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signora Cadetti Prosperi vi emerge. Avremmo a riparlare c di lei, c de’suoi compagni, odi questo genere di trattenimenti. — Anche il noto violinista Austri lunedi sera suonò al teatro Re due pezzi di sua composizione, e vi fu applaudito assaissimo; di quello sulla Lucrezia Borgia si domandò ed ottenne la replica. — Piatti questa sera darà un’accademia nel teatro di Bergamo; quindi verrà a Milano per poi recarsi a Londra, ove è impegnato al teatro della Regina nella qualità di primo violoncello al cembalo. — L’eccelsa I. R. Camera Aulica ha concesso il privilegio per 5 anni, con segreto, a Giuseppe Relitti, fabbricatore di strumenti musicali d’ottone in Milano, per invenzione di uno strumento detto Pelinone della forza di tre bombardoni all’incirca, il quale ha una voce più aggradevole di questi, ed è di più facile maneggio. Firenze, 2 Gennajo. La mattina della scorsa domenica, 27 del caduto décembre, fu assai lieta per la Filarmonica, essendoché fosse dato risentirvi assai bene eseguito uno di quei musicali capo-lavori, che per volger d anni non pardon di pregio: vogliam dire il Bon Giovanni di Mozart. Abbenché non mancassero qua c là nella esecuzione alcuni nei, il pregio dell’insieme, fu tale, che sparirono, per dir così, del lutto nella somma del resultato. Le parli del melodramma erano sostenute dai seguenti: Don Giovanni, il Cav. Giuseppe Ippolili; Donna Anna, la principessa Elisa Poniatowski; Donna Elvira, la Ungher-Sabalier; Don Ottavio, il maestro Giuliani; Lcporello, il principe Carlo Poniatowski; Zeriina, la principessa Nadina Labanoff; il Commendatore e Masetto, Susini. 1 cori erano formali da un buon numero di distinti dilettanti ed artisti dell’uno e dell’altro sesso; dirigeva il maestro Mabellini; l’orchestra era guidata dal Morini. L’udienza ora scelta cd assai numerosa: fece piacere agli amatori della buona musica il vedere con quale entusiasmo vivace c sincero essa accolse il capo-lavoro melodrammatico dell’illustre alemanno, che, imbevuto fin dai primi anni suoi della dolce italiana melodia, seppe sì bene sposarla alla ricchezza armonica della scuola tedesca. - Da quanto è dello di sopra si può rilevare che gli esecutori tulli rivaleggiarono di zelo e di bravura: più specialmente poi per la soavità del canto si distinse l’Ippolili; per la dignità dell’accento, la Poniatowski; per la vivacità del sentimento, la Ungher; per una certa ingenua dolcezza la Labanoff; per una sepolcrale declamazione, nella parte del Commendatore, il Susini; e pel comico spirilo, faceto e dignitoso, per aver infine raggiunto alla perfezione lo spirilo della parte di Lcporello, il principe Poniatowski, benemerito e zelante direttore della musica alla Filarmonica, al quale i soci di quello stabilimento non solo, ma lutti gli amatori debbono gratitudine, per l’amore con cui disimpegna il suo ufficio. - 11 celebre Willmers è sempre Ira noi: si produsse la sera dello scorso mercoledì in un concerto dato nella sala dell’albergo dell’Arno; questa sera si farà sentire in altro concerto al teatro del Cocomero. Nel concerto di mercoledì riscosse molli ben meritali plausi: il concorso pero non fu troppo numeroso: del resto eseguì poco più che li stessi pezzi da lui già suonali pochi giorni innanzi alla Filarmonica. Nel concerto di questa sera si unirà a lui anche il bravo dilettante russo capitano Marlinoff, suonando un pezzo di Thalberg per due Pianoforti. Dell’esito sarà dato conto a suo tempo. 11. 5 Dello. La scia di sabato, 2 del corrente, ebbe luogo al teatro del Cocomero la già annunziala accademia del celebre pianista danese Rodolfo Wilmers. Se il concorso non fu grandissimo, fu peri) scollo oltremodo: rimase però in generale assai freddo, ad onta del valente adoprarsi dell’artista, che, come sempre, fu sommo per la forza, la nettezza, il chiaroscuro, la castigatezza della esecuzione. L’udienza andò perii in fine scaldandosi, tantoché applaudì assai al Canio del Nord, del quale il Wilmers, senza troppo farsi pregare, concesse la replica, ed applaudì a furore al sestetto della Lucia, trascritto e variato per pianoforte dal Wilmers stesso, che alle clamorose istanze degli uditori gentilmente cede replicandolo. Della freddezza di cui sopra è menzione si possono dar forse due ragioni; primieramente la poca sonorila del teatro del Cocomero, che rende alquanto gretto Peffetto di qualunque pianoforte per eccellente e per ben suonato che sia; in secondo luogo la qualità delle composizioni del Wilmers, le quali, eccellenti per una sala, mancano in generale, di queUVc/al, di quell’effetto, comunque esagerato, pur sempre necessario in parte a elettrizzare in teatro: ciò dir si vuole specialmente di quelle rêveries, di quelli sludj cd altri pezzi di un tempo solo, che, generalmente tranquilli, tranquilli finiscono, senza clamorose cadenze, senza quello che i francesi dicono coup de fauci. Pur troppo é da deplorarsi questa specie di atonia da cui il pubblico non sa il più delle volte uscire se non a forza di urli esagerali! cd oh (pianto meritano la gratitudine dei buoni coloro che tentano ricondurlo al gusto di più tranquille emozioni! Ma è però vero che pei concertisti è una trista necessità a cui debbotl piegare, quella di cedere, almeno in parte, a questo rovinoso torrente, se vogliono che la loro carriera riesca di qualche lucro. Sulle scene della Pergola al Barbiere è successa la Figlia del Reggimento, che non ha incontralo il pubblico favore, ad onta che la Zoja, se non canta piacevolmente (e come lo potrebbe coi mezzi vocali che possiede? ) declami però sempre assai bene la parte sua. Duole che in quest opera resti inoperoso il Belletti, basso cantante di merito non comune. Genova, 4 Gennajo. S’io vi ho tardate le notizie sulla Luisa Strozzi del Sanelli comparsa al nostro Carlo Felice, per compenso son desse in oggi migliori. L’esito modesto assai pel complesso nella sera del S. Stefano, nelle successive scorse rappresentazioni si fé lieto ad alcuni brani, senza però toccare menomamente a quel fanatismo avvenuto altrove, o stampalo da alcuni giornali. - La Luisa Strozzi, se non ha gran novità di pensieri, né mostra grande slancio di fantasia, è opera bene, scritta, e che segna un notevole, passo fatto dal suo autore nella carriera melodrammatica. Essa racchiude alcuni pezzi, felici per concepimento e per arte. Delle cabalette ci appagano in generale più assai gli adagio, sebbene con troppa uniformità, nè sempre caratteristicamente, abbia usato in questi il maestro di slanci alla fine o cadenze assai energiche, aventi un effetto sulla vibrazione e potenza delle voci, reso questo maggiore dall aggiunta di ricco strumentale. Così non sempre nella musica noi abbiamo trovalo il dramma, la situazione, il contrasto caratteristico; ed è questo che si può pretendere in oggi dai compositori d’ingegno in compenso del meno che forse ponilo darci dal lato novità de* pensieri melodici. - Assai lodata va in generale ristrumentnzione bella, variata, c che ha taluni tratti di egregio lavoro. - Dei brani di più distinto merito vi noterò nell’atto primo la romanza di Luigi Capponi, assai patetica ed espressiva, un allea romanza d’Alessandro de’Medici, un coro di sgherri, la di cui prima parte in ispecie è di una tinta molto Garalteslica. il largo del finale, se difetta alquanto, ci sembra, di quadratura c sviluppo, è nondimeno pregevole, c quando in ultimo son insieme inlifecciate le voci principali con i cori con sotto un concitalo c bel movimento d’orchestra risulta di grandioso effetto. Nel duetto del second’alto tra Luisa cd Alessandro é bella la stretta di carattere concitato, e compensa dell’adagio non abbastanza drammaticamente individuato. Il coro de’ prigionieri che segue è popolare assai: massime nella seconda parte con motivo all’unisono. Nell’atto terzo è assai ben fatto e colorito il recitativo di Luisa (scena terza), come alcuni altri dello sparlilo; così bellissimo è il duellino che segue Ira Luisa c Capponi, quando questi si disinganna dell’averla credula infida: qui il maestro ha messo il cuore e l’effusione dell’affetto il più dolce. Succede il terzetto finale, che dal momento in cui Luisa comincia a sentire gli effetti del preso veleno è egregiamente concepito e tratteggialo con verissime tinte. Le carati eristiche frasi della moribonda accompagnate cupamente da interrotte note basse, del clarinetto e delle viole, quasi palpilo del cuore che vieti meno, il piangere di Luigi Capponi, l’insieme poi delle (re voci costituiscono tal brano il migliore di tutti, e ne vanno resi al compositore larghissimi encomii. Degli esecutori, erano nuovi per noi la signora Mariella Gazzaniga (Luisa) ed il signor Gaetano Ferri (Alessandro de Medici). Dotata la prima d’una interessante figura, di bella, simpatica ed estesa voce, ne sa trarre egregio partilo, mercé Farle; ma sopra tutto mercè il suo