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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 246 Petrella, comunque lavoro assai fiacco, mai non fu eseguita a Napoli, comunque scritta nel 1864, prima che lo stesso Trisolini concepisse il disegno di darla. L’Omnibus dice altresì d’essere indifferente pe’meriti Museifisti e Trisoliniani. Il credere è cortesia, diciam noi altri, e io mi permetto essere scortese con V Omnibus non aggiustando fede a questa sua asserzione. Come mai può essersi indifferenti pe’ meriti Musellisti e Trisoliniani, quando dal capo di uno degli scrittori dell’Omnibus usci, non armata come Minerva dal cervello di Giove, una Muselleide,,che non è altro se non che un’apologia deH’ormai famoso impresario, mentre poi in ogni numero del giornale, in parola si mostra avversità personale, e si muove guerra ingiusta, e sempre accanita contro il Trisolini? Convengo con l’Omnibus esser cosa ben diversa condurre un quasi casotto, come esso Omnibus chiama il Fondo, e l’immenso San Carlo. Ma se l’Omnibus stesso, come tutt’i vecchi, non ha memoria affatto labile, non dovrebbe aver dimenticato che il Trisolini per sei mesi condusse il San Carlo e nel tempo determinato dal Cartellone dette agli abbonati 96 recite e 32 appalti sospesi al pubblico, che mantenne esattamente tutti gl’impegni assunti. anzi dette un’opera di più non promessa, fece scrivere appositamente il Serrao, non rimandò il pubblico dopo aver diramato molti inviti per far udire la prova generale di un’opera nuova, perchè non aveva pagato il nolo dello spartito, non lasciò di pagare un quartale a qualche prima donna, nè profittò dell’orchestra per un mese senza pagarla, nè di ballerini, nè di coristi, ma adempiè esattamente agli obblighi assunti, non udì urla del pubblico, nè proteste della Commissione teatrale che per ben sei volte fu obbligata a far troncare lo spetmcolo per gli schiamazzi dell’uditorio, Il Fondo è ridotto un casotto, potrebbe essere pur vero, ma se VOmnibus è cosi competente in fatto di casotti, mi dica in quale di questi casotti mai ha desso uditi cantatrici del valore della Repetto-Suardi e tenori che possano paragonarsi al Montanaro; un’orchestra poi numerosa costituita di migliori professori onde va superba la nostra capitale, chè i suonatori sono stati scelti fra i primi del S. Carlo? Nei casotti ha mai diretto orchestra numerosa e ben disciplinata il primo professore di contrappunto del primo collegio di musica d’Italia? Oh le polemiche ad usum delphini! Grazie all’Omnibus cui è quasi tutto dedicata la presente corrispondenza restami ben poco a dire delle novità di qui. Me ne sbrigo in due parole. La Repetto-Suardi al Mercadante si è presentata nelle Educande lo scorso sabato, ed ebbe un’ovazione vera, strepitosa. La Repetto è una simpatica donnina, che ha svelta persona, e voce estesa, omogenea se non molto voluminosa; va senza sforzo al re acuto e lo aggiugne pure; l’intonazione è sicurissima, inappuntabile; canta bene, e i grandi suoi effetti stanno nelle volate, nei gorgheggi arditi; talvolta ne abusa, ma li condisce di precisione e di brio. La Repetto è giovane, mette i primi □assi nella carriera, ma è già una cantatrice provetta, sa modulare con arte veramente squisita la sua voce, e quando alla maestria nel vocalizzo accoppierà un gusto più eletto, sarà, nel suo genere, un’artista di prim’ordine. E dopo la Suardi non posso parlarvi degli altri esecutori dell’Educande stanno da lei a troppo grande distanza; buoni comici m’apparvero, ma tutti mezzo svociati. Intanto il Trisolini apre una delicata parentesi nel repertorio finora buffo ad oltranza, e darà presto la Sonnambula con la Repetto ed il Montanaro, ma prima farà eseguire il Don Procopio ed una nuova opera del cav. Delfico, dilettante egregio, di poi. Intitolasi quest’altra la Fiera ed è stata ricavata dalla commedia del Nota, da quel brillante ingegno del nostro Rosati uno dei migliori nostri scrittori umoristici. Il Battista è tutto intento a scrivere una nuova opera che dovrà rappresentarsi al S. Carlo nell’inverno vegnente. lùtitolasi Enrico V. E un’ottima scelta; dopo l’Aida, l’Enrico V.; con l’autore del Don Carlo, dell’Aida e di tanti capolavori scriverà l’autore delFAZùa d’oro. Gran testa quel Musella! È nato, fatto per condurre l’immenso S. Carlo! Acuto. TORINO, 18 luglio La Contessa d’Amalfi al teatro Alfieri — Futuri spettacoli al Gerbino — La messa funebre in onore di Carlo Alberto — La futura stagione del teatro Regio, Il teatro Alfieri s’è aperto sabbato, così come era stato annunziato e promesso, coll’opera La Contessa d’Amalfi e il ballo Eulichio e Sinforosa e malgrado un calore quasi insopportabile la folla trovò applausi per il tenore Franchini, per la prima donna Capozzi, trovò incoraggiamento per T esordiente signora Gambola, Gilde, allieva del nostro Liceo Musicale, trovò da ridere e da divertirsi nelle avventure del pauroso poeta e della gelosissima sua consorte, rappresentati da quei capi ameni di Burgis e di Rustagno con molta vis comica e trovò la coppia danzante degna di fragorose ovazioni. Cosa straordinaria poi per quelle scene, fu trovato ricchissimo il vestiario, laonde avendo il Marchelli cominciato bene è sperabile proseguirà in meglio e non vorrà trascurare quell’elemento di successo d’ogni impresa che è la novità e la varietà di repertorio. L’inaugurazione della stagione estiva al Gerbino è fissata per la sera di dopodomani, sabbato, in cui udremo l’opera classica, come dice il cartellone, Così fan tutte di Mozart, affidata ai coniugi Paoletti, alla signorina Cottino, allieva pure del detto Liceo, al baritono Graziosi, al basso Augusto Fiorini e a numerosa orchestra, sotto la direzione del maestro concertatore signor Francesco Della-Ferrera, accademico filarmonico di Santa Cecilia di Roma, dice il cartellone, e membro onorario del Liceo Rossini di Bologna; un giornale politico poi di stamane lo onora di altri lusinghieri appellativi e da parte dell’impresa promette un allestimento di scena non più visto e fra le altre meraviglie un giardino al naturale. Sabato dunque udiremo, vedremo ed applaudiremo, se ce ne sarà; in seguito poi l’opera, di cui si parlava senza conoscerne nè il titolo nè l’autore, sarà Le nozze di Michelina del maestro Edoardo Montaubry, già tenore sotto il nome di Mariani. Nè le novità si fermeranno qui, poiché si buccina che anche un giovane maestro, che ha fatto due prove al Circolo degli Artisti, voglia tentare l’esperimento delle scene con uno spartito ch’egli sarebbe intento ad ultimare. Tutto il buono è dunque per l’avvenire e chi vivrà... godrà. Un avvenimento musicale di qualche importanza è quest’anno la Messa funebre in musica di Carlo Alberto, a comporre e dirigere la quale il Ministero dell’Interno ha scelto il maestro De Sanctis, da Roma, altro accademico filarmonico della detta Santa Cecilia, il quale è a Torino fin dalla scorsa settimana e va provvedendo a che il suo lavoro, dettato, a quanto pare sulle orme dei migliori nel genere religioso e severo, abbia una conveniente esecuzione, mancando quivi i soprani e contralti (uomini) ed essendo scarsi e poco istruiti i ragazzi educati al canto sacro. Questa pia e nazionale commemorazione avrà luogo il 29 corrente e come al solito il vasto tempio di S. Giovanni sarà affollato di curiosi, di devoti e di autorità politiche, militari ed amministrative, sicché il maestro, se saprà farsi onore, come si spera, avrà l’ammirazione di tutta Torino. Finalmente la compagnia lirica primaria per le nostre massime scene è compiuta coll’acquisto della Lotti della Santa (1): la buona interpretazione dell’opera di Verdi, nuova per noi, La Forza del Destino è assicurata, e così cadono tutte le dicerie, o meglio le corbellerie spacciate dai giornali teatrali e peggio ancora da quelli politici, che non dovrebbero loro tener bordone, come fanno senza sapere quel che fanno e quel che dicono. Per seconda opera, fra le nuove s’intende, avremo forse il Guarany e per terza si parla con qualche insistenza della Contessa d’Astemberg del maestro Rossi da Parma, che è una di quelle cui nello scorso anno arrise assai splendida la fortuna. Il maestro Rossi ha molti meriti e non sarebbe male che scene primarie si dessero modo di farli valere. VENEZIA., 18 luglio. Il Ballo in maschera al Malibran. L’altro ieri avemmo al Malibran la prima rappresentazione del Ballo in maschera, e m’affretto a dirvi che l’esito fu tanto felice da dover essere chiamato un trionfo. Anche qui, come dovunque, il Ballo in maschera era stato rappresentato infinite volle con più o meno buoni elementi; anche qui, come dovunque, questo lavoro, che è fra i migliori di Verdi, pella quantità straordinaria di bellezze melodiche ed armoniche che racchiude, ottenne costantemente onori singolari, ma fu talmente festeggiato per la eccezionale interpretazione datavi ora dal Mariani, che un’opera del tutto nuova non avrebbe potuto esserlo di più. L’orecchio più intelligente ed esercitato in materia musicale, da una esecuzione cotanto perfetta scoperse ad ogni piè sospinto bellezze nuove non mai prima udite, stupendi effetti di movimento or vertiginosamente veloce or placidamente sereno, nuovi e straordinari effetti di sonorità, finitissime gradazioni di colorito, incarnazione la più vera del concetto filosofico predominante, insomma vere e nuove maraviglie.. (1) Non poniamo in dubbio questa scrittura, ma finora noi non ne sappiamo nulla. La Direzione.