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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 159 Sàbato, H maggio. Al Politeama si cammina sugli allori; oggi le cronache notano due nuovi trionfi: Luisa Miller e ballo Shakespeare, e senza dubbio alcuno ne noteranno un altro, M Italiana in Algeri che andrà in scena lunedi. Evidentemente il pubblico di quel teatro è ammalato d’entusiasmo, perchè mentre da in ismanie di contentezza per una bella nota, non si dà nemmeno per inteso quando nei pezzi concertati gli si infliggono le torture acustiche più crudeli. Non so dire se quest’ottimismo sia l’occasione delle imperfezioni organiche ereditarie degli spettacoli del Politeama, o se l’incurabilità di simili malanni abbia consigliato la compassionevole arrendevolezza del pubblico. Certo è che oramai è diventato sistema in quel teatro di presentare le opere a gestazione interrotta, perchè maturino sotto gli occhi del pubblico. Le disgraziate creature, tentennano,’barcollano, ma arrivano alla fine, il pubblico batte le mani se può, se non può beve e fuma. Inutile dunque dire che i pezzi concertati della Luisa Miller furono trattati alla maniera di quelli della Semiramide, del Ballo in Maschera e dell’Araldo, che i cori si sbandarono più d’una volta, e che l’orchestra dovette fare sforzi titanici per non imitare i cori. Quanto agli artisti, salvo il basso che stona volentieri, gli altri non meritano che lodi. La signora Vaneri Filippi ha in quest’opera ridato prove di molto talento artistico. Fu una Luisa appassionata senza intemperanze, disinvolta nel portamento, corretta nel canto. Il successo le diede la sicurezza e la fiducia che le mancavano nella prima rappresentazione della Semiramide; e mentre allora si mostrò forse preoccupata del pubblico e della sua parte in eguale misura, oggi noe si diede pensiero che della sua parte. Ebbe applausi vivi e frequenti e assolutamente meritati. La signora Giussani non canta che una romanza; le basta però per mostrare una voce gradevole ed intonata e per farsi applaudire. Al tenore Ronconi furono fatte molte feste; è giovine, ha un aspetto elegante, fa pompa di voce calda e potente, a cui aggiunge potenza e calore coll’anima; ei è in lui la stoffa di un artista purché sappia essere il sarto di sè medesimo. Che dire del Viganotti? Egli è da tanto tempo alla breccia, facendosi sempre applaudire e chiamare al proscenio. e la critica è cosi bene accordata quando deve contare le sue lodi, che’non si sa più che dire di lui. A lungo andare quest’artista porrà noi cronisti nella dura necessità di esporre agli occhi del pubblico la nostra suppellettile rettorica, specie di mistero d’Isideche è meglio pel decoro della letteratura teatrale lasciare inviolato. Nè si sa più come chiamarlo, chè di bravo, di egregio, di esimio, di valente e di simpatico ne ha avuto a sazietà ed a quest’ora ha fatto incanutire tutti gli aggettivi del dizionario. Il ballo Shakespeare - gran dire! fece dimenticare l’Anna di Masovia. Ballabili, scene, musica, mimica, tutto fu applaudito. Il coreografo Marzagora che lo riprodusse, raccolse per sè e per conto di Giorza e Casati gli allori. E li raccolse non metaforicamente soltanto, chè gli fu presentata una vera e legittima corona d’alloro - alloro dei coreografi, s’intende, per distinguerlo dall’aZZoro dei poeti e dall’aZZoro dei guerrieri che erano in uso agli spettacoli dei nonni dei nostri nonni. Fra i ballabili, che sono tutti graziosissimi, i più applauditi furono la mascherata, il sogno, e il finale-, belli i costumi e variati con gusto; applauditissima la signora Didan. Fino all’ultimo quadro si credeva in buona fede che il coreografo Marzagora avesse presa la generosa iniziativa di sopprimere il passo a due; ma il passo a due c’era; rimase ultimo, come una necessità inesorabile, per provare che al mondo non si può avere felicità intera, nemmeno coreograficamente. Riguardo alle future stagioni alla Scala, senza contare le molte dicerie dei giornali, si sa di certo che per l’autunno 1872, e per il carnovale e quaresima 1872-73, il teatro fu concesso all’impresa Brunello, la quale si è obbligata di dare 12 rappresentazioni in autunno, e non meno di 65 nella grande stagione. La compagnia Meynadier ha trovato un po’di benignità nel pubblico e nella critica MA’ Orphée aux enfers, e colla Barbebleu. Il giorno 20 il Re (vecchio ) inaugurerà una stagione di spettacoli d’opera cAV Italiana in Algeri, a cui succederà la Cenerentola. È confermata uffìzialmenle la notizia della costruzione d’un teatrino estivo presso il caffè del Salone ai Giardini Pubblici. Prima operetta annunziata è II Gran Duca di Gerolstein. Non il signor, Lorini. come fu detto per errore di stampa nel passato numero, ma i signori Merini e Lamperti presero in affìtto il nuovo teatro Dal Verme per nove anni; Nel Segnale di Lipsia trovasi il seguente annunzio • La celebre viola di Mozart sulla quale l’immortale maestro prese parte alT esecuzione di quartetti e quintetti in casa del conte Amade a Vienna, e che fu da questi donata al suo amico conte Brunswik (amico di Beethoven) e che dopo la morte del conte Brunswik passò come legato al musicista Antonio Pfeiffer a Pestìi, trovasi ora, insieme con una raccolta di antichi strumenti a corda italiani, nelle mani del suo figlio maggiore Giuseppe Pfeiffer, maestro di musica a Cherson, in Russia. Gli editori Schuberth e G.° di Lipsia pubblicarono l’oratorio di Liszt’. Chrislus, per assoli, coro, organo e grande orchestra. II poeta Mosenthal sta riducendo il suo dramma Pietra in un libretto d’opera per Antonio Rubinstein. V- La Censura di Pietroburgo, che aveva messo il veto all’opera 11 Demonio di Rubinstein, ne ha poi permessa la rappresentazione. L’opera Feramors di Rubinstein fu rappresentata al teatro di Corte a Vienna il 2-1 aprile scorso. Sebbene l’autore sia stato’chiamato dopo ogni atto, il successo non fu molto favorevole. In Anversa si è fondata una nuova società musicale, sotto il nome di Persévérance. I signori Meilhac ed Halevy scrivono un terzo atto assolutamente nuovo per la Perichole. Un giornale di York? (Canada), lo Standard, racconta che uno studente di quella Università, figlio di un maestro di canto, desta meraviglie nei Concerti, suonando contemporaneamente il violino e il pianoforte’. M Un’altra opera nuova si darà, nella corrente stagione, al Teatro Doria di Genova: Riccardo duca di York, del maestro Sassaroli.