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— Bologna. Rigoletto ha piaciuto, e furono replicati due pezzi, cioè la ballata del tenore ed il quartetto; si voleva pure il bis della romanza della donna, la quale non potè aderire a questo desiderio perchè non istava benissimo. La Boccabadati è artista di molto merito, e ritengo sia delle buone cantanti del giorno; la parte di Gilda sembra creata espressamente per lei. Giulini, tenore, cantò bene e di grazia, e soddisfece a tutti; lodevolmente le altre parti; ma il baritono, non ha fatto qui molto incontro. (da lettera) — Brescia, 28 dicembre 1852. Nella sera di santo Stefano si apriva, come è d’uso, il Teatro Grande cogli Orazj e Curiazj di Mercadante. Immensa era la folla, grande, anzi alquanto soverchia l’aspettazione. Il pubblico, accostumato alla popolare musica del Verdi, rimase ammutolito nell’udire le complicate armonie di quell’opera che richieggono tempo ed attenzione per comprenderle; non mancarono però alcuni applausi, i quali siamo certi si raddoppieranno ognor più quando gli spettatori sarannosi addomesticati a quella musica, e gli attori, lasciata la prima peritanza, avranno presa maggior fidanza nel pubblico ed alacrità nel canto. La prima parola di lode è dovuta alla signora Luxor-Pretti, la quale acquistavasi i primi applausi, e cantava egregiamente l’aria finale, Senio l’estremo anelito. Anche il baritono Bonora ed il tenore Palmieri cantarono con lode alcuni molivi e massime il duetto, Ardente amor di gloria. Piacque assai la magnifica scena del giuramento, nella quale fece bella mostra di sua voce il basso De-Morelli. Non possiamo passare inosservato il decoro dei vestiari, l’ordine nelle molte comparse che quell’opera esige, la precisione colla quale i cori eseguirono la loro parte; il niun risparmio insomma con cui l’impresa pose in iscena lo spettacolo. (da lettera) — Como, 27 dicembre. Carlo Magno, poesia di Annibaie Cressoni, musica del maestro Eugenio Torriani. L’esito del Carlo Magno su queste scene fu dei più brillanti. Grande era la folla accorsa, grandissimi e clamorosi gli applausi. Al principio dello spettacolo si potea per avventura trovar freddo l’andamento, colpa il timore che s’impadronisce degli artisti anche i più provetti al primo porgersi al proscenio; ma una volta spiegate le vele fu un batter di palme, un evviva continuato. Il maestro venne replicate volte* domandato, e con lui i cantanti ed il poeta. Il secondo alto ebbe i primi onori, e lo dovea, che è tutto infatti di magico effetto. La romanza di Ugo (Bolcioni) detta con gran potenza d’anima e di voce; il suo duetto con Leonora, (Anseimi) cantalo con isquisita finitezza, il duetto di Carlo (Ferrano) con Ulnara (Peccis) benissimo eseguito; e la cavatina di Leonora, ove la Anseimi si fe’ conoscere per la valente artista che è, sono tai pezzi, che per melodia, per robustezza e soavità di musica vanno assolutamente commendali. Al principiare del terzo atto il Bolcioni nella sua cavatina destò l’ammirazione di tutti. Nel terzetto finale poi l’Anselmi, la Peccis ed il Ferrano compirono una sera di comune soddisfazione, procurando al maestro l’ovazione generale. Anche il basso Gandini, tuttoché indisposto, disimpegno bene la breve sua parte. Bene i cori, istruiti dal valente loro direttore Carlo Corsi, bene l’orchestra, buona la decorazione. (Cosmor. ) — Firenze. Ecco ciò che scrive il giornale L’Arte intorno ai concerti dati da Bazzini in quella capitale: " Egli canta sul suo violino con la voce vibrante di Rubini; sotto il suo archetto intelligente la melodia si anima e parla al cuore la lingua della poesia la più dolce, la più passionata, la più vera. Egli ha la potenza di esprimere sentimenti che partono dall’anima dell’esecutore e vanno al cuore di chi lo ascolta, la potenza di trovare accenti per tutte le passioni, la potenza alla quale noi riconosciamo un artista. Bellini e Donizetti vivono nelle di lui fantasie; quella sopra l’aria finale della Lucia commove fino alle lacrime. Ma il pezzo che ogni sera eccita la sorpresa ed il trasporto del pubblico è la Ridda dei Folletti, fantasia di una squisita originalità, di una grazia deliziosa, che riassume tulle le seduzioni e tutte le difficoltà dello strumento. Le difficoltà le più ardue, i tratti i più complicati vi sono accumulati e moltiplicati come per gusto, ma l’esecuzione è così comoda, così franca, così netta, che quasi sembra che, prendendo violino ed archetto, tulli dobbiamo riuscire a fare altrettanto. Le difficoltà spariscono in faccia alla facilità con cui son superate. Ma finito l’incantesimo che emana da questa esecuzione, si ricade nel mondo reale e si comprende il prodigio a cui abbiamo assistito. Bazzini darà stassera (22 dicembre) il suo concerto d’addio, e farà ritorno a Parigi che lo attende e prepara nuove ovazioni al poète du violon, come il pubblico parigino lo chiama, " — Genova. (Rigoletto) Giammai altre volte il nostro pubblico fu spinto da tanta curiosità ad accorrere in folla allo spettacolo nella sera di Santo Stefano. Oltre i già da noi annunziati miglioramenti nell’orchestra e l’introduzione del gaz, che opportunamente rischiara di più vivida luce le spaziose vòlte del nostro lirico tempio, vi era la bella e nuova musica del Verdi, che sempre interessa grandemente, e la novità degli artisti, nessuno dei quali aveva mai altra volta calcato le nostre scene. È inutile pertanto il ripetere che il concorso fu immenso e grandissima l’attenzione con cui si ascoltò questo giustamente tanto pregiato nuovo lavoro del celebre Verdi. Che poi se ne sieno gustate tutte le bellezze, ella è cosa non facile a dirsi, mancando qui generalmente quella buona educazione musicale che può far discernere facilmente l’ottimo dal men buono, il giusto dal falso. I1 nostro pubblico ha per sistema la diffidenza, e quello che a tutta prima non comprende, spesso anche disapprova. Non è a stupirsi pertanto se il bel duetto fra Sparafucile e Rigoletto nell’atto primo, ed altri bellissimi brani anche strumentali, malgrado un’eccellente ed impuntabile esecuzione, passarono inosservati; ma il quartetto e l’aria del baritono ed il bel coro Zitti, zitti, e qualche brano nei duetti furono anche accolti con spontaneo e sincero plauso. Abbiamo già accennato dell’ottima esecuzione, ma dobbiamo ancora aggiungere a tutta lode dei valenti nostri professori e coristi e dell’egregio maestro Mariani, loro duce, che forse mai un nuovo spartito ottenne sulle nostre scene tanta-finitezza di colorito, tanta vivacità e coscienza d’esecuzione. Più volte i cori e l’orchestra furono anche parzialmente rimeritati di plauso. - Volendo ora far cenno delle prime parli, convien dire che i primi onori toccarono al bravo baritono sig. Francesco Cresci, i cui modi di canto e il bellissimo sceneggiare gli procacciarono il pubblico favore in tutta la sua parte. Così pure si ammirò la bellissima e robusta voce del tenore Mongini, il quale, sebbene indisposto e pauroso oltremodo, fu più volte incoraggiato ed encomiato. La signora Scotta fu giudicata esperta cantante e neppure ad essa mancò il pubblico favore, il quale crescerà a mille doppi quando, meglio rinfrancala, saprà anche meglio alleggiarsi a maggior espressione e più forte sentire. Al bravo contralto-signora BiscottiniFiorio si desidera una parte di maggior importanza onde possa far valere i molti suoi meriti. Le altre seconde parti, delle quali non v’è penuria in questo spartito, si disimpegnarono pur bene, ed a tutte va posto innanzi il bravo Sparafucile. La messa in iscena è splendida e fa veramente onore alla nostra impresa che nulla risparmiò nell’allestire questo spartito, intorno al quale ci dispensiamo dal tener più a lungo parola essendo ornai dai più annoverato fra i migliori del celebre suo autore. (da lettera) C. A. G. — Modena. Del Corsaro di Verdi furono applauditi parecchi pezzi. — Novara. Il Reggente di Mercadante ebbe lieta accoglienza. — Padova. Benissimo il Macbeth, interpretalo da Rossi-Corsi, dalla Soss e da Miserocchi. — Parigi, Giovedì, 23 dicembre, si celebrò nella chiesa di Sant’Andrea il matrimonio del distinto pianista Adolfo Fumagalli con madamigella Anna Bonoldi. Al pranzo di nozze partecipavano Sivori, Seligmann e Carli. La sera vi fu invito di amici e musica. Sivori eseguì con la sua conosciuta abilità un’elegia, poscia un duello con Seligmann, il quale alla sua volta fece udire l’Ave Maria di Schubert, e con tale dolcezza che meglio non avrebbe potuto farla gustare la voce umana. Vi aggiunse un’altra deliziosa composizione, della quale si desiderò anche la replica. Chaudeseignes variò il brillante trattenimento con parecchie chansonnettes comiques, dette con quella verità che gli è propria. Lo sposo si fece applaudire coll’Elisir di Thalberg e con la Casta diva, a mano sola, sul suo buon pianoforte di Erard. - Del resto, nessun’altea notizia. - Sivori darà un concerto, il 12 gennajo, nella sala Herz, cui probabilmente prenderà parte il Fumagalli, il quale darà il suo primo concerto in principio di febbrajo. - Fumagalli fu presentato a M. r Nieuwkerke, direttore del Museo del Louvre, nelle cui sale eseguì la sua nota fantasia sul Profeta e la Danse des Sylphes, con generale soddisfazione. La società del signor Nieuwkerke è frequentata da molti uomini distinti, come a cagion d’esempio, Auber, Zimmermann, Marmontel, Ponchard, Bazin, Panseron, e da quel terribile antagonista della musica italiana che si chiama Berlioz, a’cui tremendi responsi l’Italia e il mondo hanno il buon senso di non badare

(da lettera) — La Gazzetta musicale di Vienna contiene nel suo numero del 23 scorso una corrispondenza in data di Parigi, dalla quale riportiamo il seguente brano: "Luisa Miller è superiore al Nabucco, alla Gerusalemme e perfino all’Emani. Con Verdi la scuola italiana cambia evidentemente la sua tendenza: dalla giovane voluttuosa età, in cui essa dissipava le sue forze, senza misura e senza calcolo, entra ornai nell’età virile... Verdi è drammatico: egli disegna il carattere, dipinge le situazioni, traduce la poesia». — Parma. Il Rigoletto ebbe un esito fortunatissimo. Il bravo Fiori fu un protagonista superiore ad ogni elogio; la Bendazzisi è distinta eminentemente per canto e per voce, la quale è una delle migliori che oggi si possano udire. Il tenore Massimiliani ha pur voce bella, robusta ed estesa, e fu anch’egli applauditissimo. Le altre parti, l’orchestra, i cori, la messa in iscena, che fu trovata sontuosa, contribuirono al felice risultato di questa bell’opera. — Le notizie della seconda recita sono ancor più brillanti. Fu giuocoforza ripetere il famoso quartetto, la cui replica fu eseguita con tale accordo e potenza di voce da tutti, che il pubblico manifestava il desiderio di udirlo per la terza volta! — Piacenza. L’esecuzione del Corsaro di Verdi lasciò mollo a desiderare. Il tenore Comolli si è però distinto. — Torino. Si legge nelle Scintille: " Il già rinomato pianista napolitano, di anni 12, Tito Malici, dava la sera del 21 dicembre, nella sala dell’Hôtel-Feder. un concerto-saggio che vogliamo sperare non sarà di addio, ma di primo saluto a più intima conoscenza. E lo diciamo concerto-saggio questo primo del Mattei in considerazione dell’angusta sala in cui fu dato, non meno però di scelto ed affollato uditorio stivata; chè in quanto al prodigioso giovinetto, egli ha raggiunto l’impossibile e non sembra proprio vero che con quelle sue corte e dilicate mani riesca ad eseguire fino alla perfezione ogni più difficoltoso pezzo del Thalberg, musica di prima forza: e mentre agili e sicure fa volare le piccole dita sulla tastiera, vibrato e distinto ti stacca il tema sotto la variazione, e poi l’uno e l’altra eseguisce alla precisione, con la sola debole mano del basso, e fosse pure una mano come tutte le altre la sua, che a mala pena abbraccia Follava. Nè questo è lutto, che il portentoso concertista non si sgomenta per novità di motivo e difficoltà di tema, e trova subito a variarlo e con tanta maestria che non è più un improvviso che diresti di ascoltare, ma la perfetta esecuzione, di studiato componimento. Nè questo è pur tutto, chè se il Mattei si allontana dal leggio del piano, ed altri corre a prenderne il posto, facendo risuonare un accordo qualunque, fosse pure una sconcordanza, quel diavoletto, tutt’orecchio ed intonazione, non dando tempo ad alzar la mano dalla tastiera, nomina uno per uno, e senza dare in fallo, i tre, quattro o cinque tuoni o semituoni toccati fra i 12 della scala. Chi non ci aggiusta fede, sia sollecito ad accorrere al primo concerto che sarà annunziato dal Mattei, e siamo certi ci crederà, " — " 27 Dicembre. Aprivasi l’altra sera il Teatro Regio col Roberto il Diavolo. Toccheremo della sola esecuzione, e siamo ben lieti di poterlo far brevemente, poco avendo ad aggiungere alla conosciuta valentìa degli artisti. Difalti, quando la parte di Roberto nell’opera è affidata al tenore Fraschini, chi è che può aspettare il nostro giudizio per poter giudicare egli stesso che perfetto abbia dovuto esserne il disimpegno? La carriera di questo artista è sull’alto della sua salita, cd ormai egli si è collocalo al di sopra d’ogni critica. Non egualmente era di nostra conoscenza la signora Albertini; ma dessa è tale attrice che nel per» sonaggio d’isabella ci si è data perfettamente a conoscere, presentandoci vantaggioso personale, molta scena, bella voce e buon metodo. Ella eseguisce con gran precisione cd immensa grazia i più difficili passaggi a mezza voce, e ciò basta per poterla collocare fra le primarie artiste. Anche il basso Didot si è portato bene nella parte di Beltramo, ed in esso ci piace avvertire il pregio d’una chiarissima pronunzia. Infine, è da lodare in tolte le seconde parti dello spartito una più che discreta unione.» — Trieste. Teatro Grande. Della Fiorina di Pedrotti piacque più la musica che l’esecuzione; il più applaudito fu il buffo Borella. — Venezia- Alla Fenice fu rappresentato il Buondelmonte di Pacini, " L’opera, che non abbonda di melodie, dice quella Gazzella Ufficiale, non iscaldò gran fatto gli animi; pure vi si ammirò molto bel canto drammatico, e uno squisito lavoro d’armonie imitative, che rendono con assai ingegno e filosofia le situazioni e i pensieri del toccante libretto del Cammarano. Ciò che v’ha nell’opera di più ragguardevole è il finale del second’atto, componimento magnifico e per grandiosità di stile e per profondo lavoro di parli; pel motivo, quanto dir si possa esprimente.: come pure il rondò finale della donna, non solo per la soave cantilena, ma, e più ancora, pel felice e vario e vago accompagnamento. " - Ne furono esecutori la Salvini-Donatelli, che piacque mollo, la Gianni-Vivez, che fece poco effetto, Varesi e Oraziani, che riscossero molti applausi. — La Fiorina del maestro Pedrotti ebbe ottimo successo al S. Benedetto. - Zucchini fu sommo, e si volle la replica del terzetto. La Foroni non ismentì la fama che la precedeva, dopo l’incontro che ottenne a Milano nella stessa parte. - Si sta provando II Parrucchiere della Reggenza del suddetto Pedrolli. — Vercelli. Nella Maria Giovanna di Giulio Lillà si è distinto sopra tulli il buffo Cambiaggio. Molti furono i pezzi applauditi.