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GAZZETTA MUSICALE

ANNO III.
N. 9

DOMENICA
5 Marzo 1844.

DI MILANO
Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia classica musicale.
La musique, par des inflexions vives, accentuées. et. pour ainsi dire. parlantes, exprimè toutes les passions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, soumet la nature entière à ses savantes imitations, et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sentiments propres à l’émouvoir.

J. J. Rousseau.

Il prezzo dell’associazione annua alla Gazzetta e all’Antologia classica musicale è di Aust. lire. 24 anticipate. Pel semestre e pel trimestre in proporzione. L’affrancazione postale della sola Gazzetta per l’interno della Monarchia e per l’estero fino a confini è stabilita ad annue lire 4. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto.


(I) Questa Opera fu dedicala dal Maestro Pacini all esimia cantante signora Montenegro. Quanto prima l’Editore Ricordi pubblicherà i principali pezzi dello Sparlilo ridotti. L. R. I

IZEBHEA, dramma lirico del «ig. CHÉro posto in musica dal cav. F ieni. ed eseguito dalle signore IVIomtlmgbo ed Amo», e dai signori IvAtorr, Iehlotti e IUarink (la sera 27 febbraio p. p.) (1) signor Sacchéro, autore del ^libretto VEbrea, di cui ora im(j^lprendiamo a parlare, ne avvin te,2^l’argomento del suo dramma esser (ratto da uno noto dello [ Scribe. E da osservarsi però che l’italiano poeta ha ritenuto opportuno ili cangiarne I l’epoca ed i costumi, facendo succedere fazione al secolo primo sotto 1 impero di Vespasiano. Questo cangiamento fu in parte lodevole, perchè offriva un campo al nostro gran teatro di sfoggiarvi con maggior pompa i suoi grandi mezzi, ed al compositore della musica d’innalzare lo stile della sua partizione al fare grandioso dell’epopea. Se poi volessimo uno a uno confrontare i caratteri de’ singoli personaggi del Sacchéro con quelli dello Scribe, troveremmo che la parte della protagonista, l’Ebrea, fu abilmente resa anche dal poeta italiano, come pure quella d’Antioco conserva fedelmente il tipo originale. Non cosi quelle di Eleazaro e di Manlio: il primo dei quali ha lasciato sotto le nuove vesti assai di quella fiera selvatichezza che contrasta tanto bene colla dolcezza della figliuola. ed il secondo è diventato un personaggio se non inconcludente, almeno antipatico alquanto, poiché tracciato d’un carattere indeciso, o meglio sia senza carattere. Prova ne sia per esempio il principio dell’atto quarto, dove Manlio, un po’ tardi in vero, confessa che il rimorso punitore d’aver trascinalo i due israeliti al patibolo gli avvolge il cor di sangue e © sull’anima, gli pesa. Per lo che chiede e spera lare ammenda de suoi falli e cancellarli^ ed anzi assicura essere suo petisiero di trac salci o vendicare pii oppressi. Al che sorpresi non poco gli astanti israeliti tanno atto di meraviglia, esclamando: Tu! - Manlio risponde: Si. In qual modo poi egli intenda di trai’ salvi pii oppressi non si sa, perchè intanto, appena risposto che si, egli cangia discorso, e promette a que’ raminghi israeliti di non sollevare più pii sguardi apridoli bugiardi, e di prostrarsi anch’esso d’Israeliti al giusto Dio, ed in fatto si converte con solenne atto di fede al Dio d’Abramo, della quale conversione noi gli siamo tenuti lino a un certo segno, poiché prima di tutto poco ne importa ch’egli sia o ebreo o idolatra, che anzi per noi torna affatto lo stesso: e perchè in secondo luogo, ella ne sembra un semplice mezzo termine per levarsi d attorno quella trentina di ebrei, de’ quali può darsi ch’egli avesse un tantino di paura. Faut’è vero, che con tante belle promesse di salvare e vendicare pii oppressi, segue a fuggire e più non si ha nuova di lui, e la bella Rachele se ne va tranquillamente all altro mondo, senza che Manlio se ne dia nemmeno più per inteso. - La ragione di questa piccola incongruenza sapete qual si è? Aon è che quella di dare un’aria da cantare ad Ivanoff. Nei dramma francese, dopo la scena della festa nuziale, il principe non vedesi più, ed in fatto non deve più vedersi. Ma noi italiani ancora non sappiamo liberarci da certe abitudini, e sacrifichiamo ancora buon senso e criterio ad una convenienza artistica. La scena del giudizio al contrario, che nel dramma di Scribe non viene die accennala, è in questo del Sacchéro ben condotta e sviluppata con dialogo vivo,e con lodevole scopo d’offrire al compositore una scena, se non eminentemente drammatica, a sufficienza atta a dare alla musica una tinta locale, che si (stacchi e risalti dal rimanente dell azione. La tessitura pure è in buona parte commendabile, quantunque quasi sempre secondante quella dello Scribe. Ravvi però alcuna scena or anteposta ed or posposta, alcun’altra soppressa, con buon intendimento teatrale. Per esempio fu giustamente idealo di dare cominciamento con quella della cena pasquale } quel momento là offre subito f occasione di dare una bella impronta caratteristica alla musica: nel libretto francese, ciò non succede Il prezzo dell’associazione alla Gazzetta e alla Musica è di effellive Austriache L. 12 per semestre, ed effettive Austiache. L. Li affrancata di porto fino ai contini della.Monarchia Austriaca; il doppio poi T associa rione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio /ticordi, nel modo indicato nel Manifesto. - Le associazioni si ricevono in Milano presso I Lllieio della Gazzetta in casa Ricordi. coni rada degli Omenoni N.p 172(1; all’estero presso i principali negozianti di musica c presso gli l (Ilici postali. — Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto. che al second ano e con meno forse d’imponenza. Pasceremo ad altri I incarico ili osservare se la verseggiatura sia più o meno ligia alle severe regole de’ Cruscanti: ella è nel suo complesso.scorrevole, e perciò musicale, qualora se ne tragga alcuna affettazione di frasi, e alcune parole troppo lunghe ed in conseguenza anti-musicabih, come sarebbe a cagione <1 esempio quella di Tabernacoli, che il maestro si compiacque anche di ripetere nel primo solo di Marini, e che disgusta non poco. Ma veniamo alla musica. A cinsi metta a leggere questo libretto non può non dare subitamente nell’occhio quel1 affastellamento di pezzi d assieme di cui è tessuto. Quando se ne tragga la breve cavatina di Berenice, e il semi-duello di Rachele e Manlio, tulli gli altri non sono che sestetti, quintetti, o quartetti, o per lo meno terzetti, e quasi tutti con cori} nel qual numero di pezzi concertati non esito punto ad includere anche f aria d Ivanolf, la quale pure, intrecciala coni è col coro, non può non essere qualificata quale un altro pezzo d’assieme. Aggiungasi che buon numero di questi pezzi hanno una forma somigliante, poiché i larghi in ispecial modo vengono sempre proposti da una sola voce, che solitamente è quella della Montenegro, e susseguiti da un assieme concertalo sulla medesima proposta con una coda cadenzala da un crescendo più o meno lungo, il quale si chiude con una esplosione finale. Notisi che alcuno di questi brani è anche piantato su quel sistema che piacemi appellare sistema d’esagerazione, del quale, se la memoria non rn inganna, noi dobbiamo a Merendante finlroduzione nelle opere teatrali, ed anzi dal suo Giuramento in poi} non prima. Era naturale che un fare così grandioso, che chiameremmo anzi ampolloso, lutto basato sulla sola ricerca di effetti acustici, indipendentemente da ogni ragione o carattere del dramma, dovesse le prime volte in parlicolar maniera fare una profonda impressione su di menti ancora tutte raccolte nella quiete dell ultime ispirazioni di Bellini, le quali, come ognun sa, aborrivano invece da tutto che poteva avere carattere d’artifiziato e non rispondesse alla verità dell azione. Quel melodiare, chiaro e largo bensì, ma sostenuto ed anzi basato da robuste e ricercale armonie, quelle masse vocali così ampiamente disposte, que’ lunghi e larghi cre_