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sovente tale uniformità e monotonia, che sembrano nenie o sequenze. L’ode anacreontica è naia dall’allegria e dal piacere, e poi sposossi a quel metro, a quel canto disinvolto che più gustava a parenti suoi. Egli è vero che oggi abbiamo anacreontiche meste, cioè pensieri tristi in abito di gioja, sentimenti cupi in veste da ballo, e perciò i maestri possono essere gabbati dai poeti. Sento tutta la forza dell obbiezione. Lo so, lo so. Lo scandalo viene dai poeti! Ma bisogna compatire anche questi; perchè il Parnaso italiano non germogliò un metro proprio dell elegia. Ma quando il metro è sbagliato, pensino i maestri a correggerlo col tempo e col ritmo; perchè la musica debbo sempre ajutare la poesia anche negli errori de’ poeti. Del resto quando veggiamo argomenti serii, morali, religiosi, trattali in leggerissime canzoncine, mentre all’opposto osserviamo soggetti triviali e dappoco rinchiusi in metro assai signorile, ci viene un dubbio, se per ogni genere di soggetto vi abbia un metro stabilito, o se esso soggetto dia nome e qualità al metro. La soluzione deciderebbe assai: perchè la musica moverebbe più franca e precisa nell acconciare le sue note ai diversi generi; sembra però che il metro poetico debba calzare alla natura del tema con quel rigore onde noi vogliamo che la musica quadri alla poesia. L* assurdità non conviene in nessun1 arte ed almeno la convenevolezza dovrebbe sorriderci, quando il buon gusto, il genio, la fantasia, e le altre virtù di prima classe ci guardano in cagnesco. Avvi poi una lirica nobile, propriamente delta: amorosa, eroica, religiosa, morale, ecc. Abbiamo un saggio di alcune specie nel Canzoniere del Petrarca1, perchè il Sonetto, la Canzone, e la Ballata sono antichissime forme liriche nostrali, a cui aggiugnendo 1 Ode pindarica e l’inno moderno, avremo tutte e cinque le classi della lirica moderna. Ma quale di questi nomi non ricorda origine o parentela musicale? Notiamo anche i nomi in questo secolo positivo, e teniamoli saldi affinchè non svaporino. Il Sonetto, da cui comincio, si può dire che solo (salve le code del secolo scorso) siasi conservato immutabile, mentre gli altri metri progredirono assai I suoi 14 versi distinti in 4 gruppi ini sembrano accordarsi bene ad un breve e sugoso lavoro musicale. Un compositore può figurarsi un andante di quelli della scuola tedesca (una volta sarebbesi detto italiana}’. ma tale che la seconda parte compendj la prima, senza che vi abbia tra Puna e Paîtra episodio alcuno. La Ballata poi ci ricorda di unire il canto alia danza. Poliziano, Lorenzo de1 Medici, Boccaccio ne hanno delle belle-, ivi è ricordala la vivuola, forse quella d’amore. La ballata è adunque una lirica danzante, il che basta per avvertire il maestro quale tempo e ritmo esiga. Sui teatri udimmo saggi di questo genere} ma vogliono essere più semplici. Noterò quella di Enrico Voss, che mi pare molto ballabile, poeticamente parlando. Ella è la Casalinga. La stanza è composta di 8 versi senarj, alternandosi i piani coi tronchi, ( vimenlo del valz: Mi danno la vita La casa il giardin. Mi tentano invano, Non esco di qui. C e solo al leggerla sentesi il moM’annojo, in’afiliggo In mezzo al rumor. Qui ballo qui canto Attorno al giardin. L’ottonario mi pare acconcio a quella ballata che intende far galoppare i ballerini. Questa del Poliziano è degna del galoppo: Canti ognun, che io canterò Dondoli», dondoli), dondoli). Di promesse io son già stucco Fa che ornai la botte spilli. Tu mi tieni a badalucco Colle man piene di grilli, Dopo tanti Filli, biffi, ccc. L’allegria della ballata caccerebbe via dalle danze la serietà, i cattivi pensieri, e quel sentimento per cui molti ne escono insensati. Biglieini. VARIETÀ Leggasi nella Revue et Gazette des Théâtres:! — Tutte le biografie s’accordano a raccontare che alcun tempo prima della morte di Mozart, un ente dalle forme misteriose si presentò davanti a lui, per! annunciargli F ultima sua ora e per ordinargli quel ì celebre Requiem che doveva essere eseguito innanzi al feretro del suo autore. I nostri lettori senza dubbio non avranno dimenticato quell’aneddoto, e intenderanno non senza stupore che un’avve.nt.urn pressoché ana; Ioga arrivò al nostro gran Bossini. Il fallo, sebbene meno fantastico, racchiude, però un carattere di bizi zarria inesplicabile. Il 9 dello scorso mese, un giovane pallido e magro e dal portamento grave chiedeva di vedere il famoso maestro: l’autore del Mosè si presenta: a Voi ignorate certamente chi io mi sia, gli disse allora il visitatore; ma forse mi farò tosto conoscere in maniera più chiara: ecco qual è in oggi lo scopo della mia visita! Dio vi ha prodigati i tesori del genio, ina voi lasciate P ingegno nell’oscurità, e commettete un odioso sacrilegio! Or bene, se il vostro empio silenzio più oltre si prolunga, la provvidenza sceglie me per essere l’istrumenlo delle sue vendette. Ascoltatemi senza interrompermi! Da qualche tempo l’esistenza m’era grave; la musica, la mia sola passione, la mia religione, lamia vita, la stessa musica, dico, non era più per me che un ammasso di suoni. E tuttavia un’idea fatale mi perseguitava mio malgrado; mi pareva che sarei morto meno infelice se. prima avessi potuto sentire qualche opera del vostro genio. Il mio progetto era stabilito: il mio suicidio avrebbe servilo di finale sanguinoso c memorabile alla prima rappresentazione della costi-’ opera. Ho speralo troppo! troppo tempo ho aiteso! la mia pazienza è stanca!... n E siccome a que» ste parole Rossini sembrava inquieto h. Non temete nulla, ripiglia il giovane: io non v’ho detto che. il tempo sia venuto; differisco anzi il mio divisamento c vi apro una via di salvezza!... Per creare c per far rappresentare la partizione che vi domando, voi avete, un anno. Solamente un anno, badateci bene! se voi siete ostinato nel vostro silenzio indecoroso, io morrò due volle bensì; ma voi morrete meco! Foggile pure F Italia, lasciate F Europa medesima: io vi saprò raggiungere: addio! h E questo strano ammiratore si I lanciò fuori dagli appartamenti. Il gioviale compositore non ha cercato di parlare se non ridendo di questa singolare apparizione, ma i suoi amici affermano che questa conferenza F ha lascialo profondamente mesto: evidentemente. Rossini s’attrista: speriamo dunque che Io colga il rimorso, e che i s’occupi finalmente di musica. Vogliamo lusingarci che il risultalo di tutto questo । sarà che F autore di tanti immensi lavori dia quanto prima una nuova sorella alla sua bella partizione di | Guglielmo Teli. GAZZETTINO SETTIMANALE — E il Re ed il Carfano si chiusero alla Musica. — Quest ultimo però fece pur una specie di viaggio, osi portò con tutta la sua compagnia (meno il tenore), con tulle SO le sue scene, i suoi cori, e il suo Roberto il Diavolo alla Canobbiana. E fece bene: i nostri dilettanti, in mancanza di meglio, si accontentano di ciò che si può dare, ed aggradiscono la sublime musica, il talento di qualche esecutore e la buona volontà degli altri. Come era presumibile, Roberto il Diavolo attira maggior folla alla Canobbiana, che non al Carfano. Se ne deve accagionare il biglietto meno gravoso e la posizione più centrale del Teatro. — Nelle ultime rappresentazioni del Teatro Re il maestro Rossi espose un Duetto di nuova fattura, che dedicò alla Riva-Giunti nell’occasione della beneficiala di quest ultima. Il pezzo racchiudeva qualche graziosa ed originale idea, ma F esecuzione lo tradì. Non lo si sapeva nè dall’uno nè dall’altra dei due cantanti. — L’autore del Candiano, degli Ultimi giorni di Sully c di altri apprezzati lavori teatrali, il sig. maestro Ferrari di Venezia, trovasi da varj giorni a Milano. Speriamo che si voglia far conoscere anche ai Milanesi questo bel talento. NOTIZIE — Ancona. Il S’abucco del Verdi comparso su quelle i scene e decorato con lusso ebbe lietissimo incontro. Ne erano interpreti le signore l)e-Giuli, Cignozzi, ed i signori Radiali, Porto e Lucchesi. — l)nhi.n<». La statua d’Apollo che fregerà il nuovo! Teatro è finita, c verrà quanto prima collocata sulla cima della facciata dello stesso. Essa venne eseguita alla foggia dell’Apollo nel Museo di questa città. | — Bologna. Leggasi nella Farfalla in proposito del i la giovane Grassi-Mazzetti nostra milanese, quanto i segue: - • Nella Grassi-Mazzetti riiiviensi tutto ciò i • che abbisogna per ben riuscire nel teatrale arringo: bella • figura, avvenenti sembianze, nobile portamento, voce • gradevole, conoscenza dell’arte, spiritosa azione, e, • (piando il voglia, anche vera: tutto le promette una» brillante carriera; e certo l’avrà, ove ella si guardi! • dalle false vie, che spesso paralizzano i mezzi mij • gliori, e da quello stile barocco, che forse può valerle • l’applauso di taluno, ma che le alienerebbe l’animo • dei sensati, ch’ella, pure sensata, deve solo cercare • di tenersi caro ed affezionato». — Boiuieaux. I due Teatri son chiusi da qualche giorno. Si assicura che il signor Devérm, direttore, ha lasciata la città. L* autorità non può tralasciare di preti| dere delle misure attivo affinché il corso delle rappresentazioni abbia la più breve interruzione possibile. Numerose povere famiglie si troverebbero ridotte ad una. ben triste posizione se i teatri non si avessero ad aprire fra pochi giorni. — Calcutta, io Aprile. - Lucia di Lammertnoor | venne rappresentata col più grande successo, ccon unno franchi d’entrata. Mercè T abile direttore signor Minarti le opere, nuove si succedono anche qui come sui teatri d’Europa. Si promettono Les diamants de la Couronne di Auber. Si aperse una soscrizionc nel paese i per avere una compagnia francese perfettissima pel primo novembre 1S44. — Dhesda. Una nuova sala da spettacolo sotto il titolo di Teatro d’estate è. stala inaugurala il 27 del passato maggio. Questo teatro, di costruzione semplice ed i elegante, s’innalza nel giardino detto Reisewitz: vi si rappresenteranno drammi di circostanza, vaudevilles, ■ commedie, ccc. — 7 Giugno. - Si è formata una società per raccogliere e seppellire le ceneri di C. Maria di Weber: si faranno venire dall’Inghilterra a spese del clero cattolico della Cappella di Moorfield, che ha chiesto alla vedova del gran compositore di accordargli quest’onore. Il IO corrente il figlio maggiore di Weber, abilissimo ingegnere al servizio della Prussia, si è portato in Inghilterra per farsi rimettere gli avanzi di suo padre, e per trasportarli qui. Dopo la cerimonia funebre, la i società darà mano all’erezione d’un monumento che verrà eseguilo senza dubbio da uno de’ nostri più distinti scultori. — Fihevze. La Deputazione permanente, eletta fino ’ dal decorso mese di Agosto 1833 dai Gomitati per gli Asili Infantili di questa città, ad oggetto di dirigere il grandioso trattenimento musicale solito darsi in ogni anno nella maggior sala di Palazzo Vecchio a benefizio degli Asili suddetti in occasione delle feste religiose c [ civili in onore del Santo Protettore della città, non ha ominesso, fino dall’epoca della sua istituzione, attive j cure e premure, affinchè tale Trattenimento riuscisse I anco nel corrente anno 4.844 degno dello scopo filantropico cui è diretto, del decoro della pubblica solennità, i del concorso benefico del Civico Magistrato della città, e finalmente della generosa protezione, die gli viene accordata dall’Ottimo ed Augusto Principe che ci governa. I Di fatti il Magistrato Civico di questo Comune ani: Imato dallo stesso spirito <!’illuminata beneficenza che lo ispirò negli anni decorsi, e premuroso di abbellire le pubbliche, civili e religiose feste in onore del Santo Protettore, stabilì di concorrere col solito sussidio, affinchè anco io questo anno avesse luogo collo stesso lustro il grandioso trattenimento musicale nel suddetto gran Salone di Palazzo Vecchio a benefizio degli Asili suddetti; e S. A. I. e 11. l’Auguslo Sovrano si degnò 0