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- 216 DEXXA CANNONE

  • 0 CONSIDERATA DAL LATO DELLA MUSICA

O DE LA CHANSON CONSIDÉRÉE SOUS LE SEUL RAPPORT MUSICAL. Lu a la Séance publique de la Société libre des beaux-arts. PAR J. ADRIEN DE LAFAGE (1). (Traduzione dal francese}. &a canzone presenta allo spirito un’idea cosi chiara e tanto precisa da esserne afferrato immediatamente il carattere, lo scopo e la natura} ciascuno, a prima giunta, ne intende le qualità, e gli attributi: ed è appunto dal farsi ella da per sé stessa cosi bene comprendere, che, malgrado la sua incontestabile complicazione, egli è facile il darne in poche parole una sufficiente definizione. Ciò deriva senza dubbio da che la musica e la froesia, le quali, strettamente legate fra di oro, costituiscono l’essenza della canzone, si presentano quivi nel loro stato più semplice e naturale, conformatesi perciò l una e l’altra al gusto ed all’intelligenza d’ogni ordine di persone, si delle più rozze, che delle più civili. Le grandi opere di belle arti e di letteratura il più delle volte non possono esser comprese dal volgo, a cagione delle cognizioni anteriori, che, per apprezzar quelle, si richieggono, o si vogliono supporre: la canzone non esige niente di tutto questo: ella è la poesia di chi sa leggere, la musica di chi non sa cantare. Inoltre ella’ha sempre mai avuto la bella sorte di suscitare nell’interno di ciascuno un tal quale sentimento di tenerezza e di piacere, entro cui il nostro spirito ama di espandersi. La canzone vive con noi: nel proferirla si festeggia il primo accento di gioia dell’infanzia, si risvegliano le più care emozioni della gioventù., e si riscaldano i sopiti sensi della vecchiaja. Antica quanto il mondo, la canzone appartiene non solo a tutte le età, ma pure ad ogni angolo di terra, ad ogni condizione di persone, e ad ogni circostanza di tempo. Ella abbandona le profumate manine della più gentile beltà, che la gorgheggia ancora con voce svoj giratamente dilicata (2), onde passare fra le dita ruvide del povero artigiano, che la riproduce cogli energici accenti del maI scino suo petto. Nessuna creazione d’arte occupa una più ampia circonferenza} la canzone si presenta da per tutto, ed ovunque ella è bene accolta: paniche l’orbita ch’ella si descrive sia veramente senza limite, e si è potuto dire per celia, senza troppo scostarsi dal vero, che la storia della canzone era l’istoria dell universo. Colui che, per il primo, accanto al tenero oggetto del suo cuore si è provato di esprimere lo stato dell anima con un linguaggio più accentato, più patetico, più passionato, egli fu che creò la melodia, e per conseguenza la canzone (3). Abbastanza si capisce da qual punto ciò abbia avuto origine, e, se si è detto, non senza ragione, che ogni cosa finiva per via di canzoni, si potrebbe dire altresì, e con altrettale verità, che dalle canzoni ogni cosa ha avuto principio. Infatti le canzoni si sparsero per ogni O dove prima ancora che fossero conosciuti ’ i segni rappresentativi delle idee} esse fuC/ rono erotiche, religiose, morali, legislative, “O c non è fuori di proposito il congetturare, tegj che all’epoca avventurosa in cui le leggi j ®1 — non erano altro che canzoni, ognuno vi si sottoponesse senza difficoltà: in allora vi avevan ben pochi giudici ^procuratori ed avvocati, e conseguentemente, quasi nissun processo. Comunque la cosa sia, se la canzone ha esistito presso tutti i popoli dell antichità, se ella ha percorso i tempi difficili del medio evo, se nelle posteriori epoche moderne ella brillò di più vivo splendore, e si è resa più che mai influente, egli è particolarmente in Francia che pare, abbia voluto fermare sua sede (R. Può esservi quistione, trattandosi di sapere^se i francesi nascono bene organizzati alla musica, ma tutti vanno d’accordo nell* asserire ch’eglino sono compositori nati di canzoni. Dans cet heureux pays, dice J. J. Rousseau, le peuple est toujours gai, tournant tout en plaisanterie: les femmes y sont fort galantes, les hommes fort dissipés et le pays produit d’eccellents vins: le moyen de ny pas chanter sans cesse?... E per verità le forme della canzone in nessun luogo si sono cotanto moltiplicate: solo in Francia ella ebbe modo di prendere successivamente tutti i generi, e vestire il carattere distintivo di ogni epoca: in Francia, più che altrove, ella ha esercitata più apertamente la propria autorità, prodotta, comunicata, e sviluppata maggior copia d’idee, feconde in ogni genere, insinuandosi nell interno delle famiglie, ed immedesimandosi, per così dire, coi costumi e colle abitudini della vita. In nessun paese un ministro avrebbe avuto l’animo di dire: Qu’ils chantent, ils paieront i ed un popolo di rispondere: payons, nous chanterons du moins, et nous nous en donnei ons pour notre argent. - La stessa Atene, l’antica Atene, la deità degli artisti. non avrebbe’risposto in colai modo. La canzone ella è dunque un piccolo lavoro poetico-musicale alto, in questo doppio rapporto, a ricevere* tutte le forme, ed a prendere tutti i caratteri, senza per, altro spogliarsi di quello di unità e di semplicità, da cui ella ritrae il massimo pregio ed il suo più prezioso valore. Parecchi autori hanno parlato della canzone considerata qual^lavoro poetico, ma nessuno, sino ad ora, opinò di convenientemente stabilire, in tale aspetto, la parte del canto, e d’v’esannnarla’dal lato dell* influenza elisegli lia nel successo delle canzoni: appunto, sopra tale materia, si aggireranno le idee che noi siamo per esporre. Il legislatore del Parnaso Francese, Boileau, parlando del considerato nel senso della canzone, ha detto con la purezza d’espressione che gli era propria: Le Français né malin crea le vaudeville, Agréable indiscret, qui /conduit par le chant, Passe de bouche en bouche et s’accroît en marchant. Questo grande poeta avea dunque?egregiamente avvertito, che nella canzone il canto era più che parte secondaria, e che anzi aveane il principale interesse. Beau- ji marchais ha lasciato scritto dappoi: Ce qui ne vaut pas la peine d’être dit, on le chante. Il proposito è un eccellente epigramma, ma pecca di esagerazione } sarebbe stato forse meno frizzante, ma più esalto il dire: On chante quelquefois ce | qu’on ne lirait, ou meme ce qu’on ne di- j rail pas. (Il seguito e la fine al prossimo numero). Rote del,Ti (ututtore< (1) G. Adriano De Lafage, esimio musicista francese, allievo c compagno di Choron nella compilazione del Manuale compiuto della musica vocale cd islromenlale, ossia Enciclopedia musicalo, (Parigi, Poret, 1856): autore di varj pezzi di musica pcr canto, e per istromenti, di opuscoli diversi di musica sacra, di commendcvoli scritti teorici, e lellcrario-miisicali (fra cui la biografia del P. Malici, la migliore che si conosca), c pcr ultimo, di una storia completa dell’antica c moderna musica, non ancora pubblicata per intero. (2) L’autore qui parla di canzoni francesi, c di francesi signorine che le cantano. Dall’insieme di questa memoria si vedrà più in appresso che, le canzoni popolari in Francia sono meno disdicevoli in bocca ad una dama di quello che lo siano, poche eccettuate, le popolari nostre canzoni in Italia, prese nello stretto senso della parola. (5) Lo spaglinolo Eximcno, nella seconda metà del secolo scorso, metteva fine alla commendalissima sua opera sulla musica Dell’origine, e delle regole della musica, Roma, 1774, col notare appunto esser le canzoni popolari la conferma di quanto egli aveva voluto provare in delta sua opera, circa la connessione. cioè, della lingua di ciascuna nazione col gusto della musica. Quindi dopo aver parlato del gusto c del merito delle rispettive canzoni presso tulli c singoli i popoli inciviliti, stabilisce questa sentenza caratteristica: - Chiunque si prenda il gusto di far cantare successivamente una canzone ad un contadino di ciascuna nazione europea, si avvedrà che il ’Tedesco urla, T Inglese fischia, il Francese piange, lo Spaglinolo’ intona, c" V Ilaliaiio~canta. (4) Chiaramente comprendasi che avvi qui una distinzione a fare rispetto alle canzonigjpopolari di cui intende parlare il signor De Lafage, cd a quelle che per tali presso di noi sono tenute. Nella maggior parte delle canzoni francesi il canto non è meramente l’essenza, come nell’italiane tutte: in qucllejo spirito della parola adattato convenientemente alla musica, sia pur dessa espressamente scritta, sia pur parte già conosciuta di vecchie arie c moderne, egli è ciò che costituisce il maggior merito’ quando invece nelle canzoni nazionali italiane la cantilena nuova e peregrina, foggiala al sentimento carallerislico, è la condizione primaria del loro essere. Sono abbastanza note le canzonette Napolitano, le Siciliane, le Veneziane, ccc., ccc. perchè io qui mi faccia a rimarcarne i pregi principali, quali sono la forma, il ritmo, cd il carattere distintivo di£ognuna di esse, la molle c voluttuosa movenza della barcarola, il patetico e soave incanto del notlurnino, cd il fuoco della vispa tarantella, ecc., ccc. Se però in/talia^laTcanzone-popolare non è tanto comune quanto^ in Francia, ciò si deve attribuire alla quantità dei teatri, continuamente cd a modico prezzo aperti al pubblico italiano: quivi è che l’orecchio viene esercitalo a più dilicatc cd a più artistiche sensazioni; quivi si forma il gusto per le arie di teatro; quivi il buongustaio si impadronisce delle più favorite; poi ama cantarellarsele: poi sentirsele richiamar alla memoria dagli organetti c dalle virtuose compagnie ambulanti, che, spacciandole alla moltitudine dei pubblici mercati c delle fiere, provvedono così al comune repertorio. Con tutto ciò la canzone popolare non è totalmente esclusa dalle città; ella vi esiste fra il minuto popolo a cui appartiene in proprium; alcuna eziandio invade talvolta c per un dato tempo ogni altro celo di persona, per cui in allora (c il ciclo scampi le orecchie Jd’ogni fedcl cristiano!) da despota ella vi regna cd in modo assoluto. Prova ne sia la canzoncina in dialetto napoletano lo te voglio bene assaje, ed altra,.oggidì in voga nel Piemonte, che porta per titolo La promessa sposa, e comincia con Dimmi, cara mia bella. I contadini poi c gli abitatori delle montagne, i quali non sono nell’istcssa condizione favorevole dei cittadini, sono eglino, a vero dire, gli amatori delle canzoni in Italia, accomodandosi anche meglio alle indigene loro medesime, perchè più semplici, più facili, c più confacienli al loro modo di sentire; cd infatti è mollo notabile la differenza che passa tra le canzoni popolari che nascono in città, e tra