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-10(I) L’aulico enarmonico «’Olimpio. STUDJ BIOGRAFICI GIACOMO ME l’I’ÏRBFÆR nia, più ragioni che impedirono a! si a questo grandioso capotinolo, tardi e quando già era stato nelle città secondarie della pronto c rapido accoglimento in Italia, c per ben determinare a quali molivi è da attribuire il non mollo favore conceduto anche al presente a questa sublime musica, sarebbe mestieri prendere a minuto esame il grado di coltura musicale degli Italiani, in rapporto con quello della loro coltura sociale e intellettuale. Un simile studio ci obbligherebbe a manifestare delle opiriporla: u Considerando che Timoteo di Mileto, venendo nella nostra ci Uà (Sparta) ha recato disonore all antica nostra musica e disprezzato la lira a sette corde; che introducendo una maggiore varietà di note, e aumentando il numero delle corde della lira e dando alio strumento nuova melodia, egli ha corrotto le orecchie della nostra gioventù e dato alla musica nostra una maniera artificiata ed effeminata in luogo ch! semplice e regolar genere che (Ila ha avuto fin qui; che egli ha resa infame la melodia componendo nel genere cromatico invece dellhmarmonico (1); il re e gli efori hanno decretato di sottometterlo alla censura, di obbligarlo a togliere le tre corde aggiunte da lui alla lira, e di mandarlo in bando dalla nostra città; apprendano gli uomini da questo esempio a non introdurre in questa città alcun nuovo stume,5. co{l’edi i fogli 53, anno 1813, 2 484-4). Sotto il peso del grande dolore e della solitudine di cui abbiamo parlato innanzi, f anima del compositore si ripiegò in sé stessa, ebbe luogo in lui una specie di intima elaborazione in forza della quale le due maniere, cui crasi alternativamente dedicato, si assimilarono e si arricchirono d’un movimento drammatico al tutto francese. Il fondo del pensiero rimase alemanno, 1 ispirazione vesti un fare cupo e grandioso; la musica religiosa riapparve come una fanciullesca rimembranza che si adornò di tutte le fantasticaggini della giovinezza, di tutte le tristezze e di tutte le agitazioni delf età adulta. Uno Stabat, un Miserere, un Te Deum, dodici Salmi a doppio coro, otto Cantiche di Klopstock a quattro voci, furono come i precursori di una grande eruzione lirica. Per lungo tempo il compositore si tenne chiuso nella mente il suo gran poema; per maturare debitamente il (piatirò della terribile lotta tra il genio del bene e quello dei male, gli fu necessaria una penosa e stentata gestazione; al line il momento del parto giunse, il sig. Eugenio Scribe pose a’ suoi comandi il domandato libretto, e Roberto il Diavolo comparve alla luce. u Or che diremo d’un’opera che in due soli anni fece il giro del mondo? (Sono queste le parole del biografo francese che abbiam fin <qui seguito). Rappresentato per la prima volta a Parigi, il 24 novembre 1834, Roberto il Diavolo si guadagnò in breve una popolarità europea (1), (I) Il biografo francese non dice che in Italia, mercè 1 ignoranza degli impresarii e I’ arie grolla e limitala de’nostri cantanti, per la । iù parie non buoni a figurare che in un solo monotono genere di musica teatrale, in Italia, dicevamo, il Roberto il Diavolo, non comparve che assai ammiralo all’entusiasmo Francia, della Gcrmaaddentro a svolgere le Roberto il Diavolo un popolarità tanto più mirabile quando si osservi che T opera è appunto per sé stessa della più elevata natura, (piando si i rifletta che il pensiero sì agita in essa per entro ad un" admosfera si alta da crederla li inaccessibile alle volgari intelligenze. E nondimeno (è sempre il biografo francese che parla) non vi ha capoluogo di dipartimento che non abbia voluto udire Ro- | berto il Diavolo, e non mancarono neppure de’modesti capoluoghi di disin Ito i (juali vollero ad ogni conto arrogarsi l’onore di godersi svisata e malconcia questa grande partitura. Anzi, a tale proposito, io rammento una singolarissima rappresentazione che. nel’185,d. ebbe luogo in un picciolo porlo di mare.’presso Narbonna. Il teatro era stato eretto sur un barcone;" un vasto mare placido e liscio come un Icristallo’, un bel sole di maggio, un cielo azzurro e nitido, teneano luogo delle tele dipinte e dei fanali della contrada Lepelletier. La spiaggia serviva di platea, e la folla vi si era addensata. L’orchestra, composta d una tromba a chiavi, d’un piffero e d un tamburone, diè dentro all’ouverture. e di li a un momento ecco comparire non so quali attori girovaghi e porgersi interpreti impavidi di questo terribile dramma; un Bertram in brache scucite fa rimbombar 1 aria della satanica sua evocazione; un Alice maltruggiala canta la deliziosa sua melodia a1 pie della croce; una vecchia e brutta Isabella. ed un Roberto grottesco, forniti però entrambi di robusta laringe, urlano a piena gola il magnifico duetto del quarto atto. Al quinto, f inferno si scalena contro il cielo, Ber- | tram vinto da Alice nella diabolica lotta. si inabissa nel fondo della cala mandando il terribile suo grido: a Ah hi remportes. Dieu vengeur!» Roberto venne salvato, il pubblico fu rapilo dal contento. 1 e la spiaggia rintronò di acclamazioni. Ciò significa che, lutto ben pesato, la democrazia, come diceva Napoleone. ha. viscere! Fate di incarnare un pensiero, per quanto vasto e profondo ei sia, per entro un’azione drammatica abbastanza vitale e j animata, sicché di qualche guisa entrar possa nello spirilo e nel cuore dello spettatore, e siete certo di scuoter sempre le i masse, perocché vi rivolgerete ai più intimi sentimenti dell’uomo e lo trascinerete in un ciclo di penetranti emozioni inerenti a tutto che vi ha di terribile e di temuto sulla terra. | Roberto il Diavolo è una creazione del genere di quelle che rimangono e segnano epoca nella storia di un’arte. Per giugnere ’ a tant altezza di ispirazione fu duopo andarla a cercare sulle inaccesse vette ove il solo genio s’aderge, ove Omero trovò la sua Ilici eie, Dante la sua divina Commedia, I Milton il suo Paradiso perduto. Mozart il; suo Don Giovanni e Chateaubriand i suoi Martiri. E nondimeno è certa cosa che il signor Veron, a que’tempi direttore del teatro del grand Opéra, non senza ostinala ripugnanza ammise il Roberto a far parte del Repertorio, e a stenti acconsenti a lasciarsi arricchire d’un buon mezzo milione! Dopo questo grande e laborioso parto il signor Meyerbeer si riposò per cinque anni. Alcune sublimi melodie, per canto ninni e a dare dei giudizii che di certo non troverebbero l’imparziale simpatia di gran parte de’ nostri lettori. Quindi per non fallire allo scopo ci appigliamo al più prudente parlilo del silenzio, se pure a miglior momento non ci basterà il coraggio di svolgere senza riguardi l’argomento. La IL — ■ - = • e pianoforte, il Ranz desi J fiches, il T’oeu pendant l’Orage, Rachel et Affittali, le Moine ed altre apparvero in questo lasso di tempo, e in frattanto il pubblico era impaziente di gustare la nuova partitura che gli si annunziava. Ma il signor Mev< rbeer è della pasta di quegli artisti che fanno diffìcilmente le cose fardi; egli, per cosi esprimerci, si dà ressa di lavorare lentamente, e l’ispirazione non tdi soccorre che a forza di meditazione e di laboriosità. Ma finalmente l’opera gli Ugonotti venne messa alle prove, e quindi per la prima volta rappresentala nel marzo del 4836. Anche quest’opera la è una creazione di genio, ma siccome in tutta la musica del sig. Meyerbeer il pensiero musicale, sebbene uno nella sostanza, è quasi sempre l’espression vera delle situazioni, quindi parve naturale che nell indole delle ispirazioni e dello stile delle due opere apparisse la diflerenza medesima che corre fra il diverso ordine di idee cui appartengono i due diversi soggetti. L’azione degli Ugonotti, poco più poco meno, s’assomiglia a quella di molti altri drammi; nulla di veramente elevalo nelle situazioni; l’amore è la sola passione che faccia le spese della parie più drammatica detrazione. In Robe/to il Diavolo 1 emozione scaturisce da più alta fonte e più profondamente li scuote. Dio e Satana. il bene e il male sono come gli attori principali di questo dramma meraviglioso. e per (pianto vivo interesse si provi alle commoventi peripezie d una passione amorosa, riesce difficil cosa il porre ad una misura medesima due concepimenti drammatici così fra loro differenti come sono Roberto il Diavolo e gli Ugonotti. Considerati come tipo, Marcello, codesto soldato rozzo e fanatico che non rappresenta specialmente il luterano ma lo settario, nel significalo più generico della parola, è senza dubbio al di sotto del tipo di Bertram raffigurante il genio del male nella più elevata sua significazione poetica. Valentina, codesta donzella dalle gote brune, ardita e di maschio sentire, che tanto piace a Giorgio Sand. forse perchè s’assomiglia un pochino alla sua Lealtà sua Silvia, mi seduce molto meno Ha e della soave Alice che attinge la propria forza dal proprio candore e dalla propria fede, e che fa orazione a’ piè della croce alla quale si stringe; Raoul, per ultimo, quest essere stordito e golfo, questo ha.nneton sentimental, come lo chiama Giorgio Sand, che passa tre atti a correre da una ad altra donna, è esso un tipo da potersi porre a confronto di Roberto che lotta fra il cielo e l’inferno? Insomma, il tutto ben pesalo, è chiaro che il concetto degli Ugonotti non vale quello di Roberto il Diavolo’, ma debbo ad un tempo osservarsi che nella responsabilità di questa parte dell’opera il signor Scribe ha da star per metà almeno col compositore (1).Ora,per quanto riguardala (I) Osserviamo di nuovo che i principali pensieri di questo scritto biografico sono dovuti ad mia elegante penna francese, c ciò facilmente indovina chi noti a «piai punto la critica musicale sia in esso subordinata all’osservazione intima della natura drammatica del poema. Questo genere di analisi, in fatto di opere in musica, è tutto proprio de’Eraneesi c dei Tedeschi, i quali così procedendo hanno saputo recare colai genere di stridii a un grado d’elevatezza, cui noi Italiani non siamo ancora ben avvezzati, e ciò per la nostra tendenza a fare stima dei prodotti delle arti -=© che ne valore ben più in rapporto alle impressioni materiali riceviamo che non relativamente al vero loro estetico.