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siva dell"’archivio di S. Pietro, ho creduto non far cosa discara ai colti lettori di questo foglio musicale lenendo loro discorso di un pezzo cotanto sublime, affinché meco si rallegrino oguor più che un Basily grandeggi alla testa del ristretto drappello dei nostri valorosi maestri da Chiesa, ed a freno ancora di certe inesatte ed inurbane invettive, giunga l’avviso agli stranieri, che in questa classica terra delle arti, vivono tuttora de’ nobili ingegni i quali, benché per la tristizia dei tempi e per la scellerata invidia non vadano lieti di tutta quella onoranza, che pur dovrebbono, sono tali però da ricordare all’Italia le passate glorie mercè le presenti opere loro promettitrici benanco di propizio avvenire. Roma il... 1845 A. Carcano TEATRO FRANCESE I BURGB1VI DI VITTOR i(;o Ad onta delle insinuazioni di alcuni giornali, clic cercano di attribuire il successo del nuovo dramma di Ilugo alla benevola indulgenza dello spirito di partilo c di setta, sembra certo per altro che i Burgravi sicno stati accolti dal pubblico parigino con una quasi unanimità di entusiasmo, c che gli stessi più sistematici oppositori del grande romantico, abbiano dovuto chinare il capo dinanzi alla prepotente magia d’un genio, che sa colorire persino le stranezze più spinte colle brillanti tinte d’una ricca poesia. Tutto ciò clic v’è di debole, di contorto, di esagerato nei fatti c nelle situazioni; la centenaria energia dei suoi eroi; le vendette covate nel silenzio, nel mistero per molti anni c clic brillano sempre vivaci ed ardenti come l’eterna c mitologica fiamma di Vesta; i colloqui nei sotterranei, dinanzi alle tombe degli avi, fra il lezzo della distruzione umana, c fra scheletri che si innalzano a ricordare il tradimento ed il fratricidio; i fanciulli rapiti c conservati al parricidio; l’amore puro c santo di due angeli convcrtito in arma di seduzione che trascina al più terribile delitto; uno dc’pcrsonaggi più storici del mondo, Federico Barbarossa, fatto risorgere dopo quarantanni dalla sua tomba d’Oricnte per presentarlo come ministro di giustizia e di castigo a questi uomini dalle vesti c dal cuore di ferro c che finisce eoi farsi sensale di matrimonii, tutti questi e i mille altri arcostatismi del cervello drammatico di Viltor Hugo scomparvero quasi dinanzi agli splendidi riflessi di scene piene d’interesse e d’effetto, c svolte con un magico talento e con incredibile lusso di fanNoi cercheremo di dare un rapido schizzo dell’argomento di questo singolare lavoro. Diremo però prima di tutto che Vitlor Ilugo si è stancato di chiamar parli le divisioni dei- suoi drammi; egli sollevò la sua ambizione ad un epiteto greco, c gli affissi del teatro comparvero colla parola trilogia; ma questo grano d’incenso abbruciato sotto il naso della musa classica, ebbe la sfortuna di spandere i suoi profumi mal a proposio, giacche la trilogia dovrebbe indicare tre azioni separate, distinte, rappresentanti tre epoche diverse di un avvenimento qualunque, c non già i tre atti d’un dramma, ligio alla fedeltà aristotelica delle ventiquattro ore, e clic non ha che una sola catastrofe. Ciascuna sezione di questa trilogia ha il suo titolo; la prima fu battezzata VAicul, lè Mcndiant la seconda, ed in fine la terza le Caveau perdu. ’ (ìuanumhara, scssanfanni prima del principio dell’azione non ne avea che venti; essa allora si chiamava Ginevra, ed amava da vera c bollente italiana, ed era amata come si può esserlo quando il cuore ed il resto sono scaldati dalle inebbrianli illusioni c dal vigore della giovanezza. Ma l’amante della bella Còrsa è ucciso dal fratello, l’infelice superstite è venduta, e passa da padrone a padrone come una schiava, c se sopravvive alle angoscio ed all’ignominia, si è perchè nella sua anima s agita la più terribile c la più còrsa delle passioni, la vendetta! Una vendetta maturata per scssant’anni in un’epoca in cui non v’erano compagnie d’assicurazione sulla vita dell’uomo, non è certo una vendetta comune, c meritava quindi d’avere una catastrofe sufficientemente spaventosa. Ginevra di fatti medita niente di meno d’un piccolo parricidio..Mille perdoni se non può darvi di più! Vi sono due giovani creature, Regina, deliziosa orfana c pupilla del Burgravio Job, cd Otbcrlo, uno di quegli croi dei drammi clic hanno il privilegio di non conoscere ne padre, nè madre, c queste due creature si amano, come Ginevra amava ed era amata a vent’annihe scene a cui dà luogo quest’amore giovane, fresco grazioso, pudico, che veste di rosa le guancie c che fa battere due cuori pieni di vita e di speranza, sono, a quanto ne dicono i critici francesi, le migliori della trilogia. Sono i soli momenti in cui non si vedano occhi cavernosi, capelli bianchi, fronti rugate, membra cadenti, voci rauche, fiocchc, sepolcrali; c la natura vivace, ardente, briosa, ricca di semplicità c di poesia clic getta i suoi profumi per un istante fra tutto questo ammasso di ossa sfuggite per accidente alla falce della morte. E inutile che io sveli l’arcano; Otbcrto co’ suoi vent’anni è figlio di Job clic ne ha per lo meno cento; paternità d’eccezione, che si può ammettere piuttosto per una supposizione, drammatica clic per una dimostrazione medica. A questo proposito uno dei critici francesi narra il seguente aneddoto. Napoleone chiese un giorno al celebre Corvisart se un uomo di cinquantanni potesse aver figli - Raramente, rispose il dottore - Ed un uomo di sessanta? aggiunse Napoleone Giammai, disse. Corvisart. - Ed uno di settanta? - Sempre - Napoleone sorrise. Or bene, voi vedete chiaramente l’intenzione del poeta c di Ginevra; Otbcrto ucciderà Job, il padre sarà sacrificato dal figlio. Per giungere a questo scopo, Ginevra si approfitta d’una malattia di languore, clic minaccia di troncare 1 giorni di Regina; l’atroce vecchia promette ad Otbcrto di salvare la sua innamorata, purché egli si compiaccia di pugnalare un uomo, che gli verrà accennalo. Otbcrto promette, Regina è risanata, c la vendetta s’incammina superbamente. Trattanlo mentre Job vive nella solitudine, in preda ai rimorsi del fratricidio, i giocondi suoi nipoti cantano canzoni d’amore e vuotano lietamente delle bottiglie. Ma le ebbrezze dell’orgia sono interrotte da colpi reiterali battuti alla porta del castello; un mendicante domanda un’ospitalità che vien rifiutata; allora Job compare nella sala del festino, c comanda clic il mendicante sia introdotto. Tulli si chinano innanzi alla volontà di ferro dell’antico Burgravio, cd il mendicante c ricevuto con gran pompa, quasi fosse lo stesso imperatore. Questa scena fu giudicata sublime, c produsse un indescrivibile effetto. lo debbo omettere tulli gli cpisodii, per attenermi crudamente ai fatti principali. Il mendicante è inflitti l’imperatore, clic dopo quarunt’anni, consumati chi sa dove e come, torna fra queste generazioni clic offrono tulle le gradazioni degli sladii della vita umana dalla gioventù alla decrepitezza, eccitando la più ragionevole meraviglia, giacche tutti, compresa la storia, credevano in buona fede che I’cderioo fosse morto per essersi bagnato ncll’acquc del Cidno. Tutti i dubbj c le incertezze cadono per altro innanzi alla più evidente delle prove; Job, combattendo un giorno contro l’imperatore, lo aveva ferito in una mano; la cicatrice v’è ancora, dunque il mendicante è l’imperatore. Sicto mollo difficili se trovale qualche cosa da dire su tale argomento. Tutti cadono ai piedi dell’imperatore; lo stesso Job obblia le sue antiche lagnanze, c chiede a Federico in che possa servirlo, c Federico gl’imponc di recarsi al caveau perdu; Job obbedisce. In questo caveau perdu successe sessant’anni prima il fratricidio; fu là che Job, pazzo di rabbia c di gelosia uccise l’amante di Ginevra, c ne fece gettare il cadavere nel Reno; cd è in questo luogo tenebroso che Job viene tutte le sere a piangere una colpa, la cui crudele rimembranza non fu distrutta da tanto volgere d’anni. Mentre Job sta dunque li ad aspettare gli ordini di Federico, Ginevra compare. Essa si svela a questo Caino, gli rimprovera l’infame suo delitto c gliene annunzia la punizione. Imi essa che rapì Otbcrto, fu essa che mise nelle sue mani un pugnale, fu essa che preparò l’esecranda catastrofe in cui il padre sentirà nelle sue viscere il freddo tocco del ferro del figlio. Il cuore di Job non può reggere a questa orrenda rivelazione, ma Ginevra è implacabile. Se Job non si lascia uccidere tranquillamente, essa e la, armata d’un formidabile potere, cd il figlio pagherà la pena sfuggita dal padre. Otbcrto compare, e qui succede la scena più straziante; il genio potente di Ilugo si compiacque nel colorire magnificamente l’orribile straordinaria situazione d’un padre, che deve permettere che un figlio, un figlio perduto e pianto da tanto tempo, si bagni nel sangue clic gli deve esser più sacro, c ciò per salvargli la vita. Per un momento la voce della natura grida nell’animo di Job, egli chiama Olbcrto suo figlio, vorrebbe stringerlo al seno, ma quando pensa a Ginevra clic è là, clic vede lutto, clic ascolta tutto, preso da terrore c da raccapriccio egli esclama - No, non sono tuo padre, uccidimi - c s’inginocchia ai piedi di suo figlio per implorare un colpo di pugnale!- Ma in quell’istante, se Dio vuole! arriva Barbarossa, che per un incredibile aumento di paradossi, dice di essere fratello di Job, c l’imperatore perdona a Job, perdona a tutti, cd unisce Regina cd Olherto in legale c legittimo matrimonio. Ginevra che aveva aspettala sessantanni la vendetta, c che ad onta di tanta pazienza’se la vede sfuggire, non ha più il coraggio di ricominciare da capo; essa pensa clic sarebbe forse un burlarsi della natura attendere ancora per un altro mezzo secolo; ma ligia però alia sua smania di ammazzar qualche cosa, tanto per non perdere il suo tempo, si avvelena, c si Ai trasportare sul cataletto elle dovca servire pel cadavere di Job. La povera creatura! essa s’era data tanti affanni, avea maturato quel tal parricidio per tanto tempo per un ingrato di nuova Stampa; credete voi che Federico, l’amante clic essa voleva vendicare tanto luminosamente, si sia data la pena di dirle un ti ringraziar Neppure per sogno; il piccolo scrcanzato non si è nemmeno compiaccialo di ricordarsi clic Ginevra era stala un giorno, ma un giorno! la sua bella cd adorata regina. Queste sono le fila più eminenti della tela su cui Vittor Hugo ha gettati gli splendidi c caldi colori della sua poesia; fu svolgendo un tale argomento clic Vittor Hugo trovo degli ammirabili versi, delle brillanti ispirazioni, delle situazioni scintillanti di passione c di grandezza. La critica analizzò con severità l’insieme di questo grande lavoro c lo trovò imperfetto; ma scendendo ai dettagli essa ammirò questa fantasia inessicabile, qucst’imaginazionc fervida, che si compiace dello strano, dell’assurdo e dell’incredibile, ma che tocca le più arcane fibre del cuore, che vi seduce coll’abbagliante prestigio della sua parola, clic fa parlare alle passioni un grande e sublime linguaggio. La mise en scene e l’esecuzione «li questo dramma furono corrispondenti all’importanza del lavoro; tutto le decorazioni erano splendide, c gli artisti fecero pompa di zelo c di talento nell’interpretare la creazione di Viltor Ilugo. Madama Mclinguc, sostenne superbamente la parte di Giiannmhara, e Janin assicura che, questa giovane, e bella donna fu l’anima del dramma: essa è stata attiva, intelligente, abile, appassionata, crudele, tale insomma quale lo esigeva lo spirito della sua parte. La Maxime, a cui era stata ritirata la parte da Vitlor Ilugo, e che aveva perciò ricorso ai tribunali, fu cosi condannata due volle in un giorno. Essa perde la sua causa innanzi ai giudici cd innanzi al pubblico. BIBLIOGRAFIA|MUSICALE GoiuiEUt, Album «Due inelmlie]vnriate - c Divertimento sopra motivi del Guglielmo Teli. Il Golinclli, allievo da prima del maestro Donclli, quindi coadiuvato dagli eccellenti consigli di un Corticelli c sopra tutto di un Hiller, 11011 può annoverarsi fra que’ pianisti compositori più ansiosi di rintracciare il difficile clic il bello, nè tampoco, come abbiamo già osservato, fra quelli clic per insufficienza di idee proprie continuamente usurpano altrui motivi, i quali dalla voce venendo trasportati sul pianoforte, c adattati alle esigenze che la vigente moda per questo universale stromenlo prescrive, il più delle volte vengono snaturati. Golinclli avanti ogni cosa, mira dilettare chi eseguisce od ascolta le sue opere, c ncll’istcsso tempo meritarsi delle giuste lodi; perciò solo qualche volta, quasi in via di transazione fra il proprio convincimento ed il gusto predominante, lasciasi indurre a pubblicare pezzi trascendentali per difficoltà, o servili all’abuso, ora applaudito, di far proprj i pensieri altrui. Nel complesso delle sue composizioni domina il buon gusto, anche nell’immaginare motivi aggradcvoli cd affettuosi. ’L’album in proposito viene all’appoggio delle qui espresse riflessioni. Di esso il N.° t (Preludio) ad arpeggi di biscrome a sestine fra le duo mani incavalcalo serve ad cspcrimcntarc la finezza c facilità del tocco; la Marcia funebre in sol minore mano mano si avanza acquista più energica espressione ed una tinta più penetrante; la Toccala sebbene non conservi ognora una certa quale unità di movimenti o di figure coinè sembrerebbe richiedersi dalla denominazione del pezzo e si divaghi in frasi che potrebbero dirsi episodiche, è però da tenersi per la più appassionata c in un brillante clic da qualche tempo siasi composta da’ pianisti italiani, i quali nello scrivere componimenti di questa specie si acquistarono non volgare vanto, cominciando da Frcscobaldi, che ne inventò il tipo, passando a Clementi, poi ad Asioli c Pollini, egregio autore per adozione italiano. - I due Notturni al N.° 4, hanno i pregi e i difetti della settima opera del Golinclli, di cui già si fece menzione in questo giornale; nessuno però potrà interpretarli senza rimanerne commossi. Lo Scherzo, giustifica il suo titolo eziandio per certe quinte assai ripetute, cd è quasi un esercizio dcll’appoggiatura, o meglio acciaccatura giusta la distinzione segnata nel nuovo Metodo del Novella. L’album compicsi con tre Pensieri diversi, forse immaginati per assecondare le inchieste di qualche signora clic amò abbellire il proprio lieepsake di un autografo del valente pianista bolognese. Alla melodia variata de’ Puritani può assegnarsi un posto distinto fra le produzioni per pianoforte destinale