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- 37 sai grave d’altronde, di appartenere ad una scuola antidrammatica e di esagerazione. Il coro in Re bemolle dell atto terzo nel tempio va pure annoverato fra le migliori cose severo-eleganti di Pacini. La cantilena è tanto affettuosa e soave! Il breve corale che la interrompe è oltremodo caratteristico. Il lungo pezzo che succede è sostenuto con una certa maestà religiosa, e la cabaletta è dolce e nobile, massime nella prima sua parte. L'aria di Ivanoff nel quart’atto, è più presto, come dissi, un pezzo d’assieme di quello che un aria: tanto v’hanno parte integrale i cori. La preghiera Dio d'Abramo, è largamente condotta e forse un po’ lunga e stentatella nella chiusa. Ivanoff la dice superiormente bene. Peccato che questo egregio cantante sia in quest’opera parcamente posto in bella luce. Non avete che a far cantare Ivanoff per essere certi d’effetto, e nell'Ebrea, bisogna convenire, ch’egli ha ben poco campo a far valere i suoi mezzi e la sua invidiabile arte di adoperarli. Una marcia funebre, che prepara la scena finale, fece la prima sera una cattiva impressione. Io non intendo di fare adesso gli elogi di questo pezzo ai quali forse non ha voluto giammai pretendere nemmeno il compositore: ritengo però che questa cattiva impressione sia stata in gran parte motivata da quei clarinettini, della garrulità dei quali ebbi occasione di far cenno parlando della ripresa della Norma. Sono strumenti quelli che non devono essere adoperati se non che in una musica di carattere festivo: in una marcia funebre non possono assolutamente convenire. Ora sì che ci vorrebbe ben altra penna che la mia a descrivere la bellezza di quell'ultima visione di Rachele:

Oh! vedi tu - si schiudono

Lieti a questi occhi i cieli;

Guarda le dolci vergini

Che m'offron fiori e veli!

Oh! non si poteva davvero gettar più! di poesia di quello che ha fatto Pacini su ’ questi versi. Quel fino gentilissimo tremolo sugli acuti de’ violini, quel flauto, quei clarinetti, quell’oboe, che sorridono, che scherzano cosi soavemente, aereamente, quell'arpa che tratto tratto attraversa l’angelica ispirata cantilena, que’ violoncelli gementi che affratellandosi al canto gettano un velo di melanconia sulla letizia di quell'estasi: quel tacersi de’ contrabassi, che fa sì che tutti quei suoni, abbandonati per così dire a sé stessi, s'innalzino da terra, si librino sull'ali, svolazzino per l’aere, si chiamino l’un l’altro, si rispondano, ed invitino l’anima della martire a muovere il volo alle regioni celesti, tutto questo, dico, non può essere veramente che l'ispirazione del genio. La Montenegro comprese la sublime portata del concetto del maestro, e fu sublime anch'essa nell’interpretarlo.

Alberto Mazzucato.




MUSICA E GIORNALISMO

Sulla musica di Adam, nel balletto,

La Gigella.

I Giornali hanno parlato del merito di questa musica in un modo poco conveniente, avuto riguardo, e alla riputazione di un celebrato autore ed al successo riportato sulle scene, ove la prima volta si produsse. Rispettando l’opinione di essi giornali sarà lecito però a chiunque di manifestare in proposito la propria, corredandola di opportuna analisi, ben diversamente in ciò operando da coloro che così avventatamente la dichiararono cattiva, languida, ecc., ecc.!! Nello stato di violento orgasmo in che vive al presente l’arte dei suoni, egli è certo che una musica quieta, leggiera e poco fragorosa cagiona un tale scandalo, quale, l’apparizione di un uomo sobrio in mezzo ad un’orgia. Se poi aggiungesi al dissesto delle nostre orecchie, la diversità del genere, la poca importanza che la comune degli uditori nostri suol dare a' pregi estetici e descrittivi, la poca o nessuna attitudine a comprendere certe bellezze di pura convenzione, non rimane più alcun dubbio intorno alle cause del cattivo effetto che codesta specie di musica suole tra noi produrre di consueto. A proposito di queste bellezze di convenzione, acconsento anch'io che i Francesi spingono le cose troppo oltre, volendo dar ragione di effetti che non esistono che nella loro immaginazione. Per esempio, cosa non si è trovalo nel Roberto il Diavolo? il genio del bene e del male, lo spirito e la materia, il cattolicissimo e la mezza età!!. Che si voglia prestare, il colore della località, o la tinta generale, della morale atmosfera in cui la scena si agita, anche questo può comprendersi; ma che si cerchi rilevarne i dettagli e le minime parti impercettibili, non fia mai, poiché la musica ha nulla a che fare colle sottigliezze dello spirito. Ed ecco appunto il maggior torto di cui puossi accagionare il sig. Adam nella musica in questione. Egli nel volere esprimere troppo sensibilmente certi tratti, o per dar un’idea di non so che di vaporoso, ha lasciato l'istrumentale alcun po’, mancante ed esile. Il maestro Bajetti, con sano giudizio ha rimediato a tale inconveniente, applicando qua e là, un'istrumentatura più conveniente al nostro gran Teatro. Epperò, nello stato in cui ella è ridotta, la musica della Gisella può esser considerata quale una graziosissima musica, piena di sentimento, di gusto e di filosofia.... (1) Ora, tratto dalla circostanza, mi volgerò per poco ad esaminare come viene trattala in Milano, e così nell’Italia tutta l'arte di scrivere sopra la musica nei giornali. L’importanza della stampa in materia di musica non è abbastanza conosciuta in Italia, e prova ne sia il vedere a che si riduca la redazione speciale, come, ed a chi venga affidata questa partita dell’arte, che è, e deve essere di grande interesse, o maggiore, per lo meno, di quello in cui è generalmente tenuta. No: non è abbastanza avvertita l’influenza ch’ella può esercitare sulle inclinazioni delle moltitudini e sul gusto delle masse. Eppure, quale avvi mai più vigorosa potenza, quale maggior forza d’azione morale sul pubblico, quanto il predicargli l’amore dell’arte, avvezzarlo ad analizzare le proprie sensazioni, e a rendersene conto, educarlo al vero bello, ed istruirlo, mettendo la scienza e l’arte alla portata della di lui intelligenza, ed innalzando la di lui intelligenza più dappresso che fia possibile alle produzioni dell’arte e della scienza? Volete voi del progresso nelle masse? Volete dei veri apprezzatori dell’ingegno di un artista? Dove li prenderete voi (poiché parlando del pubblico in generale, a volere o non volere, bisogna prenderlo com'è), dove li prenderete, se lasciate questo pubblico vagare co’ suoi giudizi in balia del primo vento, che li disciolga, o se, ciò che è peggio, voi gli inculcate i vostri falsi principj, le vostre personali inimicizie, o le vostre amicizie sospette? In paesi che non sono i nostri, ed in cui le colonne di un giornale di Teatro sono redatte da uomini dell’arte, o di coltura

(1) La musica adattata alla scena del delirio e del vaniloquio di Gisella, (nella quale la signora Elssler fa prova di una incomparabile finezza di sentire) è un vero modello di espressione affettuosa e di verità descrittiva. In questa musica il pensiero melodico dominante, pieno di soavità, si intesse con raro artifizio in una concertazione strumentale mirabile per semplicità, leggerezza e garbo. Il momento in cui Gisella, vinta dalle sue ambasce, cade mandando l’ultimo sospiro nelle braccia della madre, è poi tratteggiato con commovente evidenza da un bellissimo movimento musicale e chiarisce nel signor Adam un compositore dotato non solo di ingegno distinto ma anche di squisito sentimento.

B.


speciale, il pubblico, fidando nella loro superiorità intellettuale, ama d'informare al loro il proprio giudizio, e quindi per rettificarlo dice fra sé stesso, vediamo un po' cosa ne dice il giornale. Come vanno invece le cose fra noi? Un galantuomo che voglia rapportarsi al giudizio di qualche giornale, non trova in esso che proposizioni troppo spesso erronee, opinioni senza convinzione, e qualche volta fors’anco mancanza assoluta di buona fede; dal che, come natural conseguenza, ecco derivarne l'aberramento, i pregiudizj e la diffidenza nelle vergini impressioni del pubblico. Perché prima della Gazzetta Musicale di Milano, non si è mai pensato di istituire in Italia un giornale unicamente consacrato alla musica, ed esclusivamente redatto da persone non del tutto estranee all'arte ed alla scienza, e quindi per loro mezzo ismascherare cosi una volta e far giustizia di que’ trafficanti di notizie teatrali vere e false, che non solo fra noi, ma ciò che è il maggior torto, ancora fra gli esteri vanno a spargere il ridicolo e l’onta della loro esistenza? E quando si penserà di imporre silenzio, ed un eterno silenzio a que' letterati, o facienti-funzione, i quali ignari de' primi elementi della musica si arrogano il diritto di emanare in proprio nome ed in quello del pubblico, opinioni che spacciano per dottrine, e principii da applicarsi ad un’arte, della quale non comprendono un’acca? Ed in grazia, se non siete in grado di poter parlare di quest’arte da buoni e sensati conoscitori; se siete inabili di rilevare per voi stessi le bellezze o i difetti, non sarebbe cosa molto più onorevole per voi il tacere, poiché immensa più che non si crede, si è la responsabilità di un giornalista, come grande e seriosa si è la missione di uno scrittore letterario-musicale? Che un uomo di mondo incappi in erronee sentenze, parlando di musica, la è cosa naturale; la sua punizione sta nel ridicolo ch’ei si attira, ed i suoi giudizj che non hanno valore che per lui che gli ha pronunciati, non lasciano traccia di sorta. Ma che possano darsi persone le quali abusando della loro facilità di scrivere, si mettano innanzi audaci a sentenziare quali aristarchi: che possano darsi persone le quali approfittino di una riputazione o giustamente od ingiustamente acquistata, per usurparne una seconda in una partita, che assolutamente non è la loro (1), egli è questo un tale arbitrio, che ormai non si dovrebbe più tollerare, gli è uno scandalo, inconciliabile col progresso dei lumi, e col buon senso di una società, che così svisceratamente si è data alla musica...

Pier-A rigelo Minali.


(1) Noi non ci sottoscriviamo interamente, all’opinione del nostro collaboratori’ per «pianto riguarda il divieto assoluto ch’ei vorrebbe dato alle persone, educate in genere ma digiune di nozioni artistiche, di dettare giudizi in fatto di cose musicali. E certo che fra due persone chiamate a giudicar di musica, colui che, a pari condizione di coltura, di criterio e di naturai sentimento musicale, possederà di giunta delle più o men fondate cognizioni dell’arte, sarà men soggetto a dare fallaci sentenze; ma da ciò non debbe trarsi la conseguenza assoluta che a chi nulla sa tecnicamente di musica debba interdirsi il parlarne, né che il parlarne abbia ad essere esclusivo diritto «ielle persone più o meno iniziate negli sludii della musica. Veggansi gli articoli dati in questa nostra Gazzetta intorno ai Giudizi musicali, ne' quali articoli è questo tema sufficientemente svolto. E nondimeno altre ragioni non poche potrebbero aggiugnersi a dimostrare che, se nel recar sentenza dei pregi e dei difetti estetici delle musicali produzioni, un maggiore o minor corredo di tecniche cognizioni può tornar giovevole, è però tutt'altro che indispensabile alla manifestazione di opinioni imparziali e assennate, e che anzi talvolta l’erudizione tecnica, non corroborata da savia cultura e natural criterio e sentimento del bello, è fonte di sentenze pregiudicate e di sofistiche e pedantesche astruserie e sottigliezze. A nostro avviso le condizioni necessarie in chi si fa a dettar giudizii d’arte sono: sentimento ingenito del bello sviluppato da sufficiente cultura, finezza logica, gusto educato, e anzitutto spassionata imparzialità: chi a queste doti aggiugner possa anche un fondo di pratica e tecnica erudizione, a pari condizione nel resto, giudicherà sempre più argutamente e assennatamente di cose d’arte; ma guai però, se per voler far pompa di dottrina, esce dal campo della schietta estetica per ispaziare in quello più arido della scienza!

B.