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150 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO vano a Vienna non rispondeva alle sue vedute, ed egli biasimò con termini pungenti «il gusto artistico attuale e il dilettantismo che guasta tutto.» Lo stesso governo non si sottrasse alle sue critiche. «Scrivete dunque una raccolta di salmi della penitenza e dedicateli alla imperatrice,» disse in tono sarcastico ad Kummel, il quale non seguì punto questo consiglio. Kummel, da uomo pratico, mise a profitto la situazione favorevole in cui si trovava Beethoven per fargli una comunicazione che tuttavia era alquanto oziosa. La contraffazione^ a quel tempo, era al suo apogeo in Germania. Durante la stampa d’un concerto del mio maestro (quello in mi, se ben mi ricordo) avvenne questo fatto singolare, che il pezzo, di cui un esemplare era stato sottratto nella stamperia del vero proprietario, non solo fu contraffatto, ma ancora edito dal contraffattore prima del tempo convenuto per la pubblicazione. Kummel volle agire giudiziariamente contro il colpevole; e a tale effetto l’appoggio di Beethoven gli era utilissimo. Mentre egli si occupava a redigere il suo lamento, ebbi T onore di continuare la conversazione con Beethoven. Io feci del mio meglio, e il maestro diede, colla più gran confidenza, un libero corso alle melanconiche espansioni del suo cuore. Per lo più riguardavano un suo nipote, al quale era molto affezionato, ma che gli cagionava molti dispiaceri e che era allora tradotto dinanzi ai tribunali per alcune bagattelle, almeno a quel. che ne diceva Beethoven. «Si appendono i piccoli ladroncelli e si lasciano andare i briganti!» ripeteva tristamente. Avendomi interrogato sui miei studii mi incoraggiò a perseverare. «Bisogna sempre, mi disse, applicarsi ad elevare l’arte.» (Contìnua) P ’ * La Società del Quartetto di Milano ha introdotto una novità ne’ suoi programmi, quella cioè d’indicare la data della nascita, della morte degli autori, ed il luogo e la data della prima esecuzione del pezzo. È cosa utilissima e buona, ma si desidererebbe una migliore e più elegante distribuzione. Per esempio le caselle danno al programma l’aspetto di un foglio del registro dell’ufficio di Stato Civile, o mortuario: quando poi si frammischiano i nomi degli autori morti a quelli degli autori vivi, produce un senso poco piacevole il vedere che anche questi ultimi hanno la loro casella mortuaria aperta, e pronta a raccogliere la data letale. Non ei pare che la Società del Quartetto aspiri a dare co’ suoi programmi al pubblico una lezione filosofica, rammentandogli il salmodico pulvis es. E poiché parliamo di questi programmi, avvertiamo che la data della prima esecuzione della Sinfonia di Raff è sbagliata: questo pezzo fu eseguito per la prima volta a Weimar nel 1870. Rivista Milanese Sabato, 4 maggio. Intorno alle due rappresentazioni straordinarie della Lucia alla Scala, a quest’ora si è già detto in cento modi che il teatro era affollatissimo, che i palchi, adorni di belle donne ed eleganti, offrivano l’aspetto di corone di fiori viventi, che l’plluminazione a giorno di tutti i volti leggiadri od illeggiadriti ne cresceva la leggiadria, si sono contati i sorrisi, si è fatta l’anatomia delle acconciature (operazione pericolosissima), si è detto che la Principessa di Galles era sfolgorante di bellezza, che la regina di Danimarca aveva nel viso la dolcezza d’una buona mammina, che il Re di Danimarca complimentò il Sindaco, che il Sindaco complimentò il Re di Danimarca, e che l’ambasciatore di Danimarca complimentò il Re ed il Sindaco e mille altre ghiottonerie di questa fatta. Pensandoci bene è il meglio che si possa dire ancor oggi dello spettacolo, avvertendo però di aggiungere questa notizia non indifferente, cioè che i Pii Istituti incassarono con quelle due rappresentazioni la bagattella di dodici mila lire. Questa cifra eloquentissima ha fatto mandare assolti i preparatori d’uno spettacolo assai men che mediocre, indegno della Lucia, indegno della Scala, indegno dell’occasione. Si salvarono, oltre l’orchestra e i cori, la signora BudelAdami, e il tenore Ronconi, i quali, seppero ad ora ad ora, farsi applaudire; il resto naufragò, nè tanto per colpa degli artisti, i quali, benché insufficientissimi per la Scala, non mancano di qualche merito, quanto per la sconnessione organica di tutto lo spettacolo. — Anche il divertimento danzante era un vecchiume rimesso a nuovo, che non aveva altra ragione d’essere fuorché quella di far passare in rassegna ai principi il corpo di ballo della nostra scuola. Si ripete con monotona cantilena: «è uno spettacolo straordinario, si tratta d’una beneficenza, gli artisti si prestano gentilmente» e si crede con ciò di levarsi di dosso ogni carico. I giornali tacciono, il pubblico ride e l’indulgenza del pubblico e della critica assicura per l’avvenire la produzione di simili frutti immaturi, che non riescono meno indigesti o meno indecorosi perchè benefici e straordinarii. Io domando: è egli indispensabile che a Milano, la beneficenza cammini inevitabilmente a braccetto colla noia? La risposta al prossimo spettacolo straordinario che si dice in gestazione a beneficio dei danneggiati dall’eruzione del Vesuvio. Al Politeama le successive rappresentazioni del Ballo in maschera ebbero miglior successo della prima. Vi emerge, oltre il Viganotti e la Pollaci, la signora Lezi, di cui ho inavvertitamente taciuto nel numero scorso. È un paggetto grazioso che canta con molta grazia le due ballate e si fa applaudire con frenesia. Alla prima Ulrica (Garbato), ne succedettero altre due la signora Martino e la signora Giussani! ^Quest’ultima regna e governa con mediocre fortuna ma senza opposizioni. Oggi va in scena allo stesso teatro la Luisa Miller, colla signora Vaneri-Filippi1, con Viganotti, Ronconi e Manni; per il giorno 7 è annunziato il nuovo ballo Shakespeare del Coreografo Casati, e per il giorno 9, L’Italiana in Algeri del commendatore Rossini. Il Re (vecchio) è un malato incurabile; le ricadute vi si succedono sempre più fatali. La commedia Les Trois Chapeaux fu il malanno più grave della stagione; si dovette calare il sipario prima della fine. Si ricorse subito alla medicina, e si allestì l’Orphée aux enfers in cui la Matz-Ferrare e il bravo Carrier fanno prodigi e riescono a far ridere di gran cuore il pubblico accigliato. Alla vigilia di scomparire dal mondo il Re (vecchio) pensa sul serio al suo morituri te salutanl. Si parla di spettacolo d’opera coll’Italiana in Algeri e colla Cenerentola. Un’altra diceria che desideriamo sia confermata dal fatto è