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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 113 che possono essere intese e fraintese in mille maniere. Certo la musica di un dramma che dipinge la Venezia voluttuosa e feroce, e quella di un dramma che espóne l’energia severa della repubblica romana, o la frivola galanteria della reggenza, o gli eroismi e i poetici entusiasmi del medio evo possono e devono avere ad ora ad ora caratteri diversi, ma non così da trascurare le passioni ed opprimerle e confonderle in una monotonia faticosa, non così da dimenticare che l’amore, l’odio, T entusiasmo, il dolore sono corde che vibrano alla stessa maniera in ogni tempo e in ogni luogo, perchè sono corde d’una lira che si chiama umanità.. Se le idee particolari di Mazzini sulla musica mi trovano in molti punti avversario, le intenzioni sempre generose d’un apostolo, onesto e leale anche nell’entusiasmo, mi hanno cresciuto la venerazione che ho per l’illustre italiano. Nè vo’fìnire queste incomposte parole senza consigliare ai giovani maestri d’oggi^ ciò che Mazzini consigliava quarantanni sono ai giovani maestri d’allora. «S’innalzino, egli scrive, collo studio dei canti nazionali, delle storie patrie, dei misteri della poesia, dei misteri della natura a più vasto orizzonte che non è quello dei libri di regole e dei vecchi canoni d’arte. Si accostino alle opere dei grandi nella musica, dei grandi, non d’un paese, d’una scuola o d’un tempo, ma di tutti i paesi, di tutte le scuole e di tutti i tempi; non per anatomizzarli e disseccarli colle fredde e vecchie dottrine di professori di musica, ma per accogliere in sè stessi lo spirito creatore e unitario che move da quei lavori; non per imitarli grettamente e servilmente, ma per emularli da liberi e connettere al loro un nuovo lavoro.» JS. FARINA. L’appendicista della Perseveranza, parlando della splendida stagione della Scala, scrisse queste parole: «Quanto alla riconoscenza pel successo fenomenale dell’Aida e della Forza del destino, la si deve prima di tutto al Verdi, che scrisse la musica affascinando il pubblico; poi all’onnipotenza ed influenza sua e dell’Editore nelFesigere in ogni particolare dell’esecuzione tutte quelle minuziosità e tutte quelle splendidezze che- decisero del successo e alle quali l’impresa si è sobbarcata con passiva e contristata rassegnazione. Non voglio discutere adesso se questo predominio degli Editori sia conveniente, nè favorevole in complesso al teatro musicale; è certo che costituisce preferenze ed esclusioni poco giovevoli al libero sviluppo dell’arte: ma nel caso concreto è incontrastabile -che la influenza, o a meglio dire la volontà onnipotente dell’editore è stata giovevole alla buona esecuzione musicale, al pubblico che si è divertito, all’Impresa che ha intascati fior di quattrini, e all’onorevole Direzione che può pavoneggiarsi cogli allori conferitigli dal Pungolo. Ma è necessario sapere, per ispiegare certe cose, che l’Editore in quistione poteva riescine a così splendidi risultati di esecuzione e di messa in scena, non solo colla inesorabilità del verbo volere, ma col corredo delle cognizioni speciali di musica e d’arte anche rappresentativa, di cui va fornito il signor Giulio Ricordi: il quale con una passione indomabile assistette a tutte le prove sorvegliando ogni particolare accessorio tanto di scene che di abiti, meccanismi, e decorazioni. E stato, si può dire, il vero direttore artistico, ideale, di cui la Scala abbisogna e che pur troppo non c’è. «A queste eccessive lodi il direttore della Gazzetta musicale j rispose una lettera che fu inserita nella Perseveranza. La riproduciamo per darle la massima pubblicità: Amico carissimo, “Dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io - e questo dico perchè, se le tue ultragentilissime parole a mio riguardo contenute nell’Appendice della Perseveranza d’oggi, sono dettate dall’amicizia di cui mi onori, questa amicizia ti ha fatto velo agli occhi, epperò gli elogi che mi fai non posso accettarli senza il benefizio di un minuzioso inventario. E comincio: l.° Non è vero che l’impresa della Scala si sia sobbarcata con passiva e contristata rassegnazione alle esigenze dell’Editore: al contrario l’impresa colla massima compiacenza mise a piena disposizione dell’Editore tutti i mezzi di cui poteva disporre, nè mai oppose difficoltà di sorta per l’esecuzione di tutte le minuziosità e di tzitte quelle splendidezze che decisero del successo. 2.° Io non so se il sig. Alessandro Melzi appartenga alla Direzione, alla Commissione teatrale, alla Commissione artistica, ecc., ecc.: certo è che quando in un teatro si conta una persona della sua levatura non si può dire che vi sia mancanza di espsrienza e di cognizioni artistiche. Il sig. Melzi ha la fortuna di possedere, oltre a queste due eminenti qualità, una preziosa, incomparabile biblioteca ch’egli mette sempre a disposizione del teatro stesso. - Una infinità di dettagli nei costumi, attrezzi, scene, giojelli, ecc., ecc., dell’Aida furono con paziente ed intelligente buon gusto forniti dallo stesso signor Melzi. A me non toccò altra briga, tranne quella di curare a che le condizioni del contratto fra Editore ed Impresa venissero scrupolosamente adempite, fatica d’Èrcole di 3.a classe, giacché l’impresa fu leale esecutrice d’ogni patto stabilito: se a ciò aggiungi che la parte artistica musicale e scenica fu diretta nientemeno che da Verdi, coadiuvato dal maestro Faccio (il quale con molta giustizia!... hai interamente scordato ne’ tuoi hosanna) vedrai che il mio merito si riduce a questa semplice ma eloquente forinola 0^0=0. Qui avrei terminato di annoiarti (e tu ne saresti stato felicissimo) ove nella tua Appendice non avessi letto questa frase sibillina, a due taglienti: Non voglio discutere adesso se questo predominio degli Editori sia conveniente, nè favorevole in complesso al teatro musicale; è certo che costituisce preferenze ed esclusioni poco giovevoli al libero sviluppo dell’arte. A che cosa vuoi alludere con queste parole di colore eburneo? alla stagione passata?.... o, più probabilmente come uomo dell’avvenire, alle stagioni che verranno?

Non si dovrebbero mai scrivere e peggio pubblicare frasi che possono dar agio al pubblico di fare commenti a carico di questa o quella persona non nettamente designata: le cose vai meglio tacerle, od avere il coraggio di dirle lealmente come sono. Nel caso nostro io so benissimo che tu sei informato per filo e per segno del come andarono le faccende nella spirata stagione alla Scala, e se vi furono o no preferenze ed esclusioni!... Potevi tacere, ed era meglio, oppure parlare con franchezza e dire a ciascheduno il fatto suo. Questa sarebbe stata una vera prova d’amicizia per me, della quale ti sarei stato riconoscentissimo, ed avresti fatto in pari tempo cosa veramente giovevole all’arte. Questa mia lettera, buttata giù alla carlona, non meriterebbe d’essere fatta conoscere al pubblico, ma per timore che gli elogi che tu mi hai fatto pubblicamente possano indurre taluno ad accusarmi d’essermi fatto bello de’meriti altrui, ti prego di far in modo ch’essa trovi un pesticcino nella Perseveranza e possibilmente domani, senza aspettare la tua prossima Appendice, giacché un ritardo mi sarebbe davvero spiacentissimo. Posso far conto sulla tua lealtà ed amicizia?.... Non ne dubito punto, e ti ringrazio fin d’ora. Tuo aff.° Giulio Ricordi. Ai nostri associati che non hanno pratica dello stile e del genere di critica elevata che si fa in certi giornali letterarii, artistici, teatrali, offriamo un saggio tolto dal Cosmorama Pittorico che è per l’appunto letterario, artistico e teatrale: “ Martedì, 20 marzo. - Ripresa dell’Aichz alla Scala col nuovo Amonasro e col nuovo Ramfis. Tutto va a gonfie vele, come il solito, e come nulla fosse cangiato. Finiti i singoli pezzi del primo, del secondo e del terzo atto, l’usato silenzio di qualche secondo, interrotto dal consueto batter di mani da un palco di quarta fila, cui tengono dietro regolarmente venti applausi dal quinto ordine, cinquanta dal loggione e tre dalla platea. E la storia di tutte le rappresentazioni, senza eccezione, dell’ultimo capolavoro di Verdi. „ Quel palco in quarta fila a cui si fa sottilmente allusione, dovrebbe essere quello del proprietario àeWAida e di questa Gazzetta. L’editore Ricordi, ha, secondo l’accorto critico, trovato la vera ricetta di assicurale il successo agli spartiti di cui è proprietario - un palco di quarta fila. Non parrebbe vero, tanto la