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fili tre ci conducono alla cognizione di una moltitudine di forme musicali, che per cagione della naturai pieghevolezza e.volubilità dei loro elementi, l’arte e l’ingegno ponno trasformare e modificare in mille e mille guise, secondo la propria fantasia ed il gusto, ed assumere vari significati e differenti espressioni secondo quel valore estetico che il geni ) possa comunicargli. Per mezzo di tali modificazioni e trasformazioni delle forme il compositore si pone in grado di sviluppare pienamente i suoi concetti nella unità di un’idea, come pure di presentar più idee sotto una forma generale, 10 che costituisce propriamente la bella condotta delle composizioni strumentali. I più grandi compositori, i genii più straordinari, quelli cioè che onorarono l’arte e ne estesero i confini, alle più eminenti qualità psicologiche seppero riunire tutte le risorse della scienza e dell’arte pratica, mediante una fredda ed indefessa applicazione a tali studi!, continuala per tutta la loro vita. Molti talenti italiani vediamo abortire soltanto per la non curanza e trascuratezza di simili studii, vivendo nella falsa persuasione che il naturale istinto ed 11 genio sia onnipotente in fatto di musica, mentre il genio per sè solo è nullo senza quei soccorsi che la scienza e l’arte soltanto possono somministrargli. Oltre a tutto ciò il compositor di musica strumentale non può dispensarsi dall’acquisto, e per scienza e per pratica, delle più estese cognizioni sulle capacità meccaniche, sulla centralità, estensione e carattere di ogni specie di strumento in particolare, senza di che non potrebbe a ciascuno assegnare convenientemente quella parte ch’ei dovesse sostener e nella sua composizione. I difetti di questo genere gra-. vitan tutti sul merito materiale della composizione, e portano irremissibilmente a distruggerne l’effetto estetico^Df non lieve importanza si è anco la cognizione della parte sentimentale e caratteristica di ciascuno strumento, che già può dirsi formare un ramo della scienza musicale, dappoiché l’illustre Berlitz pubblicò le sue accuratissime ricejitfne su tal rapporto, le quali a maggio# profitto dell’arte, in questa Gazzetta -’furono riprodotte per mezzo di tanti art^oli inclusi in più fogli pubblicati nel|a decorsa annata. Questa nuova scienza perfezionala che la sia per rettificazionyche possano occorrervi, ed estesa maggiormente per nuove ricerche sulle corajy.nazioni delle qualità sonore, ossia, come,*i francesi usano dire, per i timbri diversi che possono ottenersi con l’associazione contemporanea di più o meno strumenti di varia specie, la non può che offrire dei preziosi mezzi per far coincidere le caratteristiche materialità dei suoni col genere delle espressioni estetiche della musica strumentale. Per ultimo a queste poche generali osservazioni aggiungeremo, che fino a tanto che la musica non venga in Italia portata ad un grado di potenza estetica maggiore di quello in cui oggi la si ritrova, non potranno nè l’arte nè l’artista aversi generalmente in quel pregio ed in quella pubblica estimazione che meriterebbonsi, e si continuerà a riguardar la musica come un semplice ed innocuo divertimento di niuna pubblica utilità, e come un’arte puramente di lusso. Ora dunque uno dei mezzi i più efficaci per ridurla al punto sopraccennato ci sembra quello di dedicarsi colla maggior cura ai perfezionamenti della musica strumentale, tanto per la parte della esecuzione che della composizione, giacché il perfezionamento di questo genere tutto spirituale non può a meno di condurre a maggiori sviluppamenti estetici anco tutti gli altri generi di musica. Luigi Picchiatiti. BIBLIOGRAFIA Filosofia della Musica o IMetira applicata a quest’arte da Iltinovno Boixukrov - Milano dnll’1.11. Stabilimento di Giovami Hiiohbi, 184*, volume unico. Poiché i brani principali di quest’opera vennero dall’autore gentilmente comunicati inediti a questa nostra Gazzetta, ci siamo astenuti finora dal tessere di essa opera quel giusto elogio che ne pare meritato, nel timore che la lode sul nostro labbro pigliasse sembianza di amichevole piacenteria o paresse atto di parziale gratitudine. Ma ora che in un giornale di scienze, lettere e arti, noto per la sua imparzialità, troviamo fatto discorso molto lusinghiero del libro del valente nostro collaboratore, non possiamo a meno di riprodurre l’intero articolo, nel quale, a giudizio nostro, è reso un debito tributo alla verità. Forse l’articolo che citiamo avrebbe potuto estendersi ad offrire partitamente il sunto dell’opera, e prenderne ad esame le dottrine, e osservare e dove esse sono alla portata della comune intelligenza de’ nostri musicofili, e dove la lasciano addiestro di gran tratto-, ma un assunto di tal natura riusciva non conforme all’indole dèi giornale in cui fu dato l’articolo, epperù fu ottimo consiglio limitare i! cenno a’ semplici idee generali. In altri fogli di questa Gazzetta, più specialmente dedicata agli studii musicali, accadendo di dover parlare del modo col quale è apprezzata in Italia e coltivata la dottrina filosofica della musica, saremo chiamati a citare la pregevole opera estetica del maestro Boucheron, e in quell’occasione adopereremo a farla meglio apprezzare a quei nostri lettori i quali tengono in troppo poco conto gli scritti di simil natura e non sanno rendersi ragione della molta influenza che esercitano sui progressi delle arti e sul raffinamento del gusto. Ora eccoci a riprodurre il cenno del dotto nostro amico il Dot. Angelo Fava, quale lo prendiamo al N.° 5, della Rivista Europea. - Quei molli, i quali reputano non avella musica altro scopo che il diletto, ed esser l’orecchio il giudice sovranamente arbitrario de’ suoi effetti, dureranno forse fatica a comprendere per quali legami un’arte in apparenza si capricciosa si annodi alle immutabili leggi della filosofia; ma qualora più giustamente vogliano considerare la parte che ha l’intelletto nell’apprezzare gli effetti di qualsivoglia nostra impressione,; accoglieranno con favore un lavoro destinato a metter, per quanto è possibile, in luce il misterioso accordo che sussiste tra i suoni che blandiscono l’udito, e i sentimenti che questi ispirano all’anima. Il signor Boucheron, cui la pubblica voce predica compositore valente, sovraltulto di sacre armonie, volle provar le sue forze nel difficile agone, ed osiamo affermare ch’ei si mostrò non meno degno del nome di filosofo che di quello di accurato scrittore. Prendendo le mosse da una teoria del bello del signor Epifanio Fagliali! (della i quale non discuteremo il valore, come di j cosa che menerebbe a troppo lunga diceria), egli seppe con non comune perizia i tenersi lontano cosi dalle astruserie metafisiche degli estetici trascendentali, come dal gretto tecnicismo dei materialisti. Cercando nell’intima natura dell’uomo le norme direttrici dell’arte, studiò l’indole degli affetti, le modificazioni interne ed esterne che questi producono nell’organismo; analizzò gli elementi dei quali si compone la musica per dimostrare a quali fenomeni della vita corrispondano, e qual parte ciascuno abbia nella espression musicale; e per tal modo giunse a stabilire dottrine razionali che avvalorò cogli esempi dei più rinomati maestri. Concepita nella forma logica del signor Boucheron, noi crediamo che la musica possa ottener un posto fra le arti imitative; ma quand’anche, per una vana quistion di parole, la si voglia escluder da quelle, non v’ha dubbio che utili ed opportune sieno le sue riflessioni. e che grande elogio egli meriti pel sottile ingegno col quale s’addentrò nell’argomento e per la elevatezza de’ suoi sentimenti. Forse avverrà che alcuni compositori, avvezzi a considerar sè medesimi, siccome unici legislatori nel regno dell’arte, serbino a lui per mercede uno di quegli sprezzanti sorrisi, che sono troppo sovente l’unica risposta dell’impotenza orgogliosa; ma abbiali essi la borila di ricordarsi, che una tale noncuranza dei precetti della ragione, non è perdonata che ai genii, e che i genii son pochi, e i presuntuosi moltissimi. E inoltre se il genio può far senza leggi, egli _è-perchè desso le mette già in cp.*^-s**7iza proporselo, egli è perchè una intuizione quasi divina gliele rivela istintivamente; e coloro che vanno spacciando che lo studio ammazza l’ispirazione, dicono cosa storta, perchè la pedanteria, il cattivo metodo, le false teoriche 11011 vanno confuse collo studio di alte e vere dottrine, le quali sono e saranno sempre compagne delle opere grandi. È vero che nella musica il sentimento è lutto, ma se • Scnlir di far sentire è la grand’arte E giunge al cuor quel suon che dal cuor parte • ciò non vuol dire che la sensività non possa affinarsi, e che avvezzandosi alla contemplazione del hello non si sviluppi maggiormente la facoltà di crear cose belle. E 1 opera del signor Boucheron ci pare appunto fatta per tracciare la via di ciò fare a chi ami educar la mente ed il cuore ai più nobili uffizii dell’arte. B. CRITICA. Legato del eelebre musico Pacchiarotti ai cantanti, con annotazioni di A. Tosi. Vicino a morire, Pacchiarotti scrisse di proprio pugno il suo testamento, nel quale, oltre alla disposizione di ogni suo avere ai suoi eredi, aggiunse anche il seguente legato: «... E in contrassegno dell’amore gran«dissimo che io ho portato alla nobiì arte «del canto, a tutti quelli che la profes«sano in ogni tempo ed in ogni luogo, «sieno maschi o femmine, lascio, a ti«tolo di legato, i seguenti consigli, dai «quali potranno ritrarre, se avranno giu«dizio, moltissime utilità. «(Il celebre