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JAI LA N O -Ajsrisro xxvn. ^r. 2 a 16 GIUGNO 1872 PIB.ETTOP.E GIULIO RICORDI REDATTORE SALVATORE FARINA SI FEBBLICA OGNI DOMENICA IL FAUST DI GOETHE E LE SUE TRADUZIONI MUSICALI V. IL FAUST DI GOUNOD Prima del Faust di Gounod regnava felicemente il Faust di Spohr. Costui deve al maestro francese la dimenticanza che ha seppellito la sua creatura. La cosa è logica e giusta, per quanto possa parere crudele; anche il Barbiere di Rossini fece dimenticare i Barbieri di Paisiello e di Morlacchi, e la Giulietta e Romeo di Vaccai sfrondò gli allori della Giulietta e Romeo di Zingarelli, e i Caputeti e Montecchi di Bellini posero in oblio l’opera di Vaccai (1), e la Vestale di Mercadante seppellì quella di Pacini, ed è facile moltiplicare gli esempi di simili detronizzamenti artistici, provando dopo tutto che ciò non torna punto a disdoro degli artisti, ma che è una necessità del tempo. — Pur troppo anche i lavori d’arte invecchiano; la prosa, la poesia, la pittura e perfino la scultura^ hanno modelli antiquati; la musica, meno soggetta a norme fìsse del hello, più capricciosa e fantastica delle sue sorelle, è nel dominio del tempo più di tutte. Ci può essere una musica di moda meglio che un’arcadia di moda in letteratura o un colorito di moda, in pittura, meglio che un realismo di forme o uno spiritualismo scultorio di moda. Il Faust di Spohr aveva saziato il pubblico, il Faust di Gounod era il nuovo venuto; aveva meriti intrinseci grandi, bellezze di forma seducenti, più il fascino della gioventù e della freschezza che mancava all’opera incadaverita di Spohr. E poi Gounod prese l’argomento del Faust tal quale, e se non lo tradusse intero musicalmente come intendeva Schumann, fu per adattare la sua opera alle esigenze della scena; ma anche colle mutilazioni riputate (1) Meno la scena finale, che anzi si sostituisce a quella di Bellini nelle rappresentazioni. indispensabili dai librettisti, Goethe vi respira ancora per entro, vi è ancora la sua impronta, vi balena ancora il suo pensiero; e il contrasto della vacuità della scienza e dell’onnipotenza dell’amore, e il paradiso del cuore che si apre sotto i passi di una creatura infernale, e il problema terribile della vita, tuttociò, sebbene rimpicciolito, è rimasto nella tela musicale del compositore francese. Al contrario di quel che aveva fatto Berlioz, Gounod lasciò prevalere l’elemento affettuoso nella sua musica; il fantastico si raccoglie tutto nella figura sinistra di Mefìstofele, ma il drammatico ha dei momenti grandiosi, tali la morte di Valentino e la scena della cattedrale. Considerata la musica di Gounod come l’interpretazione del poema di Goethe, certo rimane infinitamente al di sotto del modello, ma considerata prima di tutto come opera scenica è una delle meglio riuscite del moderno repertorio, e il suo successo è incontrastabilmente legittimo. Quando nel 1862 Milano ascoltò per la prima volta questo lavoro che aveva già conquistato l’approvazione in Francia ed in Germania, se pure si udì qualche nota discordante., le accoglienze del pubblico e della critica furono un coro di elogi. Si disse per altro che Gounod non vi appariva con una fìsonomia propria, ma aveva amalgamato le diverse scuole, e lo si incolpò di aver fatto una concessione al gusto dei vari paesi per assicurarsi il successo. Questo biasimo, se non andiamo errati, è la sua lode migliore. Prima di tutto un lavoro che deve vivere sulla scena, che deve rivolgersi al pubblico e piacere alle masse, non è un trattato nè una rigorosa esposizione di principi!, destinati a crescere proseliti a questa o quella scuola. E poi si ha torto di credere l’eccletismo in ogni scienza biasimevole. Tale sarebbe quando fosse provato che il vero ed il bello appartengono ad una sola scuola, e che le scuole avversarie insegnano assolutamente l’errore; ma ciò se è sostenuto a spada tratta dai partigiani d’o’gni scuola, anzi appunto perchè è sostenuto per proprio conto da ogni scuola, deve essere rifiutato dal buon senso. E forse la filosofìa, la scienza, l’arte, la musica che s’industriano a raccogliere il bello ed il buono dovunque lo trova sono le più oneste e le più meritevoli di tutte. Si badi se la scelta fu ben fatta, ma non si domandi di più, e per quel che