Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1872.djvu/174

166 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO È appena da citarsi la fatica dell’inglese Enrico Bishop, per adattare alle scene del Covent-Garden, di cui era direttore, il Faust di Spolir, segnandolo col suo nome! Nel 1827 la potente creazione del genio tedesco trovò un traduttore musicale francese, il signor di Bancourt, il quale fece rappresentare un Faust al teatro des Nouveautés. Ma la musica era raccolta qua e là nelle opere francesi, e il melodramma era una sciocca parodia, che si salvò per l’esecuzione affidata ad artisti di vero talento. Il barone di Pellaert, un dilettante, compose la musica di un Faust che ottenne un successo legittimo a Bruxelles nel 1834. Fin qui il Faust non era stato trattato sul serio; la parodia se n’era impadronita prima di tutti e minacciava di sbarrare la via alle concessioni severe. Fu una donna che sbarazzò il passo, la signorina Bertin, che congiungeva alla scienza musicale un rispetto sommo pel nome di Goethe. Il suo Faust fu rappresentato per la prima volta il giorno 8 marzo al teatro dell’Opera italiana di Parigi. Il libretto riproduceva fedelmente •le situazioni principali del dramma, e conservava anzi una situazione caratteristica trascurata di poi, la cucina delle streghe. La musica fu giudicata con indulgenza, con galanteria, il che non vuol dire che mancasse di pregi. Era, pare, musica più ben fatta, che ispirata. In Germania non mancava chi lavorasse musicalmente intorno al poema di Goethe. Nel 1832 Lindpaintner faceva rappresentare con lieto esito a Stuttgart un Faust che fu riprodotto a Berlino nel 1834. Quest’opera contiene pagine notevolissime, e fra le altre una stupenda ouverture che ha un carattere sinistro e diabolico. Nel 1835 Faust si vestì di note per opera d’un principe, Antonio Radzivill, governatore del granducato di Posen^ dilettante appassionato di musica e valente violoncellista. La sua opera apparve a Berlino, e fu eseguita, per quel che ne dice Fétis, in molte città di Alemagna, e in special modo a Berlino,, dove ancor oggi l’Accademia reale di canto la eseguisce nel giorno delT anniversario della morte del suo autore. Lo stesso Goethe ne fa l’elogio nei suoi Annali. Si suppone per altro con fondamento che alla composizione di questa musica principesca non fosse estraneo il maestro di cappella Guglielmo Schneider, di cui il principe Radzivill era allievo. Giulio Rietz fece rappresentare nel 1836 un altro Faust in un teatro fondato da Immermann a Düsseldorf. Il signor Jullien e Fétis ei informano che codesto Rietz, nato nel 1812 a Berlino morto a Dresda nel 1866, fu amico di Mendelssohn, direttore dell’Accademia di Lipsia, ingegno elevato e modesto, ma non ei apprendono nulla intorno al suo Faust. Gordigiani, il celebre autore di tante stupende melodie per canto, non era ingegno di tal natura da avere grandi successi nel melodramma. Delle poche sue opere teatrali nessuna si è salvata dalla dimenticanza. L’argomento sovranamente sintetico e grandioso del Faust >era certo il meno adatto alla sua musa., gentile? accurata, minuziosa ed elegante nell’analisi; nondimeno egli ’ O 7 0 vi si accinse sopra un pessimo libretto e fece rappresentare l’opera condotta a termine in brevissimo tempo al teatro dellaPergola di Firenze nel 1835. L’esito, contrariamente a quel che ne scrive il signor Jullien, fidandosi al Fétis., fu un fiasco clamoroso, come se ne contano pochi nella storia delle vicende teatrali, ma ne ebber colpa più della musica (che era certo pregevole se non di natura da muovere l’entusiasmo), le castronerie del libretto, l’insufficienza di prove, l’esecuzione trascurata degli artisti (che pure erano di cartello), e infine là puerilità dei mezzi meccanici adoperati per le trasformazioni e gl’incantesimi. Spohr, Berlioz, Schumann e Gounod, hanno fatto meglio di tutti gli altri, e le loro opere sul Faust non morranno certo interamente mai. f Continua) Giuseppe Verdi ricevette giorni sono la seguente lettera: Sig. Verdi gentilissimo. Reggio (Emilia), 7 maggio 1872. Il giorno due del corrente mi recavo a Parma chiamatovi dall’opera rumorosa YAida mezz’ora prima che si alzasse la tela, io era nella mia sedia N. 120, la prevenzione era grande per parte mia. Ammirai la messa in scena, sentii con piacere quei grandi artisti e cercai di non perdere nulla. In fine del? opera domandai a me stesso se mi trovavo contento e ne ebbi un responso negativo, ritornai a Reggio e stando nella carrozza ferroviaria stetti a sentire i giudizi! che se ne facevano; quasi tutti erano d’accordo nel dire che era una grande opera. In allora mi venne il ticchio di novellamente udirla ed il giorno quattro ripartii alla volta di Parma, feci il diavolo per entrare senza aver bisogno del posto riservato, ma la calca essendo immensa. mi convenne gettare L. 5 e sentii la replica con comodità; dopo convenni cosi: che è un’opera che non vi si trova alcun pezzo che strappi l’entusiasmo, che vi elettrizzi, e che senza quel grande apparato che è di esclusiva proprietà dei c non si potrebbe durare sino alla fine; e che quando avrà fatto due o tre teatri finirà per essere posta nei polverosi archivi. Ora, caro Verdi, non potete idearvi come mi trovi riialcontento di aver speso in due volte L. 32, ammessa anche la circostanza aggravante che sono figlio di famiglia e questi danari a guisa di orribili spettri vengono a disturbare la mia pace. È a voi che mi rivolgo risolutamente onde vogliate rimettermi tale somma e voi dovete restituirmela tosto. Eccovi il conto: Ferrovia - andata L. 2 60» - ritorno 3 30 Teatro 8 00 Cena scellerata alla stazione.... 2 00 L. 15 90 Bis 15 90 Totale - L. 31 80 Da un tale dispiacere io penso che voi vorrete levarmi, ed in questa speranza vi saluto di cuore. Bertani. Indirizzo — Bertani Prospero, Via S. Domenico, N. 5. Il maestro Verdi commosso dalle sciagure del signor Bertani, incaricò l’editore Ricordi di far ricerca del