medesimi uditori che applaudirono alle sinfonie di Don
Giovanni e del Plauto Magico avrebbero senz’ombra di
dubbio pur compresa ed applaudita anche quella della
Linda, e che quegli slessi suonatori che ci elettrizzano
colla sinfonia del Guglielmo Teli avrebbero saputo affrontare
c vincere le difficoltà di quella di Donizelli. Ma
noi non vogliamo qui neppur far cadere la colpa
sull egregio maestro. A questo suo ordine o consiglio
egli può addurre una valida scusa; ed è, che
essendo egli a cognizione che nel rinovamento dcl1
Impresa ebbervi de’ sensibili cangiamenti nel personale
dell’orchestra, non poteva sapere se colali
cangiamenti fossero avvenuti in bene o in male: da
ciò una diffidenza, perdonabilissima in un compositore.
Toccava, ripetiamo per l’ultima volta, a noi a
reagire, ed a far vedere coi fatti che le forze non
mancano per l’esecuzione di qualsiasi musica istrumenlale.
Preghiamo dunque olii ha avutala somma e straordinaria
compiacenza di leggerci una volta per sempre,
a non volerci apporre cose che non abbiamo nè mai delle,
nè sognale: aggiungendo il consiglio a questa slessa
persona di non volere ncmmanco, come prima notammo,
smentire sè stessa per (’smentire gli altri. Allora non
succederebbero certe piccole ma alquanto strane contraddizioncelle,
e non si leggerebbe a foggia d’esempio
nel N. 7’1 del Pirata, Pag. 287 parlando dc’nuovi pezzi
della Linda,le seguenti parole:pezzi, già s’intende,mandati
dallo stesso Doilizelli, per poi stampare nel N. 71,
pag. 29’i (Polemica a vapore) rii) che segue: Riguardo
agli altri pezzi (che. sono i suindicati), ci permeila (il
sig. Alberto) d’osservare di non aver noi mai stampato
che Donizelli li mandasse ere. ere. Nè succederebbe,
come pure si diceva, che s’inventassero
di pianta fatti erronei, com’è quello di asserire che
la ’sinfonia (della Linda) non venne eseguila a Parigi.
- L’egregissimo signor Begli fu questa volta assai
male informalo, perchè noi lo assicuriamo che questo
pezzo venne assolutamente eseguilo a quel Teatro
Italiano, ed abbiamo presentissima alla memoria
|a relazione che ne davano tutti i giornali francesi,
compresavi quella più dettagliata del sig. Delécluze
sul Débats.
E del sig. Delécluze medesimo abbiamo sol t’occhio
un bell’articolo intorno al Corrado dei nostro bravissimo
Federico Ricci. E un articolo, che vale ad elogio del
compositore ben più che lutti gli altri che abbiamo
passali in rivista. Da quel cenno si ricava ancora che.
i pezzi aggiunti o innovati dal Ricci sono ben selle od
olio (I), c che son quelli che anche hanno piaciuto di
più. Filmisi fra i nuovi e lodai issimi una Polacca della
Grisù un Brindisi di Mario, de’ briosi couplets della
Brambilla, un magnifico terzetto tra la Grisi, la Brambilla
e Ronconi, c un’aria di quest’ultimo. L’articolista
francese dà al Ricci, oltre alla soavità del canto
ed alla sicurezza dello strumentale, lode mollissima
anche al bell’impiego che fece della voce di contrailo,
la (piale da tanto tempo obbliata, riuscì la ben accolla
massime ne’pezzi d’assieme.- Allreltanto non dice perii il
sig. Delécluze in favore del libretto, tacciandolo di troppa
esagerazione nelle passioni de’ singoli personaggi, a
danno, dice egli, della musica, la (piale diventa necessariamente
troppo bruyante.
Seguiamo un po’il critico francese nella conclusione del
suo articolo, u Nella partizione di Ricci, egli così scrive,» v’hanno moltissimi pezzi trattati accuratamente c
h con delicatezza: ma ciò che nuoce alquanto al loro
a effetto si è f uso degli unisoni troppo frequenteii
mente ripetuti, ed in secondo luogo lo strepilo dei
h pezzi d’assieme, nei quali i personaggi trovansi agiti
tali da passioni eccessive, disordinale c fuor di nati
tura, come si ama a presentarli nei melodrammi
a del genere di Corrado d’Altamura. Tulio questo
ti apparecchio di sentimenti falsi trascina il compositi
tore ad esagerare gli effetti d’armonia, a far mugli
gire gli strumenti di metallo, rollare i timpani c
a gridare i cantanti n. Conveniamo interamente coll’egregio critico (noi stessi pure abbiamo le tante
volle toccata qucsla proposizione), che i compositori
d’oggidì esagerino gli effetti d’armonia, facciano muggir
gli stromenti e gridare i cantanti: ma non sapseverità
dovuta ad una sacra preghiera. - L’ultimo minierò
componesi di un breve dialogo fra il tenore c il
basso concertanti, susseguilo da un coro a voci sole, dove
le parti vi si contrappuntano spontanee c correttissime,
quantunque forzatamente troppo strette c troppo gravi:
diciamo forzatamente, poiché in questa composizione
l’Aulore non fece uso delle voci bianchi-, grave mancanza,
che toglie le migliori risorse per la varietà degli effetti.
L’orchestra si rappiglia alle voci con un breve,
fortissimo, ma assai concludente. Quest’ultima idea potrebbe
ricordare un poco Bulimia chiusa dello Stabal di
Rossini. Ciò dipende in parte anche dalla coincidenza
del tuono. - Infatti egli è questo nel suo totale un
componimento, dove la parola vi è servila a perfe-.
zinne, e dove il colorito è uno, ed assai proprio alla j
gravità che nello stile ecclesiastico si esigi’. - Sarebbe
desiderabile che potesse eseguirsi in qualche gran
tempio. - L’effetto ne ricscirebbc indubitabile.
La Scala sta chiudendo, c per lungo tempo questa
volta, Î suoi battenti. L’Impresa ha fatto miracoli di j
attività. Riteniamo che dappoiché c’è mondo, nessun
teatro d’Italia abbia montato, come alla Scala s’c fatto I
in questa stagione, nove sparlili (1) c selle balli. Anche
ne.’grandi teatri oltramontani, ne’quali avvi pronto
continuamente un così dello repertorio, è raro vedervi
tanta varietà di spettacoli. E bensì vero che. la fretta
può influire dannosamente tal fiala sull’esecuzione, ma
l’abilità unita al buon volere de’ nostri professori sa
vincere ogni ostacolo, e di ciò ne abbiamo spessissime ’
prove. Sì: è assolutamente il solo buon volere che
manca alcune volte: poiché, animalo che sia l’artista italiano
di emulazione, odi puntiglio, lo vedrete vincere Ire
volte più presto che qualunque altro qualsiasi difficolta.
Eccone un recentissimo esempio nella Linda. Di quest’opera
non s’è fatta dall’orchestra, eccettuata la r/enerale,
che una sola prova. Ebbene: non diremo adesso
che F esecuzione della prima sera sia stala per ogni
rapporto impuntabile, ma è bensì vero che molti altri
spartiti più facili assai, e che si provarono le cinque
e le dicci volle, non ebbero l’assieme e i chiaroscuri;
di questo. Che il Cielo ne guardi adesso dall’inferire I
da ciò esser migliore il costume di far poche prove pini-;
tosto che molte: ma vogliamo semplicemente dimostrare
che, se a quc’spartiti che esigono molte ripetizioni ed alle I
quali viene anche concesso il tempo necessario, si desse,
appunto tutto quell’impegno, quel puntiglio, come prima
l’abbiamo chiamalo, che si pone talvolta nelle esecuzioni
a vapore, non avremmo a notare or (pia or la alcune
macchie indecorose pc’nostri bravissimi esecutori.
Ed a proposito ancora della Linda, ed a proposito
di chi ci fc l’onore, quantunque una volta (ahi Î noi
meschini! una sola volta} per sempre, di abbassarsi
fino a noi per accordarci udienza, e che affettuosamente
e confidenzialmente per nome appellandoci ne
parla di indigestioni c di al1 re simili cose, ci faremo
noi pure una volta per sempre arditi a soggiungere, ।
che.... il Galateo del Gioja è pur ancora un bellissimo
libro c.... che, allorquando si vuole apporre ad altrui
degli errori, si comincia dal non farne essi medesimi,
e dal non inventare gratuitamente fatti imaginarj, ponendo
più d’attenzione a non correre il rischio di
smentire sé stessi nell’atto di volere smentire gli altri.
- E quando mai abbiamo noi negato che il celebre
compositore della Linda abbia invialo a qualche suo
intimo amico ordini e prescrizioni ( che saranno
invece stati semplici consigli ) perchè la sua bellissima
sinfonia non si eseguisca a Milano? L’unica cosa
che abbiamo voluto osservare, e che ripetiamo e dilucidiamo
anche maggiormente a scanso di qualunque
equivoco, si è che, se l’illustre maestro ha mandato
un cosifalto consiglio, questo consiglio non poteva non
offendere un pocolino l’amor proprio o del pubblico
milanese o de’ milanesi suonatori, c forse, come allora
avemmo a notare, sì quello dell’uno che degli altri,
sembrando tale consiglio tacitamente accusare il primo
di non sufficiente intelligenza musicale per apprezzare
una musica lavorala, ed i secondi di non bastante perizia
ad eseguirla. Dati i (piali due casi, si avrebbero,
a vero dire, le migliori ragioni per rispondere che (pici
(1) Compresovi il Nabucodonosor, del quale è imi
minente la produzione a profitto del Pio Istituto TeaI
Itale.
(I) Questi pezzi verranno quanto prima pubblicali
dal Ricordi.
piamo col signor Delécluze dare la colpa di ciò unicamente
ai poeti degli odierni melodrammi, scusando
i compositori di musica, come trascinali a queste condannale
esagerazioni dalla falsa via tenuta dai librettisti,
Noi vediamo invece il male (piasi unicamente
nei compositori di musica. Perche, venendo al caso
particolare, (piali mai sono queste passioni esagerate,
false, antinaturali, che il critico francese scorge, nel melodramma
di Corrado d’Alta mura? e lo sieno anelli’,
son esse più false ed esagerate di quelle che trovansi
nei libretti della Semiramide, del.l/o.vè, della Zelmira,
dell Otello, di questo medesimo Otello, del «piale il
signor Delécluze si esprime nello stesso articolo in questo
modo: ce bel ouvrage, ou l’expression des sentiments
est rendue arec tant de vérité, et ou les artistes
peuvent produire de l’effet en chaulant, seulement? A
parle adesso confronto di soggetto o di merito m;’ due.
libretti, ma è d’uopo convenire che le passioni de’personaggi
del Cornalo d’Altamura non sono per certo
meno forti (o esagerate, se così si vogliono chiamare,
che a noi perii non sembrano esagerate, in nessuno
de citali drammi) di quelle che animano ogni singolo
personaggio del dramma di Otello. Non crediamo di
errare, asserendo anzi che in quest’ultimo tulle le
tinte sono vieppiù edile, i caratteri pili tragici, le.
passioni più concitate. Dimodoché, se andassimo per
legge di proporzione, nell’Otello si dovrebbe gridare al
doppio. Eppure egli è in quest’opera che il critico
francese osserva, c rettamente osserva, che i cantanti
peuvent produire de l’effet en chantant seulement.
Noi non diremo che in parecchi de’moderni libretti
i caratteri e le passioni non siano spesso e troppo
continuamente spinte ed anche fuori di natura, ma
fa d’uopo pur confessare la dura verità che se. il
poeta esagera in giornata come dieci, il maestro trascende
come cento. Car on chante bien, prosegue,
il signor Delécluze, au théâtre-italien, quand, la. musique
permet que l on chante; mais depuis plusieurs
années on y crie pendant le quart de la représentation
des opéras nouveaux, par la faute des compositeurs
qui se croient obligés de faire du bruit pour
é’rp dramatiques. Ed ecco là il grosso e reale malanno:
faire du bruit pour être dramatiques. Dipingete
pure gli affetti e. le passioni in tutto il loro sfogo,
quali il soggetto le richiede; siate pure, qualora qualche
situazione del dramma lo esiga, anche declamali’, fate,
per così dire, che I attore parli in qualche rara occasione
piuttosto che cantare, ma non lo fate gridare.
E se anche qualche rarissimo caso esige lo slancio del
grido, fa egli poi d’uopo che questo grido sia accompagnalo
dal muggito de’ metallici stromenti, dal rombare
de (impani c dai cannoneggiamenti delle grancasse?
Il grido che vorrete affidare al vostro cantante
riescirà ben più apprezzato, scenderà più dritto al cuore,
sarà più vero c sentito, se nulla lo sturberà, se nulla
verra a tome l’unità di (’(Tetto. Cosa dirà poi il signor
Delécluze, già a quest’ora lutto spaventato, perchè da
qualche anno al teatro italiano di Parigi allorché si
montano delle opere moderne vi si grida per un
quarto della rappresentazione; cosa dirà, soggiungiamo, allorquando verranno a visitare quelle, scene i
nostri ultimissimi capolavori, nei (piali non per un
quarto della rappresentazione, ma bensì per tutti i
quattro quarti c se fosse possibile ancor più, si grida,
si strilla, si urla? - Poiché giova osservare che il
C.orrado d’Altamura è ancora una delle più umane,
delle, più tranquille e moderate, insomma delle più
cantabili fra le partizioni della scuola italiana moderna.
(Si continuerà).
Albehto Mazzucato.
NOTIZIE MUSICALI DIVERSE
— A Lipsia fu pubblicato: Piaggio musicale in Germania-
Lettere di Ettore Berlioz, a’ suoi amici in Parigi,
traduzione dal francese.
— A Lipsia nello scorso anno furono date 35 opere,
delle (piali 7 in lingua italiana, 4 per la prima volta, ed
una soltanto studiata. (Dal Segnale di Lipsia).
— Il magazzino musicale di Esslingcr in Berlino annunzia
un gratuito abbonamento, il di cui prospetto
si dispensa gratis. Non si può pretendere di più.
Idem.