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- 191 a zione universale sulla dottrina del suono fin allora desunta dalle regolari divisioni di una corda armonica, o, che torna lo stesso, dalle proporzionali lunghezze di più corde sonore, mentre egli per le nuove osservazioni fatte su tal fenomeno giungeva a determinare essere la oscillazione dei corpi elastici la causa essenziale e primitiva del suono. La quale oscillazione o vibrazione, quando per mezzo dell’aria la giungeva a percuoter l’orecchio, vi produceva quella sensazione che noi chiamiamo suono, le di cui differenze di grave e di acuto si riscontravano dipendenti da un numero maggiore o minore di vibrazioni che in pari misura di tempo differenti corpi sonori eseguiscono. Seguendo tali principii, nei vari esperimenti che sul suono tentaronsi dai fisici, il P. Mersenne lia questi sembra che primo si accorgesse che le oscillazioni di un corpo sonoro non un solo suono producessero, ma bensì più suoni differenti si udissero durante una tale azione. Questa scoperta, forse dal suo autore non chiaramente esposta, rimase per molto tempo inosservata: ma assoggettata in line alla analisi si pervenne a riconoscere che dalle vibrazioni di un corpo sonoro si avea per risultamelo un suono assoluto, o vogliali! dire principale, e differenti suoni più acuti di quello, benché meno sensibili per difetto di forza riuscissero: e questi furon detti suoni concomitanti. I quali suoni concomitanti, perché Cucienti un tutto vario nelle sue parti, riconosciuti armoniosi, poste a confronto le loro proporzioni con quelle che in musica dai pratici erano state adottate, vi si scorse una identità. E questa identità risvegliava nella mente del celebre artista Gio. Filippo Rameau 1 idea di ricercare il principio dell armonia nel fisico fenomeno della risonanza del corpo sonoro, e da questo dedurre tutte le leggi fondamentali a cui già per istinto 1 arte musica crasi assoggettata. Le varie opere teorico-pratiche, che dal 1722 in poi egli pubblicava, diedero un forte impulso alla scienza delBarte’, ed abbenclié giunger non si potesse per tal via a collegare la scienza teorica colfarte pratica, pure somma gloria devesi a Rameau per essere stato egli il primo a tentare f opera maggiore che tentar si potesse, onde 1 arte giungesse ai suoi maggiori sviluppamenti. Molti vi ebbero dotti ed artisti che nel secolo XV III tentaron risolvere il problema sopra discorso. seguendo alcuni le dottrine di Galileo o i principi! di Rameau, altri traendo la lor materia dalle artificiali divisioni di una corda armonica. I primi si disser fenoinisti. monocordisti gli altri; ma siccome le naturali manifestazioni del suono risconLransi identiche nella risonanza dei corpi sonori come nella artificial divisione delle corde,, cosi egualmente e gli uni e gli altri nell’ultima analisi non poleron raggiungere altra certezza, che la perfetta armonia di un accordo risulta naturalmente da un suono unito alla sua terza ed alla sua quinta. Ora con questo solo isolato risultamento in perfetta corrispondenza con la pratica, per quanta forza d ingegno vi si adoprasse, mai si pervenne in maniera evidente ed ineecezionabile a stabilire le naturali necessità tonali, le leggi fisiche della successione degli accordi, la simpatia del© l’ordine melodico, e tutt’altro in somma VM che costituir dovea una scienza in perfetto rapporto con l’arte pratica. Per la particolare scoperta di altra fìsica proprietà del suono ne piace qui nomi

nare il famoso violinista Giuseppe Tariini. Il quale circa il 1714 avvedeasi, che per la concorrenza dei vari moti di vibrazione, due suoni contemporanei producevano un terzo suono aereo identico ad un commi generatore, a cui i due suoni istessi potessero riferirsi in una loro maggior semplicità di rapporto. Fu questa scoperta pre- I ziosissima per fartini e per la sua scuola, ’ in quanto che ei f applicava all arte di suonare il violino, prendendola per tipo | di perfetta intonazione; ma quando trascinato dalle tendenze dell* epoca tentò di ricavare da questo fenomeno un sistema teorico-pratico di musica, smarrito trovossi in un laberinto di astrazioni, e sommerso! in un mare di formule algebriche e geo- I metriche. I Visto che i seguaci dei fisici fenomeni, o, come si è detto, i fenomisti ed i monocordisti a nulla riuscivano per stabilire una scienza musicale consentanea ed au- ’ siliaria dell- arte pratica, il P. Francesco Antonio Valloni ritornava alle primarie dottrine dei greci antichi, e su quelle basava la sua Opera intitolala Della scienza 1 teorica e pratica della moderna musica. 1 della quale nel 1779 pubblicava il primo; libro. E fu veramente perdita gravissima i per l’arte che gli altri due libri promessi a compimento di tal opera. per la morte sopravvenuta dell’autore non più vedesse!’ I la luce, giacché la di lui somma perizia e profondità nell’arte pratica, come la somma dottrina, brevità e chiarezza d esporre l quivi manifestata, porgono argomento di [ favorevol giudizio sul totale di questo lavoro, abbenché da un tal saggio non ap- i parisca quel nesso, che secondo la mente dell autore la scienza con la pratica col-; legar dovesse. Ma ciò che principalmente I vi ha di più notabile in questo suo primo libro, egli è esposto al Cap. 58, allorquando I I autore si accinge a parlare della risoluzione delle dissonanze. Le (piali egli, come lutti gli altri, le stabilisce negli intervalli di settima, nona, undecima e decimalerza. caratterizzandole però come note affatto ’ estranee alla naturale armonia dell’accordo I consonante, in cui per artificio soltanto vengono introdotte, e perciò soggette al! obbligo di preparazione e di risoluzione. Questa teoria più estesa e più conformala alla pratica, riprodotta in Francia da Calci nel 1802, diede una direzione tutt affatto differente alla scienza dell’armonia. Nel rimanente alcuni fatti ci portano a supporre che il P. Vallotti più per seguir l uso del tempo che per propria convinzione sviluppasse le teoriche dell armonia per mezzo di numeri giacché noi sappiamo che volendo egli formarsi una più 1 sicura guida nell’esercizio dell’arte pratica come compositore, ricorse alla analisi delle produzioni dei classici, mediante la quale stabili alcune leggi relative al maneggio dell armonia, cui trasmesse ai suoi discepoli, e fra questi citeremo l’Abb. Vogler. che di poi con sommo profitto le propagava nella Germania. {Sarà continuato.) Luigi Piceni arti. BIBLIOGRAFIA fSei fihtilj eni’nttet’istici per VloSoncello can accooip. «11 Pianoforte. Op. 40, di Siititornv Milano, presso Ricordi. Se il violoncello non può offrire tulle le risorse di sonorità, di pienezza e di estensione clic il pianoforte possiede, invece di mollo sovrasta aH’istronienlo — . Q di un Liszt per il suono patetico, espressivo ed omogeneo e per l’inapprezzabile vantaggio di poter sostenere e filare la voce. Per tanto assai lodevolmente operano i violoncellisti che preferiscono allcttare e commovere con lusinghiere cd appassionale melodie c colla Unitezza e dolcezza del fraseggiare, piuttosto che sorprendere collo sfoggio d’inestricabili combinazioni. Seligmann, gloria del Conservatorio di Parigi, si appalesa profondamente penetrato da una tale verità. Tanto nella esecuzione quanto nelle composizioni merilossi encomii per grazia, correttezza e precisione, più che per bravura, fuoco, brio cd energia, Anche questi suoi studi intitolali all’illustre Halevy, evidentemente confermano quaplo ora abbiamo asserito. La difficoltà meccanica non n’è la parte predominante, ma sibbene con scelti arlilìzj è posta a coadiuvare la ideale. 11 primo studio del Seligmann, La semplicità, ben corrisponde al suo titolo nell arpeggio da cui comincia c progredisce c nella tenera cantilena che dolcemente lo compie. - // Zeffivo di autunno, per quanto è musicalmente possibile, vi è quindi tratteggialo da spontanei e sfuggevoli passaggi, a cui è sottoposto un armonioso e diligente accompagnamento. - Nel terzo Le Palpitazioni co’ modi i più idonei vien espressa l’ansia ili un cuore concitato: l’autore nell’immaginarlo provò la sua sensibilità, le. sue cognizioni ed il suo criterio. - Il successivo, che ci schiude il secondo libro, vorrebbe dinotare la Calimi de’ campi: ma come si può fare colle note a riuscire nella dipintura della calma in guisa che quella de’ campi appaja disdilla dalla calma del lago o di un essere qualunque? Noi prestiamo poca fede alle pitture subjettive musicali, nel colorire le quali molli maestri caddero c pochissimi colpirono nel giusto segno. - // Sogno, lo studio il più breve, non è perii il meno leggiadro; questo andante a movimento legato deve pure avere i suoi proseliti. - Seligmann ben fece a riserbarc per ultimo la Stella mattutina, iì più affettuoso e toccante idillio che mai possa dorsi, alto altrettanto ad esercitare la mano ed a suscitare il sentimento dell’esecutore, che a produrre effetto nella società e presso gli intelligenti. E uno squarcio in sol a squisite modulazioni ed eleganti passi e ad animate o sostenute frasi, che solo potrebbe valere ad assicurare il successo della nuova raccolta del giovane artista francese, senza dubbio il più produttivo fra quelli che ora travagliano pel Violoncello. I. Cambiasi. GAZ3SÎTI1T0 SETTIMANALE di Mimo — La seconda c la terza rappresentazione dell’Ermengarda del sig. maestro Sanelli furono accolte con maggiore e più unanime plauso della prima. - Si sta ora attendendo per ultima della stagione l’opera nuova del sig. Maestro Bona, / Luna ed i Perollo. Il chiarissimo sig. Maestro Verdi è tra noi reduce da Roma e carico de’suoi novelli trionfi. - Egli va già ponendo inano al nuovo suo lavoro, che dovrà esporsi sulle scene della Scala nel prossimo venturo Carnovale. NOTIZIE — Behliso. L’opera composta da Meyerbeer per E inaugurazione del nuovo teatro fu messa alle prove. Non è, come si aveva annunciato, una grand’opera in cinque atti, il di cui soggetto sarebbe tolto dalla guerra degli Ussiti, ma un’opera di genere in tre atti, senza recitativi e sopra un soggetto moderno. — Piume diede qui il 27 ottobre l’ultimo suo concerto. - Sono qui attesi Ernst, Dohler e le sorelle Milanollo. - Mendclssohn trovasi qui già da alcune settimane; egli passerà però I inverno a Francofolte sul Meno. - L’Accademia di Canto ha annunciati i concerti per la prossima stagione invernale; vi si daranno 11 Messia ed il Sansone di Ilandel, La Caduta di Babilonia di Spohr, c I’/ni,’evizione della Croce, di Kiister. — Copekaghem. il Re emanò due decreti per incoraggiare lo studio della musica. - Il primo ordina la creazione di un Conservatorio reale di musica a Copenaghen capace di cinquanta alunni (trenta maschi c venti femmine), c che sarà destinato in ispecial modo a formare de’musicisti pel teatro nazionale c reale della capitale. Questo stabilimento sarà affidato alla direzione del sig. Glaeser, maestro di cappella del teatro, e verrà posto in attività col primo marzo prossimo.