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CALE DI MILANO GAZZETTA MUSI di questo basso comico. Bisogna averlo veduto nella scena in cui leva il biglietto della Norina ed averlo inteso nel duetto, pieno di grazia, col dottore Malatesta, per apprezzare o riconoscere le sue rare doti. L’insieme di questi quattro veri artisti, principalmente nel celebre quartetto, fu tale, che bisognò ripeterlo, ed il pubblico l’avrebbe udito col massimo piacere una terza e quarta volta. Quanto allo spartito di Donizetti è stupendo, ed io lo conto il secondo capolavoro comico italiano dopo il Barbiere; disgraziamente non abbiamo tali perfetti artisti nel genere comico che possano far valere i meriti della musica presso il pubblico, e occorre a quest’opera buffa un’esecuzione compita per produrre l’effetto bramato. La seconda rappresentazione era il Barbiere, in cui, avemmo ospite il basso comico Selva dell’Opera da Madrid, nella parte di don Basilio; è un buon comico, ma la sua voce perde molto allato a quella del Bossi, che fece ridere a crepapelle nella parte di dott. Bartolo. Il Marini ed il Padilla non piacquero come nel Don Pasquale, perchè ambedue indisposti, ma un vero trionfo fu la parte di Rosina pella signora Artot-Padilla, che fu cappricciosa attraentissima e piena di gusto artistico. Chiese il pubblico il bis della Mandolinata, cantata da lei nella lezione di canto. Ora gli artisti sono andati ad Amburgo e Brunswick, e ritorneranno nei primi giorni d’Aprile in cui rappresenteranno la Tramala, l’Elisir cb amore ed il Rigolello; non mancherò di darvene conto. Il nostro pubblico onorò molto gli ospiti stranieri, e la corte imperiale non mancò alle dette rappresentazioni, di più i coniugi Artot-Padilla, favoriti specialmente dall’imperatrice nostra, ebbero inviti lusinghieri ai concerti di corte. Nella festa dell’Imperatore (venerdì passato) la società rappresentò nel palazzo imperiale, oltre molte altre cose, il terzo atto del Ballo in maschera di Verdi, con successo brillantissimo. Voglio finir la mia rivista teatrale menzionando due ospiti: il Colomann-Schmidt da Francoforte sul Meno e la Zimmermann prima donna, da Dresda; questi artisti esordirono sulla nostra scena, Duna nella parte di Euryante nell’opera di questo nome di Weber e nell’Elsa (Lohengrin), e l’altro nella parte di Raoul (Ugonotti) e Manrico (Trovatore). La Zimmermann sarebbe artista perfetta, se avesse ciò che i critici le negano, cioè il sentimenfo profondo artistico; io non posso altrimenti che consentir coi critici, pure confesso che mi ha soddisfatto totalmente col puro canto. Nella parte di Elsa però fu troppo realistica. Il Colomann-Schmidt, già rinomato fra noi, ha stupenda voce di tenore, migliore nei luoghi lirici che nei drammatici, pure gli riuscirono benissimo le due sue parti; egli sa trattar colla misura giusta la sua voce e non le chiede più che possa sostenere. Nell’aria famosa del Trovatore, nonché nella romanza e nel quartetto degli Ugonotti, ottenne applausi vivissimi e ben meritati. E sono assolutamente convinto, che adoperando ancora uno studio severo, diventerà un giorno uno dei migliori tenori della Germania. Nella fine della stagione dei concerti il maestro Killer venne da Colonia per darci un gran concerto nella Singakademie a beneficio della fondazione, Imperatrice Augusta, col concorso della Joachim, del professore Franck (pianista), della riunione di canto dello Sterne e della Berliner Sinfoniecapelle; non esegui che composizioni proprie sia per piano, canto ed orchestra. In generale l’autore confermò di nuovo d’essere insignificante assai nell’invenzione e di possedere un’abilità tecnica da far stupore. È naturale che questa possa nasconder per poco tempo la sua impotenza musicale, ma non per sempre; ed infatti la maggior parte delle composizioni sue non trovarono T applauso bramato. La Joachim cantò stupendamente un canto patriottico, Zur Welter (canto e poesia dello Killer) nel genere della Wacht am Rhein pezzo che non saprei come si adatti adfuna sala di concerto. I pezzi per piano a quattro mani «Scene militari» eseguiti dall’autore e dal professore Franck, rassomigliali molto a tutti i «divertimenti facili sopra motivi favoriti» di quella schiera famosa di compositori per i saloni. Il capolavoro di questa serata fu: Y Inno trionfale d’Israele (Israel’Siegesgesang); appartiene a quanto di meglio fu creato da questo maestro, è scritto nella maniera di Mendelssohn, con semplicità ed elevatezza d’espressione;, trattata benissimo è l’orchestra, non che le voci, e per nominar qualcosa è di fattura classica e assai caratteristica il coro: Sono affondati i crudeli pagani, il coro finale: Lodatelo coi cimbali, coi timpani, e il coro femminile: Seminale colle lagrime e mieterete con gioia. Conchiuse il concerto la Festmarsch scritta espressamente per l’esposizione internazionale di Londra per grande orchestra; è un quadro pomposo senza vita individuale e contenuto d’idee - non fu cosa savia nel concertista di cancellare T impressione buonissima dell’Inno trionfale con una delle più deboli produzioni sue. L’Heller il giorno dopo il concerto ebbe dalle LL. MM. imperiali i loro ritratti, poi dall’imperatore l’ordine della corona accompagnata da una lettera molto lusinghiera. Di più dicesi che otterrà la carica di Generalmusikdirector, carica che ebbero Mendelssohn, Spontini e Meyerbeer - Se non è vero è ben trovato! Rimandiamo al prossimo numero la pubblicazione d’una corrispondenza da Napoli, arrivata troppo tardi. ROMA. Al Capranica ebbe buon esito la Vestale, eseguita dalla signora Novetti e dal tenore Lucidi. GENOVA. Ci scrivono: Il teatro Doria inaugurò la stagione primaverile coi Lombardi, che furono piuttosto bene interpretati da tutti gli artisti. Merita • lode speciale il giovine maestro Monleone che diresse l’orchestra stupendamente. Buoni i cori. — Al Paganini abbiamo la compagnia francese Terris e Coste, che ei regala di Offenbach fino a sazietà; al teatro Nazionale.ebbe un’esecuzione mediocre il Nuovo Figaro del Ricci. REGGIO (Emilia). Il teatro Groppi si riaprì domenica passata colla Linda, protagonista la signora Clementina Flavis-Cencetti, invece della Munari-Cosmi indisposta. La brava cantante fu accolta con feste. Oltre l’opera fu eseguito il duetto del Crispino eia Comare tra soprano e buffo, e fu fatto ripetere. RAVENNA. L’opera I Masnadieri, rappresentata giórni sono al teatro Patuelli, ebbe lieto esito. Aveva ad interpreti la signora Facci Catina, il tenore Candio, il baritono Sutter e il basso Bonato; tutti questi artisti furono applauditi. Bene i cori e l’orchestra, diretta dal maestro Ligi; discreta la messa in scena. CREMONA. Ci scrivono: Senza l’indisposizione del buffo Migliava, l’esito della Follia a Roma del Ricci, andata in scena testé, sarebbe stato entusiastico; l’opera pei’ altro piacque immensamente, e in generale piacquero tutti gli artisti. La signora Pernini ebbe i primi onori; le stettero degnamente al fianco la signora Galimberti (contralto) e la comprimaria signora Negri, che ha voce aggradevole e canto intonato. Il terzetto delle donne fu applaudito freneticamente. Bene gli altri artisti; insufficiente l’orchestra. LISBONA. Il Don Giovanni fu un nuovo trionfo per la Fricci, Cotogni e Stagno; bravissima anche la Galli-Altinzi; gli altri artisti contribuirono al successo, che fu dei più splendidi che ricordi quel teatro. NUOVA YORK. Scrive VEco d’Italia del 16 marzo: Assistemmo mercoledì sera alla rappresentazione della Traviata, all’Accademia di Musica. La Nilsson, Violetta, non seppe mostrarsi all’altezza della sua parte, alla cui interpretazione si richiede quell’eletto sentire che è qualità esclusiva delle artiste italiane e che la natura dello spartito stesso esige. Difatti la Gazzàniga, la Piccolommi, la Carozzi-Zucchi suscitarono, non sono molti anni, in quest’opera un vero entusiasmo. Il Capoul, Alfredo, sempre con quell’artifìcio compassato e ripetuto fino alla nausea d’un canto smanioso e convulso, esagerazione della scuola francese, frastagliò la perfetta concatenazione dei ritmi del bel lavoro di Verdi, che dovette anche in molti pezzi trasportare. Il Barre, * Germout, incerto nella voce e nell’azione, non potè immedesimarsi nella parte che rappresentava. Del resto i cori, la più parte italiani, e l’orchestra fecero del loro meglio. BRUXELLES. Le Petit Poucet, opera buffa in tre atti, musica del signor Laurent de Rillé, ottenne al teatro delle Gallerie un successo di stima non ostante l’esecuzione eccellente. DRESDA. Le rappresentazioni della signora Artot. Padilla destano entusiasmo. Il Don Pasquale fu un trionfo senza esempio.