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- 462 RIDOTTO DELLE R. TEATRO ALLA SCALA (24 settembre) modo che accade nell’opera del pittore, la quale riesce perfetta quanto meglio s accordano 1 invenzione e i esecuzione, le linee e i colori, fespressione colla giustezza delle forme, accadrà dell’opera del musico con quella della poesia, se appariranno muovere da un solo pensiero, da una sola intenzione. Il bello è la manifestazione del vero:, ma. il vero essendo uno, ogni disaccordo nelle sue apparenze, ogni contraddizione lo offusca, lo annienta. Raiìio.ndo Bouciieiion. Aceiideniin di madamigella Bebtucat l r padroni del proprio istromento, conoscerne tulle le singole risorse, (rallare le difficoltà di meccanismo solo come mezzo c non come scopo per conseguire effetto, infondere vitalità,, e. fuoco nella esecuzione mercè un varialo e squisito accento, sono le precipue doti di un compililo suonatore, Madamigella Bcrlucat in due pezzi colla maggior grazia e con invidiabile facilita eseguili sull’arpa provò di esser fornita di questi onorevolissimi requisiti, generali applausi ottenendo dalla fiorita adunanza, che proruppe pure in acclamazioni allorché la stessa valente artista, lasciato da banda il poetico suo istromento, schiuse la sua voce a modularc’gradilc melodie di Bellini c Donizelli. La Bei luca! spiegò non volgare sensibilità e delicata soaGla nel suo canto. La vezzosa francese si assicuri) un doppio trionfo presso i suoi ammiratori. Nell’isli’ssa accademia per la prima volla in pubblico ci fu dato ammirare la bravura del pianista Gambini in un eccellente capriccio da lui stesso composto sopra i più favoriti motivi de. Lombardi, del (piale pezzo rcplicatamenle già si ragionò in questo giornale. Fra i cantanti si distinse il TafTanelli, poi il Terrari cd il Loglio. Il concorso avrebbe potuto essere più numeroso. li. Accademia del pianista S. Golinelli (26 corrente) Dovunque con fanatismo si esaltano i pianisti d’oltremonte non senza sconoscere il merito degli italiani. A sentire certi filarmonici entusiasti di Germania c di Francia sarebbe a (pici paesi esclusivamente riservalo il vanto di saper comporre per pianoforte, cd ivi solo si troverebbero i grandi esecutori. Se si volesse prestar fede a questi detrattori dell’arte nostra non ci rimarrebbe più che prostrarci davanti al genio oltramontano, deplorando la triste nostra condizione islromentalc.... Certamente nessuno più di noi apprezza la meravigliosa forza, Io slancio c I’ appassionata espressione dell’insuperabile Liszt, la finitezza, chiarezza ed imponenza di Thalbcrg, l’elegiaca poesia di Chopin, la magistrale profondità di.Mendelsshon: ma nel mentre rendiamo alla scuola tedesca tutta la giustizia che si merita, incorreremmo forse la taccia di temerari e ài parziali se proclamassimo che eziandio F Italia ha prodotto de’ pianisti eminenti? (immettendo di rivendicare i nostri dritti nel passato, reso per noi sì luminoso da un Clementi, il padre del pianoforte, ci sarebbe agevole a questo proposilo ora segnalare varj giovani d’ingegno c di abilità che a tulio agio potrebbero competere con varj artisti in Francia tanto celebrati. Per non allungarci di troppo ci limiteremo a nominare semplicemente: un Dohler, dalla desinenza Sc= del nome da molli supposto tedesco cd annoverato fra le sommità pianistiche oltramontane, l’Italia in certo qual moilo privando di una delle più splendide sue glorie, un Golinelli, l’eroe del concerto di cui stiamo per render conto, ed un Gambini il prode rivale di (jUCSli. Non sono ancora quattro anni che opere di Stefano Golinelli da Bologna noi c già ci vuol essere annoveralo fra pianisti compositori della nostra epoca. il nome c le pervennero a i pili preclari L’organizzazione musicale di lui non poteva esser migliore: i suoi studj furono perseveranti cd al più nobile risultalo direni. Delle qualità sue come autore cd esecutore abbiamo dctlagliatamcnlc trattenuto i nostri lettori nel numero 49 (anno primo) di questa Gazzetta, nè (pii gioverebbe ripetere il già detto. Al giovane Golinelli sta innanzi una carriera di onori; non ha che volgere i suoi passi a Parigi, nella capitale artistica d’Europa ove gli eletti ingegni sogliono venir fregiai; d’adeguale corone. Golinelli felicemente aprì l’accademia colla sua fantasia inedita sulla Sonnambula, nella quale le penetranti cantilene belliniane sono adornale da’passi eleganti, aggradcvoli e sonori. Quindi con plauso vennero consecutivamente eseguite tre arie: l’una dal sig..Mairani, l’altra dalla gentile signora Baumann e la terza dall’animalo signor TafTanelli, - Fu magnifico studio ad oliavo. ribaltale, alternate fra le due mani, il primo della raccolta pochi mesi or sono pubblicata presso Ricordi, dall’abilissimo pianista inlerpretossi in modo sì inspiralo, toccante c finito che gli ammirali uditori ad accondiscese, operando nuovi prodigi ed elevandosi ad emulare Liszt, Thalbcrg c Dohler ncll’islesso teatro in pria tanto acclamali. Questi studj vanno annoverali fra i migliori lavori de’noslri giorni: le, bellezze di arte c di sentimento di cui ridondano debbo» far tacere gli invidi. De’ dodici studj del Golinelli il Troupenas a Parigi fece una ristampa: ad essi la famosa Gazzetta di Lipsia c varj giornali francesi accordarono clogj. L’aria della Gemma di Vergy cantata dalla signora Moicani, dalla teatrale voce e dal teatrale metodo, precedette il nolo capriccio sulla Lucrezia lìaryia. Poscia la esperta Baumann una perla di Bossini (i7 rondò dell’Italiana in Alyeri) scelse a pieno aggradimento dell’udienza. Infine il dito sulla Norma di Thalbcrg servì di campo all’interessante gara fra Gambini c Golinelli: i due campioni del pianoforte appalesaronsi l’uno esser degno dell’altro; ed in ogni brano vennero applauditi. A noi godeva 1 animo vedere due italiani uniti da legame artistico concorrere, al comune, diletto ed all’onore della patria c della musica. Croff magistralmente sedeva al pianoforte. Approfittiamo di questa circostanza per tributare le dovute lodi ad un pot-pourri sopra i motivi dell’Emani dallo stesso or ora composto ed edito dal Ricordi, componimento altrettanto brillante che espressivo senza esser di soverchio complicato. Il concorso non corrispose alla bravura del concertista cd alla munificenza milanese. I cultori del pianoforte di cui abbonda la nostra capitale che non intervennero la mattina del 26 al ridotto della Scala han perduto molto: sia» travagliati da lunghi rimorsi. I. C. 2’3, DI XUÏGI VAN BEETHOVEN Quell’uomo, che pei rari e straordinarj suoi talenti manda vivendo straordinario splendore, ha diritto di alta fama presso ai posteri, premio dovuto a chi ogni altro avanza d’assai ed oggetto si rende di universale ammirazione. Sopra questo principio mi si concederà di,far qui cenno di Luiffi van Beethoven colf esporre l’originale suo testamento, ove tanto vivamente egli ha saputo dipingere i suoi mali cagionatigli dal destino che lo ridusse ad una sordità completa, per cui le infallibili conseguenze di questo stato furono un’abitudine di diffidenza sospettosa ed inquieta, un violento bisogno di solitudine, segnali precursori dell ipocondria. A poco a poco altre infermità si aggiunsero al suo fisico, che dalla natura era stalo crealo sano e robusto. Fu affetto da idropisia che si riprodusse ad epoche ognor più vicine, e i ora della di lui partenza venne rapidamente a dare l’ultimo suo tocco. Beethoven vi si rassegnò senza rammarico, gettando uno sguardo tranquillo sovra un passato scevro di colpe, ed uno più felice su l’avvenire pieno di speranze. Tutte le composizioni di questo genio gigantesco portano fimpronta dell’originalità. Sdegnando imitare gli altri Beethoven si è aperto nuove strade, e a rischio di comparir bizzarro, ha voluto essere sempre eguale a sè stesso. Nulla lo deviò dal cammino che si era tracciato. Mal conosciuto da principio, oltraggiato dai critici che si scatenavano contro non più udite innovazioni. poco gustato dalla massa del pubblico che non lo poteva intendere e seguire in regioni sconosciute, ebbe solo in suo favore un piccolo numero di ammiratori. Ma questo numero si aumentò ben presto; ed allorché, slanciandosi nel gran genere slromentale, creò sinfonie, capi d’opera per sempre mirabili, si cominciò ad apprezzare il genio creatore di quelle sublimi composizioni, e i detrattori fecero luogo agli entusiasti. Oggidì Beethoven è oggetto di un illimitata ammirazione che (piasi partecipa di cullo idolatra. Fu piccolo della persona ed assai robusto:, di fronte alta e maestosa, lìsonomia severa che il sorriso addolciva, di carattere nobile, di onestà senza pari. Non mancava d istruzione in altre cose:, leggeva assai, conosceva la storia e parlava parecchie lingue. Nacque a Bonn il 17 dicembre del 1770 e mori nel 4827. Tutto il mondo conosce in qual modo Vienna, la città delle arti onorò la memoria di Beethoven: Praga. Berlino, Breslavia e molle altre città dell Alemagna, gareggiarono nel rendere gli ultimi onori al artista, e tutti gli anni celebrano sommo ancora di sua con straordinaria pompa il giorno morte. Ecco il TESTAMENTO Di I.liGI VA* BEETIIOVE.’W TRATTO DAL TESTO ORIGINALE Pei miei Fratelli Carlo c Uomini che mi credete maligno Beelhovcn. insociabile e misantropo, che come tale mi volete far conoscere altri in quale ingrato modo voi mi fate torlo! Voi ignorate le segrete ragioni che fannomi comparire in un tale stato. Sino dalla mia infanzia, il mio cuore cd il mio spirilo venivano trascinali dal dolce sentimento della benevolenza, e sentiva la imperiosa necessità di praticare delle buone azioni: ma pensale che soffro da sci anni una terribile malattia, maggiormente aggravata dall’imperizia dei medici; che sempre lusingalo dalla speranza di un miglioramento sono finalmente pervenuto alla realtà di trovarmi continuamente sotto l’influenza di un male, la perfetta guarigione del quale sarà forse impossibile. Pensale, che di buon’ora sono sialo costretto a separarmi (Lillà società per condurre una vita solitaria, con un temperamento ardente, impetuoso e capace di sentire i diletti: se per alcuni momenti io voleva dimenticare i miei ma0