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stromento più acconcio alle meraviglie del dramma in musica, la voce umana, tutte queste cose rivelano al signor Meyerbeer ÆJ nuovi mezzi, e gli aprono un novello orizzonte, fin allora ignoto, di melodici concettile malgrado tutto ciò ei non era punto nel genere sellicito italiano che poteva compiutamente incarnarsi il genio del gran maestro berlinese. Malgrado gli sforzi da lui tentati per toccare alla leggerezza, alla flessibilità, alla semplicità della melodia italiana, i modi del signor Meyerbeer, in questa sfera per lui estranea, risentono ancora della grevezza alemanna la scienza e la gravità vi soffocano la frivolezza e la grazia. Quell’espressione ammanierata del sentimento che è caratteristica dei compositori italiani, e che può assomigliarsi in certa guisa al marivaudage. de-1 Francesi, manca al tutto nelle opere di genere italiano dovute al signor Meyerbeer. E con ciò non si vuol dire che quelle sue composizioni sieno cattive; mai no! ma chi vorrà negare ch’esse valgano molto meno di molle altre opere di quel ’ medesimo genere? In queste la più parte: de1 vantaggi del compositore tedesco gli diI ventano inutili e perfino moleste. 11 dono della melodia è principalmente necessario nel genere italiano; ora. la melodia è figlia anzi tutto dell’ispirazione; giusta il giudizio di molti, il genio del signor Meyerbeer va debitore alla fatica e alia scienza di una parte di effetti non minore di quella di cui fa per lui le spese la natura. (Sarà continuato) I. IL TEATRO ALLA SCALA I/Opera Jomta «li JIi i i im colla signora llmimGKO e i signori FïbJU TTi, IYIakinji, ree. la sera 7 correlile. y uolsi che da pochi anni in qua noi abbiamo fatto in musica mirabili progressi. Non volge mese e direi quasi settimana, che non si vegga proclamato or qua or là un successo, un trionfo, un’ovazione di qualche nuovo genio musicale, che predicasi destinalo a segnare una novella era musicale, una più vasta, più reità strada alla musica drammatica. - Ebbene! il progresso musicale che abbiamo fatto è tale che non mai per lo innanzi questa bornia ne parve nè più bella nè più fresca. nè maggiormente inspirata, nè più grande, nè più sapientemente elaborata; e per conto mio ritengo che il progresso reale l’abbia fatto non la musica, ma bene piuttosto il pubblico. Poiché in fatto a mia memoria non ricordo di aver giammai veduto uno stipato uditorio, come quello che assisteva Domenica scorsa alla settima ripresa di questa sublimissima Norma, ascoltare con tanto silenzio, con tanta venerazione, commoversi con sordo fremito ad ogni concetto, ad ogni melodia dei grande Autore. Non un canto, non un recitativo, non una sola nota fu turbata quella sera da chiaccherio O disattenzione. Tutto fu religiosamente ascoltalo, ponderato, compreso. - lo non cesserei un momento di parlare di Bellini, di questo italiano Gluck, che un sì largo e fecondo campo aperse all’arte, nel momento in cui ella sembrava adotta al maggior suo grado dalla magia di Rossini. - Ma occupiamoci della presente esecuzione. Una gentile straniera, che indomabile passione peli’arte e combinazione di circostanze trassero fortunatamente sulle scene, si cimentò coraggiosa ed assunse la parte della protagonista. La signora Montenegro fu dunque Norma, nè ella mancò certamente al grave incarico. Il pubblico la accolse con lutto quell’entusiasmo di: sorpresa e direi d aflezione. che non può non manifestarsi allorché scopresi un reale lalento inaspettato ed insperato. E a dir vero nell attuale desolante penuria di buoni attori-cantanti, come trattenersi dal far lieto accoglimento a chi offre le più belle speranze di saper puntellare almeno in parte quest’edificio, oggidì crollante o poco meri che crollato, del Canto? - La signora Montenegro è dotala d un sentire pieno di verità straordinaria. Nel secondo alto specialmente, anche nel primo recitativo d introduzione. allorché Norma move per uccidere i figli, recitativo che altre illustri esecutrici non credevano delitto di trattare a fior di labbro e sbadatamente, ella seppe cattivarsi l’attenzione del pub! blico e rimeritarsi della più giusta approvazione. L’ultima scena in ispecial modo è da lei sentita come forse Belimi stesso la sentiva, il che sembrami sia dire abbastanza a suo elogio. Il suo canto ha il far largo e la spontaneità italiana: la sua, azione sempre viva e vera, è pure quasi sempre nobile e dignitosa. Infatti ella ha il più gran pregio che possa desiderarsi in un artista, quello di sentire giusto, ed esprimer giusto. Parliamo de’ suoi mezzi vocali. La sua voce di buono, forte e spontaneo timbro metallico, è soprano di notevole estensione: flottava media dal fa al fa è d’una chiarezza straordinaria: anche la mezza voce in queste note si espande penetrante per tutta la vòlta delf ampio teatro, senza che per fl uditore sia perduta una sola sillaba. E qui un altro elogio dobbiamo farle, quello cioè della pronunzia che è assai chiara, quando però ella non fa uso del tremolo’, del quale, ci permettiamo di farle ■ osservare, che nei momenti di passione al cun poco abusa. Ne pare che la voce Ire: molante e piangente torni male a proposito (piasi sempre in qualsiasi spartito; vieppiù in questo, dove d carattere della protagonista, avventato, feroce e vendicativo, vuole tutt’altro che pianto, se si eccettui qualche piccolo tratto che la sagacia ■ dell’artista deve saper discernere. - Le j sue note di petto, quantunque estese, man- ’ cani) di un carattere deciso, locchè sembra che (dia non sospetti, ove si osservi che a i queste suol affidare molli passi di energia, i quali appalesano bensì il buon volere e la relia intenzione dell esecutrice, ma rie- । scono poveri di effetto; del che ella deve | i essersi avveduta. Gli acuti dal fa al do invece sono forti: ma essendo un po’sec■ chi e striduli mancano del bello impasto di quell’ottava di mezzo che è quanto si può; dir omogenea: difettano forse di giusta scuola e di conveniente apertura dell’or’gano vocale nell’emetterli. Il fruito di più regolalo studio nella agilità ascendente,! che la signora Montenegro possiede a sufficienza rapida e ben granita, traspare assai meglio che non nella discendente, la quale,!, perchè forse credula bastante per sè, seni- j bra non essere stata l’oggetto di diligenti cure, e appare quindi mancante di granito ed alcun che strisciata, e quasi sempre tendente ad affrettare il movimento della misura. Anche il gruppetto, del quale ella sovente fa uso, e non saprei con quanto buon gusto, manca di nettezza. E tanto difficile far bene un gruppetto e si ha generalmente tanta smania di infiorame ogni pagina ai poveri autori, i quali ove ne vedessero, il bisogno non si fa- ff rebbero certamente scrupolo d’indicarlo! q Altrettanto vuol dirsi d’ogni altro abbellimento che i cantanti credono ben fatto introdurre, e dai quali anche la brava signora Montenegro non ama astenersi abbastanza. Per esempio su quel tremendo Mi potrei dimenticar. sembrami che e la parola stessa (dimenticare) e l’orribile idea che in quel momento esprime, vietino assolutamente I aggiungere la più piccola appoggiatilia alla nota dell autore. La signora Montenegro dimostra tanta squisitezza di sentire, tanto amore dell’arte, che anche per solo culto alla musica dovrebbe astenersi da questi piccoli cambiamenti, che nulla aggiungono al tanto suo merito, e per nulla fanno maggiore 1 applauso col quale il pubblico gode di festeggiarla. Ferretti nella parte di Pollione è collocato a meraviglia. Egli fu intelligente cantante, appassionalo e fiero a seconda che la musica e la poesia lo richiedevano, e disse principalmente con bella larghezza di modi il famoso Ah troppo tardi! Così si avesse sempre cura di dare a questo stimabilissimo artista delle parti a lui convenienti! Sembra a vero dire cosa strana, a cagion d’esempio, che lo stesso esecutore. cui s’attaglia a meraviglia la parte di Pollione, debba farsi interprete anche del Fernando nel Marino Fallerò! E assolutamente impossibile che un medesimo artista possa rendere acconciamente queste due parli, sì disparate, non soltanto nella tessitura, ma nella qualità intrinseca del canto. Ma. e che cosa ha da fare il povero cantante? Il codice teatrale parla chiaro, e dice: Siete tenore? Ebbene, dovete cantare tutte le parti che sono scritte in [ chiave di tenore: sieno anche tessiture di contralti e fossero anche di soprani, poco monta: sono scritte in chiave di tenore: voi siete tenore, dunque (’untatele. In Marini abbiamo avuto un tonante e maestoso Oroveso; I introduzione. 1 aria del secondo alto ed il finale ebbero senza dubbio maggior risalto per la sua bella voce. In quanto al merito di quella signorina che avrebbe dovuto sostenere la parte di Adalgisa. faremo ciò che fece il pubblico sul suo conto.., taceremo. Ciò non pertanto non vogliamo disconfortarla, e speriamo, anzi crediamo che quel poco, che ella sa fare. e che non basta per le ampie scene della Scala, potrà essere sufficiente in teatro di minor mole e al cospetto di un Pubblico meno esigente. L’orchestra ed i cori sembrarono prendere nuova vita nell’esecuzione di questa angelica musica: essi gareggiarono di zelo, e bisogna convenire che dall’esecuzione dello Stabat Mater in poi. non abbiam sentito tanta energia e tanto nerbo d esecuzione. Anche i chiaroscuri furono in complesso ben resi: 1 ultimo mirabile crescendo fu accentato dai violini con quanto colorito di passione e slancio poteasi mai desiderare: 1 uditorio lo secondò con grido d entusiasmo. Avremmo però amato che nel coro che interpola il largo Casta Diva, le semiminime delle donne, abbenchè non scritte così, fossero più brevi e tronche O e le semicrome più spiccate e rapide. Bellini le voleva a questo modo; ed in fallo riesce altrimenti impossibile l’udirvi il gioco dei gorgheggi della protagonista, che devono ”