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Alberto Mazzucato. ACCORDATITI A DEI TIMPANI (Dal Débats). alla loro circonferenza, Berlioz. E più clic noto, uno degli inconvenienti de’ nostri timpani consistere nella difficoltà di accordarli rapidamente; difficoltà risultante dal numero considerevole GAZZETTINO SETTIIIAUÀLE O— BRE7S F.I7ISTA SZ8LI0GRAPICA DI E COMPOSIZIONI DA CAMERA (1) chiamarvela col suono del morata, di viti di pressione di cui si può accagionare questo vivace qualche ragione, il perchè i pezzi sica non portino in fronte, come altri libri tipografati, la loro data scita } vale a dire, parlando di Tanno in cui una data musica fu (1) Le due Composizioni, «Ielle quali si va a parlare, sono pubblicate dal Ricordi. O.. ■ Un giorno, nel quale mera fitto in capo la curiosità, non in vero molto strana, di voler sapere in quaT epoca fosse stata rappresentata per la prima volta Un’Opera, non mi ricordo adesso di qual autore (di Rossini, parmi), nell’atto in cui stava svolgendo tra le mani ed osservando impazientemente un pezzo stampato di detto spartito, lamentava, e parmi non senza di mutuiti gli di namusica, coitìpoe quello sta, Tanno in che venne eseguita, in cui fu stampata, litografata o calcografata} epoche, le quali d’ordinario si raccolgono in una sola. «Ma, mio caro, mi fu risposto dalT amabilissimo editore (del quale ora vo’tacere il nominativo), egli è perchè le musiche non diventano mai vecchie». - «Ohimè! ripresi, perchè anzi pur troppo le musiche invecchiano assai facilmente, egli è che voi. signori editori, cercate con un mezzo ben frivolo ed inutile di gettar, come dicesi, la polvere negli occhi col lasciare nel mistero i loro anni di vita». u Infatti, conchiuse un po bruscamente l’amico editore, nè alle donne nè alla musica non si contano mai gli anni». Io mi strinsi nelle spalle} T editore. che aveva altro da fare che prestar orecchio alle mie ciancio, mi lasciò, ed io continuai meco stesso i miei ragionamenti, dicendomi, sarebbe utilissimo che si imprendesse una volta a segnare su di ogni nuovo pezzo musicale Tanno rispettivo della sua pubblicazione: nei tempi a venire, parmi, non sarebbe sgradita questa marca cronologica a1 curiosi dello storico andamento musicale de’ tempi passati: ed andava ancora sviluppandomi codesta mia opinione con altre ragioni ch’io trovava, e trovo ancora, buonissime} ragioni, che non voglio adesso maggiormente enumerare} primieramente perchè andrei troppo per le lunghe, in secondo luogo perchè 1 importanza di questa aggiunta ne’ frontespizj musicali sembrami si appalesi da sè medesima senza bisogno di essere confortata con altre prove. Ma. sia istinto di procrastinazione, sia, non saprei, un po di puntiglio contro gli Editori (e son tutti) cui non garba il mio ragionamento, egli è fatto che da quel giorno in poi, allorché mi è dovere di passare in Rivista le nuove pubblicazioni del giorno, lascio scorrere un dì, lascio scorrere 1 altro, e vo così traendomi settimane e mesi nel silenzio. Capirete benissimo che se I Editore mi pressa alT adempimento de’ miei obblighi, io mi approfitto della sua risposta, raccomandandogli la pazienza, e dicendogli io pure che la musica non invecchia, ma rimane sempre nuova e fresca. Veramente nella presente circostanza in cui vo’ dire quattro parole su due Composizioni di due musicisti che tanto apprezzo, furonvi anche altri motivi, ed in vero assai più perdonabili, che mi fecero tacere fino ad ora. So del rimanente che nulla di meglio si può fare che dispensare la sofferenza dei O leltori da motivi, ragioni o scuse. Dunque entriamo in argomento. Non senza pregare a condonarmi il lungo esordio: il quale se per caso sembrasse alcun poco appiccicato. ciò avviene, come facilmente si comprenderà. perchè è già da qualche tempo che voleva alla meglio incantucciarlo dentro a qualche mia chiaccherata. Il trovatore che cerca e trova è un grazioso Scherzo del chiaro poeta-pittore signor Cesare Masini, messo in musica dal nostro lodatissimo confratello e collaboratore sig. M.° Raimondo Boucheron. Si tratta di un disgraziato trovatore, il quale, al tocco della mezzanotte non si lascia spaventare dal gracidar della rana, dal canto dell’upupa, dal gufo, dai cani, e viene tutto caldo d’amore al castello dell* innaliuto e colla canzone dell’amore. Ma, incauto e sventurato amante! Mentre chiama la sua diva, il marito oh! ciel V udiva per fatai combinazione, e geloso fuori । usciva, con un tocco di bastone. (Qui seguono le bastonate)... Ahi! Ahi! Ahi!... Il trovatore se le dovette prendere sulle spalle ed in altri siti tutte quante, dalla prima all’ultima} e da questo m’intenderete facilmente come il trovatore che cercava abbia fatalmente anche trovato. La musica di queste scherzose parole è ingegnosamente descrittiva, o, se più vi piace, imitativa, e sparsa di felici idee. Le prime pagine in ispecial modo servono mirabilmente alle tinte svariate e grottescamente cupe del quadro. Forse l’intonazione generale di questa piccola cantata poteva ridestare in chi ascolta un senso musicale più buffo } ma, se non a scusa del compositore, almeno a compatirlo, giova qui notare, che questo canto è dedicato a gentile giovanotta, e per lei fu appositamente scritto^ e non è difficile, io credo, che il pensiero dell’amabile esecutrice abbia d’alquanto raggentilite le idee del compositore, e le anbia condotte e trasformate dalla sgraziata ruvidezza del buffo, ’ che le parole sembrano esigere, alla grazia ed alla semplicità, sarei per dire, pastorali. Ed appunto mi pare di non male appormi, nel trovare alquanto strano ed inesplicabile, che trattandosi d una offerta a giovane ed amabile donzella, la poesia । scelta dal compositore sia stata d* un concetto in verità poco men che scurrile} la si avrebbe desiderata più consonante alle idee di gentilezza e candore che infiorano naturalmente il cuore d una giovanotta poco più che trilustre. Il Foto Fallace, Capriccio per Canto del Maestro Gualfardo Bercanovich, conta una pubblicazione di epoca alquanto più remota del pezzo del signor Boucheron. Qui però cade in acconcio di dirne alcune brevi parole. Il Capriccio, nello stretto senso della parola, non istà qui gran fatto nella musica, ma bensì nella poesia, che per non molto plausibile bizzarria del poeta (il signor De Lemeoe) racchiude non so quanti metri differenti e disparati, tali da mettere a tortura 1 ingegno di qualsiasi compositore. Ed appunto T unico difetto, componimento, è un senso di tortura dal quale si vede tormentata in qualche punto la musica, sempre a colpa del Capriccio del poeta. Del rimanente, freschezza di immagini, bel contrasto di colorito, gentilezza di cantilene, spontaneità di fattura, e retto vestimento delle parole, fanno pure di questo pezzo, come dell’altro sopra lodato, uno de’ben rari apprezzabili nel difficile. e disgraziatamente in adesso poco favorito, Genere di Camera. Il signor Bercanovich vede e tratta T arte con giuste •» «mire ma per dura fatalità è egli pure uno di «pie non iscarsi nostri talenti, il merito dei quali rimatisi pressoché sconosciuto e non getta luce si lontano (pianto potrebbe attendere, a motivo di mancanza di circostanze favorevoli atte a farli conoscere, ed a procurar loro un più chiaro e non perituro nome nell’arte. e. che conviene far girare tutte successivamente per agire sulla pelle e stenderla egualmente in tutti i suoi punti. Si aveva tentato rimediarvi mediante parecchi circoli concentrici situali nell’interno del timpano, i quali, spinti dal basso in allo <Iatma molla, venivano ad applicarsi al dissolto della pelle. Ma tale procedimento aveva per inconveniente di diminuire sensibilmente la sonorità dello strumento. Il signor Darche, dopo lunghe ricerche, è finalmente pervenuto a dare ai timpani un meccanismo che può essere posto in azione da un solo movimento del piede del suonatore, non togliendo nulla alla loro sonorità, ed ottenendo di accordarli in qualunque tono colla maggior rapidità. Per verità, così ridotto, questo strumento non lascia più altro a desiderare, e d’ora in avanti i compositori non saranno più costretti di far tacere per più misure i timpani anche in quei tratti che la loro azione sarebbe necessaria, a motivo dell" impossibilità che avevano di cangiare, le, loro note con sufficiente rapidità, allora «piando «piestc note non facevano più parte dell’armonia.. Non dubito che ogni teatro non abbia a provvedersi ben presto di un pajo di questi nuovi timpani, l’utilità dei «piali è evidente, e di cui il meccanismo è così semplice, che non esige dai suonatori più «]’ un’ora di studio per renderselo famigliare. — Donizctti, il celeberrimo ed inesauribile compositore, trovasi da qualche giorno in Milano. — Ernesto Cavallini è reduce dalle sue trionfali spedizioni. — Abbiamo pure in Milano per alcuni giorni il chiaro maestro signor Luigi Rossi. uno de’ distintissimi collaboratori della nostra Gazzetta. — Nell’entrante settimana avranno termine le rappresentazioni di Koberto il Diavolo. Questo spartito ha occupato quasi esclusivamente le scene di due teatri, il Larvano c la Ganobbiana, per ben due mesi e mezzo. Ciò basti a prova del successo, che anche a Milano ebbe questo grande lavoro di Meyerbccr. — La Scala, dice il Pirata, si aprirà il giorno 17 corrente coi Caputeti. Annunciasi per secondo spartito l’Z’rnani. — Nell’interessante Accademia offerta alcune sere fa dall’egregio signor Dottore Lichtenthal, e della quale abbiamo già tenuto breve discorso nel passato Numero, fu oggetto de’ più larghi plausi d’ammirazione la regina delle nostre dilettanti pianiste, la signora CambiasiBranca. Una giovinetta pur anco, la signora Rossi, sorprese c deliziò colla più netta esecuzione, superando da vera artista le più ardue difficoltà. È dessa allieva della bella scuola dell esimio maestro signor Bianchi.