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— Riceviamo in questo punto la, notizia, che il nostro insuperabile Ernesto Cavallini venne nominato dall’imperatore di Russia solista degl’ II. Teatri, e maestro al Liceo di Musica di Pietroburgo. Questo posto gli frutterà largo emolumento. Inoltre gli è concessa la facoltà di assentarsi per tre mesi ogn’anno, più il diritto di dare a suo profitto un Concerto negl’imperiali teatri suddetti. Mentre questa nomina da un lato lusinga il nostro amor proprio, come concittadini del celeberrimo suonatore, dall’altro ci rattrista, perché ci vediamo tolta ogni speranza di più possederlo fra noi.

CARTEGGI DELLA GAZZETTA MUSICALE.

Padova, 29 Giugno.


La sera di sabato 24 corrente segnò un nuovo stadio alla condotta teatrale del Fiorese, mercè la riproduzione del Trovatore del maestro Verdi. Non è che la Medea del Pacini non abbia molle c reali bellezze; non è che, se il Guicciardi ben merita del favore del publico, anche la signora Alaimo non abbia riportala eguale e forse maggior palma d’alloro; non è che i cori, l’orchestra, le scene, i vestiari, non abbiano ben corrisposto al buon andamento dello spettacolo, ma pure i risultati non erano gran fatto felici. Si dà il Trovatore, ed ecco mutata la scena. Piaciono estremamente il Trovatore (bandi), il Conte (Guicciardi), Leonora (l’Alaimo). E dirò che se i’Alaimo sostenne col massimo impegno la parte di Medea, sembra che per quella di Leonora abbia raddoppialo ogni mezzo affine di ottenere quei risultati, che in fatto ottenne. Io non soglio giammai far confronti, ma certo è che il fanatismo, che produce quest’anno il Miserere, è sproporzionatamente maggiore, di quello dell’anno scorso. A mio avviso ciò proviene dall’incantevole contrasto di quel canto toccante del bandi, e dalla straziante declamazione dell’Alaimo. Del resto l’articolo, su tale rapporto, della Gazzetta di Venezia corrisponde in tutto al mio modo di vedere; se non che trovo, che il Guicciardi non meriti tanta riprensione per l’aver troppo sforzata la sua voce. Tratlavasi di prima recita di un’opera nella quale il publico s’attendeva ben altro risultalo che quello dato dalla freddezza del De-Bassini nell’anno scorso. Nelle successive rccile si moderò, e ciò basta a fargli il dovuto elogio. Finalmente l’orchestra benissimo, cd i cori bene. Melchiorre Balbi. Trento, 25 giugno. Dopo molle esitanze, e molti progetti mutati si dava principio, or sono dicci giorni, alla nostra stagione di Fiera col Barbiere di Siviglia, che riuscì il benvenuto come un vecchio conoscente col (piale si sono vissute le ore più deliziose. E ad onta d’un certo malumore del publico, cagionato dalle lunghe incertezze; c ad onta delle prevenzioni inevitabili contro di un’opera annunziata quasi come di ripiego, il Barbiere seppe farsi largo, cd attirare sempre più gente. 11 qual esito s’è dovuto in parte alla stupenda bontà di quella musica tutta vita e freschezza, è pure da attribuire alla forbita esecuzione della signora Gaetanina Brambilla che fu una Rosina ammirabile per le maniere del canto squisite c molto rare a di nostri, e per una delta verità d’azione. Sicché fino dal primo suo comparire ella fu salutala dai più vivi ed unanimi plausi. Di questi ne ebbero pure in copia il baritono Altini ed il bravo Soarcs che insieme, al Dolcibene secondarono con tutto impegno la valentissima Rosina. 11 tenore Danieli non s’è potuto apprezzare convenientemente perchè collocato in una parte che a nostro credere non gli s’attaglia punto. E ce ne dolse; perchè nei pezzi che meglio gli convenivano, come nella Serenata e nel Terzetto, in cui aneli’ egli fu meritamente applaudito, s’è palesato un cantante simpatico, di mollo sentire, educato a buona scuola, che nelle parti di un carattere tenero ed elegiaco potrà sempre riscuotere molla lode. Alle briose ed incantevoli melodie del Barbiere tenevan dietro ier l’altro quelle del Trovatore. Noi qon vogliamo fare confronti, non tanto perchè sieno odiosi, quanto perchè gli è quasi impossibile destituirli ragionevolmente fra due opere così disparate. Diremo bensì che in udire questi rappresentanti estremi della musica italiana del nostro secolo ne s’affacciavano quasi involontariamente al pensiero le varie fasi di trasformazione, che s’avvicendarono dall’uno all’altro di questi sparlili, disiatiti molto di tempo, c non meno diversi per i princìpi estetici che gli informarono. Certo che la spontaneità ingenua del canto c la vena rigogliosa della fantasia che distinguevano un giorno il melodramma italiano direbbersi aver rimesso alquanto della loro pristina efficacia; ma se pure abbiamo scapitato da questa parte, siamo pure progrediti d’altronde e nello studio dell’espressione drammatica, c nella diligenza della strumentazione. Che queste innovazioni abbiano condotto talora a risultamenti non consentanei all’indole della nostra musica, allo stridere delle voci ed allo strepito soverchio dell’orchestra, non lo vorremo certo negare; ma gli è pure indubitabile che facevano mestieri alla musica italiana quei nuovi elementi di sviluppo perchè non s’arrestasse inceppata da forme convenzionali, e non degenerasse ad uno slombato barocchismo e fors’aneo ad una totale rovina di stile. Per cui siamo inclinati a perdonare non pochi difetti delle moderne composizioni e quasi li dimentichiamo ove sieno vinti cd ecclissati da veri pregi come accade appunto nclj Trovatore. E chi potrà negare che questo spartito sia ingemmato di rare bellezze? Chi vorrà disconoscervi la diligente pittura delle passioni, ed il merito dell’accompagnamento quasi sempre eletto e convenientissimo, in alcuni momenti poi magistrale? Che se pure qualche volta l’effetto è prodotto con mezzi che sanno un poco di materialismo, brillano non meno sovente quegli splendidi lampi di sentimento che salutiamo, come già in altre opere del chiaro compositore, quali forieri di un ritorno agli antichi princìpi italiani, rinvigoriti di nuovi spiriti. Il Trovatore insomma- è una degna creazione del Verdi, degna del possente suo ingegno c della fama che s’è procacciata c nell’Italia c fuori. L’esito corrispose sulle nostre scene al merito della musica. Accolta favorevolmente sino dal prim’atlo, venne crescendo talmente nella simpatia del publico da trascinarlo nelle ultime scene ad un vero entusiasmo, il quale s’aumentò ancora alla seconda sera. Ma questa felice, riuscita è pur dovuta alla bella esecuzione, che fu diligente c commendevolissima per ogni verso. La Cortesi interpretò il personaggio di Leonora con grande passione ed energia. In tutto il faticoso quart’atto ella s’è mostrata una attrice cantante valentissima, e nel duello col Conte in ispecie spiegò una forza di canto e di sentimento mirabile. - Migliore Azucena di quella rappresentata dalla Brambilla crediamo difficile ad ideare. Ella espresse tutta la sua parte, ma segnatamente il magnifico Racconto, cd il duetto con Manrico nel secondo allo, con quella squisitezza di modi, c quella dignità tragica d’azione che rivelano la grande artista. - L’Agresti è un ottimo Trovatore, fornito d’un timbro robusto e di un registro esteso di voce, che mollo adattata ai canti d’energia, si rende bene anche ai canti appassionati. Egli fu educato a buona scuola, e la sua azione sobria è pure espressiva. Possiede insomma molle e belle doti per meritarsi una carriera sempre più brillante. - L’AIlini, quantunque la parte del Conte non offra molle risorse, s’ebbe nell’aria del secondo atto, e nel duetto del quarto ripetuti applausi, c meritamente, perchè l’amore e l’intelligenza con cui egli coltiva l’arte sua sono davvero assai pregevoli. 11 Dolcibene contribuì con tutto lo zelo al buon esito, e disse particolarmente in modo lodevole l’introduzione. - Ed in generale l’opera, concertata dal valente maestro Raffaello Bazzigotti, offeriva un bell’accordo. I cori intuonali resero i colorili con diligenza. L’orchestra diretta dal nostro bravo professore Giuseppe Anzolclli, ch’è uno dei tanti valorosi allievi del vostro esimio Ferrara, si mostrò sempre accurata, cd in alcuni punti degna di plauso. Tutti insomma dovettero convenire nel giudicare questo il miglior complesso d’esecutori che s’avesse da parecchi anni il nostro Teatro, che non ha da invidiare molto anche a città maggiori. B. Malfatti. NOTIZIE ITALIANE — FIRENZE. Rossini è parlilo pei bagni di Lucca, ove si tratterrà qualche po’ di tempo se quel clima gli fa bene. — MODENA.Le riproduzioni di opere teatrali troppo avvicinate, avvegnacchè con differenti artisti di merito distinto, sono non di raro pericolose, quando nella esecuzione di delle opere non si raggiunga un’altezza di relativa perfezione la quale nulla o pochissimo lasci desiderare. Un tale pericolo è stalo bravamente scongiurato da Bigoletto, ora riprodotto con tanto successo dopo un anno della prima sua comparsa. Ed ecco per l’avvicinamento suindicato sorgere i confronti c i giudizi dei diversi partiti teatrali:i quali giudizi sono retti o strani, erronei o sensati, futili o contraddittorii, come avviene io simili casi. Se non che la bella musica del Rigoletlo, la buona esecuzione (chè è buonissima anche Fattuale), e quindi la soddisfazione del maggior numero viene imperiosa a troncare qualunque discrepanza o preventiva impressione. La qual discrepanza invero non la si scorgerebbe in teatro nel tempo della rappre