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- 454 Questo argomento mi trac ad una digressione che La prego a volermi gentilmente permettere in grazia dell’arte di cui è cosi benemerito cultore; sebbene affatto estranea al primo assunto. Non le pare, egregio signor Vitali, che noi italiani siamo divenuti in fatto di musica soverchiamente intolleranti? Più intolleranti degli stessi francesi, i quali son riputati il più volubile ed irrequieto popolo del mondo? E non è egli vero che noi troviamo lunghissime certe opere, le quali non raggiungono la giusta misura in Francia? Ciò mi sembra degno di riflessione, non tanto per riguardo alla musica, quanto per riguardo al dramma che, ristretto in troppo angusti limiti, stenla le molte volte ad avere sufficiente estensione per E esposizione, l’intreccio c lo scioglimento dei falli: motivo, per cui molli argomenti o non si possono trattare o non riescono abbastanza chiarì. Ma lo spettacolo della Scala, come di tutti i grandi teatri, dura già (piasi cinque ore; nè io vorrei prolungarlo, poiché confesso di aver avuto ben di rado la pazienza di rimanervi sino al fine, quantunque avvezzo a lunghe veglie. Sembra perii si potrebbe molte volte far di meno del balletto, c, con buona licenza dei signori coreografi, restringere alcun poco anche i balli grandi, tanto più che l’amore pei medesimi va scemando sensibilmente. La passione del pubblico si è ora rivolta principalmente ai ballerini, o meglio alle ballerine danzanti, le quali fan mollo quando durano una niezz’ora nel lavoro delle dotte gambe. Del rimanente poche azioni mimiche oramai giungono a cattivarsi l’attenzione, e meno ancora interessa lo sgambettare della turba, i di cui giri, intrecci, evoluzioni, salti, tableaux, con veli, ghirlande, canestri, banderuole, tirsi, ecc., ecc., si sanno a memoria da chiunque ne sia stalo dieci volle spettatore. Fors’anche le azioni mij^wbe farebbero miglior effetto se succedessero più taxii L- c sgombre da (pici tanti ballabili della moltitudine che ne interrompono il corso. Si potrebbe oppormi clic il hallo è tanto più gradito, perchè, trattandosi di vedere più che di sentire, non costringe ad un molesto silenzio. Ciò sarà vero in Germania, in Francia, ed anche in qualcuna delle nostre città di provincia; ma nelle capitali della nosira penisola il ciparsi da certi i casi non rari nei teatri i più bene il tempo. pubblico ha saputo assai bene cnianriguardi puerili, e premunirsi contro di un noioso spettacolo, introducendo svariali mezzi di divertirsi c passar Ivi infatti il fare c ricever visite nei palchi, il lieto conversare, ed il farsi ammirare, di gran lunga più soave e lusinghiero che non lo stare ad ammirare: ivi il ritrovo degli amici, il raccogliere c seminare le novelle del giorno, il raccontare le avventure eludere a bassa a ferire corse, gli intrighi svelali, l’intavolare, il connegozii., ecc. Le. quali cose, benché succedano voce., producono un cicalio, il cui effetto va i provinciali e quei pochi veri amatori vogliosi di godersi rii) che si rappresenta sulla scena, c. dimostrano che un’opera potrebbe durare, un’ora di più senza che alcuna lingua dovesse soffrire pel lungo rimanersi inoperosa. Ma quand’anche si convenisse di abbreviare alquanto i balli, secondo l’esposta idea, per concedere più ampio spazio ove è d’uopo al melodramma, non cesserebbe, pei maestri il bisogno di usare somma attenzione affine di non dilungarsi di troppo, essendo meglio lasciar desiderio del più che del meno. A conchiudere adunque questa oramai troppo lunga lettera, ora che ritornai al primo proposito, rinovo ai maestri il consiglio di sperimentare quanto Ella progettò, al che sono essi particolarmente interessati, persuaso che ne trarranno motivo di esserle grati pel suggerito espediente, come io lo sono per le di Lei cortesi espressioni, le quali vorrei potermi lusingare di meritare. Sono colla più verace stima c rispetto Di Lei Dev. Sere. Raimondo Boucheron UNA DICHIARAZIONE AL CHIARISSIMO SIGNOR MAESTRO A. BAZZICATO Prcgialiss. Signor Maestro! essi con piacere nel N. 51 della Gazìffozctla musicale gli cncomj fatti a! Mae^Jnslro Raimondo Boucheron per II Tro’^v alare che cerca c trova, da lui messo ®*Çin musica (I). Mi duole però che un ^rì^*^"^^err()re di fallo, del quale non avete pur ombra di colpa, faccia cadere sul Maestro tutto il peso di un vostro, benché urbano, rimprovero, che, nel caso fosse meritalo, dovrebbe invece dirigersi a me per quattro (punti almeno. L’errore sta nell’aver supposto che il Maestro abbia fatto la scelta della poesia; ed a rettificare questo sbaglio io dichiaro che, stanco c nauseato dal vedere messe in musica per camera le tarlale sdolcinature arcadiche, le ritrite (pianto svenevoli nenie di Tirsi tradito, di Cloe tiranna, di Margarita barbara, gli spasimi, i deliri, gl’incanti, i sospiri, le estasi d’amore, le arcitenere felicità, c simili rancidissimi concetti narcotici, che ajulano a meraviglia ad infiacchire i figli della classica Ausonia; stanco dal vedere la musica da camera falla strumento di cicisbeismo, di evirati costumi, pregai il Maestro Boucheron del mettere in musica lo scherzo II Trovatore che cerca c trova del valentissimo Pillor-poeta Cesare Masini, pregandolo scriverla in tessitura adattala all’estension di voce di una giovinetla mia allieva, per la (piale spasimo d’amore ad onta de’miei buoni lustri numero undici maturali, ma senza pericolo di buscarmi del cascamorto. - 11 compiacente Maestro mi spediva poco dopo quella musica, scrivendole in fronte: Mozze note, ecc., e destinandole alla mia accadendola di famiglia. Ma, assaggiale quelle rozze, ed avendole trovale invece assai genliii, ingegnosamente descrittive od imitative e sparse di felici idee, come voi dite benissimo nel vostro articolo, trovatele insomma assai più gustose che non tantissimi de’ presenti e preteriti manicaretti da camera, pregai l’amico a permettermi di farle stampare, ciò che oltenni non senza replicale inslanzc: ma volle che la stampa porlasse la dedica a mia figlia. Nè io per verità mi feci pregare dell’accettare questo tratto di amicizia da persona che amo per elezione, perchè tanto stimabile per giustizia: e mandai il Trovatore al Ricordi, che fu ben contento di pubblicare, un piccini saggio della vena melo-comica di questo distinto creatore di sacre armonie, degne del suo allo sentire, della sua coltura, degne del ’l’empio troppo spesso profanato dalla teatrale Euterpe, degne in line dell’autore della filosofia della Musica, o Estetica applicata a questa bell’arte (2). E dietro la mia dichiarazione voi vedete che rimarrebbe «piasi tutto a mio carico il fallo di che appuntale il Compositore, quello di aver scelto un concetto in verità, come scrivete, poco men che scurrile, trattandosi d‘un’offerta a giovane.... donzella; e sarei a mille doppi riprovevole se, genitore e precettore della giovine dilettante, oltre al darle a cantare un pezzo scritto su men che decente poesia, avessi per soprammercato permesso le ne venisse fatta una dedica a stampa. - Nè qui finirebbero ancora i miei torli; giacché le lautissime volte ho fatto plauso anch’io agli odierni poeti dell allegra cetra perchè ne abbiano gettato il lubrico plettro de’ Bernieschi delle scorse età. E nella stessa Gazzella Musicale del benemerito Ricordi (N. ’il, anno 11), io eccitava i contemporanei poeti giocosi a dettare lepido-morali poesie per musica da camera, dimostrando di (pianto possano esser utili affarti musicali ed al miglioramento de’coslumi. - Ed io sarei proprio nel buffo caso del Salirò predicatore di verecondia se, in mezzo alla castigatezza ne’pindarici confi) Pubblicato dal Ricordi in edizione nitida e di buon gusto. (2) Operetta pubblicata eoi tipi del sig. Ricordi, la quale, sebbene scritta con bella c chiara dicitura, sebbene ricca di cognizioni utilissime, anzi necessarie ai cultori della musica che vogliano separarsi dalla plebe dell’arte, e singolarmente ai signori Maestri Compositori, è però un libro riservato a pochi; perché, nella sempre crescente sfera de’ Professori, Maestri, Dilettanti, Minatori ed Tntelligenti musicali, sono pochi (se forse non pochissimi) quelli che seppero arrivar a capirla: che le arti senza filosofìa non possono pretendere agli illustri predicati di belle, di liberali, di nobili, e non sono più in su dell’arti metaniche, dell’arti che non hanno diretto dominio sul cuore; talché senza filosofia la pittura non é che l’arte dei colori, l’architettura farle del capo-mastro, la scoltura quella del modellatore di bronzi c marmi, la poesia l’arte del far versi, la musica Parte del mischiar minime a crome, zuffolar soavi fe faut ti, gorgheggiar biscrome. ccpimenti clic onora l’età nostra, io avessi trascelto un poco men che scurrile concetto, E avessi raccomandalo ai dotti numeri del Boucheron, ed, accettando lo dedicasse per sentimento di stima ad una mia figlia, che pretendo educare a castigato costume, l’avessi lasciato cantare da lei accompagnata al cembalo da altro di lei spasimante, il giovinetto fratello. Epperò non sarei il solo a meritar rimprovero; ci avrebbe la sua particella anche il Maestro, accettando di abbellire di musica J fiori un men casto scherzo poetico, e ben più ne avrebbe poi meritalo il Poeta nello scriverlo, mandarlo con gentile viglietlo a donna egregia per nascita c, quel ch’è ben più, per nobile, onorato costume e colto spirilo, la Marchesa (.alterimi Maffei Caucci, e darlo in fine alle stampe con quello stesso indirizzo (5), in un tempo ove, se la poesia profanala dai rifiuti del Parnaso manca bene spesso al nobile scopo di ispirare maschi, generosi sensi, di scaldare a virtuose, magnanime passioni, se troppo soventi si degrada al segno di buccinare sognali melili, di leutare di dar fama illustre a niente illustri fumi illustrissimi, di servire di mantice per gonfiare le rane bipedi, di cantare l’apoteosi a vocali Virtù, a ballanti Glorie, non osa perii abbassarsi ad insozzare la lira nel lezzo delle sgualdrine Muse dei Marini, dei Casti.... Ma, chiarissimo.Maestro, persuadetevi che Io scherzo // Trovatore che cerca e trova, come tutti quanti i parti poetici del bravo Professore Masini, tanto più polente (pianto più casto e scherzevole staflilalore del vizio, delie moderne fiacchezze, delle inverecondie erotiche, può essere letto c cantato senza rossore dalla meglio educala vergine: oh fosser tali tutti I versi lirici che, coloriti dalle soavi melodie, si trovano sul Pianoforte di sedicenti educale! i privali trattenimenti, le accademie, musicali darehbcr legge di pudore, sarebber esempio di scuola di gentilezza e verecondia da far arrossire non pochi venduti pseudopoeti che osano mettere sulle scene liriche, poco men che in trionfo, frammezzo a tutte le lusinghe dell’arti belle, le passioni sfrenate, gli amori criminosi, la tradita fede conjugale!.... Dopo letto il vostro articolo, cui esordite coll’ottimo pensamento di eccitare gli Editori a slampare la data sui pezzi musicali (4), mi feci ad esaminare di nuovo, c colla possibile attenzione, la musica del ’Trovatore; ma, per quanto 1‘ abbia considerata, c come semplice musica, c nei di lei rapporti col senso poetico, non mi riesci di meltermi con voi d’accordo quando pensale che abbisogni che il pensiero dell’..... esecutrice raggentilisca le idee del Compositore..... Se mal non m’appongo, regna in (pieslo pezzo una generale tinta di melo-armoniche grazie, colle (piali il dilicalo (pianto assennato ed immaginoso Maestro volle, appunto velare. la sgraziala ruvidezza del buffo che, secondo il vostro opinare, esigevano le parole, appunto forse affinchè, come ben dite, consonasse meglio alle idee di gentilezza di una giovinetla. E non dubito che anche per tale riguardo, se non forse per (pieslo solo, siasi astenuto il Boucheron dall’introdurre nel canto le contraffazioni, delle quali abbiamo esempj in altri distinti Maestri, come per esempio il era era della rana, il bau bau de’ cani, il dan dan della campana, alle (piali supplì con adombrarle nell’accompagnamento, senza quelle ridicole istrumentali imitazioni cui ricorrono i Maestri brulli di estetica. Del resto mi gode f animo ai pensare che, se ben altro che rimprovero meritano il poeta del ’Trovatore ed il Maestro che 1 ha musicato, io devo pure dar lode a voi, perchè ritengo che il vostro sbaglio nacque da un sempre lodevole principio di severa moralità che vi fa onore e vi raccomanda in modo speciale alla confidenza delle famiglie e degli insliluti ove siete chiamato all’educazion musicale della gioventù, lo non dubito che, ritrattovi da momentanea eccessiva schifiltà, troverete, anzi nel ’Trovatore una morale (pianto tragicomica lezione di rispetto ad uno de’ più sacri degli umani vincoli. Se tulli i Trovatori nel loro cercare quando n E la notte cupa cupa, trovassero la pseudo-musicale battuta che faceva solfeggiare i dolenti Ahi! Ahi! a quello del Masini, che, n Poveretto!

a Finalmente le trovò; oh non sarebber tanti i Mariti che piangono al pallido lume della Luna in primo quarto! (3) Vedi Poesie giocose del professore C. Masini. Novi 1843, tipografia Morelli. (4) Oh (pianto la sarebbe utile, opportuna! essa farebbe fede autentica che, se vi sono musiche di lineamenti si belli che, sebben vecchie, sono sempre amabili e care, vi sono pur troppo (c sono troppe) le musiche, le quali, anche nella primavera dell’età, sembrali nonne sdentate; e i maestri ne trarrebbero insegnamento utilissimo per la gloria loro e per non seccar la gloria a) prossimo co’loro stentati o fracassonici concenti, dai quali scampi una volta Apollo clemente i non prolissi orecchi!.... A’. E. C. O