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f ) Vedi pure su tale proposito V antecedente articolo del sig. Jllazzucato in questo medesimo numero. La Red. il passo in questione (1). Potrebbe poi darsi anche una ragione per cui quella specie di presentimento della ripresa del motivo fosse stata dall’autore appoggiata al secondo corno, mentre non può negarsi che d’altronde di per se non sia alquanto strana l’idea di incaricare di una sortita una seconda parte: vi è infatti da fare ax vertenza che in quel momento non politasi impiegare il primo, che I autore, onde concedergli il tempo di comodamente cambiare di accordatura per la successiva sortila in Fa, ha fatto lacere lino da venticinque battute avanti il passo in questione, por non farlo rientrare fino a dodici battute dopo il passo medesimo. Favorisce poi la vostra lezione anche il seguente riflesso, oltre le cose argutamente notale da voi: pare che l’autore abbia inteso appoggiare ai secondi violini una specie di pedule medio per (pici tratto che serve a condurre alla ripresa del motivo, avendoli per tulio quel tempo tenuti fermi sopra un La bemolle; ora di questo pedale il principio si troverebbe avanti, e la fine dopo le due battuto controverso, sembrerebbe, dunque, che per non guastare questo concetto convenisse al secondo violino continuare il La, anziché scendere al Sol. Ora che credo con tutta imparzialila od in modo completo avere esposto ciò che sta a favorire e respellivamenle a combattere tanto la vostra che la lezione della edizione inglese, pensate forse che abbia in animo di dar sentenza sulla ozione dell’una o dell’altra? - Mai nò; tanto io non pretendo nè presumo: confesso soltanto che i riscontri che stanno a favorire la lezione della stampa inglese mi sembrano maggiori che quelli che favoiiscon la vostra. A f.ivor vostro, però, uno ne avete che poggia sopra cosa, di trattandosi di musica vai ben qualunque allea: voglio dire l’effetto. Rapporto a che. vi narrerò come a questa Società filarmonica siasi per molle volte eseguila la Sinfonia eroica, e sempre secondo la edizione di Londra mentovala di sopra. Ora, ciò non ostante, essendomi trovalo ultimamente nelle sale di quella società con diversi tra i più distinti membri del consiglio musicale addetto a quella istituzione, cadde il discorso sulla questione da voi sollevala, c nella diversità delle opinioni esternale in proposito dagli astanti, fu risoluto ricorrere come allora meglio si poteva ad un pratico esperimento. Postosi dunque uno dei disputanti al pianoforte c presa la partitura della summcntovala classica composizione, fu ripetutamente cspcrimcntalo l’effetto delle due diverse lezioni, non ristringendosi già a suonare le sole due quistionatc battute, ma cominciando sempre da molle c molle pagine in avanti. Ebbene? l’esito di queste ripetute prove si fu, che la maggioranza dei presenti si dichiarò per la opinione vostra, in vista principalmente dell’effetto maggiore che sembrava risultasse dalla lezione da voi proposta. Per me, discussa così la cosa, la decida chi vuole. Sia, peri), qualunque il giudizio che il mondo musicale ne porterà, a voi resterà in ogni modo la eletta gloria di aver vendicala la memoria di un grand’uomo da uno di quegli insulti, di cui spesso pur troppo la cicca venerazione degli adoratori fanatici fa tristo dono agli idoli più cari del loro culto (2). Firenze, 20 luglio f8ii. Il vostro deditissimo L. F. Casamorata. ti) Non so perchè, ma al mio orecchio parrebbe che, dovendo il passo controverso appartenere al clarinetto c cantare sull’accordo della producentc, le note ne dovrebbero essere re, fa, re, si bemolle, anziché si bemolle, re. si bemolle, fa. Forse perchè così il canto finirebbe sulla fondamentale, anziché sulla quinta di essa; c forse meglio perché, mentre si risparmierebbe nell’accordo l’inutil raddoppio del si bemolle, si farebbe maggiormente sentire la sensibile, che altrimenti sarebbe soltanto di sfuggita accennata. (2) E da notarsi che a lato di Kalkbrenner, che nella sua riduzione per pianoforte della Sinfonia eroica ha rispettato l’errore della partitura, è da collocarsi anche Czerny che nella riduzione a quattro mani ha fatto lo stesso. (’) Eppure e l’uno e l’altro son due valentissimi maestri. Compiuta la gloriosa carriera di Mozart e dì C. M. Weber, la musica drammatica tedesca parve rimanersi stazionaria. E già cominciava ad informarsi dello stile italiano, quando Giacomo Meyerbeer, ricalcando le orme segnate nel Flauto magico e nel Freyschiltz, ridono alla Germania il dramma musicale, se non conforme alle leggi eterne del bello, almeno conforme al genio della nazione. In condizioni molto dissimili trovavasi in Germania non roratorio: comparve Felice Mendelssohn Barllioldv, da cui scaturì nuova e copiosa sorgente d’inspirazioni religiose, e fOratorio tedesco fu ripristinato. Meyerbeer e Mendelssohn sono i compositori più illustri, di cui al presente possa vantarsi la Germania. Ma la fortuna della loro celebrità in Italia non è uguale ad amendue, sia per la differenza dell’età loro, sia per quella della loro carriera. Imperciocché il primo avanza di quindici anni il secondo} e d’altre parte nulla è più rapido della propagazione delle opere teatrali, mentre il ramo di musica, la cui esecuzione dipende ordinariamente dalla riunione spontanea degli artisti, a stento si difionde nel mondo musicale (f). Per la qual cosa niun musico è in Italia. cui non sia famigliare il nome di Mryi rbcei’} laddove quello di Mendelssohn suona tuttora barbaro ai nostri orecchi. e sarebbe forse quasi al tutto sconosciuto, se qualche giornale non si fosse fatto interprete di parecchi articoli pervenutici d oltremente. Io non saprei ben difinire fino a qual punto l’eclettismo musicale abbia,ad estendersi in un paese, qual è il nostro, dove alligna pieno di vita il germe di ogni eccellenza dell’arte, e dove tanti sono oggimai i capolavori, che ci reggiani dispensati dal ricorrere altrove per aver modelli da imitare. So bene che il vero ingegno debb’essere proclamato, affinchè, ad onta ancora della sua ingrata fortuna, sì tutti subitamente il conoscano, che nulla gli venga defraudalo dell’omaggio dovutogli. E vero ingegno è quello del Mendelssohn. La sua musica istrumentale, e sacra, e soprattutto il suo grand’oratorio Pauhis, ne lo chiariscono tale. Vivacità d’imaginaliva, feracità ed originalità d invenzione, elevatezza di concetti, sentimento profondo di un’espressione vera nel suo genere, ordine mirabile nella tessitura del discorso musicale, ecco i titoli principali, per cui le composizioni di Mendelssohn hanno diritto alla nostra ammirazione. La tinta che per lo più domina nelle opere di quest, autore è la religiosa. Ma non è la sola} tu rinverrai tratto tratto nella sua musica strumentale la melanconica voluttà dell’elegia, il trasporto d una gioja ineffabile, il fantastico dello scherzo, il brio imponente del marziale, ed altri svariati coloriti, coi quali l’autore fa prova che, volendo, può toccare la maggior parte delle fibre del cuore umano ($). (1) Notisi che l’oratorio tedesco non è, corno il nostro, un’azione melodrammatica da rappresentarsi in teatro. Ivi le sacre scritture forniscono il testo a cui si applica la musica; il quale non é alterato se non in quanto lo sfarzo musicale esige talvolta dei cori, dei pezzi concertati, ecc. Così la Passione di G. S. Bach è un brano dcll’Evangclio di s. Matteo; il Paulus di Mendelssohn, un brano degli atti degli Apostoli. (2) Vedi i pezzi di Mendelssohn già pubblicati, e a suo tempo quelli da pubblicarsi dall’editore Francesco Lucca. I già pubblicati sono: Six Romances sans paroles per piano-forte a duc mani; e Scherzo sur le rêve d’une nuit d’été, e Nocturne et Marche sur le rêve Se non che. pari in ciò all’autore degli Ugonotti. il Mendelssohn sagrifica al genio dell Alemagna. Ammiratore entusiasta dei capiscuola tedeschi suoi predecessori, e specialmente di G. S. Bach, per poco egli non saprebbe indursi a fare neanco il più breve componimento, senza congegnarvi per entro o un artifizio contrappuntistico, o un giro di modulazioni ricercate, o un affastellamento di forse troppo dotte dissonanze. I quali ingredienti riescono decisivi a rendere la sua musica o una sublime poesia, o un dotto si, ma importuno accozzamento di suoni, secondo 1 uso più o meno temperato degli uni o degli altri, e secondochè vi fa predominare la soave semplicità della melodia, o il tenebroso intrico dell* armonia e del contrappunto. Musici italiani, ammirale l’ingegno straniero, studiatene le produzioni, ma non siate mai abbastanza cauti nel seguirne le traccie. Luigi Rossi. d’une nuit d’été, ridotti dall’autore per pianoforte a quattro mani. Il primo c l’ultimo, ma in ispccie il primo, sono di rara bellezza. Sulla Proposta fatta dal chiarissimo sig. Geremia Vitali di ittt ìiuovo snetìoper detei’nùìiareion csattesami i tempi musicati. RISPOSTA ALLA LETTERA DELI.’ EGREGIO IIOA SECOLO KVgTACIIIO CATTARLO (Vedi Gazzella Musicate A. 28). Amico divenissimo! Vedi quanto è maligno il nemico dell’urnan genero, e come sta attento a cogliere quante può occasioni per farci fare qualche sproposito, non trascurondo heppurc (ove non possa ottenere maggior peso) quei falli coi quali si dà pcccalclio di altrui motivo di ridere alle nostre povere spalle! Tu, da quel prudente c brav’uomo che sci, te ne slavi in attenzione per non lasciarli ingannare dall’amicizia, avrebbe voluto lodatore senza riserbo della Proposta del dotto Geremia Vitali; c non li avvedevi delle insidie di un piccolo Farfarello, il quale ridendo del tuo amore per madonna verità e del diffidar di le slesso, ti faceva un giocolino da barattiere eoi metterti in capo di scegliere me a giudice dei dubbi, che intorno alla Proposta medesima ti potessero nascere. Non mancherebbe altro, se non che io mi dimenticassi che nelle questioni amichevoli l’arbitro non ha autorità se non pel consenso d’ambe le parli, c mi lasciassi tirare dalle tue lodi a presumere di potermi sedere prò tribunali fra Vitali c te. Allora faremmo entrambi una delle più comiche figure, traendo ad un tempo il ridicolo anche sul giornale che mi avesse imprestato cortesemente carta e caratteri per fare lo sputatondo c dar sentenza. Buon per me dunque, e, dicasi pure, buono anche per te, che questa volta mi sia rimasto abbastanza di buon senso per conoscere la mia incompetenza, c dichiarare che, se ardisco ficcare il naso in questo argomento, non è per farla da doltorc, ma solo pel ticchio.di aggiungere una piccola parte di semplice riempitura alle vostre parti di concerto. E siccome, a prendere la cosa in grande, si viene naturalmente al tema trattalo dall’egregio signor Alinoli Delle cause che conducono a mal partito le opere riprodotte senza V intervento dell’autore; così se vorrete accettarmi alla coda, del che io sarò contentissimo, avremo fatto fra tutti un quartetto di tre parli concertanti coll’aggiunta dei mio bassetto ad libitum. Fra le cause che possono abbassare al dissotto dello zero la temperatura di una composizione, sebben concepita nel bollore della più fervida immaginazione, vi ha certamente l’alterazione del giusto tempo, ad evitare la quale si pensò da prima a premettere ad ogni gxS pezzo le indicazioni di grave, largo, adagio, andante,