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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 15 rietà di programmi non ei volle meno che la grande1 scena finale dell’Opera Dardanus del Rameau (1683-1764). Non v’interesserà gran fatto conoscere i particolari dell’esecuzione; vi dirò in due parole che fu eccellente sia per parte di alcuni artisti della nostra Opera, (il coro v’era completo) come altresi per parte di alcuni nostri dilettanti e particolarmente poi del concertista, il quale diresse i cori e suonò i pezzi per piano assai maestrevolmente. Ma quello che mi preme riferirvi è l’impressione profondissima che fece sugli intervenuti particolarmente la seconda sezione di questa rassegna storico-musicale. Era un sentimento nuovo che svegliavasi nei più; una sorpresa al veder cosi splendidi dei nomi che doveano parer già eclissati da certi nomignoli; fu la consapevolezza chiara e distinta, che anche i numeri dell’armonia hanno la loro storia, la quale dimostra uno svolgersi di forme, un succedersi ed organarsi d’immagini, un lavorio incessante di civiltà e di progresso. Dopo di che comprenderete bene il mio amore per l’archeologia, ed il desiderio che simili studi e pratiche siffatte non vadano neglette da coloro, i quali dell’arte non fanno ancora un mestiere. Questo il mio voto pel capo d’anno. Statevi felice. u u Berlinp, 2 Gennaio. (Ritardato) Promisi di continuare la mia rivista dei concerti appena mi fosse possibile e non manco di farlo, sebbene abbiamo adesso molte curiosità musicali che mi tocca rimandare ad un’altra volta, per riparare prima il mancamento. Comincio coll’esecuzione della gran messa (&’ min.) di G. S. Bach alla Singakademie, istituto di canto, che è come sapete il più importante di Berlino, salvo forse quello dello Stern. Sarebbe portar nottole ad Atene dire delle molte bellezze di questo componimento del più gran contrappuntista che abbia esistito mai: basti il sapere che l’esecuzione alla Singakademie fu in tutto degna del capolavoro. I cantanti hanno nell’esecuzione di questo difficilissimo spartito un compito ingrato, tra perchè le parti di canto sono veramente ardue, tra perchè l’effetto non compensa la fatica; gli è perciò tanto più da lodare la cura e l’amore che essi posero nell’interpretazione. Fra i pezzi perfettamente riusciti noto Y Incarnalus ed il Cruci focus La Creazione di Haydn, componimento sempre giovane, forma un bel contrasto cogli intrecci di contrappunto di Bach, e fu riprodotta benissimo, come sempre, dalla Società corale dello I Stern, col concorso della Peschka-Leutner da Lipsia (eccellente soprano — Gabriele ed Èva), dell’Otto da Berlino (bravo tenore — Uriele) e dello Scaria da Dresda (ottimo basso — Raffaele ed Adamo). I due ospiti, che sono due artisti come se ne incontrano pochi, fecero le spese dell’interesse di questa serata. La Peschka-Leutner ha voce di soprano alto estesissima, e fiorisce e colorisce il canto con una leggierezza da destare l’ammirazione. Fu per essa un vero trionfo la riproduzione dell’aria Nun beat die Flur. Si può dire altrettanto del basso Scaria; benché fosse un po’ indisposto, egli fu un Raffaele come certo lo immaginava Haydn, in tutta la parte, naturale, vigoroso (la sua voce va dal Re basso fino al Fa) biblico, in una parola perfetto. La riunione di Santa Cecilia, sotto la direzione di Alessio Hollaender, esegui una nuova cantata per coro ed orchestra — Cornala — del compositore danese Niels W. Gade, il caro partigiano della scuola classico-romantica e principalmente del suo fondatore Mendelssohn. La nuova cantata mostra tutte le doti che si ammirano nelle composizioni del celebre maestro nordico, cioè: opulenza nel colorito strumentale, bellezza di disegno melodico, varietà artistica d’armonie; il t’itto congiunto a belle forme dà un capolavoro. L’esecuzione di questa cantata era buona, e merita lode speciale la moglie del direttore, la signora Hollaender che riprodusse la sua parte benissimo. Poco ho a menzionare intorno all’opera imperiale; tutto si riduce alla risurrezione d’una vecchia opera Macbeth di Taubert e al giubileo di un’altra che conta fra le migliori non della Germania solo ma del mondo musicale, vale a dire il Freyschütz di Weber che andò in scena con gran pompa e lusso e fu eseguita dai migliori membri della nostra scena per festeggiare la 400? esecuzione. Quando avrò detto che le stesse parti minime furono eseguite in quella sera dai primari artisti, che il Niemann lu un Max superbo, la Mallinger un’Agata impareggiabile, la Grossi (Annetta), avrete un’idea della stupenda esecuzione. Il trionfo maggiore fti per il Niemann, tenore di cartello della grande opera, artista vero, e padrone sicuro della sua robusta voce. Quanto al Macbeth, che pure è opera d’un maestro rinomato fra noi, egli non ebbe che un successo di stima. Il Taubert ha scritto assai, ed è specialmente noto per molte bellissime canzonette e sonate ed altre buone composizioni vocali e istrumentali, ma gli manca una cosa che pure è la principale per un compositore d’opere — lo slancio ed il brio drammatico. Non conosco il Macbeth del Verdi, ma sono persuaso che l’italiano avrà per vigoria drammatica, lasciato molto indietro il tedesco. Nondimeno nell’opera del Taubert vi hanno molti bei pezzi; tali la scena della luna nell’atto primo, il canto trionfale di Macduff, il coro degli Scozzesi nell’atto terzo e molti altri. L’esecuzione fu ottima; il bravo nostro Betz (Macbeth) fece il meglio che si poteva nella sua infelice parte; la Brandt (Lady Macbeth) fu eccellentissima, e non altrimenti Niemann (Macduff). Bene la Grossi e la Horina nelle parti di figli; la prima trasse molto partito dalla sua piccola parte. Le due ultime serate del quartetto Joachim, (ultime perchè nei mesi di gennaio, febbraio e marzo si assenta da Berlino) ei diedero un quartetto {re maggiore) di Haydn, un altro di Beethoven (op. 95 in fa min.) col concorso dei signori Stiehle e Jacobowsky, il celebre Sestetto {si bem. magi) di Brahms — poi il Quartetto {sol min.) di Haydù, Quartetto {re min.) di Schubert e uno stupendo quintetto (due viole in do mag.) di Beethoven col concorso ’del signor Brode. Vi parlai del Brahms la passata volta; un’altra prova del suo eletto ingegno fu questo sestetto, che fu eseguito in tutti i suoi tempi col brio che rivela l’eletto artista. Il quartetto dello Schubert, il cigno immortale delle canzonette, è un gioiello nella tenerezza dolce delle variazioni e nello slancio impetuoso del finale. Un’altra società di quartetto, quella dello Spohr e colleglli, esegui nell’ultima sua serata un nuovo quartetto di Gioachino Raff, lavoro che ha doti tali da meritare di essere posto fra i migliori della musica strumentale moderna. Un giovine violinista di gran talento piacque molto in un concerto della società artistico-letteraria. Gustavo Hollaender (tale il nome) è scolare preferito dello Joachim ed eseguì un concerto di Spohr, Villanella di Miska Hauser, una Barcarola di sua composizione e due diffìcilissimi pezzi di Roèder; principalmente negli ultimi destò entusiamo per la rara sua abilità; speriamo di udirlo più spesso. Un arpista-concertista signor Aptommas (da Wales, ricco di arpisti) ebbe il coraggio di dare due concerti nella sala deifi Hôtel de Rome, senza alcun aiuto; questi concerti attirarono un numeroso uditorio che rimase assai contento, il che prova che il concertista è assolutamente maestro del suo strumento. Egli arricchì il repertorio dell’arpa eseguendo magnificamente la sonata do diesis min. (così detta della luna) di Beethoven ed il concerto {fa min.) di Weber, oltre molti pezzi di ParisAlvars e di propria composizione. Ha un tocco sicuro tanto nelle sfumature del pianissimo come nei forti arpeggi dei passaggi brillanti, e tratta il suo strumento con quella libertà artistica che non conosce difficoltà. Finisco con poche’ parole sopra due rinomati pianisti il Bendel ed il Barth, l’uno dei quali diede la sua seconda SchubertChopin Soirée, l’altro un gran concerto col concorso dello Joachim con questo programma: l.° Sinfonia del Figaro di Mozart. 2.° Concerto {la min ) per pianoforte di Schumann, 3.° Concerto {sol min.) per violino di Bruch (suonato dallo Joachim), 4.° Concerto {mi bem. mag.) di Beethoven. Barth conta fra i migliori pianisti di Berlino e principalmente la riproduzione del concerto di Schumann gli valse grandi onori. Il Bendel suonò, oltre la Wandèrfantasiè op. 15 di Schubert e il grande scherzo {si bem. min.) di Chopin, molti pezzi di Schubert e Chopin, colla finezza solita. La Sgrina. Adler disse due canzonette di Schubert e tre canzonette di Chopin, con bella voce e fina maniera; fu molto applaudita, benché queste canzonette del polacco infelice non si sollevino sul livello della mediocrità. Possiamo però perdonare di cuore tenendo conto della moltitudine delle creazioni bellissime, lasciateci dal tropico Chopin. F F Rimandiamo al prossimo numero la pubblicazione del Carteggio di Londra arrivato in ritardo. Il principe Galitzin, in uno dei concerti russi ch’egli dà a Nuova-York, eseguì alcune sue composizioni: Fantasia dell’emancipazione (!) e Gran Fantasia patriottica intitolata Unione russo-americana (!!) A Riga non si fecero che 70 prove dei Maestri cantori di Wagner... e pare che l’opera possa già andare in scena! Miracoli del genio tedesco! ¥ Il 23 dicembre si celebrò a Lipsia il 50.° anniversario del Freyschütz colla sua 25O.a rappresentazione — È a Berlino quest’opera stessa ebbe la 389,a rappresentazione il giorno 18 dicembre. ¥ Un altro teatro divenne preda dalle fiamme. E il teatro Wall in Washington, arso il 6 dicembre. L’edificio era assicurato per dollari 15,000, ma la perdita pel proprietario è di dollari 30,000. V Giuseppe Bessems, dal 1845 maestro di cappella alla cattedrale di Anversa, ha dato le sue dimissioni. Il maestro Kieven fu nominato al suo posto