Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1844.djvu/37

<?</> yr, T donate tutte le attribuzioni amministrative. I felici risultati di questa sì grande e si bella influenza si manifestarono ben presto. L1 esecuzione vocale ed istrumentale diretta da Rossini in persona ia progressi ogni giorno:, del che può citarsi ad irrecusabile prova una recente accademia nella quale la giovine orchestra lece ammirare il suo insieme e il suo vigore. I dotti armonisti che si succedettero nell1 insegnamento della composizione a Bologna, vi hanno formati degli allievi in quantità sufficiente da poter dar diritto alla scuola di quella città di considerarsi come la più sapiente delle altre d Italia. Questa buona opinione di sapienza si da a scorgere in una certa aria di pedanlismo e d alterigia disdegnosa die traspare dal conversare di alcuni dei musici bolognesi da me conosciuti. Tuttavia non pare che Rossini sia persuaso di questa loro [iretesa superiorità) perchè volendo ringiovinire Pinsegnamento di questo importante ramo dell arte che chiamasi contrappunto. pose gli occhi su Merendante il quale avendo sulle prime accettate le proposte fattegli di traslocarsi a Bologna, sedotto poi dai maggiori vantaggi che gli si offrirono a Napoli’, mancò agli impegni contralti con Rossini. Al momento in cui io mi trovava a Bologna, il celebre maestro si lamentava di non poter trovare in Italia, in mancanza di Merendante, una persona delibarle die in sè riunisse le doti necessarie a degnamente adempire alle incombenze di maestro di composizione. (D Vero è che quanto ei desiderava non facilmente può trovarsi nè in Italia nè altrove. Rossini conservò una penosa rimembranza dell’empirico insegnamento del sig. Mattel, al quale fu soggetta da giovine ) egli respinge la tirannia delle tradizioni scolastiche, e a buon diritto vuole che le regole si spieghino ) ora, i pochi maestri che ancor si trovano in Italia non hanno altro a dare che tradizioni infette da molti pregiudizi!) incapaci al tutto essendo di formolare una teoria. I? opposto può dirsi della Germania, ove le teorie buone o cattive abbondano, molto imperfetta ivi essendo pel contrario l’arte di scrivere. Ài Ificco musicale di Bologna, si trovano corsi d’accompagnamento, di canto, di solfeggio, di pianoforte, di violino, di violoncello, e di tutti gli stromenti da fiato. Gli allievi vengono ammessi dall età dei dodici anni sino ai sedici. Per 1 ammissione, il regolamento esige certe nozioni preliminari, sulle quali 1 aspirante, secondo la classe ove egli desidera essere ammesso, viene esaminato da un apposito professore. Sopra il rapporlp di detto professore, 1 ammissione o il rifiuto sono pronunciati’. Il numero degli allievi non può aumentare oltre gli ottanta. 1 professori di contrappunto e di canto possono averne al loro insegnamento dieci per ciascuno:, otto sono posti nella classe del violino, ed altrettanti al cembalo gli altri professori non possono avere più di sei allievi. L1 anno scolastico comincia il 4 Novembre, e finiti) Crediamo necessario ripetere che noi non facciamo che riportare le precise parole del sig. Fc-lis, senza punto assumere la menoma responsabilità del valore de’ suoi giudizi!, delle sue opinioni, o delle sue aflerinative. Chi avesse interesse o Semplice desiderio di chiarirlo in fallo, si compiaccia comunicarne le proprie osservazioni, e ci faremo un dovere di renderle pubblicate col mezzo di questa nostra gazzella, salve però sempre, le convenienze di una rispettosa cimparziale polemica. Za. /?. sce il 30 Giugno; ciò che dimostra durare le vacanze quattro mesi. Questa interruzione di studii è troppo lunga è impossibile non danneggi il progresso degli allievi. Al Liceo musicale di Bologna vi | è una sala di concerto piccola, ma ben | disposta. Non serviva altre volle agli allievi che per alcuni piccoli esercizi!) ma | Rossini vi mise in vigore. presiedendovi il! suo genio, frequenti studi! d insieme. e questi sono la causa principale dei progressi degli allievi negli ultimi tempi. Uno degli oggetti più interessanti del Liceo è certamente la sua biblioteca musicale, la più ricca che si conosca, per le antichità d arti e scienze, nelle scuole d Ilalia: fu messa insieme dal P. Martini. Ne j darò notizia in una delle mie prossime lettere. Tocco ora a ciò che concerne la più gran scuola di musica d’Italia. Si intende che voglio parlare del Collegio Reale di musica di Napoli, succeduto al gran numero di scuole dello stesso genere, che esisteva altre volle in questa città. Riordinato sotto il regno di Murat, nel 4809. il Conservatorio reale di musica fu posto nel convento di S. Sebastiano), occupa ora 1 antico monastero dei Celestini, a ò. Pie- i tro in. Qlasella. Si sa che ad epoche diverse si stabilirono a Napoli quattro conservatori! che furono conosciuti sotto i nomi dei Poveri ili Gesù Cristo, di Tordo, di S. Onofrio di Ciipuana, e per ultimo la Pietà de1 Turchini. S io avessi creduto alla mia Guida del viaggiatore, quest ultimo sarebbe stato chiamato cosi, perchè gli allievi erano vestili alla turca. Sta il fatto che la denominazione di quel Conservatorio derivò dall avere gli alunni 1 uniforme color turchino. Nessuna di queste antiche scuole fu stabilita sopra una base più larga di quella deifattuale: Murat dotò quest ultima con una rendila di trenta sei nula ducati (circa 453,500 fr.) in possessioni e proprietà inalienabili. A queste risorse considerabili bisogna aif’dimuere il prodótto di circa 50 O o O e o 1. alunni pensionarli che pagano annualmente Ò00 franchi, e quello di 200 alunni esteri la di cui (piota importa all anno circa 20,000 franchi), di maniera che il reddito totale della scuola può ammontare a circa 190, 000 franchi. 11 numero degli allievi instruit! e mantenuti gratuitamente nella scuola è di cento. Per poter godere un simile favore bisogna, secondo il regolamento, essere stalo per lo meno due anni nella scuola degli alunni esteri, ed aver dato prova di capacità: ma il più delle volte grandi protezioni mitigano questa regola severa. Nulla di più curioso di questo regolamento), io dovetti leggerlo più d una volta per capacitarmi che si trattava di cosa sul - serio, e che 1 ordinamento eh1 esso prescrive è realmente in vigore. Ma onde procedere con ordine, devo dire dapprima qualche parola intorno al vasto locale occupato dal Conservatorio. Si trova esso diviso in molti cortili lutti I circondati da fabbricati a larghi corritoi e a molli piani: vi è pure una Cappella e un teatro ove i giovani compositori allevati nella scuola possono far provare le loro prime produzioni. All’aspetto di tante abitazioni distribuite comodamente, m ero (persuaso che il lutto sarebbe stalo dispo| sto nella maniera più avvanlaggiosa per il ben’essere della scuola e dei progressi degli studi! ) ma dovetti convincermi ben presto che verun provido pensiero non aveva presieduto alla distribuzione del locale. Prima di pensare agli allievi e ai loro studi!, bisognava provvedere all alloggio di un personale non conosciuto nelle nostre scuole di Francia e del Belgio, ma a che a Napoli domina e governa. Ora, senza parlare d una commissione amministrativa che si compóne del duca di Noja e di molli altri [iretesi amatori scelti nelle più alte classi (Iella società, i quali non abitano per nulla al Conservatorio, vi hanno per il buon ordine interno delle scuole undici preti, ossia: 4." il rettore: 2.° il vicerellore) due prefetti per ciascuno dei quattro dormitori! degli allievi, in tutto otto; L" fecondino) fi." d prete cattechista che fa 1 istruzione religiosa. Di più nel personale figura un custode ossia guardia per ciascun dormitorio) un jiadre sagrestano) un primo infermiere che ha solto a suoi ordini molli altri infermieri ) quattro medie! e chirurghi) molli custodi per le classi e le sale d esercizio: un cuoco, e un sotto cuoco; e varie altre persone di basso servizio. Agevolmente si rileva, come per alloggiare lauta gente abbisogni uno spazio tanto più vasto, m quanto che i principali di questi personaggi hanno gli agi ed i comodi della vita. Credo anzi ricordarmi che due sole persone, appartenenti alla musica abbiano alloggio nella scuola: d primo è Crescenlini, che ha il titolo di direttore di canto, e 1 altro, il sig. Fiorimo, conservatore della biblioteca. Allre volte, Zingare Hi, direttore della musica, abitava nel Conservatorio, ma Mercadante che attende oggi alle stesse funzioni, non potè essere ammesso, perchè è ammogliato od ha figli, (rii venne assicurata un indennità sulfalloggio, la quale però basta appena in una citta ove il prezzo degli affitti e mollo caro. La prima volta eli’io andai a visitare questa scuola non fu già senza stupore che udii farsi in un corrilojo la ripetizione d una messa che dovea essere cantata alcuni giorni dopo in una chiesa di Napoli. Il rimbombo dei suoni sotto la vòlta vi cagionava una confusione che non permetteva di dare nè d intendere il menomo colorito dell’esecuzione. ed io non potevo capire il motivo pel quale in un locale così vasto: si era scelto un silo cosi sfavorevole per una ripetizione: seppi più tardi che non ve n era altro di cui si potesse disporre. Lasciando il piano terreno, e salendo la scala del primo piano per cercare fabitazione dell archivista sig. Fiori ino mi venne udito ilsuono di un contrabbasso, e trovai in un altro corrilojo un alunno il quale si esercitava sopra questo istromento. Alcuni passi più lontano oravi un altro alunno che cercava delle successioni d’accordi sopra un cattivo cembalo: più in la un’altro allievo faceva delle scale sul violino) più lontano ancora un altro suonava uno studio di Cramer sopra una specie di spinetta. Al secondo piano eranvi alunni di canto, che facevano esercizii di vocalizzazione, ed uno di essi, accompagnalo da un suo camerata sul cembalo, cantava un aria di non so quale opera. Nella mia stupì fazione che andava crescendo ogni pósto, in abbattei in un alunno mollo compitò, che mi rimise sulla buona strada di trovare il sig. Fiorimo. Io gli andava spiegando la mia sorpresa nel vedere gli alunni, che. invece di ritirarsi ognuno nelle sale-di studio per esercitarsi in particolare, vicendevolmente si disturbavano: fu allora che seppi dalla bocca di quel giovinetto che simili sale non vi hanno nella scuola. Ala a che dunque servono, io gli dissi,