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188 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO Dopo aver accennato i difetti di questo lavoro, vuole anche giustizia che sieno avvisati anche i pregi di quest’opera la anale sebbene presenti molte combinazioni astruse e difficili, pure non è priva di merito. Meritano speciale encomio la scena ed aria del baritono nel primo atto, l’aria seguente per soprano colla relativa cabaletta alla maniera di Palestrina, il duetto che segue tra baritono e soprano, la cabaletta dell’aria per tenore nel secondo atto e l’aria del baritono nel quarto atto. L’esecuzione, avuto riguardo alle poche prove e alla fretta, fu lodevolissima e specialmente per parte della signorina Gerii e dei signori Butti e Parmizzini. Povera la messa in scena e meschine e fuor di costume le decorazioni. Il maestro compariva alla ribalta 11 volte. Conchiuderò dicendo che sebbene si possa lodare l’istrumentazione condotta con buon artificio, e sebbene il complesso riveli un ingegno eletto, pure non ha sufficienti attrattive per trattenere piacevolmente anche il pubblico più indulgente. Credo che questa sia stata l’opinione d’altri PARIGI, 29 maggio. Opera-Comica — Djamileh, versi di Luigi Gallet, musica di Giorgio Bizet — Le médecin malgré lui di Molière, musica di Gounod — Teatro Italiano, Anna Bolena, con la Sasse e Medini — Otello, la Penco — Chiusura. Quel bell’ingegno e quell’ardito poeta che ebbe nome Alfredo di Musset intitolò Namouna una bizzarra novella, nella quale.-ibbandonandosi al corso della sua vagabonda fantasia, parlò di tutto e di tutti salvo di Namouna. Se non che, arrivato alla fine, e ricordandosi che aveva promesso di narrare una storia qualunque, ridusse nelle due ultime strofe, di centinaia che ne ha Namouna, il fatto che voleva raccontare e mise il punto finale. Il fatto è questo: Hassan ha per uso di comperare una bella schiava, di serbarla con sè un mese; dopo di che la rivende e ne compra un’altra. Una di queste schiave condannate a soddisfar l’amor capriccioso-sensuale d’Hassan, si prende di vero amore per lui, è quand’egli la rimanda, ella si fa vender di nuovo ad Hassan dal mercante di schiave, come se fosse un’altra. Il giovine orientale, commosso da questa costanza e da quest’amore, la ripiglia. (Il poeta non dice se la conservò lungo tempo ancora). Ecco tutto. Come si fa, domando io, a fabbricar un libretto con questa semplice idea? Ebbene, il sig. Luigi Gallet l’ha fatto. Non è già un’opera comica che ha scritto, ma un semplice gruppo di scene, nelle quali ha sviluppato la piccola idea di Alfredo di Musset; ed ha cosi offerto al compositore il destro di metter in musica qui un’aria, là qualche strofa, ora un coro, ora un ballabile, più lungi un terzetto o un duetto. Egli ha aggiunto ai due personaggi del Musset, un certo Splendiano, un secretano di Hassan, ch’egli chiama Haroun, per non servirsi del nome dell’eroe di Musset, allo.stesso modo che ha cambiato il nome di Namouna in quello di Djamileh. Il Bizet è l’autore di di^e opere, che vissero senza infamia e senza lode, una intitolata: Il pescator di perle, l’altra La Iella fanciulla di Perth. Posso dire presso a poco lo stesso della sua Djamileh. Non è già che questo compositore (genero di Halevy) sia sprovveduto d’ingegno; ha, al contrario, estese conoscenze musicali; e forse sarebbe anche un melodista, se il volesse davvero, ma noi vuole. Appartiene alla nuova scuola, a quel novero di giovani maestri che, non essendo stati dotati dalla provvidenza d’un po’d’immaginazione, cercano di screditare la melodia, di dirla trastullo e passatempo di femminette. Tutta la loro cura, tutto il loro studio è consacrato alla parte istrumentale. Del canto si preoccupano poco o nulla. Sicché la loro musica si riduce ad un lungo e faticoso ’recitativo, arricchito di tutte le dovizie dell’orchestra, ma di cui non resta una. sola battuta nell’orecchio, e nulla va al cuore. In compenso il lavorio dell’orchestra è accuratissimo, qualche volta lo è troppo; a tal punto che stanca l’udito, piuttosto d’allettarlo. Certamente vi sono nello spartito di Djamileh alcune pagine melodiche, e sono precisamente quelle che il pubblico ha applaudite. V’ha un coro che è cantato nelle quinte, una romanza, un lamento, che non sono scritti esclusivamente per gli armonisti. Tutto il resto farebbe piuttosto^ le delizie d’un amatore di musica da camera, che quella d’un uditorio di teatro. Non so come nè perchè, ammaestrato dalla diversa esperienza fattane finora, il Bizet non cambia di metodo; se.vuoi piacere al pubblico, scriva pel pubblico; se vuol piacere ai suonatori di quartetti, scriva quartetti e abbandoni il teatro. Qual piacere e qual vantaggio può trovare a far mettere in scena opere che non possono -esser eseguite se non un numero molto limitato di sere, e che ricadono nell’oblio, senza lasciar la menoma traccia del loro rapido passaggio sulla scena? Ben altrimenti destro, il Gounod mise in musica un libretto tratto dal Medico suo malgrado di Molière, e lo smaltò di tanta melodia, che il teatro dell’Opera-Comic.^,, vedendo che questo spartito era stato abbandonato dal Teatro Lirico, lo ha preso nel suo repertorio, e lo ha fatto eseguire. Il successo non è stato dubbio. I plausi del pubblico hanno convinto il direttore della sala Favart, che aveva avuto ben ragione di riprender questa bell’opera. Una seconda rappresentazione di Anna Polena al teatro Italiano ha chiamato maggior numero di spettatori nella sala. Ma, che volete! non è qui che un’opera italiana può esser giudicata dopo una o due rappresentazioni. La maggior parte del pubblico’ aspetta per dare il suo avviso, quello dei giornali, e siccome i giornali non sono mai d’accordo, capirete quanto è diffìcile di sapere se un’opera ha piaciuto o no. Al teatro è anche più malagevole di farsene un’idea. Non si applaude, non si fischia; o tutt’alpiù si applaude quando un tenore o una prima donna eseguiscono un bel punto coronato. La parte d’Anna Bolena è stata rappresentata dalla Sasse, quella di Enrico Vili dal Medini; quest’ultimo ha avuto un grande successo. Ma debbo confessarlo, l’opera nell’insieme non ha riunito il suffragio del pubblico parigino. Tanto peggio per lui! Le ultime rappresentazioni nel teatro Italiano sono state e saranno fatte con TOtello di Rossini. È la Penco che canta la parte di Desdemona. Fra tre giorni il teatro sarà chiuso, ed arrivederci al carnevale prossimo. Le altre direzioni che hanno preceduto quella del Verger erano abituate a riaprir il teatro in ottobre, talora anche in settembre. Avevano torto. L’eletta gente è ancora alla campagna, e non ne torna che al novembre: ora senza d’esso il teatro Italiano, teatro propriamente di lusso, non potrebbe andare innanzi. Il Verger dunque avrà molti mesi innanzi a sè per prepararsi alla nuova stagione teatrale. Quella che ha avuto luogo in questi due o tre mesi non è stata che un semplice esperimento. Non può dirsi che non abbia riuscito; ma il difetto capitale della novella direzione è d’aver troppi cantanti, tra i quali pochissimi veramente buoni, e di voler mettere in iscena troppe opere senza perfezionarne nessuna al punto di vista dell’esecuzione. Con tre prove si va in iscena, e vi si va quando l’opera è immatura. Dopo una o due rappresentazioni si muta cartello, e cosi sempre. Val meglio la qualità che la quantità; ma l’impresa di questo teatro Italiano fa come il monello che comperando delle frutta, diceva al venditore: dammele marce, ma dammene molte. èA.. ÿv. LONDRA „ 27 maggio. Cose prossime. Gelmina, nuova opera del maestro Poniatowski — Ricomparsa della Nilsson — Rigoletto e Trovatore al Covent-Garden — La popolarità del tenore Campanini scema! «Gelmina» — La nuova opera del maestro Poniatowski è annunziata per domani sera. Dopo tutto Gye non intende frodare il buon pubblico di tutte le novità promesse! Di questa nuova opera «principesca» v’ha chi dice mirabilia’, ma secondo il solito non mancano nemmeno i detrattori. Gli artisti, a cui n’è stata affidata l’esecuzione, non sono certamente mediocrità; e non sarà colpa loro sicuro, se il successo non dovesse soddisfare appieno l’illustre compositore, e i suoi non pochi ammiratori. Gli artisti sono la Patti (Gelmina), il Cotogni (conte Adriano), il Bagagiolo (frate Giovanni), il Tagliafico (Matteo) e il Naudin (Silvio). Io m’auguro che la rappresentazione di domani sera sia veramente una rappresentazione, piuttosto che una prova generale, come avviene solitamente nella prima sera d’una novità al Covent Garden. Al teatro di Drury Lane domani sera farà la prima comparsa della stagione la gran diva svedese nella Traviata. Taluni vogliono che questa studiata coincidenza possa recar danno all’uno e all’altro teatro; ma io credo altrimenti, e son d’avviso che i biglietti d’entrata saranno facilmente esauriti e all’uno e all’altro teatro. Numerosi senza dubbio sono gli ammiratori della Nilsson; ma l’attrazione di una nuova opera di un principe puro sangue è abbastanza forte specialmente in questo paese per far non meno effettivamente gli affari dell’impresa. E poi non mancano d’avvero in Londra persone per affollare aristocraticamente e l’uno e l’altro teatro. Il Rigoletto e il Trovatore vengono ripetuti questa settimana al Covent Garden a richiesta generale. Non è merito del Duca, signor Nicolini, se vuoisi ripetuto il Rigolelto’, ma è merito deifi Albani (Gilda), del Graziani e della musica divina di quell’opera. Il signor Nicolini con tutta la potenza del suo nome e del