corrente, retrocedeva rimorchiando alla sua voltale furiosamente, il vapore. Un poco per questo ed un poco perchè il tempo si faceva grosso e minaccioso si è dovuto fermarsi a metà, circa, del cammino: la era invero da ridere, e questo fatto mi fece tornar alla mente un felice pensiero del Teia, eccovelo: il Tommaseo veniva eletto presidente d’un ateneo, mi pare in Torino, ed il Teia, da quel capo ameno che è realmente, segnò a matita nel Pasquino il Tommaseo, cieco, in testa, e tutti i soci attaccati ai lembi della sua marsina: in una parola era il cieco che conduceva i veggenti; qui fu il caso che il rimorchiatore venne rimorchiato. Un altro spettacolo era fissato per domenica scorsa: si trattava d’una tombola in piazza S. Marco: non vi dico di più, perchè, parlando di questo spettacolo, diventerei idrofobo: ho tale una stizza col giuoco di tombola che darei del capo nel muro (se fosse però bene imbottito) solo in pensare che v’ha chi è capace di progettar delle tombole. Fortunatamente lo spettacolo venne sospeso a motivo di insuff denti vendile. Non già per lagnarmi delle vendite insufficienti (cosa che spero continuerà ad avverarsi sempre più perchè di tombole ormai nessun vuol saperne); ma gli è poi giusto, gli è conveniente, dopo di aver prestabilito uno spettacolo od un simulacro di spettacolo per un determinato giorno, so- • spenderlo tutto ad un tratto? Lo spettacolo al Malibran procede sempre divinamente; ma il concorso quantunque animato, non è però tale come un’esecuzione tanto fina del Ballo in maschera lo vorrebbe; ma il caldo le delizie del Lido, la voglia di respirare aria meno impura possibile sono i soli motivi della ritrosia di accorrere in fretta al teatro. Al Lido e precisamente nel nuovo stabilimento: La Favorita vi è un’orchestrina assai buona che dà dei concerti distintissimi tutte le sere. V’assicuro che c’è da divertirsi, perchè sanno davvero il fatto loro. Nella prossima settimana avremo al Malibran V Ebrea colle signore Urban e Mariani e coi signori Medini, Villani e Corsi Iginio. E qui per oggi faccio punto. L U 24 luglio. Un teatro automatico — Predizione — I concerti al Conservatorio ài musica ed i bagni turchi — I caffè-spettacoli, ecc. Non c’era rimaso che il teatro deV Opéra, ed ecco che il direttore, sig. Halanzier, è partito. Ma l’Accademia di musica ha questo vantaggio, che può esser caricata come un orologio e andar avanti per una quindicina. Halanzier le ha dato corda ed ha preso la ferrovia per recarsi in Italia; ha voluto convincersi de auditu del bene che si dice qui déA’Aida, ed è andato ad assistere alle rappresentazioni di quest’opera a Padova. So che ne è restato soddisfattissimo. Tanto meglio per lui; dico «per lui» giacché Y Aida non avea nulla a guadagnare o a perdere a questo esperimento. Aspettiamo adunque «il ritorno di Halanzier da Padova» per sapere a qual’epoca, più o meno vicina, avremo quest’opera di Verdi all’Accademia di musica. Il calcolo può farsi da ora, approssimativamente. Supponiamo che Halanzier ritorni qui in agosto, col permesso di mettere in scena VAida all’Opéra, e ch’egli decida di darla il più presto possibile; mettiamo due mesi per risolversi, sette od otto mesi per le prove, la prima rappresentazione potrà aver luogo verso la fine di maggio 1873. Ma bisognerebbe oprar miracoli di rapidità. Ebbene, senza tema di cader nell’errore, dirò che sarei pago se tra un anno, a contar da oggi 24 luglio, potessi andar aifi Opéra per udir Y Aida. Vedremo se m’inganno. E strano che, non essendovi teatri di musica aperti, non si parla in questo momento che di musica. Ed è ben naturale: è questa l’epoca dei concorsi al Conservatorio. Il termometro da varii giorni non discende più al disotto di 30 gradi (centigradi) all’ombra. Temperatura dei bachi da seta. Si sceglie ordinariamente questa stagione, ed in essa i giorni canicolari per riempire come un uovo la piccola sala del Conservatorio e giudicare del merito degli alunni. Letteralmente vi si soffoca; un vero bagno a vapore. E quei poveri diavoli sono obbligati di eseguir il loro pezzo di musica, questi sul violino, quello sul corno, un terzo sul pianoforte e via via. Oggi, per esempio, ha luogo il concorso più importante, quello cioè dei giovani pianisti. Dante ha dimenticato nel suo Inferno il supplizio che ne è riservato: restar dal mattino fino alle 4 o alle 5 del pomeriggio nella sala... stavo per dir nella stufa del Conservatorio per udire una trentina di volte lo stesso pezzo di musica eseguito successivamente da ciascuno dei concorrenti, maschi e femmine. Se