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- 40 capitò vicino a Rossini, l’altro in linea retta con Meyerbecr e Mcrcadante, c un altro scopo essendo quello di parlar bene di Mercadante e di Pacini perchè capitarono in posti, secondo lui, non abbastanza onorati, vo’ dimandare al signor Somma, con quale altra logica viene a deprimere i giudizj della Gazzella, se, nulla badando ai posti delle sopraccoperte dei fascicoli, appunto nelle sue colonne si stamparono più e più volte i più larghi elogi di questi compositori e se, appena or fan due mesi, appunto di Mercadante, ch’egli prende tanto a proteggere, venivan qui fatti gli onori più lusinghieri essendo stato dipinto come compositore di una dottrina che può dirsi non seconda a nessuna e d’un ingegno quasi eguale alla dottrina (5)? Con che buon fruito vuol egli deprimere i giudizj della Gazzetta, se il suo Giuramento veniva qui dichiarato come bellissimo ed esimio lavoro, per grandissimi pregi assai lodato, la cui rinomanza è a quest’ora sì solidamente stabilita che nessun danno potrebbe fargli una parola di censura (4)? Se tutte le volte che si fece qui menzione degli artisti che al nostro tempo illustrarono c sostennero la gloria musicale italiana insieme a Rossini, a Bellini, a Donizetti, a Pacini, fu sempre nominato Mcrcadante, molte volte prima, qualche volta dopo de’suoi competitori, che tutti in coro venivan citati come veri onori dell’arte (5)? Se molte e molte volle essendosi qui trattato dell’estetica musicale, ad esempio di bello classico, vennero addotti i lavori di.Mercadante, come in poesia si citerebbero Omero, Virgilio e Dante: se la musica veniva (pii denunciata come decaduta dacché cotesti autori avevan superata l’età in cui la floridezza della loro mente produsse i più inspirali loro capolavori (fi); c se le opere di lui insieme al Guglielmo Teli venivano indicale come lavori di tanto bello artistico e tanto scientifico magistero da far intravedere nel futuro tutto il massimo sviluppo dell’arte (7)? Son tali le sentenze della Gazzetta che fan venir male a morti, e riticn egli di favorire la fama del suo lodato, dicendo chi lo loda scrivere delle corbellerie? Perchè vorrà egli incriminarmi come maligno fabbricatore di fronlcspizj quando un nome da lui prediletto vieil collocato in posto non abbastanza cospicuo, c vorrà poi accusarmi ancora come maligno direttor di giornali quando nel foglio da me pubblicato gli vengon tributati i più grandi cncomj? Si darà egli maggior valore ad una sopraccoperta di carte di musica, ove i nomi degli autori son posti per elenco non per onoranza, oppure alle parole stampate d’un giornale imparziale che seguita per più anni a distinguere i meritevoli dagli immeritevoli, i primarj dai secondar], attribuendo a ciascuno quella misura di lode che per giustizia gli è dovuta? Legga egli! la mia Gazzetta e vedrà se, all’opposto del SalI vator Rosa di Napoli, sia ella mai venula a tranI sazionc una volta nel lodare o censurare, se ella I abbia tralasciato di criticare il maestro Verdi, quando era l’occasione, più che il maestro Mcrcadante (8), se contro gl’interessi de’ mici com(5). Si veda il primo articolo del N. 40 di questa Gazzella dello scorso 1844. (4) Vedasi lo stesso articolo. (6) È da vedersi il N. 20 del 1842 specialmente, e tutti insieme i fogli di quell’anno, in cui si è molto parlato delle presenti condizioni musicali d’Italia. (fi) È da vedersi il suddetto foglio. (7) Vedasi il N. 25 del 1845. (8) Il sig. Somma dice ch’io faccio emulo e compagno di Rossini il maestro Verdi, e dice poi ch’io son quel desso che dirige la Gazzella, cd ecco come la Gazzetta, distruggendo quello che fanno i frontespizj, parlava di lui a proposito del Nabucco: a Or a» voler dare una nuova occhiata complessiva all’ini! sieme della partizione, troveremmo da criticare un» abuso esagerato degli unisoni, un troppo frequente a impiego di melodie a frasi spezzate, quali sarebbero» a modo d’esempio quella della marcia trionfale,» quella del crescendo del finale primo, quella del a coro de’ Levili nella parte seconda, le quali ripeti tcndosi più e più volte nel dramma danno un’imn pronta di ristrettezza alle idee del compositore,» che forse è più apparente che reale. Un abuso di a terzine abbiamo pure riscontrato in mollissime mc|» lodie, come quella notata al chiudersi della profe:» zia, ecc. n. Veggasi il N. 12 del 1842. lo disegnando prego il lettore di farsi una giusta idea di lui j col risovvenirsi se abbia mai veduto figurare tra gli scrittori della Gazzetta il nome di Ricordi, e se sia vero ch’egli siasi permesso mai di farsi giudice di produzioni musicali, abbandonando la | sua qualità di semplice proprietario. Fu dichiarato nei manifesti che la direzione del foglio veniva affidata al signor Giacinto Battaglia, e dopo di lui ad altre persone così versale nell’arte che letterate, che segnano i loro scritti del loro nome. Ora, come mai il signor Somma osa parlare dell’insufficienza e malignità dei giornali, i egli che in una sola frase scrive sfrontatamente due falsità, una ch’io dirigo la Gazzetta, il che! non è vero, l’altra che siedo a scranna per dettar sentenze, il che è falso? Come mai continuando la serie delle sue invenzioni per dispregiare il foglio e i collaboratori, chiama compagni dell’editore Ricordi, che sta a Milano, il maestro Mayr che sta a Bergamo, il maestro Pacini I che sta a Lucca, il maestro Rossi e il professore [ Bigliani che stanno a Torino, il maestro Perotti che sta a Venezia, l’avvocato Casamorata j e il maestro Picchioliti che stanno a Firenze, il maestro Boucheron che sta a Vigevano, e tutti gli altri non meno distinti che non giova nominare? Con che logica vien poi egli a dire che i giudizj di questi scrittori son tali da far venir male a morti, se per la più parte son tutti maestri profondissimi nell’arte musica, c se tra. questi ve n’è qualcuno ch’egli stesso onora dell’attributo di celebre: autore di sessanlasetle opere, fra le quali la maggior parte capolavori, e che dopo tanti anni di vita artistica e di creazioni originali, ne’ quali brilla la potenza del suo genio, regala al mondo la Saffo, poema musicale, degno di vivere la vita dell’eternità? Con che logica vien egli a dire che il nome del maestro Pacini suona da quasi sei lustri onoralo ed amato in ogni parte del mondo, lo dichiara autore che in ogni tempo ha mostrato la grandezza della sua mente e la felicità del suo ingegno, e poi diventa uno degli scrittori, i cui giudizj fan venir male a’ morti, quando fa parte dei collaboratori della Gazzetta? Signor G. Somma di Napoli, ove avete lasciata la lealtà dello scrittore quando pubblicavate simili assurdi, e con che coscienza venite a parlar male di chi non v’assomiglia in nulla, dando prove sì luminose d’incapacità c di mal animo? E questo della Gazzetta non è tutto, sebbene ella non entri nella diatriba che per incidenza. Uno scopo delle parole del signor Somma essendo quello di parlar male di me, del maestro; Verdi c del maestro Mandanici, perchè l’uno ’ alla nessuna letteraria moralità accoppiano la vergogna di non saper scrivere. Il signor Somma ha voluto dar prova d’essere rimarcabile anche in ciò; ed in un solo articolo ammassa spropositi sopra spropositi che non sarebbero perdon «bili ad uno studente di grammatica. Qui c’è il Bicordi che è quello stesso che dirige la Gazzetta Musicale e che, cioè il quale, si SÌertoaao a scranna, e sentenze, ccc. Un poco più indietro c’è il maestro Pacini autore di 67 Opere, che dopo tanti anni di vita artistica e di creazioni originali, ne’ quali brilla tutta la potenza del suo genio, regala al mondo la Saffo, ecc. Un poco più indietro scambia il maestro Vaccaj- nel maestro Vanni mostrando cosi di non sapere chi sia. Un poco più indietro parla dignitariamente in numero plurale, e più indietro ancora si dimentica del plurale per parlare in singolare. Più avanti finalmente discorre delle opinioni emanale da questa Gazzetta, c non dice già che siano le opinioni che emanarono dalla Gazzetta, ma. la Gazzella che emanò le opinioni: il che è quanto dire che quando voi uscite di casa, non siete voi che bacile di casa ma la casa che esce voi. I buoni filologi sostengono essere un errore del volgare linguaggio l’uso attivo del verbo emanare in senso di pubblicare. Emanare, dal latino emanare, significando uscir di mano, venir fuori, derivare, provenire non può usarsi che nel modo passivo di pubblicarsi; e quando il Salvini disse: fecero emanare un decreto dal Senato, per lo quale erano da Roma e dall’Italia banditi i filosofi, non si deve intendere come fu inteso, che dal Senato fu emanato, pubblicato, un decreto, ma sibbene che il decreto emanò, uscì fuori, dal Senato. Se, invece di vaneggiare sui frontispizj e veder le nubi dove non ci sono, il signor Somma mettesse gli occhi nei libri, son certo che non solo imparerebbe a pensar meglio, ma eziandio a scrivere più correttamente. merci musicali non siansi moltissime volte con- | surate le opere che venivano impresse nelle mie j officine, c se la mia Gazzetta non abbia dato le prove più grandi di disinteresse c d’imparzia-! lità (9). c ’ Ora, lasciando la Gazzetta c venendo al maestro Verdi, die sembra essere stato l’oggetto principale delle morsicature del giornalista napolitano, forse perchè non ha mai voluto accaparrarsene la penna, per darvi un’idea di ciò ch’egli scrive, dovrei riportarvi metà del suo articolo, e questo sarebbe troppo. Bastivi dunque che sappiate che egli ad un bel punto, facendo mostra di non averlo mai sentito nominare tra gli uomini che valgono qualche cosa, esce a dimandare ehi è questo Verdi che io ho voluto mettere tra gli uomini della raccolta insieme a Rossini, a Bellini, a Mercadante, e a tutti gli altri che già ho menzionato? Per quanto è a nostra conoscenza, risponde egli a sè stesso, Verdi è l’autore di un’opera data tre anni or sono in Napoli, col titolo Oberto Conte di S. Bonifazio, che s ebbe l’onore di un fiasco strepitosissimo e di pochissimi esempi. Verdi è l’autore di un’opera che ebbe, per titolo la Regina di un giorno (cioè, voleva dire Un giorno di regno) e che per indicibili fischi fu l’opera di un’ora. Verdi è un giovane maestro, che dopo l’Oberto Conte di S. Bonifazio e la Regina di un giorno ha dato I Lombardi, il Nabucco e l’Emani, le quali in molte parti d’Italia si sono replicate sempre con esito diverso. I Lombardi hanno ottenuto poco successo (!), il Nabucco in molti teatri fu trovato inferiore all’Emani (!!), ed in altri l’Emani inferiore al Nabucco (!!!). Udite, lettori milanesi, che avole tanto applaudito al suo Nabucco e ai suoi Lombardi, e voi lettori veneziani che avete tanto applaudito al suo Emani, e voi lettori romani che avete tanto applaudito ai suoi Due Foscari, e voi lettori italiani che lo avete tanto festeggiato per tutte le musiche ch’egli ha scritto, udite che cosa sia il maestro Verdi? L’autore d’un’opera fallita, d’un’opera fischiata, e di tre altre opere, la prima inferiore alla seconda, la seconda inferiore alla terza, la terza alla seconda ed alla prima e così via discorrendo a questo modo. Vedendo la carriera sempre progressiva ch’egli ha corsa, e gli studj assidui che ha posto nell’arte, voi l’avete proclamato come un ingegno di bellissime speranze, avete creduto d’avere in lui uno dei sostegni dell’onor musicale italiano, dacché Mercadante, Donizetti c Pacini volgono alla meta del loro artistico cammino; ed un articolista napoletano, un impastato)’ di parole, a cui il nome del vostro maestro non suonò mai all’orecchio che come quello d’un autore fischiato, viene a far calare questa strana benda che moltissimi si son messa agli occhi per Verdi, e vien a dirvi la frenesia in cui siete caduti per una cicca e mal appoggiata predilezione. Ma bravo sig. G. Somma di Napoli! E son sempre queste le utili verità che venite a rivelar colle stampe; ed è sempre così che venite a ragionare al pubblico delle opere d’arte e degli artisti; cd è con questo modo che credete acquistar rinomanza d’uomo savio ed integro nel mondo delle lettere; cd è con tali esempi che onorate la memoria di quel gran pittore e poeta, sotto il cui nome avete la temerità di divulgare i vostri scritti. Ma bravo, ripeto io, signor G. Somma di Napoli! Se il mondo si è messa una benda per il maestro Verdi, non vi dubitate ch’egli se la voglia mettere per voi. Di simili tratti basta uno solo per farsi degnamente conoscere, c non c’è più pericolo di bende. Siffatte asserzioni non occorre ribatterle con ragioni. Ove il napoletano giornalista che va domandando a mille chi sia il maestro Verdi avesse avuto mcn premura di rispondere per aspettare una risposta, avrebbe trovato chi gli avrebbe i fronlispizj faccio Verdi compagno di Rossini e poi dirigendo la Gazzella lo faccio lodare a questa maniera! E-il sig. Somma mi slima così destro?! (!)) Chi legge da quattro anni la Gazzetta può far testimonianza quante volte siansi censurate le opere musicali da me pubblicate. Non son due mesi che siè qui criticato severamente un Metodo per suonar l’organo stampalo con questi stessi miei caratteri. SEGUE IL SUPPLEMENTO