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funebre, cioè al Requiem per voci d’uomini di Cherubini. Sia lode dunque alla recente istituzione degli esercizi di studio della nostra Società Filarmonica, nei quali precipuo scopo si è l’eseguir musica clic non si senta ripetere quotidianamente nei teatri, e grazie sien rese al degno allievo dell’illustre Fenaroli, l’autore di quel bel Mottetto, per averci porta l’occasione di gustare questo suo lavoro in cui era da ammirarsi la bella fattura del primo tempo ed il bel canto degli a solo del tenore c del soprano, abbenebe questi alcuna volta apparissero improntati di una leggera tinta teatrale. Gli accompagnamenti bene elaborati c di elegante forma, sufficientemente risaltarono, non ostante che la parte dell’orchestra fosse per maggior comodo ridotta dall’autore istcsso per due pianoforti.. Ma uno dei maggiori pregi di questa composizione, a mio parere, si è la fluidità c naturalezza delle melodie di vero tipo italiano, e soprattutto la giusta distribuzione e collocazione delle parti vocali nel complesso armonico, da cui ne risulta quella forza e quella robustezza che non stordisce l’uditore, ma con diletto risveglia la di lui energia, e lo muove a quelle passioni che il musico tenta di esprimere. Il signor Cattaneo, non trovandola nei trattatisti di musica in corso, domandò ai più dotti collaboratori della vostra Gazzetta una esatta definizione del vocabolo Ritmo, che oggi nel linguaggio tecnico dell’arte, parmi venga usato a significare forma del movimento musicale (1); ora ncll’istessa maniera io domanderei che mi si additasse se tra i mille Trattati di Armonia, d* Contrappunto c di Composizione del giorno alcuno ve ne abbia che bastantemente si diffonda su quella interessantissima parte dell’arte musicale sopraccennata, cioè sulla conveniente impostatura, sull’ordine c contcssitura delle parti vocali di un componimento, nella qual parte tanto si distinsero quei sommi compositori italiani che oggi son detti antichi, le di cui Opere, per fatai disgrazia dell’arte, sono dai più, come vecchie, tenute in dispregio. La esagerazione delle forme, le escursioni in incogniti domimi della modulazione, l’avida ricerca di sempre maggiori forze sonore hanno alla nostra epoca tanto occupalo ogni mente, che senza accorgersene, col trascurare ciò che vi ha di più essenziale, sempre si va di più in più offendendo le parti più vitali dell’arte, dimodoché, non ostante la sua apparente pinguedine, la mi sembra adesso in uno stato di etisia. La fantasia di Thalberg su temi tolti dalla Norma per due pianoforti, che servì di intermezzo all’altro esercizio vocale, fu resa con somma esattezza ed in modo tale da porre in rilievo la maggior potenza sonora a cui è ridotto quell’istrumento mercè i perfezionamenti del famoso Erard. Certo se alcuna cosa mancava a quella esecuzione, non era nè la nettezza del meccanismo, nè la forza muscolare dei due valenti esecutori. Dopo questa, molto desiderato e vagheggiato dalla colta udienza compariva Rossini nelle sue Virtù teologali, Fede, Speranza e Carità, col massimo impegno interpretate da una trentina di signore dilettanti, che forman la parte più nobile c più gentile delia Società medesima. La Speranza e la Carità ottennero il favore di un bis, e veramente per ogni rapporto il meritavano. L’opinione pubblica ha già accordato una preminenza di bellezza all’ultimo di quei tre (1) Vedasi il susseguente articolo del sig. Balbi. cori, La Carità, nè io oserei pensar diversamente; ma anche nel secondo, cioè nella Speranza, mercè una felice esecuzione, si poterono j espcrimentare degli effetti magnifici, e specialmente quello che produce la preparazione della cadenza finale, dimodoché mi sembra che non sia da tenersi in minor conto dell’altro, a favor del quale la maggiorità si è dichiarata. I Credetemi, ecc., ecc. Luigi Picchiarti. PROPOSTA DI IJIA DEFINIZIONE del mino [Risposta ad un Quesito del signor Don N. E. Cattaneo). ella Gazzetta Musicale, Anno III. ■ SIS- d°n Nico10 Eustachio 1 Bi^Ealtaneo ProPonc un quesito sulla H definizione del termine Ritmo. Nobile è il suo desiderio, giusta la sua domanda, adottabili i suoi atti di fede, ma non sempre un termine tecnico è tale, a mio credere, da offrire così facilmente una completa, chiara c logica definizione, come ragionevolmente il prelodato signor Cattaneo richiede. E di vero, equivalendo il Ritmo nel suo più semplice significato a numero, non è questi un termine così generico da addimandarc forse tante parziali definizioni quanti siano gli oggetti che in esso numero abbiano il loro elemento?... Che ciò sia vero mcl provano le diverse maniere di definirlo consegnateci dai principali istitutori antichi e moderni. Da taluno chiamasi Ritmo l’indicazione del Tempo; da altri il membro di un periodo; e da certi altri ancora il rapporto armonico. Raccogliendo adunque queste diverse maniere di considerare il Ritmo, conviene stabilire che ad esso appartenga tutto ciò che abbia base su quantità numerativa, e che quindi delibasi definire essere generalmente il Ritmo Musicale una ordinata disposizione di parti quantitative, razionalmente fra loro combinate, per cui l’assieme tutto risulti regolare, perfetto, ed uno. Rcndcsi poi necessaria una qualificativa divisione, c questa a seconda degli oggetti cui vuoisi riferire; così dirò Ritmo razionale quello che esprime le ragioni dei suoni nella loro combinazione; metrico quello che offre la misura della battuta, del membro di periodo, ecc.; e chiamerò finalmente dispositivo quel ritmo che stabilisce la distribuzione delle parti costituenti le diverse battute. Due sono gli elementi musicali, Suono e Tempo. Non v’ha musica senza suoni, non esistono suoni senza tempo: quelli danno la materia, questo la forma; dunque se l’armonia regge il tessuto musicale in quanto all’esistenza dei suoni, il Ritmo lo regola in quanto alla disposizione loro. Nè ciò solo basta, poiché se all’armonia spelta la reggenza dei suoni tanto simultanei quanto successivi, al Ritmo spetta di giustificarne il rapporto egualmente simultaneo o successivo. Ed unendo questi due principj dovremo concludere, j che l’Armonia, nella sua generalità di significato, ambiduc li abbraccia, tosto che si rifletta dovere ad essa attribuire, c l’esistenza, e l’ordine, equivalendo a nesso, concatenazione, ecc. Ciò premesso, vedremo di subito come dall’esistenza dei suoni sia inseparabile quella dei Ritmi. 4. Nel semplice suono esiste soltanto il principio melodico od armonico, e così avviene della sua durata di tempo, la (piale non offre che il principio Ritmico, come succede dell’unità considerata soltanto principio di (pianiità: ma se avviene che questo suono sia fondamentale, esiste tosto la tonalità, c così pure accade della durata, che se dà una misura completa offre tosto la battuta, ossia il Ritmo. 2. Appena si moltiplica il numero dei suoni ne succedono i rapporti; c siccome questi suoni possono essere combinati simultaneamente, od espressi successivamente, anche i rapporti possono essere simultanei o successivi. L’unione simultanea dei suoni dà la risonanza, l’accordo, ecc., la loro successione dà la melodia, l’armonia. Nella risonanza c nell’accordo l’orecchio gusta la convenienza, o soffre la discrepanza, ma F acustica ne dimostra razionalmente il rapporto. Così, dati per esempio i tre suoni do, mi, sol formanti l’accordo perfetto maggiore, il Ritmo razionale mostra il rapporto fra le tre numeriche quantità corrispondcnlii ad 4/4,4/5,1/6 nelle ragioni di 6/4, 5/4, e 6/5, da cui ne succede l’armonica proporzione 1/4: 1/6:: 1/20: 4/50, dunque ove esistano quantità numerative esiste Ritmo; cd ecco a che voglia riferirsi razionalmente fra loro combinate. 5. Se la successione dei suoni offre la melodia, l’armonia, i proseguenti rapporti offrono il successivo Ritmo: ed ella è cosa veramente degna di tutto il riflesso l’osservare come questi due clementi camminino perfettamente di un passo parallelo!... Sotto tre diversi aspetti puossi considerare questo ritmo successivo; l.° come misura semplice, 2.° come misura riportata, 5.° come misura condizionatamente disposta. Al primo aspetto appartiene la battuta che equivale effettivamente al piede latino qualunque ci sia, appartiene il metro che consta realmente di due battute, e v’appartiene il Ritmo propriamente detto, il quale offre una misura soltanto determinata dalla maggiore o minore lunghezza della frase e dell’intiero periodo (1). 4. Sotto il secondo aspetto devesi considerare il riporto di un Ritmo semplice eguale all’antecedente; lo che forma quella perfetta simetria che produce un Ritmo complesso bensì, ma sempre imo nel suo tutto. 5. Appartiene finalmente al terzo aspetto la. condizionata disposizione delle parti costituenti la battuta. Se due specie di piedi latini abbiamo, una delle quali offra una totalità pari come lo Spondeo, il Datilo c l’Anapesto, e l’altra dia una totalità impari come il Jambò, il Trocheo cd il Tribraco, anche le battute musicali sono di due specie, Luna con divisione pari e dicesi di tempo perfetto, l’altra con impari divisione c dicesi di tempo imperfetto. Adunque consistendo tutto l’officio di questo genere di Ritmo nella disposizione delle parti formanti la compiuta misura semplice, o battuta, giustamente potrassi denominarlo Ritmo dispositivo. (1) V. Dizionario Greco-Tedesco ove dice PjSo.oç Il primo cd antichissimo significalo sembra che sia di un movimento che si ravvolge in sè stesso, ovvero di una forma circolare; quindi principalmente quel movimento che, giusta una certa misura di tempo, succede per i piedi e pel corpo nella danza, e nei toni della musica che l’accompagnano: epperò tact, e cadence sono i primissimi ed universali concetti e significati di questo vocabolo. Periodo viene dal greco Perì (latino circuin) e odos (italiano corso) che equivale a giro circolare, ecc.