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- 150 — ’ — -Per gli Alunni e le Alunne, che tuttora rimangono nello Stabilimento, non essendo in massima assegnato alcun premio, furono giudicali meritevoli di dare un saggio dei loro progressi musicali in quest Accademia, e perciò meritevoli di OXOBEVOLE MENZIONE IVel bel canto Sannazari Carlotta, di Genova. Corbari Amalia, milanese. Maironi Carlotta, di Bergamo. Laudi Alessandro, milanese. Rocco Luigi, milanese, Nel pianoforte Fumagalli Adolfo, d Inzago. IVel violino Corbellini Vincenzo, di Crema. Cremaseli! Antonio, di Cremona. Hfei violoncello Trulli Isidoro, di Crema. Ael corno tla caccia Rossari Gustavo, milanese. Is. Cambiasi. I. R. TEATRO ALLA SCALA EllNAlVI- Braniima lirico In quattro parti <11 I*iave, posto in musica da ed eseguito dalla signora Gabussi, e dai signori Guasco, Monetisi e Marini, la sera del 5 correlile. Il faut désormais abbandonner la critique mesquine des défauts pour la grande et féconde critique des beautés. CmTEAl BIUAMD. Opera, come questa, c0l’0’ nata dal più lusinghiero sucffl^?ccsso lìn dal suo primo apparire su^e,naSM’ori sct“ne della genal par che intelligente veneta capitale, accolta con applausi sul Tebro e sull’Arno, festeggiala sul Rrenta, sul Serio, sul Mella, farebbe stimare, dopo tanti trionfi, inopportuna e temeraria qualsiasi critica osservazione sul di lei conto, se anche ci credessimo da tanto a poterne indicare alcuna; per conseguenza abbraccieremo con giubilo il partilo assai più omogeneo al nostro sentire (ed anche asO a e x,, sai meno incomodo) di far eco ai sinceri e fervidi encomj coi quali la pluralità degli spettatori al Teatro della Scala confermava martedì a sera il pregio di questo nuovo spartito del chiarissimo sig. maestro Verdi, e tanto più ci uniamo alacremente e di buona fede a1 suoi numerosi plaudenti, perchè la composizione musicale dell Ernani riluce infatti di peregrine bellezze dal lato del canto, e perchè giammai a parer nostro il signor Verdi seppe far brillare il prestigio della Melopea come nel recente suo lavoro. Confrontando 1 Ernani coi precedenti spartiti di questo ingegnosissimo giovine, forse lo si vorrà eclissato dal Nabucco e dai Lombardi per novità d Idee, per artifìcio d islrumentazione, per severità di numeri; ma per la carezzevole melodia di tanti soavi cantabili onde quest Opera è cosparsa, 1 Ernani otterrà sempre una preferenza di simì patia presso le anime delicate e gentili. Il? Largo del primo Finale, il sublime istante del giuramento fra Silva ed Ernani, il j) Duellino di tuli a celestiale voluttà fra Elvira e 1 amante, il Settimino del sotterraneo, il magnifico Terzetto con cui ha fine f Opera, sono pezzi di sì bel lavoro che fanno di leggeri obbliare anche al più austero censore la poca novità degli Allegro, generalmente trascurati nel decorso del Dramma, e la nessuna tinta locale che il bravo dipintore armonico della schiavitù d’Israele nel Nabucco e della pietà dei Crociati nei Lombardi, si permise, non so perchè, in questa catastrofe spagnola. E fuor di dubbio, che la canzone dei montanari, il tripudio delle feste e delle danze nel palazzo di Silva, poteva e dovea trattarsi dietro il carattere originale della musica di quella nazione. Ma non si dimentichi la bella epigrafe di Chateaubriand da noi posta in fronte a questi brevi cenni, ed affrettiamoci a confermare di nuovo l’esito più che felice e più che meritato otj tenuto dalf Ernani sul nostro Gran Teatro. Per ciò che riguarda l’esecuzione si erano propalate anticipatamente tante ciarle, tanti sinistri propostici si erano falli da una parte, tante belle speranze si erano annunziate dall’altra, che fu proprio una commedia il veder riuscita quasi ogni cosa in senso inverso di quanto si era preventivamente sentenzialo, sicché non andrebbe lontano dal vero chi volesse chiamare la sera del passalo martedì la sera dei disinganni. Per esempio si proi fetizzava da molti la caduta dell opera a I motivo della compagnia incompleta e in parie non accomodata a questo spartito; il valore invece compensò la deficienza del numero, l’accento e l’energia ci indennizzò di alcuni effetti vocali rimasti soppressi per buone ragioni, tre eroici campioni bastarono aW incarico per quattro, 1 Opera venne unanimemente gradita; ecco un disinganno pei corvi di cattivo augurio! - La G a bussi dotala d’un alto sentire, di una voce ben timbrata, se non ricca d estensione, duna intelligenza musicale drammatica a nessun1 altra seconda, rappresentò per eccellenza la parte d’Elvira e la cantò con molto effetto; se Parte non supplisse e sovente non superasse anche la natura, a che varrebbero le leggi dell estetica e il dono d una mente studiosa? Ma perchè la Gabussi non può emettere un risonante do, si pretendeva dovesse recar nocumento all’opera di ’ Verdi, quando invece ne risultò uno dei più validi sostegni. Altro disinganno pei gracchiatiti!- II calcofano Marini in tutta la pienezza de1 suoi possenti mezzi, sostenne la parte delPimmite vegliardo, da perfetto attore ed esimio cantante: forse imaginò occorresse una cabaletta al leggiadro cantabile della sortita di Silva ch’egli interpreta magnificamente, ma gli applausi a lui continuali anche in questa inopportuna appendice non fecero lacere la segreta censura della classe intelligente. Disinganno per eccesso di buon cuore! - Si volle ad ogni costo tentare di rendere legittimo un certo Carlo, e questo pure non fu il minore dei disinganni sulla quadratura del circolo! Guasco colla flessibilità della soave sua voce seppe anche in quest1 opera cattivarsi ogni cuore; nella sua cavatina, nella sua preghiera a Silva, nel suo duellino colla Ga| “bussi ci fece trasalire dalla più tenera emo’ zione; ma si nutriva una lusinghiera speranza che P intrepido Randito volesse rinunciare a morire in una sedia d’appoggio sull’aereo terrazzo... Disinganno fisiologico! - E fu gran disinganno il vedere i cori poco al fatto della parte loro, e sentire a ’ripetere dai medesimi il madornale spro -

posilo, già altrove notato, del piva Augusta, per Augusta, ad onta dell’accurata correzione del libretto! Si legge in Ateneo. che sugli antichi teatri della Grecia, i Coragi (capi dei cori) andavano calzati di una certa scarpaccia di legno o di -ferro, colla quale rendevano più strepitosa la percossa ritmica, questa scarpa si chiamava Crupezia e serviva mirabilmente a guidare a tempo il numeroso stuolo degli n • t i ° esecutori; vogliamo sperare che non occorrerà di rimetterla in moda, e vogliamo lusingarci altresì che questa nostra speranza non sarà in avvenire sorgente di un nuovo disinganno! Î Z-i. VARIETÀ u I piccoli pianoforti a coda <11 IKerz. en pochi ignorano clic Enrico Ilcrz, il celebre pianista, per adozione parigino, a, ^kcI suo palazzo non solo fece innalzare più magnifica sala da concerto che siavi llL‘üa immensa metropoli, ma ben anco vi stabilì una gran fabbrica di pianoforti, dirigendo la quale continuamente fece lodevole ed accurata applicazione di (ulte le conoscenze c di tulli i lumi a lui somministrati da una lunga e sicura esperienza. Gli istromcnli di Ilcrz di anno in anno andarono migliorando. Nuovi meccanismi c varie importanti modificazioni vi s’introdussero. Nella primavera scorsa al massimo splendore la fiorente manifattura arrivò, poiché Ilcrz, per limitare il formato cd il prezzo de’ pianoforti senza sagrilizio di sonorità e solidità, felicemente è riuscito a farne costruire alcuni a coda di piccolissima forma a corde obblique della lunghezza dì un metro c sessanta sette centimetri; i quali furono oggetto di speciale ammirazione, e del più favorevole rapporto deH’Inslituto di Francia, ed ai loro fabbricatore, col meraviglioso pianoforte a suoni prolungati, procacciarono la medaglia d’oro all’ultima distribuzione de’ prendi per i prodotti dell’industria francese, da un I Erard portata al primo rango pianistico d’Europa. Dell’ora nominalo principe de’ costruttori di pianoforti, come pure di tulli gli altri che nella straordinaria I esposizione parigina ebbero a distinguersi, si parlerà in altri prossimi numeri di questo giornale. Come avviene di tutte le cose basale sopra fondamenti che presentino novità, l’ingegnoso sistema di fabbricazione di Ilcrz a forti discussioni diede luogo, e da taluno venne accolto con diffidenza nel mentre molli lo portarono a cielo. Nel novero de’ non rassicurali Irovossi ben anco l’intelligente Anders, che nella line di un recente suo articolo nel N. 5i della Gazptle musicale di Parigi mosse dubbj sulla solidità dei pianoforti a coda piccola, a quanto pare, dimenticando le convincenti prove di essa luminosamente in pubblico già avute, in ispccic quella della memorabile sera dell’undici maggio scorso, nella quale il sommo Liszt operò meraviglie in quadro mirabili suoi pezzi a solo cd in un duetto, in cui gentilmente scelse, a sua compagna una dilettante milanese, per la quale l’allo onore in tal circostanza a lei compartito dall’impareggiabile genio del pianoforte sarà la più bella ricordanza musicale di sua vita. A sempre più rassicurare i dubbiosi mi si permetta di aggiungere una nuova prova di una natura diversa, ma ugualmente comprovante la fermezza del lavoro c la bontà degli islromcnli di Ilcrz. 11 giorno dicci luglio partiva da Parigi un pianoforte a coda piccola che giungeva a Alitano il 22 agosto. Aperta la cassa, non ravvolta esternamente in paglia e tela, si trovò l’imballaggio interno assai sconvolto, non chiuso il coperchio del pianoforte cd infiniti frantumi di paglia aver penetrato nella tastiera, sulla tavola armonica c sulle corde, ciò che avrebbe potuto cagionare de’ guasti c riuscire assai pregiudizievole all’accordatura dell’istromento già bersagliata da un lungo viaggio. Eppure ad