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della poesia, giovandosi a ciò, e con discrezione, della melodia e deirarmonia. Ora parendomi d’avere, anzi negativamente che no. risposto alla domanda dei Filarmonici, debbo d’altra parte assicurargli poter pure aver luogo una risposta affermativa. Perchè essendo forse essi disgustati delle dissonanze presenti e non delle passate che mai non udirono, trovo che con ragione domandano se possa darsi un armonia senza di quelle; la quale domanda panni equivalere ad un forte desiderio d’udir la musica moderna meno dissonante. Desiderio onesto, possibile a soddisfarsi, perchè all’ingegno e fecondità de’moderni compositori non sieno restii quel giudizio e quel buon uso che ajutavano le buone opere degli antichi. Veramente, a contemplare le carte musicali de’giorni nostri, sembra che dovrebbero sortire un effetto egualmente felice che quelle de’Fiamminghi, siccome benissimo scritte con molta copia di suoni e di segni e di figure che una volta non conoscevansi, senza parlare de’nuovi stranienti che aggiungono nerbo ai passi troppo dolci e piani. La vista non solo è soddisfatta, ma incantata, sebbene poi nell’esecuzione l’udito trovisi in opposizione con essa, accorgendosi di non so quale frastuono che urta, scuote, introna gli organi uditorii. Eppure nei 40 anni di questo secolo abbiam fatti progressi nell’armonia, ed udiamo modulazioni che i nostri antenati nè anche sognarono. Egli è certo che l’arte si arricchì di tutti i mezzi, di tutti gli elementi che possono renderla eloquentissima, ove i compositori 11011 amino le ehiacchere inutili, ed i concetti insignificanti. Qual è dunque la causa di questo disordine? Possono, credo, essere più, ma non ne accennerò che una, la quale viene dalla melodia, cioè da un vizio introdottosi nella medesima. Le frequenti dissonanze delle moderne composizioni vengono da quelle molte false chiamate appoggiature., le quali una volta parcamente adoperavansi, e nel bisogno di accentare, dirò così, una nota 0 canlata, o sonata. Un suono che trovasi fuori dell’accordo, nè consonante nè dissonante, non debbe usarsi che per necessità, e talvolta per dare un po’di garbo alla cadenza; ma quando non è richiesto altro non fa che confondere l’armonia generando dissonanza sopra dissonanza. Con questa smania di appoggiature intrusasi nella musica col genere sentimentale e con lo stile affettato, è difficile talora in una battuta trovare una nota buona ed omogenea all’accordo dominante, in armonia col basso fondamentale; onde, restando per qualche tempo la cantilena sospesa sul falso, non mi stupisco che gli orecchi delicati sieno gravemente offesi. Per siffatto vizio dominante nella melodia non è più maraviglia sè in molte carte qualunque nota sta coll’accordo stabilito, cioè se più e diversi accordi simultaneamente s’innestino, e se quella progressione di terze suavvertita. ed incompatibile colla buona armonia, si vede ora frequentata siccome consonante colla moda. Nè aggiugnerò altro per non oltrepassare i confini d’una risposta categorica; solo ripeterò ai filarmonici che musica senza dissonanza non si dà, ma che il giudizio ed il buon uso, come tante altre cose del mondo, possono renderle e grate, ed opportune, e significanti. Prof. G. B. CRITICA MUSICALE Di un libro intitolato: Lezioni «l’Armonia scritto «la DuttExiio IJruiRi vicentino, per lari Si tace lo stmlio «l«!l Contrappunti». Terza c«lixionc. Roma «lai tipi «li A.igki.o Ajav*. ìs/,i. ’edi i fogli di questa Gazzella A”. 52, Anno primo, i, 3 5 e 7 Anno secondo). Prima di entrare nell" esame della lezione nona, è d’uopo ch’io dichiari una nomenclatura degli accordi; non già perchè io la reputi necessaria in un trattalo d’armonia, ma perchè senza di essa non potrei esporre con chiarezza il mio pensiero, qui dov’è questione appunto di nomenclatura. Io divido pertanto gli accordi in tre classi. Nella prima entrano tutti quelli che ci vengono somministrali immediatamente dalla risonanza del corpo sonoro, cioè: gli accordi di nona maggiore (Sol-Si-ReFa-La), e di nona minore (Sol-Si-ReFa-Lab) U); e tutti quelli die nascono da una frazione qualunque di questi due, cioè: l’accordo perfetto maggiore (Sol-SiRe), perfetto minore (Re-Fa-La.), di quinta diminuita (Si-Re-Fa), di settima dominante (Si-Re-Fa-La), e di settima diminuita (Si-Re-Fa-Lab). Di questi accordi, quelli che constano di soli tre suoni chiamo consonanti, gli altri dissonanti naturali. Nella seconda entrano gli accordi che, atteso la loro posizione su certi gradi della scala, per assecondare l’indole di questa, si discostano dal tipo fornitoci dalla natura del corpo sonoro. E sono l’accordo di terza minore con settima minore (ReFa-La-Do); l’accordo di quinta diminuita con settima minore (Si-Re-Fa-La), il quale bisogna intendere collocato sulla seconda del modo minore; e l’accordo di terza maggiore con settima maggiore (DoMi-Sol-Si). Questi chiamo Accordi dissonanti artificiali. La terza classe comprende gli accordi, le cui note non possono tutte ad un tempo appartenere ad un medesimo tuono e modo; i quali sono: l’accordo di quinta eccedente (Sol-Si-Re§), lo stesso con settima minore (Sol-Sì- lltf Fa), lo stesso con settima maggiore (So/.-Si-Re§F<7$); e quelli nei quali è contemporaneamente la terza maggiore, la quinta diminuita e la settima minore, come Sol-SiReb-Fa, Sol-Si-Reb-Fa-Lab, dai quali deriva il noto moltiplico accordo di sesta eccedente. Questi chiamo Accordi alterali. Ciò posto procediamo innanzi. Abbiamo veduto che l’edilizio armonico del sig. Quadri rimaneva incompiuto per la mancanza di una parte degli accordi. Questi sono i dissonanti artificiali. Di essi adunque parla nella lezione nona per sopperire alla detta mancanza. Ma prima di venirne alla descrizione, all’enumerazione e all’uso, egli ci rende avvertiti che gli accordi di settima dominante, e di settima sensibile sono puramente consonanti, benché abbiano una qualità comune con i dissonanti, vale a dire l’eccitamento al moto. E data una ragione di tale eccitamento, prosegue in questi termini: «E «qui mi sia permesso il dire col dovuto «rispetto a lutti i Teorici dell’Europa, «che è un errore madornale l’aver vo(1) L’Accordo di nona minore, per verità, non ci è somministrato dal corpo sonoro se non ne’concomitanti uiv po’discosti dal suono principale. Nulladinicno I ho collocato in questa classe, e prego il mio lettore a dispensarmi dall’addurre la ragione di questo mio operare, dappoiché ella non inlìuiscc allo scopo di questo «luto considerare come dissonanti queste | «due settime per la sola ragione che la jj «loro forma esteriore è consimile alle al-. «Ire. Con questa massima, bisognerebbe { u considerare come dissonanti anche la «settima diminuita, la nona maggiore, «e minore, la sesta alterata, e infine tutti “ gli accordi che hanno le note sensibili. «Lo che coinciderebbe col pretendere «che nel comune linguaggio il verbo sia «in sè medesimo una sconcordanza per «la sola ragione che domanda l’accusativo «dopo di sè.» Da tale discorso seguita, come ognun vede, che tutti i Teorici dell’Europa hanno preso un solenne granchio nel chiamare dissonanti gli accordi dissonanti naturali e gli alterati. Tutti i Teorici dell’Europa!! Il nostro armonista non va troppo a rilento nell’accusare altrui di errore; e l’involger lutti in un fascio là dove l’errore (se pur è) non si estende che ad un numero di scrittori, è cosa a lui famigliare. Io mi farò lecito d’avvertirlo che, per poter sentenziare così arditamente, dicendo che tutti hanno erralo, bisogna, oltre alla dimostrazione dell’errore, aver letto tutte le loro opere, affine di essere ben sicuro che taluno per avventura non l’abbia commesso. Che s’egli fosse un po’più erudito di quello che mostra essere nelle sue Lezioni, avrebbe forse saputo che tutti, o gran parte degli accordi di cui si tratta, furono chiamati: da Castil-Blaze dissonanti improprii (■), da Fétis dissonanti naturali (V, e da Choron e De Lafage consonanti o quasi consonanti (3): il che importa non essere stata ignota prima del Quadri una qualità armonica, che distingue in varie catagorie gli accordi di settima e di nona, e che per conseguenza è ingiusto l’accusare di traviati tutti quanti scrissero sull’armonia. Ma ciò che maggiormente preme di sapere, si è se il signor Quadri abbia tutta la ragione nel chiamare consonanti tutti gii accordi appartenenti alla prima e alla terza delle classi menzionate di sopra; e se tutto il torto s’abbiano coloro che dichiararono dissonanti tutti gli accordi di settima e di nona indistintamente. Il signor Quadri non dà una definizione chiara dell’accordo dissonante,ma dal contesto de’ suoi discorsi si può raccogliere ch’egli lo riguarda come un accordo che fa sull’udito un’impressione dispiacevole. Senz’altro esame, io prendo per buona questa definizione; e voglio altresì convenire con esso lui che tutti gli accordi naturali, o sia per loro natura, o per effetto della nostra abitudine, suonino piacevolmente al nostro orecchio, e perciò possano chiamarsi consonanti. Ma potrà egli affermare che la medesima cosa avvenga quanto alla maggior parte degli accordi alterati? S’egli lo afferma, niuno al certo gli presterà fede, senza rinnegare il proprio senso intimo: che non saprei quale orecchio siavi tanto viziato da trovar piacevoli per sè stessi gli accordi di sesta eccedente con quarta e di quinta eccedente con settima e senza settima. Nè basta a convalidare l’affermativa il paragone del verbo con V Accordo sensibile: perocché dissonare in musica, e sconcordare in grammatica non hanno un valore parallelo: la Dissonanza in armonia è caso regolare, dove sia acconciamente collocata; • laddove la sconcordanza in grammatica £ (1) Diclionnaire de Mns. pag. 70. S (2) La Mus. mise à la portéc de toiit le monde, pag. SO. / (3) Jlanual de Musique.JPart. 2. T. 1, pag. 142. () SEGUE IL SUPPLEMENTO