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Sujjplf’ineHh) al iV. 30 - 125 — - Anche il signor Berlioz nota F extrême bizarrerie di queste battute; aggiunge che l’editore francese le ha dapprima corrette, anche nella partitura (non si sa poi con quale correzione), e che poi le ha restituite alla prima lezione dietro un plus ampie informe. Quale però sia stato questo plus ampie in’forme resta a sapersi: la prova maggiore che ne dà il critico francese è lo schiaffo che 1 on raconte Beethoven abbia regalato al suo allievo, allorquando quest’ultimo voleva rimproverare il cornista d essere entrato troppo presto. Ma sembrami che ad appoggio d una proposizione, tale da far ammettere in un componimento d1 un1 armonia piana e purissima come questo, la più discordante e bruita disannonia, senza scopo, senza motivo, senza significazione alcuna; della quale barbara stranezza, aggiungasi, Beethoven non ha dato mai esempio, non solo in questa sinfonia, come osserva pure il signor Berlioz nell’ultimo periodo del citato brano d’articolo, ma nemmeno nelle ultime più trascendentali e strane sue opere, sembrami, dico, che ad appoggiare si azzardosa proposizione doveasi portare innanzi qualche cosa di più plausibile di un semplice l’o/z raconte. Forse il sig. Berlioz, tanto e giustamente idolatra di Beethoven, ha avuto qualche maggiore schiarimento in proposito: dal suo articolo sembra anche doverlo in qualche modo sospettare; ma perchè non dirlo? - Riassumendo dunque il fin qui detto, ripeto, invece che ottenere maggior luce, non facciamo che ingolfarci di più in più in fittissime tenebre, e l’unica cosa che ne resta da fare in cosi strana situazione è ancora quella di attenersi ognuno alla propria Supposizione. Alberto Mazzucato. Ancora sul medesimo argomento (1). CARTEGGIO Pregiatissimo signor Alberto Mazzucato! Anche se per altre prove non mi fesser noti il vostro sapere nelle cose musicali c 1‘ amore intenso che nutrite per l’arte, bastante documento me ne avrebbe porto il savio vostro scritto impresso in principio del numero 21 dell’annata corrente della nostra Gazzetta musicale, articolo che con prcgcvol modestia vi piacque intitolare Supposizione. Bene, a mio credere, la pensate, ritenendo per erralo il brano della Sinfonia eroica del sommo Beethoven a cui <piel vostro scritto allude, imperciocché non può ammettersi che uno scrittore di quella forza abbia voluto in quel luogo senza un perchè dare un calcio alla ragione armonica, all’effetto musicale, al buon senso, facendosi autore del matto cacofonico accozzo di due accordi diversissimi tra di loro; c ben faceste investigando quale probabilmente debba essere la correzione da praticarsi al brano medesimo. Perchè dovrebbe essere non solo permessa, ma anzi lodala fatica quella di coloro che con argulo studio danno opera a ridurre a retta lezione i codici dei classici della letteratura, e qualificarsi di irriverente ardire quello (1) L’articolo precedente del signor Mazzucato era già composto, allorquando ne giunse la seguente bellissima lettera del chiaro nostro collaboratore signor Avvocalo Casamorata. Quantunque la suddetta lettera non vada ricca di nessun maggiore schiarimento dì fatto, pure le due correzioni in quislione vi sono con si fino e retto accorgimento bilanciate e pesate, che i lettori, siamo certi, ne sapranno grado d’averla inserita in queste pagine. La Redazione è d’avviso del rimanente essersi già abbastanza discusso quest’argomento -, ed in conseguenza avverte i signori collaboratori che non intende più ammettere articoli che risguardino tale questione; eccettuato il caso, però assai desiderabile, che tali articoli potessero apportare una luce di fatto, vale a dire una correzione derivante da documenti non contrastabili, e non appoggiatisi a semplici dicerie o Supposizioni. La lied. di chi intende allo scopo stesso relativamente alle opere dei classici della musica? Ma credo che se continuassi a tirare avanti un pezzo così in sulle generali, avreste ben dritto di far le meraviglie che non per altro vi avessi diretto queste mie righe, che per andar ripetendo tali ed altre simili cose. Ma tranquillatevi; non è questo il mio intendimento: che anzi lo scopo che mi propongo è quello di prendere a sviluppare alcune cose relative alla quislione da voi sollevata, e che non mi pare sicno state dette da voi; onde chiunque voglia imprendere a darne giudizio, possa trovare in questi fogli già pronti del giudizio stesso i completi elementi. Serva dunque il fin (pii detto di esordio: entro adesso in materia. Tutto ciò che ha rapporto alle opere dei grandi cultori delle arti è di interesse per la storia delle arti medesime. E per ciò ch’io credo prima di tutto prezzo dell’opera portare per mezzo vostro a generai notizia cosa, che essendo relativa alla istoria della Sinfonia eroica, riesco, come sopra io diceva, d’interesse generale nella istoria della musica. Ciò sta in questo: che altri prima di voi si era persuaso della necessità di correggere il brano in questione. Vorrei di quesVallri dirvi il nome, ma noi posso perchè Io ignoro io stesso, c son coslrc tto ad indicarvi soltanto chi fu alla testa e diresse la edizione di sinfonie, che, parecchi anni or sono eseguita a Londra pei tipi del Lavenu, 26 Neu Bond Street, fu dedicata all’in allora Principe di Galles, poi Re d’Inghilterra, sotto il titolo seguente: A complete collection of Mozart and Beethoven’s Symphonies, in score.’ Ora alla pagina 27 della partitura della Sinfonia eroica di quella stessa edizione, grappa prima, battute ottava c nona, si trova il passo a cui allude il vostro scritto. Ed il passo è corretto; ma la correzione, anziché essersi portata sulla sortita del corno, si è operala sul secondo violino, sostituendo al La bemolle un Sol perduranti le due intiere battute. Ora questo modo facilissimo di correggere I’ errore di cui si tratta non è sfuggilo alla vostra perspicacia, c l’avete già voi stesso indicato in principio della prima colonna della pagina 98 della Gazzetta di sopra citata. Siccome però nel vostro scritto avete creduto rigettarlo per alcune argute ragioni da voi sviluppate, permettetemi a queste ragioni far tener dietro anche la esposizione di quelle che stanno a confortarlo, le quali, poste così a raffronto di quelle che favoriscono il vostro concetto, mi daranno campo ad aggiungere alcune osservazioni critiche sul valore respettivo delle une c delle altre. Ora, prima di tulio a favore della lezione secondo la stampa di Londra sta una ragione di simmetria. Infatti cominciando da quattro battute avanti al passo in questione, abbiamo dai violini per due battute incompleto l’accordo di nona minore sulla dominante; poi per altre due battute l’accordo incompleto della settima della dominante slessa; dopo di che si passerebbe, secondo questo sistema, a trattenersi per altre due battute sull’accordo della tonica, durante il quale il secondo corno preludierebbe alla ripresa del motivo con quelle note Mi bemolle, Sol, Mi bemolle, Si bemolle, per far passaggio nelle due successive battute al completo accordo della settima di dominante sul fortissimo di tutta l’orchestra e nell’atto di cadenza che conduce alla formale ripresa del motivo stesso. Sta al contrario contro questa lezione, ed a favorire respellivamcnte quella proposta da voi, la ragione da voi indicata, osservando non esser supponibile che l’autore, riproducendo dopo queste due misure ancora di nuovo il semplice accordo della producente, sulla quale poggiava già da venti misure circa, per poi portarsi definitivamente sulla tonica, non è supponibile che in tal modo abbia voluto interrompere e render, se non nullo, menomalo d’assai l’effetto di tutta quella magnifica prolungata sospensione a crescendo, anticipando intempestivamente sulla definitiva risoluzione alla tonica. Non saprei però dividere la vostra opinione, che a rigettare la lezione della edizione inglese possa valere che quella sortila in Mi bemolle, applicata al corno, trovasi (come voi dite) in un centro troppo basso, che in quella circostanza nessuna intenzione speciale sembra motivare: e ciò in primo luogo, perchè pel corno nei tuoni nè troppo bassi nè troppo sfogati, quali sono Mi bemolle, Mi e Fa, le note na* turali della prima ottava sono bellissime; infatti, mentre rivaleggiano per forza, al bisogno, con quelle corrispondenti del trombone, non hanno la crudezza ingenita di questo istrumento: o almeno, per dir meglio, tali erano queste note allorquando i cornisti di orchestra non avevano la pretesa di suonare indifferentemente la parte del primo e del secondo, ma ad una delle due specialmente si dedicavano, usavano per ognuna di uno speciale bocchino e. sull’ampiezza di questo formavano il labbro. Così, avveniva che pieni c pastosi si sentivano i bassi, sicuri e netti gli acuti; inentrcchè con la mania omnifoniea ora invalsa, spesso avviene che quelli riescono esili, questi incerti c stentati. - In secondo luogo, poi, mi sembra che più che giustificata sarebbe la intenzione del compositore nel servirsi di quei suoni bassi per preludiare alla ripresa del motivo, tostoehè fu questo fin da principio proposto, ed un momento dopo è ripetuto in quel centro stesso dai violoncelli. Di più, per tutto il corso della composizione sono sempre i bassi che a preferenza incaricatisi di farlo sentire, menochè in un luogo soltanto in cui il primo corno lo riproduce in Fa nelle ottave media ed acuta. E per non lasciare di avvertire alcuna cosa in una materia in cui bisogna edificare congetturando, mentre divido con voi la opinione che, a rigettare questa lezione c preferire la vostra, debba prima supporsi per parte dcH’autorc uno sbaglio di rigo che di nota, non so d altronde astenermi dall’osservare che ciò è vero quando la differenza sia di uno o due righi sulla posizione di quelli strumenti che voglionsi scambiati fra loro; ma quando al contrario la situazione di questi dista sulla partitura di molli righi, mi sembra che possa ammettersi più facilmente l’errore della nota che quello del rigo; tanto più che può ritenersi che la nota in questione, anziché errala, fosse sulla partitura originale soltanto incerta; nel (piai caso saprete per pratica come i più tra i copisti da una funesta stella sien spinti a preferire, copiando, la erronea alla retta lezione. Dal vostro scritto rilevo che sulla partitura da voi consultata la parte dei clarinetti è a contatto con quella dei corni: ora perchè da ciò si potesse dedurre una conseguenza alquanto sicura, voi vedete bene che converrebbe sapere se la stessa fosse la disposizione della partitura dell’autore (2): e qui è da osservarsi che la edizione inglese, di cui vi parlo, tra i corni primi cd i clarinetti ha una differenza di cinque righi; nel «piai caso (se questa disposizione corrispondesse con quella dell’autore) lo sbaglio non sarebbe da supporsi così facilmente. Mi rammento di aver veduto altra volta una partitura di altra edizione, dove la situazione degli strumenti era (se la memoria non in’inganna) all’incirca la stessa. Avrei voluto consultare in proposito la ultima edizione di Parigi pei fratelli Marqnerie, ma sventuratamente non me ne sono potuto (pii procurare una copia. Per esaurire questa materia continuerò intanto ad osservare che a favorire la supposizione dell’errore di rigo bisognerebbe che concorresse anche la circostanza che sulla partitura originale si fosse dato che le due battute in questione fossero stale alla fine della pagina; altrimenti, siccome a quelle tien dietro un pieno, si può credere clic facilmente I’ autore si sarebbe accorto della svista al momento di riempire la istrumcntazione, e l’avrebbe corretta, o nel caso contrario avrebbe continuato a scrivere i clarinetti nel primo rigo dei corni. Di più, mentre il secondo clarinetto, nel vostro concetto, dopo la quarta delle note in questione, dovrebbe per continuare la sua parte nella battuta successiva procedere con poca equabilità per un salto di ottava, nel concetto opposto il secondo corno in quella stessa battuta con piena regolarità resta sullo stesso sol (che suona Si òemo/Zc) su cui termina in levare (2) Si debbo avvertire che con queste e con altre opinioni dal signor Casamorata in questa lettera esposte, il signor Mazzucato conviene: e che anzi lo ha nelle suddette già prevenuto, come sì può rilevare nell’articolo antecedente dello stesso signor Mazzucato. L’edizione inglese poi qui citala sembra essere la medesima di cui parla nella sua lettera il signor maej stro Mirecki. La Lied.