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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 153 Napoli, 1 maggio. Mantengo la promessa e ritorno alla Selvaggia del maestro Viceconte. Lasciate prima che vi esponga l’orditura del libretto, che è del Morgigni, poeta di bella fama ma che questa volta dormicchiò. La seconda lega lombarda, o più propriamente la lega guelfa, avea fatto nascere in parecchi siciliani nemici dell’imperatore la speranza di scuotere il giogo svevo, che troppo avevano in uggia. Tutti costoro nelle castella lungo e vigoroso assedio sostennero, ma alfine, avendo ricevuti bugiardi patti, furono tutti menati a morte. Il Deus ex machina di tutto quest’ordito, è la figliuola dell’imperatore, Selvaggia che sebbene abbia quarant’anni è in tutto il fulgore della bellezza. È dessa che si fa ministra della vendetta ghibellina, e con le sue lusinghe ottiene che il principe Rodrigo rompa la fede data ai guelfi di poter salpare in sicurtà per Genova. Fra i dannati al supplizio è Gualtiero, figlio di Selvaggia; questa lo svela al fine del dramma, ma il figlio non vuol saperne, la rinnega e corre al suo destino. Questo libretto con la musica nacquero or è qualche annetto, per conseguenza vi è l’antica falsariga, e lo stampo de’ pezzi è di quelli iti proprio in disuso da un bel pezzetto, quindi mentre ognuno aspettavasi un lavoro serio di giovane artista e coscienzioso vede farglisi innanzi una vecchia con le rughe, e sotto mentite spoglie. Il Viceconte fu scritturato fin dall’anno scorso e poteva perciò, anzi doveva seriamente pensare che presentando questa Selvaggia egli sconosceva ogni, progresso nella parte melodica e nello strumentale. L’amor paterno il vinse ed egli, come quella madre che volendo condurre la figliuola gobba e sciancata alla festa affannossi a farle raddoppiare* i tacconi alla scarpa del piede zoppo, e a rimpinzarle guancialetti intorno ai fianchi ed alle spalle, esagerò con gli strumenti di ottone qualche punto che poteva destare impressione. Ma ciò non bastò; chè le antiche cadenze fanno spesso capolino, le modulazioni sono del tutto comuni, le vere risorse orchestrali neglette, abbondanti invece quegli attacchi che ebbero da lunga pezza T ostracismo. Nulla v’ha di nuovo; il canto patriottico, che è il pensiero dominante dell’opera, ricorda una felice idea di Bellini; la romanza del contralto, vuoi per l’idea come per la struttura armonica e fin nello strumentale riproduce la ballata di Pierotto nella Linda. Il finale secondo è un vano sciupio di sonorità; e T opera termina col ben noto motivo: là ei darem la mano. Una pagina sola di questo libro musicale merita un po’ d’attenzione ed è il coro di cortigiani al secondo atto, e per un certo effetto che produce merita che si menzioni l’aria del baritono, poi il meglio che si può fare è di chiudere il volume e gettarlo in un canto per non riaprirlo mai più. Il pubblico alla terza rappresentazione non volle più saperne e l’opera finì tra disapprovazioni manifeste. L’esecuzione fu accurata, l’Aldighieri volea far di tutto per trarre in salvo questa sdruscita navicella, ma non vi riusci che la prima sera solamente; bene la Tati ed il Celada. La Blume non è cattiva artista, ma io aspetto, per giudicarla convenientemente, la seconda opera che eseguirà. Sarà senza fallo la Maria Tudor, chè la Commissione ha ceduto ed ha permesso che venga rappresentata. A quest’ora conoscete certamente i danni che ha arrecato quest’ultima e tremenda eruzione del Vesuvio, ma non sapete che vinto da forte timore il baritono Aldighieri, insalutato hospite, abbandonava la nostra città, lasciando in imbarazzi serii il Musella, il quale, dicesi, ha messo in moto il telegrafo per avere un nuovo baritono che possa cantare nel Manfredo. Intanto per colmo di sciagura la Krauss è inferma, sì che il teatro è chiuso per ora, e se si riapre, ritorneremo alla Borgia. Per la paura che invase la nostra cittadinanza non potè ancora aver luogo l’ultima tornata di quest’anno in casa Clausetti; sarà offerta la prossima domenica; udremo al solito dell’eccellente musica. Ed a proposito di accademie i soci del Casino dell’Unione ne daranno una pubblica a pagamento, e l’introito sarà a beneficio dei danneggiati dell’eruzione: si eseguirà molta musica di Wagner. A Napoli cominciasi ad elevare a sistema che per far rappresentare le proprie opere bisogna diventare impresario o avente causa in un’azienda teatrale. Dopo il Salomè, TAlberti ed il Fornari è venuta la volta del dilettante marchese Domenico Tupputi. Riaprirà il Politeama e vi farà eseguire la sua musica Regina, che gli amici suoi udirono parecchie volte provare in casa sua. Buona fortuna. jA:CUTO. Genova, 2 maggio. Era molto tempo che non udivo musica di Bellini, giacché non oso dire di averne udita due anni or sono a Venezia quando assistei allo strazio della Norma, strazio che se ben vi rammentate si perpetrò al teatro Malibran; ieri a sera potei gustare le melodie soavi del cigno catanese al teatro Doria. Se l’esecuzione dei Puritani non fu perfetta e quale potrebbe richiedersi da artisti di cartello, pure fu buona, e se vogliamo aver riguardo alla modicità del biglietto d’ingresso, alle condizioni economiche di quel teatro, in cui alcuni proprietari di palco hanno l’ingresso per sè e famiglia, bisogna esserne contentissimi. I pezzi concertati andarono benissimo e più volte il pubblico irruppe in applausi dovuti più spesso alla musica. La signorina Trafford ha una bellissima voce di soprano, educata a buona scuola, eseguisce tutte le agilità con eleganza e somma facilità, e senza esitanza per mezzi vocali posso chiamarla distinta: il difetto di questa giovane artista è d’esser inglese a quindi di essere solamente cantante, e non artista; se essa potesse agire, come canta, non dubito che potrebbe fare una carriera brillantissima; non so se la Trafford abbia mezzi, ma io le darei un consiglio, quello cioè di andare qualche stagione con una buona compagnia drammatica ed ivi apprendere il possesso di scena che le manca. Ritengo anche per lei ottima cosa sarebbe se potesse o volesse prendere lezioni di ginnastica tanto per rendere i suoi movimenti più sciolti ed eleganti. Non crediate che questi consigli io li dia puramente a vantaggio della giovane cantante, ma anche nell’interesse dell’arte melodrammatica, perchè colla penuria che abbiamo di vere somme artiste, mi fa male il vedere elementi così buoni rimanere incolti. Artista distinto è pure il Buti e con lui mi congratulo pel modo forbito e delicato con cui seppe rappresentare ed eseguire l’importante sua parte. Il basso Cesari ed il tenore Parmizzini non guastarono, ma se fossi in loro non accetterei mai parti nelle opere dove è necessario il canto forbito ed elegante. L’orchestra, sebbene qualche volta suonasse un poco troppo forte, andò bene e i tempi furono sempre bene indovinati. Le decorazioni abbastanza buone. Al Nazionale dopo il brillante esito del ballo Md Dan Dan si mise in iscena l’Elisir d’amore, che passò freddamente per cui si ritornò alle Educande. Al Paganini, Le Petit Faust, la Belle Hélène e Le Sourd non piacquero affatto, per cui si ritornò a Les Brigands, e questa sera avremo il debutto (pardon) la comparsa, della celebre Virginia Deyazet colla nota commedia Les premières armes de Richelieu. Nella Sala Sivori furonvi due concerti, il primo dato dal pianista R. Luise a cui non assistei, ed il secondo dal simpatico Braga che coadiuvato dalla signorina Giovanelli (del Nazionale) e dal sig. Buti fece passare una deliziosa serata. — Il pubblico genovese è ben grato al Braga di aver dato un’accademia prima di recarsi nelle turbolente Spagne per assistere al suo Calligola, ed è lieto di aver conosciuto davvicino un distinto compositore ed eletto violoncellista. p- p•?■ 1 maggio. In fatto di opere nuove musicali al teatro non abbiamo avuto in quest’ultima settimana che una cosettina (non saprei come chiamarla altrimenti) un atto ed ancora molto breve, a due personaggi, una lusinghiera a nome Silvia ed un cantore di strada che risponde a quello di Zanetto. Il libretto è di Francesco Coppée, giovine poeta più che librettista, il quale ha pubblicato e fatti rappresentare vari drammetti in un atto, tra i quali quello che ha sortito un esito più felice è le Passant, che non può tradursi che 11 Passeggierò. Zanetto, infatti, si trova per caso a passare nella sua qualità di cantor nomade sotto la finestra della bella Silvia, donna dai facili e folli amori. È un bell’originale questo Zanetto, un menestrello che non possiede se non la sua mandolina o il suo mandolino, come meglio vi garba, giacché v’ha chi pretende che questo istrumento è ermafrodito. Il Tremacoldo aveva il liuto ed il fardello; Zanetto trova che il fardello è un lusso inutile. Mangia quando può e come può, beve alla prima fontana o al ruscello e dorme all’aria aperta. Spensieratezza ed indipendenza sono le sue qualità predominanti; ed è felice. Felice al segno, che addormentatosi su d’una panca nel giardino di Silvia, questa, credendolo un meschineìlo, lo desta, gli parla, finisce per divenirne innamorata, essa che non ha conosciuto il vero amore, e Zanetto dopo averle fatto un quadro della sua vita libera ed indipendente, la pianta e va via.