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iole c delle noie, fequilibrio perfetto del libretto e dello spartito credo essere il vero luogo di sicurezza. (Sarà continuato} Prof. Bigliani. I.?.. COnSZF.TATO^IO DI M’JSIIA La mattina di domenica 51 scorso marzo nella grande sala dell I. IL nostro Conservatorio ebbe luogo un solenne intrattenimento di musica Sacra. Si udirono con grande soddisfazione una magnifica sinfonia di Stunz. eseguila con raro accordo, /*ultima parola del Redentore^ di Haydn, un mottetto di Asioli, per voce di soprano, cantalo con garbo, con sicurezza e bella eleganza, dalla giovinetta allieva signora Moltini^ e finalmente la Messa da Requiem di Mozart, immortale monumento di un genio che fu grande nei più disparati generi di musica, in tutti sublime, in molti unico! Sono da farsi le più sincere congratulazioni a chi presiede alla direzione degli studii del nostro Conservatorio per la scelta di simili esercizi!, che di tempo in tempo, sebbene troppo di rado, ricordano ai milanesi buoni e zelanti cultori della musica che nel meraviglioso patrimonio di quest arte sublime vi ha qualche cosa di meglio che non le solite dozzinali ed effimere partizioni onde il moderno teatro si occupa quasi esclusivamente. Ammettiamo come savio principio che la scena debba essere aperta principalmente alle produzioni dei migliori compositori della giornata^ uniamo volentieri anche il nostro applauso a quello della moltitudine, alloracln clamorosamente entusiastica saluta la gloria nascente de’ giovani maestri che con zelo ed amore studiano ad affratellare la vigoria del pensiero colla forza dell’affetto, il nerbo della scienza collo slancio deli ispirazione; ma crediamo ad un tempo che alle incessanti ovazioni in parte meritate, in parte prodigale ai saggi più o meno duraturi de1 compositori viventi, non siano da sacrificarsi troppo esclusivamente i tesori dell arte dovuti al genio delle epoche passale. Se un po’ più di frequente vedessimo alternate sulle nostre grandi scene le opere dei Donizelli, dei Merendante. dei Verdi, dei Pacini. con quelle degli antichi capiscuola, d teatro avrebbe il gran vantaggio di una più svariala e piccante vicenda di impressioni, il gusto del pubblico per forza di confronti si verrebbe educando ed affinando molto più di quanto non fa ora, e le arti musicali in gemere progredirebbero con passo più sicuro, e guidate da una critica molto più illuminata e feconda. Ma quest epoca di savio e desiderabile eclettismo non è ancor giunta pel nostro teatro, e ciò per ragioni che sarebbe troppo lungo il qui indicare e discutere. Intanto ci è di somma soddisfazione il potere intrattenere i nostri lettori con qualche cenno intorno ai pochi tentativi che si vanno facendo tra noi per richiamare in onore i grandi capi d opera musicali. In questo proposito non poteva essere più felice la scelta della Messa da Requiem di Mozart, che si eseguì nel IL Conservatorio domenica mattina. Grandioso e imponente ne fu I* effetto, il quale si dovette alla sublimità delle ispirazioni di cui abbonda quella musica, e in parte anche al buon accordo e al magistero degli esecutori diretti con particolare perizia dal Censore sig. maestro Nicola Vaccaj. MISCELLANEA ( Con (in nazione c fine. Vedi il N. 12 e 15). Abbiamo asserito che senza un sensibile aggravio di spese si potrebbe, aumentare d un terzo il numero de’ suonatori del Teatro della Scala. Cerchiamo prima di particolarizzarc questo aumento. Ai violini converrebbe aggiungerne altri dieci; cinque primi e cinque secondi: altre (piatirò viole riuscirebbero indispensabili: come pure altri sette violoncelli e Ire contrabbassi. Il che farebbe il numero di ventiquattro suonatori assolutamente, indispensabili per gli odierni bisogni della musica. Si elimini dunque la banda dal palco scenico, e i colle parecchie migliaja di lire che questa assorbe si pensi a fissare un emolumento a*nuovi ventiquattro professori d’orchestra. 0 l’emolumento della banda basterebbe, o almeno è certo che l’aumento delle spese necessario allo stipendio dei nuovi suonatori non ammonterebbe a un’aggiunta di sei od otto mila lire. -Eliminando questa banda apporteremmo anche un bene reale ali arle, perchè sarebbe tolto così ai compositori la possibilità di servirsene antidrammaticamente, come dal più al meno fan tulli. Nè il sig. Fétis avrebbe più a sorridere ’ del drôle di effetto che gli facevano i Romani nella Vestale o i Druidi nella Norma, vedendoli con innocente anacronismo suonare i Clarinetti ed i Fagotti. Infatti i danni che F uso della banda sul palco apporla a’più giusti principi della drammatica sono incalcolabili; ed è impossibile o almeno assai difficile, adoperandola, non cadere in qualche urtante controsenso. E non è che in Italia che ancora prevale (e (pianto!) (piesto sistema. In tulli gli sparliti che ci vengono d’oli remont e, la banda non ha giammai la più piccola parte, e sullo questo rapporto n’è d’uopo confessare che in quei teatri si mostra molto più buon senso che non nei no stri. A Berlino, nel gran Teatro dell’Opera tedesca, v’ha [raddoppiamento ambe degli slromenti a fiato: hannosi in conseguenza «piatirò oboi, quattro clarinetti, ecc., ecc. Noi non pretendiamo cbe (pii si abbia a praticare per intero quest’innovazione; ma tuttavia vogliamo notare che in alcuni de’strumenti di legno la sarebbe adottabilissima ed anzi pressoché di stretto bisogno. Ne’ [orti per esempio, alla Scala, riesce quasi impossibile distinguere siffatti stromenli, e. per renderne la forza sufficientemente proporzionata a quella degli alici di ’metallo, converrebbe, appunto raddoppiare i flauti, gli oboe, i clarinetti ed i fagotti, o almeno almeno i più muti, vale a dire i flauti ed i fagotti. Riteniamo inutile F avvertire che i suoni raddoppiali di codesti stromenli non dovrebbero adoperarsi se non nei forti, come pure. la massa de’ strumenti d’arco dovrebbesi dimezzare nei piano e negli accompagnamenti. L’effetto de’ chiaroscuri che si potrebbe ottenere con tale sistema sarebbe immensamente annientalo. In (pianto poi risguarda la nuova disti ibuzione che si è data ultimamente ai suonatori nell’orchestra (parliamo sempre della Scala), abbiamo trovato lodevole ravvicinamento che. rettamente s’è fatto de’suddetti slromenti di fiato in legno: da ciò si ottenne. tra loro assai più d’unione che per lo innanzi; non sappiamo in conseguenza perchè in vece glislromenti di metallo sieno così gli uni dagli altri distanti, in guisa tale, che i due gruppi (imo dei corni, l’altro delle trombe e de’ tromboni), non soltanto non possono vedersi reciprocamente, ma riesce loro perfino impossibile sentirsi, e perciò l’accordo fra trombe, tromboni e corni non è ottenibile che meccanicamente dall’impulso del direttore | (1 orchestra. Noi siamo «F opinione die i tre gruppi! de’stromenli d’arco, di fiala in legno, e di [alo in metallo compongano, per così dire, tre orchestre a sè, e perciò che, siccome per aver accordo in un’orchestra propriamente detta, conviene (Lessa sia il più possibilmente stretta ed unita, così anche «piesle parziali orchestre debbano essere ben distinte c tra loro । unite senza che nessuno estranio ostacolo venga ad intermezzarle. Non abbiamo trovalo mollo commendevoli nemmeno quelle due lunghe file laterali di vio| lini: è impossibile, che lo stacco riesca simultaneo: cd aggiungasi che anche qui, come tra corni c tromboni, è impossibile vedersi tra primo ed ultimi violini, danno peggiore ancora, perchè questi suonano g all’unisono, nel quale è chiaro che la simultaneità dei suoni esigesi ancor più rigorosamente. Notisi poi an- fi cora che al primo dal suo sedile, riesce pressoché impossibile, dominarli col suo sguardo, meno poi col comando. Inoltre la fila dell’orchestra nel suo complesso è troppo, è eccessivamente lunga; avrebbesi dovuto allargarla al centro e ristringerla ai lati: e non sappiamo, a vero dire, perchè a ciò non si abbia provveduto, mentre fu sempre lamentalo un sì grande inconveniente. Fino a che l’orchestra Sara disti ibuila su d’nna linea così stretta c lunga non sarà dato giammai di ottenere simultaneità di tocco; ed invano si desidererà, con ludo il buon volere e l abilità del direttore e de’professori, quella precisione, quell’accordo, quell" aplomb (pcr servirsi dei termine d’uso) che, per quanto sia numerosa un’orchestra, si può pur ottenere quando la distribuzione delle parli suonanti sia relia ed avveduta. In «pianto all’attuale, corpo dei cori del suddetto gran teatro, è nostro dovere di far elogj all’impresa, sapendo noi che ella lo ha aumentalo di assai più non glielo impongano i suoi obblighi. Gli uomini in ispecial modo sono in sufficiente numero da potere far fronte anche, al peso della maggior massa d’orchestra, da noi progettata più sopra nel suindicato aumento di suonatori. Le. donne trovansi pcr Io contrario scarse e di numero c di buone voci, cd anche un po’d’abilità: ma (piesto è un male negli attuali momenti irreparabile, ed al (piale nè l’impresa nè altri saprebbero applicar riinedj: male clic deriva da quella gran cagione,che non esistendo in giornata più neppur una di quelle artiste che appcllavansi anticamente seconde donne, conviene anche per i cori rivolgersi al grande emporio delle prime donne assolute, le (piali, se dotale di buona voce c robusti polmoni, è assai difficile che amino cambiare il primo maestoso lilolo in quello sì modesto di coriste. E verissimo: ella è cosa assolutamente impossibile formare in giornata un sufficiente corpo di cori femminini, c le voci di soprano specialmente non si assoggettano a così umile ufficio. I contralti sono più arrendevoli, perchè meno favoriti dai moderni compositori: e perciò anche alla Scala sentiamo alcun poco predominare (piesle belle voci gravi, nel mentre i soprani in certi momenti di energia si distinguono appena’. Non metteremo fine a queste nostre osservazioni senza fare un cenno anche di altri strumenti, che negli odierni sparliti vengono adoperati in altri grandi teatri, e che perciò o presto o tardi converrà pur qui adottare; e all’introduzione de’(piali, o almeno de’più ne.cessarj, sarebbe saggia cosa fin d’ora provvedere. Per esempio Donizelli mi Don Sebastiano ha fatto uso, così ne fu dello, di due clarinetti bassi, strumento assai caratteristico, all’ottava de’ clarinetti ordinari, c che può rimpiazzare col suo timbro grave c cupo in parte anche la mancanza de’corni-bassetti, mancanza pur assai da lamentarsi. Lo stesso dicasi del trombone contralto, al (piale si sostituisce comunemente una tromba, che naturalmente resta troppo bassa e soffocata dai tromboni tenori. Nelle ultime due grand’operc di Meyerbeer hanno pure gran parte in orchestra due cornette a pistoni, altro strumento del (piale noi app.ena conosciamo il nome ed al (piale non si saprebbero rinvenire appropriale e convenienti sostituzioni. Noi manchiamo del Fagollone, strumento all’ottava del fagotto ordinario, clic nelle sinfonie di Beethoven specialmente vi è adoperai issimo, e che qui l’anno scorso per l’esecuzione delle medesime al Casino della Nobile Società non si è potuto trovare. Passiamo sotto silenzio tanti altri strumenti che di giorno in giorno si vanno adottando in lutto le, più accreditate orchestre, e che danno campo ai compositori di variare i loro effetti; ma ciò di che non possiamo tacere si è del bisogno di un grande organo sul palco. Questo è cosa innanzi lutto indispensabile. In più cenlinaja di sparliti l’organo è introdotto, eppure ci è forza continuamente farne senza. SÌ deve * aver presente che e nel Corrado e ne’ Puritani c ne’ t Lombardi ed in tante altre moderne partizioni riusciva > affatto perduta tutta quella solennità e santità d’effetto S c quel bel contrasto di tinte che l’organo solo può &