Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1844.djvu/128

- 424 sinfonia Violini tutti gli Milano, in Sol., come succede mai clic alemanni, che trovansi qui in e non son pochi, ed i più ben istrutti in musica e conoscitori profondi in tutta la Germania si eseguisce questa cambiando il La bemolle dei perché piuttosto cbe di quel disaccordo cbe mi strazia siffattamente le orecchie, sarei più che soddisfatto della correzione del signor Mùller: ma. se vuoisi ritenere fondata l’asserzione del signore di Triesle, cioè che delle opere di Beethoven, e che mi assicurano averle sentile più e più volte eseguile in Germania, sostengono unanimemente che in questo passo Beethoven volle assolutamente il contrasto della tonica colla dominante? e che cosi infatti in Germania si eseguisce, e cbe in nessun altro mododebbesi eseguire, quando pure si voglia rispettare la volontà del grand uomo? Come succederebbe pure, se vero fosse che in tutta Germania la sinfonia si eseguisse colla suddetta correzione, che il sig. C. L. non citasse se non se la sola riduzione del sig. Muller a suo appoggio, tacendo di tutte le altre? Alcune delle quali io invece mi trovo in obbligo di citare, e sono per esempio la riduzione, pure a quattro-mani, dì Carlo Czerny (1). nuova edizione di Lipsia, (la vecchia non 1 ho presente), la partizione stampata in Bonn e Colonia presso N. Simrock, e mettiamo pure anche tra queste. quantunque pubblicata a Parigi, anche la riduzione, già da me nel primo mio articolo citata, del Ralkbrenner} il quale essendo tedesco avrebbe avuto agio, io credo a conoscere la correzione del sig. Mùller e di tulta Germania, e ad adottarla, qualora fosse stato persuaso delle prove che il signor C. Z. presenta come incontrastabili. Invece in tutte e tre le suddette edizioni trovasi il Si bemolle e La bemolle de1 Violini coi sottoposti Mi bemolle.. Sol e Si bemolle del Corno, cioè coll’errore in questione. E bensi vero che nella sua lettera più sopra da me annunziata il sig. maestro Mirecki cita una partizione stampala a Londra •, ma la correzione di Londra nulla aggiunge» maggiormente comprovare l’asserzione che in Germania si usila lezione indicata dal Mùller, poiché l’edizione di Londra pur essa può essere stata accomodata cosi dietro una semplice Supposizione, differente bensì dalla Supposizione adottatasi in Milano, ma, come questa, richiesta forse semplicemente dal bisogno di sfuggire ad un barbaro contrasto di due armonie disparatissime, non da tradizioni o falli attestanti la verità di questa più che d’un1 altra lezione. Mi ricordo, allorché parlai di ciò per la prima volta, d’aver notato essere nello strumentare le partizioni più presto supponibile lo sbaglio di rigo che non quello di nota. Il signor C. Z. dichiara invece frequentissimo il secondo, rarissimo il primo. Anche su questo punto andiamo per verità poco d’accordo. Nessuno meglio de1 copisti potrebbe seder giudice in questo affare, e vedere da qual parte stia la ragione. Trovo invece ingegnosa la sua osservazione sull’avere forse Beethoven sbadatamente senza riflettere continuato a scrivere sul rigo dei secondi violini i segni di ripetizione. Non sembrami invece di tutta chiarezza il susseguente riflesso che fa sull’esigenza imperiosa dell’orecchio a volere il passaggio della do(I) Collection complète des symphonies de L. F. Beethoven arrangées pour le pianoforte à quatre mains par Charles Czerny. Nouvelle Edition. Lcipsic, chez Fr. Kistner. minante alla tonica-, mentre io trovo invece, come già leggesi nel suddetto mio primo articolo. non naturale che in tal modo l’autore abbia, voluto interrompere b effetto di tutta quella sospensione. Egli sembra anzi notare che Beethoven sia stato forzato a portarsi pel corso di quelle due battute alla tonica, poiché non si potrebbe, segue egli, con quella tessitura prolungare più oltre il crescendo sulla producente. Se non m’inganno, quantunque non breve, trovo che quella sospensione sulla dominante poteva ancora esser molto più prolungata, senza che l’orecchio esigesse imperiosamente in quella precisa misura la risoluzione. Notisi poi cbe, anche secondo la correzione del sig. C. Z., queir istantaneo passaggio alla tonica non può essere riguardato come risolutivo. ma ben invece come un semplice accordo di quarta e sesta su di un basso (si bemolle) sottinteso, (come lo si sottintende già da molte battute), preparante in certo <qual modo la conclusione della cadenza finale, la quale non si risolve definitivamente se non quattro misure più tardi, dopo il fòrtissimo sulla dominante. Egli poi trova, sempre secondo la sua correzione, I effetto sorprendente e magico, io invece lo trovo annullante l’effetto della sospensione, o almeno elanneggiante. (cliè la mia prima espressione sarà stata forse alquanto spinta ed esagerata): ed anche qui in vero le notre idee non si collegano meglio che prima. Sembrami poi pretendere il sig. C. Z. di entrare un tantino troppo nell’intimo delle idee del compositore alemanno, allorquando imagina che Beethoven, adottata che fosse la mia supposizione, avrebbe dovuto compire la frase nel modo che leggesi nell’esempio di musica inserito più sopra nella lettera. In verità che in mezzo a quel fortissimo delle ultime due battute mi pare sarebbe affatto insentibile la frase di un solo povero secondo clarinetto che suonasse si bemolle, re, fa, in luogo del semplice fa tenuto che trovasi nella partitura, il qual fa pure in mezzo a quel trambusto non si sente per verità niente di più di quello che si sentirebbero le altre tre note indicate dal sullodato signor C. Z. Io però non sono tanto tenace del mio amor proprio in modo, che qui non faccia lalese un dubbio che da alcuni giorni mi va aerseguitando. Questo dubbio consiste nel’obbiezione che non senza qualche fondamento si potrebbe farmi, cioè che nella partizione originale di Beethoven la parte del corno non trovisi vicina di rigo a quella del clarinetto. E chiaro, che in questo caso tutta la mia supposizione cadrebbe a terra senza rimedio. Invito dunque a delle relative indagini: ma ciò non si potrà decifrare con chiarezza e verità, se non ritrovando il vero originale, che pur dovrebbe esistere, ma Dio sa dove si è imbucato! Fino a che non si possa venire al chiaro di ciò, io sarò scusabile se mi tengo un po’ affezionato alla mia opinione, sendocbè niun documento positivo esmi forza a cangiarla. Ed anche a riguardo di un tal dubbio, mi pare che. anche nelle partizioni manoscritte d un mezzo secolo fa, si trovino i righi di clarinetto quasi sempre vicini a quelli dei corni. Inserisco qui adesso la già accennata opinione del chiaro mio amico sig. maestro Mirecki, aggiungendo più sotto qui un brano d’articolo, sulla medesima sinfonia, del sig. Berlioz; il quale, anziché rischiarare e riordinare le confuse nostre idee, non fa che mettere un inesplicabile e scoraggiante incertezza in questo contrasto di opinioni. Ecco quanto mi scrive il sig. Mirecki: Stimatissimo Maestro! Avendo letto l’articolo scritto da Lei nel N. 24 della Gazzetta Musicale, ho preso lo sparlilo della medesima Sinfonia stampato a Londra, e per tutta risposta le mando la pagina trascritta da me stesso. Mi maraviglio un poco che fra tanti Bravi conoscitori assistenti alla produzione di questa Sinfonia non si sia trovato un solo che abbia rilevato uno sbaglio d’un copista! In testa alla lettera trovasi la partitura della pagina in questione, e sotto il sol (sostituito al la bemolle) de* secondi violini il dotto signor Maestro scrisse: Cosi è, e cosi deve essere. Quanto alla citazione della partitura di Londra notai più sopra cbe poco o nulla ha a che fare col caso nostro: e vedo chiaro da ciò che anche il sig. Mirecki ha dovuto andar a cercare fuori di Germania le prove della correzione da lui ritenuta infallibile. Di più mi permetto di fargli osservare. come anche dal mio primo articolo poteva avvedersi, che non é altrimenti vero che i nostri bravi conoscitori non abbiano rilevato lo sbaglio del copista^ che anzi per lo contrario lo sbaglio del copista o la distrazione deb autore furono quasi unanimemente notali: soltanto le opinioni erano disparate^ e lo sono ancora, e pur troppo sembrami scorgere che in tale stalo dureranno per lunga pezza di tempo. Ma ecco qui per ultimo cosa dice su questo proposito il grande interprete e descrittore di Beethoven. Berlioz, il più caldo ammiratore dell’immortale genio alemanno. Egli getta irremissibilmente a terra e la mia supposizione e l’asserzione del sig. C. Z. e quella del maestro Mirecki:, e sostiene in conseguenza che f accordo deve intendersi quale è stampato nella riduzione di Kalkbrenner, di Czerny, ecc.: dal cbe si inferisce naturalmente che a Parigi la sinfonia viene anche tutte le volte eseguita dietro la lezione indicata dal sig. Berlioz. Ecco dunque quanto leggesi nel Journal des Débats 25 gennajo 4855, in occasione dell’esecuzione di questa sinfonia ai Concerti di quel Conservatorio nel di 48 dello stesso gennajo: u Il est impossible de décrire, ou seulement d’indiquer la multitude d’aspects mélodiques et harmoniques sous lesquels Beethoven reproduit son thème; nous nous bornerons à en signaler un d’une extrême bizarrerie, qui a servi de texte à bien des discussions, que l’éditeur français a corrigé, même dans la partition, pensant que c’était une faute, mais qu’on a rétabli après un plus ample informé. Les premiers et seconds violons seuls tiennent en trémolo les deux notes si, la, fragment de l’accord de septième sur la dominante de mi bémol, quand un cor, qui a l’all’de se tromper et de partir deux mesures trop tôt, vient témérairement faire entendre le commencement du thème principal qui roule exclusivement sur les notes mi, sol, mi, si. On conçoit quel étrange effet cette mélodie de l’accord de tonique doit produire contre les deux notes dissonantes de l’accord de dominante, quoique l’écartement des parties en affaiblisse beaucoup le froissement; mais au moment où l’oreille est sur le point de se révolter contre une pareille anomalie, un tutti foudroyant vient couper la parole au cor, et se terminant au piano sur l’accord de la tonique, laisse rentrer les violoncelles, qui cette fois disent le thème tout entier sous l’harmonie qui lui convient..1 considérer les choses d’un peu haut, il est difficile de trouver une justification sérieuse à ce caprice musical. L’auteur y tenait beaucoup cependant; on raconte même qu’à la première répétition de celte symphonie, un élève de Beethoven, qui y assistait, s’écria en arrêtant l’orchestre: u trop tôt, trop tôt, le cor s’est trompé! <i et que pour récompense de son zèle indiscret il reçut de la main de son maitre un vigoureux soufflet. - Aucune bizarrerie semblable ne se présente dans le reste de la partition............ n Ebbene! Da ciò cosa ricavasi adunque?... A mio modo di vedere intanto, nulla e nulla. =. ■■..o; SEGUE IL SUPPLEMENTO.