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130 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO Dopo questi grandi successi artistici sarebbe stato facile al maestro di prender stanza per sempre a Londra, e di occuparvi una magnifica posizione, tanto più che il re e la regina, avevano formato il disegno di trattenerlo in Inghilterra. La regina voleva preparargli durante l’estate degli appartamenti al castello di Windsor e fare spesso della musica tête-à-tête con lui, diceva essa, gettando uno sguardo furbesco al re. Il re rispondeva che non sarebbe geloso di Haydn, perchè era un buono ed onesto tedesco. Non ostante tutte queste amabili offerte, Haydn rifiutò sempre di rimanere in Inghilterra, dicendo che egli non poteva mostrarsi ingrato verso la casa del suo principe e separarsi dalla patria e dalla moglie, la quale, paurosa delle acque del Danubio, non avrebbe giammai consentito a traversare il mare. Questi rifiuti replicati gli fecero perdere un cotai poco il favore del re; egli non ricevette da lui alcun dono e all’ultimo concerto a suo benefìcio., la duchessa di York fu la sola persona di corte che vi assistesse. Troviamo nel giornale di Haydn il catalogo di tutte le opere che egli compose per l’Inghilterra dal 1791 al 1795. Queste opere sono: Orfeo, opera seria, 13 sinfonie, 6 quartetti, 10 sonate, 168 melodie, 3 marcie, 12 ballate, 24 minuetti, arie, canti diversi, cori, canoni, ouvertures, divertimenti, ecc. Fra le melodie ve ne ha cinquanta scozzesi che furono scritte per venire in ajuto a un povero librajo, chiamato Nepire, il quale, carico di 12 figli, era talmente indebitato, che viveva sotto la minaccia perpetua del carcere. Haydn gli fece dono di queste melodie, il cui successo fu tanto prodigioso che in qualche mese Nepire potè pagare tutti i suoi debiti col beneficio. Il 15 agosto 1795 Haydn ritornò in Germania per Hambourg e Dresda. Arrivò sano e salvo a Vienna il 20 dello stesso mese, riportando ancora un lucro netto di oltre diecimila fiorini. Torino, 18 aprile. Il successo teXXOmbra l’opera nuova di De Flotow, di cui il telegrafo vi ha già informati, ha preso le proporzioni di un avvenimento musicale: Martinetti ha trovato la sua Aida; il nostro piccolo Rossini rappresenta in più modeste proporzioni gli introiti favolosi della Scala e non perviene mai ad accogliere tutte le persone che vogliono sedie chiuse o posti distinti, ovvero qualcuna delle poche loggie di cui va fornito questo teatro a tre gallerie e privo di loggione. L’argomento dovuto al signor Saint George si aggira sopra la creduta morte di un individuo, il quale essendo invece vivente appare alla sua segreta amante siccome un’ombra. La circostanza singolare che il vivo deve andare a morir davvero se non vuole che altri muoia in sua vece, fanno nascere l’idea del matrimonio con questa fanciulla, che ama oltre la tomba, e finalmente una grazia giunta in tempo opportuno, fa felice questi e i due altri personaggi del melodramma, che finiscono essi pure per connubiarsi. I cori non richiesti dall’azione, si possono ommettere, e qui furono ommessi senza recar danno allo spartito. L’opera è preceduta da una sinfonia, che ne accenna in vario modo ed assai brillantemente contrappuntati i principali motivi. e che, eseguita con vigore e còn brio, ha prodotto un deciso entusiasmo con ovazioni all’orchestra piccola ma eccellente ed al suo egregio direttore il maestro concertatore cav. De Ferrari. Un duetto tra soprano e baritono ei informa che il dottore Mirnet e la signora Vespina sono venuti a portare un mazzo di fiori per l’onomastico del loro rispettivo amico e pigionale il giovine scultore Fabrizio e che questi è veduto di buon occhio dalla sua padrona di casa, bramosa di passare a seconde nozze. Per celebrare la festa si dispone una cena in tre sul luogo del luogo e mentre se ne fanno i preparativi dopo che il dottore ha cantata la virtù della Cocotte, la sua bestia favorita, la fanciulla Giùa domanda di servire presso il giovine scultore, il quale l’accoglie con soddisfazione del dottore che ne è padrino e sdegno della signora Vespina: però si va a tavola e si cena cantando un magnifico quartetto, cui segue un allegro brindisi, e poi una scena in cui la serva colpita dalla rassomiglianza del suo padrone col giovine uffiziale, di cui piange la morte, si abbandona ad una dolce estasi amorosa, rotta da un caldo bacio che la richiama alla ragione e le comanda di fuggire. Infatti dalla sua cameretta trovato un uscio s’avvia: ma straniera del sito s’avventura sull’orlo del precipizio e chiama soccorso: il padrone accorre nella stanza in cui avea promesso non metter piede ed è veduto dalla gelosa Vespina. Questo passo imprudente narrato dalla stessa scredita la povera Gina che il dottore, per riabilitarla, vorrebbe sposare: ma in seguito Fabrizio viene a conoscere la cagione per cui egli |è cosi simpatico a questa ragazza, se ne innamora d’avvantaggio, non essendo egli che l’uffiziale creduto estinto: sapendo poi che il suo salvatore morirà in vece sua, egli veste l’assisa e cosi vestito compare improvvisamente alla Gina; questa vede l’ombra cotanto amata e perde i sensi, ed egli corre al suo destino. Fabrizio ottiene poche ore per] assestare i suoi affari e ritorna onde contrar matrimonio colla Gina e far testamento in di lei favore: ma l’orologio, fermato a caso, lo inganna e nel dolore di aver tradito l’amico confessa che deve andare a morire: il dottore, che lo volea salvare implorando grazia dal comandante, incontra invece il messo che reca la grazia ed egli, coll’aiuto della fidata Cocotte, la può di subito comunicare ai giovani sposi e dando la mano alla vedova termina l’opera allegramente. Tutti i pezzi sono, si può dire, applauditi, ma quelli che mag» giormente si distinguono, oltre la sinfonia, sono la canzone detta di Cocotte, fatta ogni sera ripetere e divenuta popolarissima; il quartetto della cena, un gioiello di melodia e di armonia brillantato da una serie di graziosi vocalizzi che la signora Derivis rende cosi bene chele procurano l’onore della replica; il duetto a contralto e tenore con la scena finale dell’atto primo: poi il preludio dell’atto secondo, la cavatina del soprano, l’allegro del secondo quartetto, il duetto d’amore fra contralto e tenore, il racconto della fucilazione e tutta la scena drammatica dell’ombra con cui termina l’atto secondo: finalmente il duetto delle due donne, la scena e la romanza del tenore, il terzo suo duetto con il contralto e l’unico terzetto che poi si muta in quartetto e serve di finale allo spartito. 11 merito principale di questo applauditissimo lavoro consiste nella semplicità dello stile adatto alla famigliarità dell’argomento, nelT interesse musicale sempre crescente, come va crescendo l’interesse drammatico, nella miscea opportuna del genere comico senza trivialità, al genere idiliaco senza vacuità e insipidezza, tra i quali erge poi superbamente il capo il genere drammatico senza ombra di incertezza: e il tutto espresso dalla voce cantante che domina sempre e regge e governa il musicale concetto illustrato ed abbellito da una istrumentazione accurata e chiarissima, con novità di armoniche combinazioni e di